Messaggi di Marzo 2014

Wazzappare fa male!

Post n°1402 pubblicato il 31 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Sta diventando una vera ossessione, non tanto riguardo gli sms, ma per quel che riguarda whatsapp o applicazioni simili. A partire dal fatto che tutti quelli che lo usano hanno una suoneria stressante, dal fischietto di uccello, al motivetto, al gong, al suono di campane, all’urlo di gnu castrato, al peto rumoroso. E se ne vantano, in quanto mentre con le suonerie si tengono bassi o con la vibrazione, per un motivo o per un altro gli avvisi di messaggio sono messi a palla.

In ufficio da tutte le stanze risuonano come disperati tutti questi richiami e si riuniscono in corridoio dove rimbalzano e facendosi forza con l’eco, imperversano in continuazione. Nel mentre ho scritto la frase precedente, due richiami lontani sono arrivati fin qui (senza contare quelli del collega di stanza che sta chattando con un paio di ragazze).

Poi ci sono quelli che guidano e chattano e rischiano almeno di mettere sotto nessuno in quanto lo fanno nel traffico e spero non durante i sorpassi. Poi quelli che camminano parlano e con un occhio mirano al display e col pollice cliccano scrivono e cazzeggiano. Al massimo ti pestano i piedi o danno una spallata. Nella migliore delle ipotesi prendono un palo. Ma il fenomeno è preoccupante, secondo me. Basta guardare in strada e sui marciapiedi, se uno non sta telefonando, sta chattando, specie se non arriva alla mezz’età. E specie se sono ragazze o donne finte bionde. Se poi hanno anche dei ritocchini alle labbra. È la fine. Con percentuali bulgare! E tic tic pigiano veloci ed indaffarate, e se chiedi loro qualcosa manco ti rispondono, e se lo fanno non te ne accorgi che il muscolo dell’occhio ha preso un crampo e continua a guardare il display, e se ti guardano non riescono a metterti a fuoco.

Che poi perché questa ricerca della comunicazione a tutti i costi? Cosa ci sarà mai da scrivere con tanta foga? Specie da quanto ci sono questi sistemi di messaggistica gratuiti, sfruttando le connessioni internet degli smartphones, si è soppiantato il modo antico ormai degli sms, nonostante ora i providers li regalino a migliaia verso tutti, la velocità e le modalità d’uso più complete ed accattivanti sono vincenti da parte delle apps.

Spero che la notizia che arriva d’oltreoceano serva a calmarli: Secondo uno studio condotto dalla UCA, associazione chiropratica americana, se uno manda un sacco di messaggini, rischia la salute come se fosse obeso.

Non tanto per lo scontrarsi, quanto per una somma di comportamenti scorretti, a partire dalla postura. Tipicamente ci si mette seduti, piegati in avanti con lo sguardo rivolto verso il basso controllando lo schermo del telefonino. Uno pensa che tra il collo piegato ed i ditini veloci che fanno tic e tic, questi siano gli unici problemini scomodi ed anchilosanti. Invece ci mettono in guardia di ben altro! Stando piegati, non si riesce a respirare bene, profondamente, per cui i polmoni sembra che si affatichino e di conseguenza la fatica si ripercuote sull’intero sistema circolatorio.

E mi viene in mente l’ultimo viaggio in treno, dove se almeno una minima parte delle maledizioni fossero arrivate, sarebbero rimaste affaticate una decina di persone almeno, nel mio vagone, ma ammetto con candore che avrei preferito strangolarle direttamente io.

Dovrei rimediare uno di quei jammer usati dalla scorta di Obama, così da impedire le comunicazioni a portata di orecchie. Oppure bastonare di persona (con un manganello simbolico) tutti quelli che passano col cellulare in mano, a partire dai miei colleghi chattoni. Wazzappare fa male, ma pure io non scherzo se vi prendo! 

