Colonizzazione cinese in Europa, ai tempi del COVID-19

Ave Socii

Dopo esser stati considerati “appestati” dall’Europa e dal resto del mondo per giorni, noi italiani cominciamo ad essere “in buona compagnia”. Il coronavirus si è diffuso praticamente in ogni continente. Tanto che l’Oms ha decretato lo stato di pandemia.

La Cina, intanto, inizia a sperimentare i frutti delle sue misure draconiane. E addirittura invia negli altri Paesi personale medico e presidi sanitari. L’Italia, ovviamente, non può non approfittare degli aiuti del Celeste Impero. Le circostanze ci spingerebbero ad esclamare a gran voce “Grazie Cina!”… E i ringraziamenti sarebbero pure opportuni, ma questo non deve farci dimenticare i silenzi che il regime comunista cinese ha perpetrato per settimane. Se non avesse taciuto, probabilmente ora il coronavirus non si sarebbe diffuso in questa misura.

Qualcuno accusa la Cina di essere stata troppo imprudente… In tal caso, gli aiuti dati al resto del mondo sarebbero un modo per farsi perdonare. E il “Grazie Cina!” ci starebbe pure. Proviamo invece a ragionare in senso opposto… E se la Cina avesse previsto tutto? E se la Cina avesse diffuso intenzionalmente il virus, così da creare una pandemia tale da mettere in ginocchio l’economia mondiale? Certo a caro prezzo, perché la stessa economia cinese non ne è stata certo immune… Intanto però quell’economia si sta riprendendo, mentre il resto del mondo è nel bel mezzo dell’emergenza.

Se la Cina abbia agito in maniera imprudente o intenzionale, saranno le sue prossime mosse a chiarircelo. Intanto questa sua propensione verso l’Italia dovrebbe farci drizzare le antenne. Allo scoppio dell’epidemia del COVID-19 in Oriente, fummo noi i primi a chiudere i voli diretti dalla Cina. Perché ora i cinesi aiutano proprio noi per primi? Per semplice spirito di solidarietà? Perché proprio noi, che siamo stati i primi a “tagliare i ponti” con la Cina?

Ragionando in maniera un po’ più sistemica, dobbiamo ricordarci che ci troviamo nel bel mezzo di una guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. La Cina ha affrontato un periodo duro dal punto di vista economico, per via dei dazi di Trump alle sue esportazioni. Questo ha necessariamente ridotto i commerci del mondo con il Paese del Sol Levante. In tal senso, gli aiuti al resto del mondo potrebbero essere uno strumento per “riallacciare” i rapporti (anche commerciali) con gli altri Stati.

A voler essere ancora più “duri”, l’atteggiamento proattivo della Cina potrebbe prefigurare una politica aggressiva in ambito commerciale. Verso quei Paesi, in particolare, maggiormente in difficoltà e magari con problemi economici strutturali. E l’Italia, purtroppo per noi, ne rappresenta un prototipo perfetto. Il coronavirus inevitabilmente spazzerà via moltissime imprese. Magari queste imprese rinasceranno, è vero, ma forse saranno di proprietà cinese e non più italiana.

Quella della Cina, a questo punto, potrebbe esser vista come una vera e propria colonizzazione ai danni dell’Europa. E dell’Italia in particolare. Mancanza di sovranità nazionale, mancanza di ideali comuni, mani legate in termini di politiche monetarie per i singoli Paesi… L’assetto dell’Unione Europea sembra fatto apposta per consentire alle potenze straniere di colonizzarci. Mantenere una politica monetaria a livello nazionale, invece, impedirebbe ad esempio allo spread di toccare livelli esorbitanti e alla Borsa di perdere quanto ha perso negli ultimi giorni.

Se tutto questo ragionamento fosse vero, la Cina sarebbe dunque solo all’inizio di un inesorabile processo di colonizzazione. E, con ogni probabilità, la nostra Italia sarebbe la prima nazione a soccombere a questa colonizzazione. Da Stato libero, ci troveremo ad essere la provincia di una dittatura. D’altronde non era questo il progetto dei Cinque Stelle, quello di trasformarci in colonia dell’impero cinese della cui bandiera, fra l’altro, portano pure le stelle?

