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CESIRA E I TRAVAGLI DI DON ROBERTO

Post n°128 pubblicato il 03 Novembre 2012 da woodenship

Lo vide comparire sulla soglia che pareva l'avessero risvegliato dal

sepolcro,quel sant'uomo.Aveva l'aria stravolta ed afflitta,come colui che

s'appresta ad attraversare il deserto di ghiaccio dell'esistenza.Lei pensò che

stava recitando.Il primo istinto fu quello di accoglierlo con una tazza di caffè

fumante in faccia.A stento riuscì a trattenersi,Cesira.Ricordò della promessa

davanti allo specchio:contegno,Cesira,contegno,si era detta.Si limitò a

guardarlo impassibile,come l'entomologo che vede comparire un banale e

comune scarafaggio,uno di quelli tanto grassi e scuri di fogna.Lui cercò le sue

labbra.Lei fece la statua.

La colazione servì a cercare di comunicargli il suo stato d'animo,attraverso

piccoli gesti tendenti all'insofferenza ed alla nevrosi:un po' di marmellata

schizzata in un occhio;oppure il burro sfuggitole sui pantaloni neri  di

lui.Proprio in quella zona del suo orgoglio mascolino,prima ancora che

clericale.Sì,il problema era in quella parola:clericale.Lui era un prete.Anche

se,dai modi spigliati,si sarebbe detto uomo di mondo.Solo un prete,invece,e

neanche tanto ambizioso.A suo dire avrebbe potuto essere anche un

vescovo se avesse voluto.Ma egli preferiva la vita tranquilla.Però aveva

carisma e aria giovanile,maschia.E lei era una donna non più

giovane.Provinciale,tanto ingenua da essersi fidata di quell'avvenente

sacerdote dal fascino innegabile.Sempre indaffarato,come chi è intento a fare

grandi cose:andava e veniva con la sua valigetta,manco fosse un

manager.Per un po' si era chiesta come facessero i suoi parrocchiani a non

porsi domande,a non chiedersi cosa ci avesse tanto da viaggiare il loro

parroco,da sud a nord.E un giorno,da un'esame della 24 ore,aveva capito.

Nonostante la scoperta,aveva sperato,si era illusa,che si fermasse,che

decidesse di abbandonare l'ipocrisia del celibato,finalmente mettendo su

famiglia con lei.Solo che,don Roberto,non pareva nemmeno sfiorato da

quell'eventualità.Elei aveva dovuto dirsi stanca e stufa.Cesira

sapeva cosa volesse dire una vita con un uomo di chiesa.Ne aveva avute

altre due di relazioni.Aveva creduto che quella fosse la volta buona,ma le

intenzioni erano naufragate miseramente.

Non riusciva a spiegarsi quella propensione per maschi in abito talare,per

l'amore sacrilego consumato in modo furtivo e fugace.Eppure si sentiva

profondamente religiosa:donna di fede salda,una suora mancata per un

nulla.Qualche volta si era ritrovata a dirsi che la colpa era stata

della dipartita precoce del padre.Un buco oscuro aveva lasciato e ancor

dolente.Aveva dovuto farsene una ragione.Pur senza rinunciare a cercare in

altri"padri"abbracci caldi e confortanti.Doveva essere per questo che l'aveva

conquistata la rassicurante e soddisfatta imprenditorialità di don Roberto.Alla

fine,oltre che del suo cuore, e del sesso,si era impossessato persino del suo

tempo,regolandolo sulle scansioni del pendolarismo ad oltranza.E,dopo tanti

sacrifici,amore profuso,cure a patemi,la sera prima,era accaduto l'inevitabile.

Dopo averla amata con più foga del solito,mentre le accarezzava i capelli,nel

torpore dei sensi appagati,le aveva sussurrato che avrebbe diradato le

visite:perchè le voci si facevano antipatiche ed insistenti.Al punto che aveva

dovuto dedicare diversi passaggi dell'omelia domenicale,alle malelingue ed ai

loro veleni.