 
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Salagadula (r)

Post n°1401 pubblicato il 29 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Cantava la canzoncina che ho in testa da qualche giorno. Forse vorrò far sparire qualcuno con questa antica formula magica. Chissà se funziona meglio delle vecchie parole di Dante come “papè satan, papè satan aleppe”. Sembrano più carine e meno demoniache. Ma quale sarà il significato intrinseco di queste strane parole, forse potremmo chiederlo a chi se ne intende. Ma non riesco a trovare molti dati a suffragio di una mia ipotesi. Su un Harry Potter si rispolvera la parola “gadula”. In francese dicono “Salagadou, la menchikabou”, mentre in inglese la frase non cambia. O meglio in italiano nel film di Disney (Cenerentola per chi non ricorda) era “salagadula megicabula” con la “e” della pronuncia originale, scritto “magicabula”.  I tedeschi dicono zalacatula mecicabula pipitipopitipush, ma non fa lo stesso effetto… mi sto divertendo ad ascoltarla nelle varie lingue che rischio di trasformarmi in topo Gigio.

Non ha niente a che vedere con l’antica “abracadabra”, ma proprio niente con questa parola evocativa dal significato nascosto. Forse esoterico, ma sicuramente magico, dall’aramaico significa “io creerò come parlo” e questo contenuto la spiegherebbe tutta sull’uso della magia nella storia della scienza. Ma altri accennano ad una risonanza araba che significherebbe “fa che le cose siano distrutte”, per cui esattamente il contrario della primaspiegazione. Una maledizione vera e propria.

La traduzione italiana della canzoncina afferma che “fa la magia tutto quel che vuoi tu” e quindi ritorniamo al concetto creatore di cose. Come Mary Poppins che faceva e non disfaceva, come tutte le fate buone fanno. Ma a lei bastava schioccare le dita per mettere a posto una stanza o risolvere qualcosa. Molta prestidigitazione ed illusionismo messo in campo dalla maga con l’ombrello. Magari avrebbe potuto anche dire “sim sala bim” ma sarebbe stato bruttino. Quest’ultima frase è stata il titolo di un film di Stanlio ed Ollio con l’accento sulla seconda “a” (salà), del 1942. E c’è di mezzo un illusionista. Interessante. Però, ecco che ritorna la parolina “sala”. Ha a che vedere con il sale? Il sale è la sostanza, l’intelligenza. Ma a ben cercare, proprio il film del 1942 è la citazione più antica che si riesce a trovare sulla rete. Non da prendere per oro colato, ma è un buon punto di partenza.

Eppure possiamo pensare ad una frase che riguardi la magia bianca. Nel cartoon, la fata Smemorina trasforma i topi in paggetti e cavalli, la zucca in carrozza, e crea quasi dal nulla il vestito dell’orfanella Cinerilla. Dalla cenere ai fasti. La cenere come risultato di una trasformazione esotermica, come l’araba fenice che rinasce dai propri resti. Una novella Circe che modifica gli uomini di Ulisse trasformandoli in porci. Mi sto divertendo mettendo in fila tutte queste cose. Le scarpette però l'ha fatte troppo larghe.

La parola sarà latina, italiana o swahili? Ma come ho fatto finora a non interessarmi dell’etimologia di queste accozzaglie di lettere?

Forse il segreto sta nel non interessarsi dei significati ma lasciar fruire le parole musicalmente, come il solito mantra, nel cervello, sintonizzarsi sulla musica cosmica delle sfere e lasciarsi trasportare dalle onde della forza della corrente universale. Anche porompomperoperò o supercalifragilistic eccetera, o ciripiripin che bel bocchin, che siano canzoncine dei garibaldini o di streghette maliziose, la cosa non cambia. Ci di deve sedere tutti insieme davanti ad un focolare, ci siano o meno le salsicce sulla fiamma, ad occhi chiusi, creare una catena ed evocare, fosse anche yog-sothoth, pazuzu o campanellino, o la fata carfagna, o addirittura la perfida maga magò.

Bibidibobidibù a tutti.

 
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Il Colosseo ed i campi da baseball

Post n°1400 pubblicato il 28 Marzo 2014 da kremuzio
 
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La visita di Obama ha fatto meno danni del previsto, a Roma. Probabilmente, per il timore di trovare traffico intasato, molti ieri se ne sono rimasti a casa, lasciando sgombre le strade. Magari fosse sempre così. L’unico viavai che ci poteva far ricordare visite particolari qui intorno era lo svolazzio di elicotteri che andavano avanti ed indietro sul quartieri del centro. Eravamo anche pronti a controllare che i cellulari continuassero a funzionare, vista la minaccia di bloccare tutto con i loro jammer, apparecchiature per le controdifese elettroniche che dovevano impedire ai telecomandi di far esplodere bombe.