Vostro affezionatissimo PennaNera

Regioni che si legano, Regioni che si inscatolano

Ave Socii

Che le elezioni regionali appena conclusesi fossero test solamente regionali, nessuno lo credeva davvero. Qualcuno, alla vigilia di questi appuntamenti elettorali, si affrettava a dire che non ci sarebbe stato alcun impatto a livello nazionale. Il giorno dopo, invece, scopriamo che il Presidente del Consiglio si sente più ancorato alla sua poltrona… Che lo spread è sceso… Che “in Italia” c’è di nuovo un bipolarismo… Alla faccia dei test regionali e territoriali!

Regioni governate bene, evidentemente, non hanno bisogno di cambiare. Regioni governate male pretendono invece che qualcosa cambi. Questo apprendiamo, il giorno dopo le elezioni: dopo decenni, anche una storica roccaforte rossa ha rischiato di cadere. Mai il centrodestra era stato così competitivo in roccaforti del genere. Merito, senza dubbio, della Lega e di Salvini. Così come è merito del buon governo del governatore uscente (e forse pure della mobilitazione delle sardine) l’aver resistito alla “deriva populista delle destre”. Pur confermandosi primo partito, il Pd è tuttavia tallonato dalla Lega anche nelle roccaforti più rosse.

Ma la vera notizia è la caduta verticale dei Cinque Stelle. Forse è proprio grazie a loro che delle roccaforti rosse possono ancora definirsi “rosse”. La sfiducia nel M5S, unita alla pratica del “voto utile”, ha sicuramente rafforzato l’argine antisalviniano. Ci sono Regioni che celano un significato molto più ampio del territorio che rappresentano. Un significato nazionale. Salvini lo ha sottolineato e ora ne raccoglie i frutti, nel bene come nel male. E chi fa finta di relegare certe competizioni ad ambiti esclusivamente regionali, ora non può far finta di non raccoglierne i frutti, nel bene come nel male.

Evidentemente, il Pd si sentirà legittimato a proseguire l’attuale esperienza di governo. D’altra parte, i Cinque Stelle si sentiranno sempre più schiacciati e indeboliti. Una situazione simile a quella registrata il giorno dopo le elezioni europee. La forza di governo minoritaria in Parlamento (che allora era la Lega) fu in grado di esercitare pressione nei confronti della forza di maggioranza “virtuale” (rappresentata, allora come oggi, dai pentastellati). Sappiamo come andò a finire allora… Andrà a finire in quel modo anche stavolta?

Le elezioni regionali non avranno impatto a livello nazionale… Macché! Prevediamo che presto il Pd prenderà in mano le redini di questo governo, così come ha saputo mantenere le redini delle roccaforti rosse. Forse ci saranno mutamenti in tema di prescrizione. Forse ce ne saranno anche in tema di immigrazione, di decreti sicurezza, di ius soli, di ius culturae. Ci sono navi cariche di migranti in attesa di porti sicuri. Nessuno ne ha parlato in campagna elettorale, soprattutto a sinistra. Nemmeno la “nuova sinistra” rappresentata dalle sardine. Forse per paura di ripercussioni a livello elettorale. Chissà se adesso, dopo l’esito del voto, i porti della penisola si spalancheranno a orde di migranti. Se davvero sarà così, speriamo almeno che ad accoglierli siano proprio quelle Regioni che hanno la perseveranza di definirsi “rosse”. Chiamasi “coerenza”.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Perdonare i propri nemici: la rivoluzione di Gesù

Ave Socii

Il Vangelo è una miniera di consigli sul come vivere bene e felici. In quanto a spunti di questo tipo, il cristianesimo non ha assolutamente nulla da invidiare al buddismo e a simili altri credo religiosi. Il Vangelo non è roba da vecchi e noiosi preti o dottrina piena di inutili insegnamenti. Oggi va di moda fare yoga o prendersi qualche psicofarmaco, per arrivare a sentirsi felici. Chi legge il Vangelo è invece uno che non sta bene e ha qualche rotella fuori posto, secondo molti… Eppure una riscoperta del Vangelo sarebbe più che opportuna, al giorno d’oggi. In quel libro piccolo piccolo si celano forse tutte le risposte ai principali dilemmi dell’uomo.