Il fatto era che a lei risultava una verità ben diversa.Ovvero,l'amica,quella

giovane con cui era andata anni addietro in Polonia in

pellegrinaggio,occasione in cui avevano incontrato e conosciuto don

Roberto,doveva essere riuscita ad attirare la cupidigia sessuale del

bellimbusto.Ne aveva avuto riscontro da un paio d'indizi:il numero di telefono

annotato sul breviario ed un biglietto ferroviario con destino il paese

dell'amica.Non riusciva a sentirsi gelosa dell'amica.Provava solo disgusto per

l'uomo.Quando le aveva comunicato l'intenzione,lei non ci aveva dormito

su.Ed aveva

perquisito coscienziosamente le cose di lui,ricavandone la certezza del

tradimento da un sms sul suo cellulare,due sole parole dal numero fatale:ti

aspetto.

In bagno,davanti allo specchio,aveva preso una decisione.In quei momenti si

era sentita lontana persino dal suo corpo.Aveva bene in mente cosa c'era da

fare.Lo aveva capito mentre scrutava i diversi capelli bianchi,affioranti tra i

folti capelli ricci castani che le ricadevano sulla pelle,ancora

candida e liscia del collo.Le si era consolidata intanto che esaminava il seno

generoso.Aveva lasciato scivolare le dita sul ventre ancora piatto,a

constatarne il velluto una volta di più.Aveva pensato che,la sua

rivale,sebbene più giovane,non poteva vantare tanta grazia,dannata vanità

mascolina!Aveva cercato nell'armadietto dei farmaci.Ne aveva estratto un

flaconcino mezzo pieno.E si era diretta in cucina,a preparare la colazione.

Alla fine  del pasto più silenzioso e triste,della loro storia di amanti,l'uomo si

alzò.La baciò,attardandosi sul collo,scendendo fino alla scollatura del kimono

leggero che indossava,e poi arrivò al petto quasi denudato,giocherellando

con i capezzoli in punta di lingua.Lei resistette alla tentazione di

abbandonarsi,lasciandosi piegare sul tavolo.Anzi,lo spinse dolce,ma

decisa.Rammentandogli il treno,che rischiava di perderlo,che l'aspettavano al

convento svizzero.Quasi lo buttò fuori con tutta la sua valigetta.

Quando fu in strada,don Roberto parve rinascere d'un botto.Con un grosso

sospiro di sollievo,si avviò quasi fischiettando:la giornata gli sorrideva con un

sole che s'alzava sbadigliando tiepido in cielo.Gli uccelli gli facevano festa

tutto d'intorno.Ma non durò molto:i crampi al basso ventre giunsero

improvvisi e micidiali.Non riuscì a pensare nemmeno alla toilette del bar più

vicino,che si ritrovò pieno e puzzolente.Non gli restò che continuare, mesto e

sconcertato,fino al sicuro asilo in stazione.Si accorse di avere qualcosa in

tasca della giacca.Infilo una mano e trasse fuori un foglio.Dopo averlo

spiegazzato,lesse:"Non provarci nemmeno a tornare",c'era scritto a firma

Cesira.Stava per accartocciarlo indignato,quando venne attorniato da tre

finanzieri in divisa.Era a pochi passi dalla salvezza,pensò con dispetto e

rassegnazione.Con aria schifata per il puzzo

ammorbante,gli avevano chiesto i documenti.Accompagnandolo poi in uno

stanzino della polfer.L'ì una guardia lo accompagnò in bagno turandosi il

naso.E potè darsi una rinfrescata,cambiando abiti e biancheria.

Ritornato,cominciarono una chiacchierata che portò i militi ad aprire la

valigetta,scovare il doppio fondo e chiedergli ragione di tutti quei soldi che ci

comparivano galeotti e per magia.A quel punto,il pessimo don Roberto si

convinse che la perfidia delle donne non conosceva limiti.

 
 
 
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