parlodime

Una grande fotografia è la piena espressione
di ciò che l’autore sente del soggetto che sta fotografando nel senso più profondo;
per questo è la vera espressione
di ciò che lo stesso fotografo sente sulla vita
nella propria complessità.
(Ansel Adams) Un’amica comune mi ha introdotto, anche se sono rimasto solo sulla soglia, al mondo della fotografia in bianco e nero, che a ben pensarci non è fatta solo di bianco o di nero, ma di una numerosa sfumatura di grigi.
A mio modo di vedere ha qualcosa di affine alle arti marziali, l’attesa dello scatto, il cogliere il momento, e soprattutto seguirlo nel suo divenire con assoluto controllo, fino alla scelta della carta per stampare, fino alla meraviglia della camera oscura dove tutto si completa tra le tue mani; solo il bianco e nero concede questa interezza che permette al gesto ed all’intuito di diventare poesia dalla sua ideazione al suo diventare immagine permanente.
Raccontano di più queste tinte limitate, l’interpretazione non richiesta dei colori permette alle sensazioni di raccogliere questo spazio e farlo proprio. Nelle bellissime foto che proponi con le mani in preghiera con un mitra puntato o con le mani colme di poesia trascritta, è possibile sentire una comune identità con una realtà lontana dal nostro vivere quotidiano; arriva diretta la percezione del pensiero perplesso dell’autrice che ci fa partecipi del medesimo senso di contraddizione per le condizioni e le scelte di vita di persone che, pur con lingue e costumi diversi, percorrono il medesimo sentiero dell’esistenza umana.
Splendida proposta, grazie :)