A ben vedere il Vangelo sconfina, va oltre i recinti prettamente religiosi. Il Vangelo è un incredibile compendio di consigli utili al buon vivere e alla serenità d’animo. Forse vi si possono riconoscere valori propri non solo della cultura cristiana, ma dell’umanità tutta. Per una vita serena, ciascuno di noi ha bisogno di sentirsi perdonato e, soprattutto, di perdonare. Perdonare, non farsi vedere rancorosi per un torto subito… Piuttosto dimenticare e andare avanti, magari continuando a incontrare l’altro come se nulla fosse accaduto. Il “nemico” non si aspetterebbe mai una cosa del genere. E’ questo che lo spiazza. Sotto sotto, a beneficio del proprio senso di onnipotenza, lui vorrebbe che il suo comportamento influenzasse l’altro invece di lasciarlo indifferente.

Perdonare i propri nemici… Il messaggio di Gesù è qualcosa di rivoluzionario. L’uomo è per sua natura incline a suddividere la società in amici e nemici, in buoni e cattivi. Con gli amici si continua a parlare, con i nemici no… Questo è il nostro comportamento naturale. Eppure forse c’è un modo per sentirsi ancora più realizzati: parlare anche con i nemici, come se non ci avessero mai fatto niente. Ciò probabilmente contrasta con il buon senso… La nostra più alta realizzazione non è forse far vedere ai nostri nemici quanto valiamo? Dopo averci colpito con i loro attacchi, i nostri nemici vorrebbero che noi rimanessimo a terra doloranti. Noi invece meditiamo vendetta, spesso rispondendo agli attacchi per farci vedere più forti di loro. Eppure così siamo vittime del loro gioco, volto a farci sentire “sotto scacco” e a rispondere per evitare figure da babbei.

Rispondere agli attacchi è umano ed è una strategia lecita. Ci sono casi, però, in cui non ci è possibile rispondere in maniera adeguata… Quando ci sentiamo meno forti del nostro avversario, ad esempio. Oppure quando lui stesso è troppo forte e ci costringe alla resa dopo un braccio di ferro più o meno lungo. In entrambi i casi, prevale un senso di frustrazione che può influenzare le nostre scelte successive. Quando l’attacco avversario è tanto forte da minare la nostra autostima, spesso subentra in noi una sorta di stato depressivo. Il non sentirci adeguati ad affrontare certe situazioni alimenta il nostro stato di insoddisfazione e depressione… Desidereremmo raggiungere determinati obiettivi, ma il ricordo di certi insuccessi brucia e non intendiamo ripeterne l’esperienza.

Ci sentiamo proprio come agnelli in mezzo ai lupi… E come potremmo mai sopravvivere, se la depressione e la paura dell’insuccesso ci attanagliassero in questo modo? Ebbene, quel minuscolo libro chiamato “Vangelo” ci offre una soluzione insperata: perdonare gli avversari. Nostro Signore, in un mondo che fa della lotta e delle guerre di sopraffazione una regola inderogabile, ci raccomanda di perdonare… Non importa rialzarsi, importa come ci si rialza… Ci si può rialzare attaccando, ma ci si può rialzare anche come se nulla fosse accaduto. Rispondere ad un attacco con un altro attacco, molto spesso, dà un’idea di forza o debolezza rispetto al proprio avversario. Perciò, se rispondiamo alla violenza con altra violenza, siamo condannati a rispondere in modo più forte per non passare per quelli “deboli”. E così via…

La strategia della forza, vediamo, porta spesso ad una degenerazione dell’esito della partita. Nessuno vuol passare per debole, perciò ognuno cercherà di condurre attacchi sempre più forti per sopraffare l’avversario. E se invece non volessimo fargli capire se siamo forti o deboli rispetto a lui? In altre parole, tenerci lontani dalle sfide che lancia e farlo rimanere col dubbio… Rispondere vorrebbe dire uscire allo scoperto, farsi capire, rendersi prevedibili… D’altro canto, perdonare è forse l’arma più potente che abbiamo quando il gioco si fa duro. L’arma del perdono, considerata la natura attaccabrighe dell’essere umano, riporta un’aura di imprevedibilità all’interno della partita.

