parlodime

cara mp,
devi sapere che a sto mondo c'è la gente ca capisce, la gente ca piscia, e la gente che fatica indefessamente non solo per sbarcare il lunario ma anche perchè ha l'urgenza indistruttibile dell'Arte dentro il cuore!! E poi , dammi retta, l'Arte fa faticare, ma veramente, non c'è manco , a volte , il tempo di respirare durante il giorno!! Arnoldo Foà era uno che faticava e a voplkte riusciva solo a consolava se stesso, dalla fatica!! consolava se stesso, sì!! :) . Ora il piacere immenso di proporti la lettura del commoventissimo carme ( I.9) del sommo Orazio, tradotto in prosa, purtroppo.
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"Tu vedi come il Soratte si innalzi candido per l'alta neve e come ormai i boschi affaticati non sopportino il peso della neve ed i fiumi si siano congelati per il gelo pungente. Scaccia il freddo ponendo con abbondanza legna sul focolare e con maggior generosità versa, Taliarco, vino di quattro anni dall'anfora sabina: lascia il resto agli dei che, appena hanno abbattuto i venti che combattono sul mare ribollente, nè i cipressi nè i frassini secolari si muovono più. Non ti chiedere cosa accadrà domani e segna a tuo guadagno tutti i giorni che ti darà la sorte e non disprezzare, ragazzo, i dolci amori e le danze, finchè è lontana da te che sei nel fiore l'acida vecchiaia. Ora si ricerchino all'ora stabilita il Campo Marzio, le piazze ed i leggeri sussurri sul far della notte, ora si ricerchino il riso gradito che dall'angolo più riposto rivela la ragazza nascosta ed il pegno strappato da un braccio o da un dito che non fa resistenza."
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Oltre che averlo studiato benissimo,ebbi ad ascoltarlo per la prima volta su LP recitato da Foà: e ti confesso che Orazio mi si aprì nella comprensione della sua grandezza in una maniera TOTALE. Prova a leggerlo con la mente , mettendoci la voce e la cadenza di Foà e ti apparirà tutto chiaro!! Ciao. tt