Creato da woodenship il 23/08/2010

delirio

una spirale

 

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"Perchè non parli?"

Post n°523 pubblicato il 05 Novembre 2019 da woodenship
 

Se ti è impossibile perdonare oltre

il mio silenzio d'accigliato vecchio

che s'allarghino sfavillii a cascata

magmatici di sovrumana pietà.

 

Ma ciò dovesse esserti impossibile

allora, come mi hai spremuto, pensa:

brezza d'anima urlante grezza, estratta

dal marmo  passione, mito ispirante.

 

Riducendomi in frammenti spigoli

imprigionanti, così ti sei reso

merito: a memoria, giustizia in sogno

sillabando, mi hai vissuto e lisciato;

 

sibili di vento auscultando in petto;

di tra le vesti, con scalpello, sferza

hai mutato in carezza, scroscio in pioggia;

sentite emozioni in incavi ad arte

 

selvaggia, sì che mi hai scolpito integro

ingrigito senza pari di beltà

in mano le tavole delle leggi.

Scultore, ordunque non colpirmi ancora!

 

Paradosso dell'artista in tumulto:

nei comandamenti scritti col sangue

è che il non esserci dovrebbe esserlo

più sconvolgente dell'esserci. Quando

 

scalfenti di lingua ferrea, tra i denti

alterne, ci schizzano frasi appese

restando, perchè mai giungono a verbo

da lapidi quindi svaporii mai incisi.

 

Allora hanno da essere dirimenti, pensa

le parole che abbiano a caderci di bocca

marmo da plasmare. Lo sai, però mi chiedi

ugualmente di farti eco alla tua coscienza

 

... è che tu, così intento nel creare con scienza

hai fatto sì che altro rumore o urlo di gola

 mi uscisse, se non dal ferro a filo di vene

voce inibente nell'inseguire candore.

 
Rispondi al commento:
woodenship
woodenship il 10/11/19 alle 17:17 via WEB
Sì, mia cara amica, come già scritto da qualche parte: il lavoro dell'artista è spesso un corpo a corpo con la materia che ha tra le dita. Spesso è un blocco di marmo o di qualsiasi altro materiale. Oppure è qualcosa di immateriale, come nella poesia: sono solo immagini, emozioni, vita che ti scorre davanti agli occhi direttamente giungendo al cuore, per poi essere riversata dal cervello lungo le direttrici delle mani che scrivono, dando la stura alle parole da assemblare in versi, in strofe, in poesie, come prodotto finale. Così ho cercato di immaginare il lavoro del sommo Michelangelo:qualcosa in cui potersi riflettere ma che, allo stesso tempo, avesse la capacità d'essere autonomo, camminando con le proprie gambe e parlando con la propria voce.La parola, ecco, che non si tratti soltanto di quella che l'autore colloca sul corpo della propria creature, bensì quella che è prodotta da altrui corde vocali, sgorgante da procedimenti mentali altri, rispetto a quelli dell'autore. Certo, è un po' come generare attraverso un rapporto sessuale una nuova vita. A tale proposito mi viene alla memoria qualcosa che avevo letto da qualche parte al riguardo dei rapporti di genere e sui motivi per cui il maschio abbia acquisito il ruolo preponderante all'interno della società nei confronti della femmina. Questa lettura, probabilmente di un mito antico, diceva che, in origine, le famiglie fossero matriarcali. Dal momento che sono le donne a creare, dando vita ad altri individui che sono veri e propri lavori artistici in carne ed ossa. Fu quando l'uomo, in qualità di facitore artistico, attraverso la creazione di veri e propri capolavori in grado di superare la particolarità femminile, che ottenne la preminenza all'interno dei rapporti di coppia e quindi nella socialità. Naturalmente trattasi esclusivamente di un mito che potrebbe benissimo essere smontato dal fatto che anche le donne hanno la capacità e le doti per la creazione artistica e ce l'hanno decisamente straordinaria, nè più nè meno del maschio. Dunque prendiamolo per quel che è: un tentativo di giustificare l'ingiustificabile. Ovvero una pretesa eccellenza che non ha ragion d'essere. Ma perchè ho citato questo mito?...Ah, ecco, perchè volevo dire di quanto fosse molto vicino ad un travaglio, il processo di produzione di un lavoro artistico. Un travaglio che, come nel caso del nostro Michelangelo con la figura del Mosè biblico, può portare a livelli tali di esaltazione da fare diventare l'opera strumento per uscire da se stessi, al punto da rischiare di perdere la trebisonda. In quanto, come tu ben dici:" ...e cioè che parlare sarebbe stato un atto semplicemente inutile..."Le forme che hanno ad uscirci di tra le dita o da qualsiasi altro scultore, debbono solo suggerire, farsi strumento per suggerire, piuttosto che proferire. Soltanto così acquisiscono quell'universalità in grado di mettere in comunicazione masse di persone con un al di là che non è mera superstizione o suggestione, bensì processo intellettuale e mentale oltre che emozionale...E qua mi fermo perchè mi sono perso. Però spero di essere riuscito ad esprimere il mio pensiero che, ci tengo molto a farti giungere chiaro, per quanto mi sono preziose le tue parole a guisa di riflessioni che sempre mi stimolano ad andare oltre nel mio lavoro. E per ciò ti sono infinitamente grato e ti abbraccio forte forte con grande affetto amicale, augurandoti il meglio per questa fine di domenica........
 
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