Per sopravvivere, insomma, è bene non mostrarsi né troppo pecora né troppo lupo… Far vedere che la strategia del lupo non è sempre quella vincente… A volte adottare strategie “da pecora” può avere effetti benefici… Talvolta anche adottare strategie miste può essere la mossa giusta… Giocare quasi in maniera casuale, quando il gioco si fa duro e imprevedibile, per diventare noi stessi imprevedibili ed elusivi agli occhi degli altri… Questo si conclude leggendo il Vangelo… Perfino Trump segue il Vangelo, allora! Oppure Gesù è un precursore della teoria dei giochi! Accostamento ardito, quello fra Gesù e Trump… Chi siamo veramente solo Dio lo sa, Colui in grado di scrutare i segreti del nostro cuore e di conoscere ogni nostro singolo capello. Gli altri, invece, è bene che non abbiano tutta questa “chiarezza di vedute”: potrebbero quasi illudersi di essere Dio. E’ bene distoglierli da questo delirio di onnipotenza.

La miglior vendetta è il perdono. Ecco l’insegnamento più grande della nostra religione. Una religione che parla ai cuori dei singoli. Una religione che non dovrebbe confondersi con le dinamiche degli Stati, dalle quali inevitabilmente escono fuori vincitori e vinti. Una religione che dovrebbe lasciare a Cesare quel che è di Cesare e che, invece, alcuni vorrebbero strumentalizzare proprio per screditare Cesare. Anche lo Stato è fatto da esseri umani… E’ fisiologico che le dinamiche degli individui si confondano con quelle dello Stato. Eppure ricordiamoci di questo: il nostro credo non si chiama Islam. Facciamo in modo che la fisiologica influenza tra Stato e singolo non divenga patologica. Lo Stato è lo Stato, il singolo è il singolo. Cesare è Cesare, Dio è Dio.

Il perdono non può che essere una strategia personale, inapplicabile alle moltitudini di uomini e alla legge. La legge si limiti ad essere dura e implacabile, il perdono è ben altra cosa! Nessuno Stato può pretendere di essere buono, quando talvolta non riesce nemmeno ad essere giusto. Il perdono è affare dei singoli e non è affar da poco. Il perdono è una sfida per il singolo. Una sfida da vincere nei confronti di quelli che forse non vorremmo mai perdonare. Chi strumentalizza il “sentirsi vittima e giudicato dagli altri”, ad esempio… Fanno sorridere quelli che pretendono che tu non li giudichi, quando magari si fanno una canna o si comportano in maniera oggettivamente deviante, e che poi sono i primi a giudicarti quando gli fa comodo. Perdono per loro! Forse lo fanno per non sentire il peso della depressione e del “sentirsi inferiori rispetto agli altri”.

Presunti fondi stranieri a qualche partito italiano? Non sarebbe certo la prima volta… Ma la notizia era già nell’aria da tempo… Perché esce fuori solo ora e solo ora si grida allo “scandalo”? Forse per mettere in cattiva luce un partito al governo? O forse per gettare ombre su un Paese intero, così da renderlo marginale in Europa al momento della decisione delle nomine di peso? Se qualcuno getta fango sull’Italia, non è solo un partito che deve perdonare ma una Nazione intera. Quando un Paese risulta scomodo si cerca di destabilizzarlo… E’ successo qualche anno fa con la storia dello spread a 500, succede ora con la storia dei fondi stranieri e della corruzione internazionale… Riusciremo mai a perdonare questi nemici dell’Italia?

Strappare dei bambini a famiglie “normali e sane”, magari per affidarli a famiglie “arcobaleno” e forse nemmeno tanto sane… Questa mania dei diritti civili sta distruggendo quanto di meglio possiamo avere dalla vita: una famiglia. Certamente si può incappare in famiglie problematiche: allora sarà opportuno affidare i bambini ad altre famiglie meno problematiche… Pure a famiglie “arcobaleno”, se è proprio necessario… Ma indurre dei piccoli a simulare maltrattamenti che non ci sono mai stati, per screditare la famiglia d’origine a beneficio di altre famiglie (magari di coppie omosessuali) è un fatto che rasenta la patologia mentale. Se questo significa promuovere i diritti civili… Per quelli che li promuovono possiamo implorare solo perdono, sempre che qualcuno sia capace di perdonare una cosa del genere.