 

Ma niente, per fortuna, almeno lontano dal corteo presidenziale. E godendo delle strade libere, sono venuto a sapere delle grandi frasi storiche dette a Bergoglio, a Renzi ed al Colosseo, e veniamo a sapere che è (wow!) una delle meraviglie del mondo in quanto più grande di uno stadio di baseball.

Ritengo che con questa frase si siano tolte le maschere alla vera essenza americana, quella del loro essere a loro stessa misura.

A parte il fatto che solo i turisti meno smaliziati vanno a vedere il Colosseo, che può essere sì, il simbolo della violenza e stupidità di un certo periodo di storia romana, ma che non può competere con le vere bellezze artistiche della città. Ed è strano che abbiano tolto i centurioni con i quali farti le foto burine, proprio ad uso e consumo dei turisti giapponesi ed americani. Ci sarebbe stata bene una bella immagine con qualche coatto mascherato. Ma che ci possiamo aspettare da un americano?

Ok è stata una battuta scherzosa, che può essere l’emblema di un certo modo di vedere il mondo, la vita, la storia, l’arte. A me ha offeso, ma forse sono troppo permaloso. Portatelo a vedere il Pantheon, ma immagino che possa somigliare ai loro fast food. Guidatelo alla cappella Sistina e vi diranno che potrebbe essere simile ad un casinò di Las Vegas. Portatelo a mangiare i carciofi alla giudìa e non saranno come il panino con le costolette di maiale e salsa caramellata che fanno davanti alla stazione dei pullmann.

Ma non me la prendo con Obama, per carità, lui deve fare il suo dovere di politico, salvare le banche, bombardare qua e là, stringere alleanze. Anzi mi è anche simpatico. Solo che è americano…

E poi dicono male di noi romani quando andiamo all’estero e non ci godiamo dei bei monumenti altrui, quelli che ti spacciano per opere ineguagliabili dell’arte mondiale. Ok, siamo abituati male, ma se dovessimo fare dei confronti, riusciamo a farne con una certa grazia, sapendo anche che sono poche le cose che possono essere paragonate ad una minima parte delle bellezze del nostro paese, una volta usciti dai confini. Ma in fin dei conti l'astio che provo verso certe affermazioni denota la mia criticità nei confronti del senso artistico dello statunitense medio, senza cattiveria. Dopotutto non sono stati fortunati (artisticamente) a nascere in Italia.

 
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Un'app antisociale che varrebbe la pena installare

Post n°1399 pubblicato il 27 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Per uno che si ritiene antisociale, come me, capita a fagiuolo una app per gli iPhone, anzi, se volevo un motivo forte per comprarlo e gettare il mio vecchio telefonino a molla da due lire, ora ce l’ho.

Probabilmente non sono il solo, anche senza scadere nell’antisocialità spinta, ritengo che chiunque abbia antipatia o repulsione per qualcuno di propria conoscenza, cerchi di evitare questo individuo, o semplicemente non abbia voglia di trovarsi a quattrocchi con esso.

Passiamo quindi da una generazione di ambiti per la ricerca di persone, a quella per il loro allontanamento. E non è poco. L’idea che viene pubblicizzata in questi giorni è stata sviluppata da Chris Baker, e si è trasformata in una app chiamata Cloak (mantello).

Il software per questo antisocial network si basa sui dati dei propri conoscenti/amici su Foursquare ed Instagram (purtroppo manca Facebook per ora), e funziona così: si crea una specie di lista nera o black list nella quale inserire i nominativi delle persone che non volete incontrare, ed il vostro telefonino vi farà vedere una specie di radar o meglio come in una specie di pac-man reale, le loro presenze nelle vicinanze, così da fare in modo di non intrecciare i tragitti.

Nella lista potete inserire gli ex, o i colleghi chiacchieroni, o i parenti serpenti, o i vostri creditori, e si basa sulla posizione calcolata tramite il gps o la triangolazione dei ripetitori cellulari nelle vicinanze, ed è abbastanza precisa.  Purtroppo l’app non è e non sarà disponibile su sistemi android o windows phone, ma suppongo che qualche altro sviluppatore possa copiare l’idea ed effettuare la migrazione sebbene con nomi diversi. Basta aspettare.

