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Messaggi del 22/04/2017

Resistenza al cinema

Post n°1927 pubblicato il 22 Aprile 2017 da jigendaisuke

Pochi film hanno trattato decentemente la Resistenza
italiana e per decentemente intendo non in maniera
retorica o politicizzata.

Il mio omaggio a Roma città aperta:


E la scena dell'uccisione di Pina? Rossellini e Amidei
si ispirarono alla rincorsa della Magnani verso il suo
ex compagno Massimo Serato, dopo una furiosa lite.

E poi Paisà, un film a episodi che racconta, in chiave
quasi documentaristica, l'avanzata degli Alleati in
Italia, fra il 1943 e il 45:

Poi, negli anni 50, chi "non si impicciava di politica", i vecchi
burocrati ministeriali e l'azione cattolica (più a destra di De
Gasperi) acquisirono o ripresero i posti di comando e di
Resistenza non se ne parlò più (nonostante molti importanti
uomini della DC ne avessero fatto parte).
Emblematico il caso del film "Achtung! Banditi!" di Carlo
Lizzani, con Giuliano Montaldo fra i protagonisti.
La produzione non ebbe il permesso di usare armi e dovettero
ripiegare su fucili e pistole di legno!



E che strano effetto mi fa sentire attori, che solitamente
doppiavano attori americani, abituati a parlare di città
come New York o San Francisco, parlare di località
genovesi.

Nel 1958/59, il clima cambiò e si iniziò una lettura più
approfondita della Resistenza, con film come "Un giorno da
leoni" e "Le quattro giornate di Napoli" di Nanni Loy



Roberto Rossellini con "Il Generale della Rovere" e
"Era notte a Roma"

Montaldo con Tiro al piccione e, negli anni 70,
L'Agnese va a morire

Bosio con Il terrorista

Comencini con "Tutti a casa"

E Dino Risi con "Una vita difficile"



Poi Dieci italiani per un tedesco (Via Rasella)

Poi l'ideologia e la retorica, hanno sporcato tutto, al
punto che si salvano pochi film:

C'eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974)



La notte di San Lorenzo (Fratelli Taviani, 1982)


Poi nulla fino a "Il partigiano Johnny" e
"L'uomo che verrà" del 2009



 
 
 
 
 

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