Fanno sorridere quelli che vorrebbero sottoporre noi cristiani a certi vomitevoli ricatti morali. Quando si parla di famiglia e diritti civili ci danno dei “retrogradi” e degli “sfigati”… Quando invece si parla di immigrazione vengono a cercarci perché bisognosi di consensi… Siete cristiani, perciò dovete accogliere… Il Vangelo non parla alle Nazioni, ma ai cuori di ogni singolo individuo. Per fortuna non siamo in uno Stato islamico, dove invece la religione va a braccetto con la legge. L’accoglienza è un principio cristiano, non una norma di legge. Qui ognuno è libero di porgere o meno l’altra guancia. E di porgerla come quando e a chi vuole lui. Nessuno può permettersi di strumentalizzare il cristianesimo, sperando di metterci in difficoltà. Se comunque qualcuno dovesse permettersi, perdono per costui!

E poi ci sono i nemici peggiori, i traditori: chi un tempo diceva di essere nostro amico e poi ci ha abbandonato per seguire chissà chi, o chissà cosa. Signore, tu che più di ogni altro conosci il tradimento, aiutaci a perdonare sinceramente anche i nostri peggiori nemici!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Economia tra incoerenza temporale e costruzione di aspettative

Ave Socii

La probabile apertura di una procedura di infrazione verso il nostro Paese, da parte della Commissione Europea, accende i riflettori sul problema generale dei Paesi con elevato debito pubblico. Di per sé non sarebbe affatto un problema, anzi un alto debito pubblico può rivelarsi perfino una risorsa all’interno degli intricati giochi dell’economia. Purché comportamenti di questo tipo siano agiti con moderazione. Se nel tempo dimostro di assumere degli atteggiamenti incoerenti (ho contratto un debito, ma preferisco rinegoziare invece che mantenere la promessa di restituirlo), alla fine sarò percepito dagli altri come incoerente. In futuro, con ogni probabilità, troverò molti meno soggetti disposti a prestarmi qualcosa in caso di bisogno. Se invece il mio comportamento è coerente nel tempo (ho contratto un debito e mantengo la promessa di restituirlo), sarò percepito come affidabile. Le aspettative che gli altri avranno di me si manterranno stabili. Anche per il futuro.

Vi siete mai domandati quanto potere può esercitare chi contrae un grande debito? Prima chiede prestiti assicurando che li restituirà, poi non adempie. Tipica assunzione di un comportamento incoerente, accompagnata da aspettative instabili verso chi ha assunto un tale comportamento. Tuttavia il debitore ha ottenuto quanto sperava di ottenere, almeno nel breve termine. Finché il debitore è un singolo e le somme prestate sono modeste, si può rinegoziare abbastanza tranquillamente. Ma immaginate se il debitore è uno Stato e i prestiti si aggirano attorno a diverse migliaia di miliardi! La rinegoziazione può diventare assai problematica, i creditori potrebbero essere costretti ad una pesante riduzione del credito vantato verso lo Stato inadempiente. Più il debito è grande, più il credito è a rischio se lo Stato si rivela inadempiente. E spesso i creditori non sono in grado di anticipare se uno Stato si rivelerà inaffidabile o meno.

Per questo esistono delle apposite regole di “tutela del credito”, anche nei rapporti fra Stati. Regole che, in genere, tendono a disincentivare i comportamenti “opportunistici” dei debitori. Regole finalizzate alla riduzione della loro incoerenza, tese a rendere più credibili i “giocatori” e più stabili le aspettative nei loro confronti. Sono tali regole a trasformare potenziali risorse in problemi da evitare. Eppure questi problemi si manifestano lo stesso… L’economia non è una scienza dura come la fisica. Non si possono stabilire delle relazioni di mera causa-effetto tra le grandezze coinvolte. Talvolta alcuni soggetti sono in grado di manipolare alcune grandezze per modificarne delle altre, anche se apparentemente le prime dipendono dalle seconde. Tra loro, in realtà, la correlazione non è mai perfettamente lineare.