C’è però da pensare ad un paio di cose. A partire dalle tracciabilità dei propri movimenti. Aderendo ai social network si permette di essere spiati in tutto. Non solo per le concessioni nell’ambito privacy che concediamo raccontando i cavoli nostri, ma anche senza fare niente, solo con lo smartphone acceso che, come un guinzaglio o un tracciante digitale, fa vedere a tutti dove siamo.

Non credo che la cosa sia buona.

Ma l’altra modalità d’uso dell’applicazione che mi viene in mente, è l’esatto contrario di quella originaria. Ovvero se volete pedinare qualcuno, cosa c’è di meglio del far finta di volerlo evitare ed inserirlo nella black list? Proprio come Pacman, dalla modalità di fuga a quella mangiamangia. Specie se la preda/cacciatore ha lo stesso software vostro e vi reputa amico o nemico. C’è da passare delle giornate intere in caccia.  

Ecco servito un bell’arnese di spionaggio agli stalker dotati di iPhone.

 

Se volete essere troppo social, quindi, ed anche abbastanza rompipalle, installatevi Cloak e tormentate il prossimo!

 
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La prima grande avventura del capitano Sprovieri

Post n°1398 pubblicato il 26 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Ogni volta che usciva da quell’orizzonte degli eventi che era la quasar di Mecoria, il capitano Sprovieri si sentiva come un enorme escremento defecato con dolore da qualche divinità extraterrestre. Sarà che aveva alle calcagna l’intera flotta Arturiana e che la “Garbante IV” era a tutta manetta, ovvero a curvatura 5, ma la solita, lieve distorsione spaziotemporale gli provocava un mal di testa che gli sarebbe durata almeno un paio d’ore.

Quel deficiente del droide poi avrebbe avuto qualche assurdo miraggio causato dal suo coprocessore filosofico avariato e si sarebbe messo a cantare girogirotondo come da procedura standard di recupero dei dati.

Dopo pochissimi minuti, tropo pochi per i suoi gusti, entrò nella fascia delle comete erranti, e seppur lontanissime tra di loro, la grande velocità le faceva trovare sulla traiettoria una dopo l’altra, come una antica gara di slalom. E tutto con quei dannati arturiani che seguivano.

Ripensandoci bene, non riusciva a capacitarsi del perché avesse da fuggire dall’ira di quegli esseri a metà insetti e metà umani. Aveva dato una pacca sulla spalla ad uno di esso mentre si trovava nel bar del Grasso Freddy. La guerra con loro era terminata ormai da un lustro terrestre, ed ultimamente non c’era da lamentarsi per grandi screzi accaduti con quei musi da cavallette. Il vino Botraz capsula viola era scorso abbastanza bene al ritmo delle nacchere in fibra di silicio delle ballerine pedipalpe dei mari di Callisto IV. Bruttissime, delle cozze spaventose come si sarebbe detto qualche centinaio di anni fa. Ma stiamo divagando…

Come stavamo dicendo, il comandante Sprovieri stava rimuginando su cosa avesse potuto far imbestialire tanto i cavallettoidi con i quali aveva solo scambiato il Botraz ed una pacc…

-         Per le galassie quaterne! Pensò l’audace pilota a voce alta impaurendo il droide sonnecchiante.

Ora stava ricordando quanto aveva visto in un olodocumentario culturale. Gli Arturiani si accoppiano in uno strano modo: Uno dei tre sessi (per comodità diciamo il maschio) da’ delle pacche sonore sulla schiena di uno dell’altro sesso (diciamo la femmina) la quale con un gesto di sottomissione diventa di un altro colore che non si può descrivere in quanto è nel campo degli ultravioletti, ed in preda all’eccitazione intona nenie imbarazzanti ma naturalmente bellissime nell’ottica della continuazione della specie. Ora ricordava anche che l’arturiano vittima della troppa libertà che si era concesso, aveva singhiozzato o  ululato o latrato oscenamente o con molta grazia (è difficile definirlo con precisione secondo il metro di giudizio terrestre) e probabilmente se avessimo osservato la scena con occhiali protopolarizzati, avremmo anche notato un cambiamento di colore.

