Kremuzio

“Vedo la Terra azzurra. E’ bellissima da quassù”. Frase storica di Yuri Aleksejevic Gagarin detta alla trasmittente di bordo esattamente il 12 aprile di 50 anni fa. Magari una missione che non ha avuto il fragore della prima missione lunare, ma che se non ci fosse stata, anche la Luna sarebbe stata violata molti anni dopo. Non ricordo quei giorni. Peccato. Stranamente ricordo il giorno dell’eclisse, qualche giorno dopo, sempre nel 1961. Avevo 3 anni e mezzo. Stava nascendo mia sorella. Dello splendore della missione del primo uomo nello spazio, ad orbitare intorno alla Terra, mi accorsi dopo, non troppo però. Già con le missioni Gemini iniziai ad interessarmi dei voli spaziali, solo 3 anni dopo e cominciai a costruire razzetti.

A pensarci oggi, capisci quale impresa sia stata ingegnata dagli scienziati russi, a partire da un razzo che originariamente doveva servire a portare una testata nucleare dall’altra parte del mondo. Il modello è l’R7, che ha portato lo Sputnik in orbita nel 1957. Ci sono voluti alcuni sacrifici di animali, per prima Laika, la cagnetta, per modificare pian piano la capsula che ha contenuto il primo uomo. Vostok (oriente) era il nome della navicella, montata come ultimo stadio sul razzo R7 Semiorka (un modo vezzeggiativo di dire il numero 7). Sergei Korolev, il grande ingegnere, aveva progettato bene una macchina con tantissimi motori, complicata ma perfetta per quello che doveva fare, potentissima nel suo insieme, che lasciò gli americani per qualche anno alle spalle, nella corsa alla supremazia dello spazio. 4 motori principali ed altri sedici suddivisi nei quattro booster facevano partire il razzo, mentre altri 12 più piccoli servivano per le correzioni di assetto durante il volo atmosferico. Una macchina perfetta che dopo 50 anni funziona ancora, con qualche modifica, portando verso la stazione spaziale gli astronauti russi, europei, ed a breve, anche americani. Purtroppo un tale sistema di grappoli di motori non è servito per andare sulla luna nel progetto N-1. Von Braun ed i suoi cinque potentissimi motori del Saturno invece ce l’hanno fatta senza avere mai problemi.

Altri tempi quelli di tanti anni fa, dove a volare erano solo uomini mitizzati come eroi, dalla forte fibra e una fede nel progresso del socialismo. Alcuni di loro sono morti, come Komarov sacrificato proprio come un umanissimo eroe al rientro nell’atmosfera con la Soyuz-1 o come i tre deceduti nel 1971 per aver risparmiato sugli ingombri delle tute spaziali, indispensabili per i cambiamenti di pressione, fatali questa volta per la Soyuz-11.

Il maggiore Gagarin aveva 27 anni quel giorno, poiché nacque nel marzo 1934, aviatore politicamente correttissimo in quanto nato in una famiglia proletaria residente a Klusino, in una specie di collettività aziendale. Abbastanza portato nelle materie scientifiche, interruppe gli studi per la guerra, per poi proseguirli in seguito divenendo metalmeccanico. Ma la passione per il volo lo spinse ad iscriversi ad una scuola di aviazione, dove si distinse per le sue grandi capacità nelle manovre e nell’impiego delle apparecchiature elettroniche. Tutte queste caratteristiche lo portarono a diventare il primo cosmonauta sovietico, che doveva essere un vero figlio del popolo. Alle 9:07 di Mosca di quel 12 aprile intraprese quel grande viaggio che lo portò a compiere un’orbita ellittica completa attorno alla terra, vero satellite umano, ed a ricadere dopo 88 minuti, alle 10:20 controllato dal computer da Terra che inviò l’impulso per accendere i retrorazzi al fine di rientrare. Non dovevano fare grandi manovre i cosmonauti di allora. Si gettò col paracadute invece che rimanere all’interno della navicella, come avrebbero voluto le regole internazionali per convalidare il primato. Poi all'arrivo gli disegnarono sul casco la sigla CCCP per fare propaganda. Dettagli… Il paracadute però non potette usarlo nel 1968 quando il Mig 15 che pilotava precipitò. Qualcuno disse che venne abbattuto o che il caccia fu manomesso, per motivi politici: era un deputato un po’ troppo poco dipendente. Uno dei misteri della storia contemporanea. Qualcuno scomodò anche gli ufo, come al solito…

Per festeggiarlo, ho da pochissimo (domenica sera) terminato di costruire un razzomodello funzionante in scala del razzo di Gagarin. Lo farò volare presto anche se ho paura che l’accelerazione del motore potrà staccare qualche particolare che ho fatto in cartoncino per abbellirlo, ma che è solo un orpello per l’aerodinamicità di questo giocattolo. Però è bello… mi piace e sono contento di averlo costruito. Potrei anche metterci 5 motori, uno grande centrale e 4 nei booster, ma rischierei troppo. Mi riprometto di costruirne uno più grande con materiali più resistenti ricoperti in fibra di vetro… quando avrò tempo…

Questa è la foto allegorica con un paio di libri ed una tazzina souvenir

L’altra foto del modello di modo che si vedano i motori. Questi sono finti e si possono togliere. Al di sotto ci si possono mettere i motorini veri…

 Per ora brindo al grande Yuri, con un bicchierino di vodka, ovviamente! E poi ci sarebbero quegli altri rituali dei russi da effettuare la sera prima, come scrivere il proprio nome su di un vecchio casotto nelle “città delle stelle” a Baikonur, usato tantissimi anni fa proprio da Gagarin, e svuotarsi la vescica tutti insieme sul retro, qualunque condizione meteo ci fosse. Stamattina che è il giorno mitico, l’ho fatta in garage… Per rispetto di Yuri!