Determinate “manovre economiche” modificano le aspettative altrui. Spesso usando intenzionalmente l’incoerenza temporale: comportarsi in un certo modo ora, sapendo già che in futuro assumerò un comportamento diverso. In simili casi riesco di fatto a sfruttare un’asimmetria informativa, poiché l’altro ignora che io sto mentendo. Finché una tale asimmetria perdura, posso convincere l’altro che gli eventi evolveranno come dico io, quindi spingerlo a comportarsi come voglio io senza che lui lo sappia. In pratica, io ho in mente l’effetto che voglio raggiungere e faccio di tutto affinché abbia luogo la causa che scatenerà l’effetto da me voluto. Se quell’effetto si realizzerà, la mia credibilità si rafforzerà nonostante io abbia simulato. Se invece le mie manovre si riveleranno troppo deboli per realizzare l’effetto sperato, la mia simulazione diverrà manifesta e io perderò credibilità.

Talvolta assistiamo a strane partite di calcio, dove chi vince sembra vincere non in base alla propria bravura ma in base a contratti di ben altra natura. Alcune partite, specie a fine campionato, sembrano un tantino pilotate. Magari per far conquistare determinati posti in determinate competizioni che garantiscano elevati e sicuri flussi monetari. A questo punto è lecito chiedersi: sono le vittorie a generare i flussi finanziari positivi, o piuttosto i flussi finanziari positivi a generare le vittorie? Ovvero: è così strano far vincere una squadra in base alla consistenza dei flussi scommessi su di essa, dato che scommettere su una squadra è indice di fiducia degli scommettitori sulla stessa? Meglio continuare ad alimentarla, questa fiducia, piuttosto che bruciare ora questa opportunità rischiando di trovarsi senza nuovi flussi per chissà quanto tempo… O no?

Tornando all’economia in senso stretto… Ipotizziamo che il governo decida di aumentare i trasferimenti alle famiglie, per poi ricorrere ad un aumento delle tasse. Alla fine dei giochi, le famiglie potrebbero sentirsi un tantino prese in giro dall’incoerenza di uno Stato che con una mano dà e con l’altra riprende. Indipendentemente che lo Stato abbia deciso, intenzionalmente o meno, di ricorrere a questa strategia. Ma le informazioni non sono sempre così complete e controllabili intenzionalmente. Chi mi assicura, ad esempio, che gli altri giocatori non sappiano che io sto simulando? Se pure loro simulassero, potrebbero anticipare le mie mosse. Le famiglie, prevedendo che lo Stato alla fine richiederà qualcosa indietro, potrebbero decidere di mettere da parte quanto ricevuto tramite i trasferimenti, salvaguardandolo dal “pericolo” di nuove tasse.

Il mondo, vediamo, è molto più caotico e imprevedibile di come i modelli riescano a descriverlo. Dove regna il caos informativo, le migliori strategie sono quelle improntate sulla casualità. In generale, la politica degli investimenti accoglie un numero indefinito di investitori e finanziatori. Nessuno può conoscere tutto di tutti e prevederne ogni singola mossa o intenzione, è inimmaginabile. Quale può essere, allora, la strategia vincente? Affidarsi al caso. Assumere una linea non prevedibile, in modo da ottenere il massimo rivolgendosi al maggior numero possibile di mercati finanziari. Facendosi vedere troppo a favore di una parte, si potrebbero scontentare altre parti. In simili situazioni, come anche in altre, Trump avrebbe molto da insegnarci. Fare prima dichiarazioni infuocate, per poi giungere a più miti consigli, potrebbe renderci affidabili senza tuttavia farci passare per incoerenti… Nella costruzione delle aspettative, infatti, l’ultima mossa conta più della prima. Anche nel complesso gioco dell’economia.

Forse l’atteggiamento apparentemente incoerente del nostro governo, in tema di economia, non è così deprecabile come alcuni dicono. Che lo spread si alzi a causa di certe affermazioni potrebbe certo essere un problema… Ma lo spread è sensibile al breve termine, pur facendo sentire i suoi effetti anche e soprattutto nel medio-lungo termine. Anche in passato avevamo un differenziale alto, però nessuno ne parlava e tutti erano più tranquilli. Se alla fine il nostro governo riuscirà a trovare una sintesi con le posizioni europee, per noi sarà sicuramente una vittoria. Non solo perché risulteremo finalmente credibili dinanzi all’Europa e al mondo. Ma anche perché, dopo anni di prostrazione e “compiti a casa”, potremo comunque dire di aver finalmente alzato la testa.

Vostro affezionatissimo PennaNera