 Il capitano Sprovieri si riprese dallo stupore e fece finta di distruggersi cozzando contro uno sciame di corpi meteorici, ma in realtà si infilò in un canyon di uno di essi, gettò fuori la spazzatura, che era così tanta da poter essere scambiata per un bastimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, specialmente dai cavallettoidi che si meravigliano sempre di quanto siano sporchi i terrestri.

Comunque, per evitare altri problemi, accese il meccanismo di mimetismo a sfasamento di campo, si prese una camomilla ed entrò nella cuccetta di ibernazione, dove contava di rimanere per i prossimi ottanta anni, il minimo perché un arturiano dimentichi l’offesa e si svezzino i cuccioli. Diede la buonanotte al droide che iniziò a fare il guardiano sintonizzandosi su un canale subemittente tematico hard metal e si addormentò sperando di non sognare o al massimo di fare bei sogni.

Ovviamente gli arturiani si misero ad attendere fino al momento in cui uno di essi non iniziò ad avere le doglie.

Prima che mi dimentichi, per amor di precisione, l’olodocumentario spiegava che gli appartenenti al terzo sesso non dovevano fare altro che guardare l’accoppiamento e pagare la cerimonia di nozze ed il mantenimento della prole fino all’avvenuta maturità. Ecco perché erano incazzati anche tutti gli altri…

 
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La barba ti fa bella?

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Un problema fisico che potrebbe essere insopportabile per molte donne, può essere trasformato in un vessillo da portare fieramente, e Harnaan Kaur, 23enne inglese del Berkshire lo sta facendo già da tempo, combattendo una lotta che potrebbe sembrare persa in partenza.

È malata da tempo di sindrome dell’ovaio policistico, che le fa crescere una folta peluria un po’ in tutto il corpo, ma specialmente sulle braccia, petto e viso. Il risultato visivamente è una bella barba che porta con orgoglio da tempo.

Tutto è cominciato ad 11 anni, quando sono cominciati a spuntare i primi peli, e poi con la pubertà il processo si è accelerato, facendo psicologicamente scattare un dramma riguardo i suoi rapporti con le amicizie ed i compagni di scuola. C’è da immaginarselo. Pensiamo come avremmo potuto scherzare se avessimo avuto a scuola una compagna simile, tra battutacce e cattiverie. Un ferimento pesante che giorno dopo giorno porterebbe alla disperazione chiunque. Uno pensa che la soluzione ci possa essere, rasandosi tutti i giorni, o con l'ausilio della chirurgia estetica, ma non può essere questa la vera soluzione, specie se si ha un carattere forte.

E se incontri dei ragazzi idioti e bulli, mentecatti come ce ne sono tanti, si dovranno subire offese, risate, battutacce e perfino minacce di morte. Offese alle quali in un primo momento Harnaan rispondeva non uscendo di casa, e provocandosi ferite autolesionistiche. In questo modo sembrava riuscisse a non soffrire troppo. Ma poi scatta qualcosa nella sua testa, ed è la sua salvezza.

Si avvicina alla religione Sikh, quella che proibisce di tagliarsi i peli del corpo. Allora lei lo fa un’ultima volta e mai più, in segno di rispetto verso sé stessa. La sua convinzione ora è che Dio l’ha fatta così e non può che esserne contenta: dice “Mi sento più femminile e più sexy, ho imparato ad amare me stessa per quella che sono: nulla mi può più turbare”, rimanendo nella sua pace interiore che ora diventa la sua fortezza che non può essere scalfita dalle offese e dalla violenza esterna. E cammina a testa alta per le strade della città, incurante degli sguardi dei passanti che a prima vista non capiscono se si tratti di un uomo o una donna.

Possiamo pensare sia un esempio per tutte quelle donne che, affette da malattie che le fanno sentire colpite nella loro femminilità, possano convivere con un disagio da trasformare in uno stile di vita ed in un rafforzamento della propria immagine sociale.

Un vero esempio per molte donne che dovrebbero accettarsi per quello che sono, e ritengo che questo sia un forte concetto femminile. Harnaan ha affrontato e superato un processo che in moltissime non riescono a superare e che neanche, a volte, iniziano. Cosa c’è di meglio della bellezza interiore? Ed è bellezza il fatto che non abbia ceduto al peso della massa, alla società, alla voglia di autodistruzione. La forza che ha trovato la rende unica come essere umano, più della barba che ostenta come emblema della sua unicità. Ogni persona è unica ma ognuno lo è a modo suo, che è l’aver saputo affrontare, accettare e convivere serenamente con questa caratteristica, mentre moltissime altre persone non hanno neanche avuto la forza di affrontare molto meno. Magari è stato anche merito della famiglia.

Basta poco per trovare il modo di affrontare determinati problemi, avendo qualcuno vicino che ti ama per come sei e ti da coraggio. Per una donna poi, senza coinvolgere femminismi, è ancora più importante la questione dell’aspetto fisico, che si trascina da tempo come se fosse l’unico problema al mondo.

Non è tanto il problema in sé, li problema, per fare un gioco di parole, ma la persona stessa. È li carattere ad essere determinante. Pensiamo a Hang Mioku, la modella coreana che si è iniettata l’olio di cucina in faccia per diventare ancora più bella, rimanendo deforme. Tra le due donne chi è la più fortunata? Chi la sfortunata? Quella nata col dono di una grande bellezza, ma con una grande fiacchezza di spirito, o quella che il mondo apparentemente non accetta, ma che si fa forza e diventa ben voluta perché si rivela essere una persona bella nel vero senso della parola?

 

Anche se è stato merito della religione… è comunque un cammino personale che l’ha portata verso una guarigione interiore, e comunque chi la odierà ci sarà sempre: si chiamano pazzi!

 
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Quel che resta della maratonina (il mistero delle spugnette verdi)

Post n°1396 pubblicato il 24 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Ieri mattina, in una domenica ancora calda, si è svolta per le vie di Roma, tra cui alcune nelle vicinanze di casa, una maratona cittadina che sfiorava i luoghi storici della capitale. Ogni volta che capita, oltre a bloccare il traffico e portar via coi carri attrezzi le auto parcheggiate lungo le strade in questione, ci si accorge del transito perché di mattina presto ti svegli con un elicottero in hovering sopra casa. E, credetemi, non è una bella cosa quando vuoi stare a lettino cercando di lottare per riaddormentarti almeno un’altra mezzora.

Ma comunque non è poi tutto questo danno, sempre che tu abbia altri impegni da svolgere una volta svegliato impunemente. Alla fine la corsa finisce, vince il più forte e tutti gli altri se ne tornano a casa stanchi ma felici. Una volta le correvo anche io, non proprio maratone, diciamo corse campestri di una decina di chilometri, quando ancora lo potevo fare ed avevo polmoni da sputare per la fatica.

Stamattina invece vado in ufficio in motorino, praticamente ripercorrendo una parte dell’itinerario della corsa di ieri. Via Ostiense, lungotevere, Vaticano, come tutti i giorni. Con la vista laterale scorgo strane macchie verdognole ai lati del manto stradale. Oddio, chiamarlo manto stradale è una metafora. Sembra un manto butterato di mammuth con alopecia e bubboni e cicatrici di brontosauro, tutto buchi e dossi e schifezze putride.

Guardo meglio e vedo un paio di spugnette verdi, di quelle economiche che probabilmente vendono solo i cinesi con pochi scrupoli, color supporto per fiori da cuscinetti funebri. E stradafacendo mi accorgo che ogni pochi metri ci sono queste spugnette sparse sotto i marciapiedi, immerse in pozzanghere di acqua sporca. Lì per lì penso ad una perdita di carico da parte di un camion carico di pezzi di gommapiuma, come quando sulle strade statali vedi pomodori spiaccicati, barbabietole o cocomeri sfranti. Penso a come sia potuto succedere, ma non a causa della troppa velocità o di una condotta di guida pericolosa. Capisco che non può essere.

Mi viene in mente l’idea di una invasione aliena da parte di una forza di sbarco proveniente da un pianeta abitato da esseri verdi che somigliano alle spugnette. Magari più che un’invasione cruente, è una sorta di aiuto al nostro pianeta. organismi spugnosi teletrasportatori che succhiano l’acqua superflua presente sulle nostre strade ed inviata tramite stargates verso il loro sofferente pianeta arido.

Però come teoria, sebbene carina, non mi soddisfa pienamente, in quanto molti di questi eroi extraterrestri avrebbero rischiato di essere schiacciati dalle auto in sosta, che oltre a far loro molto male, avrebbero fatto rilasciare il prezioso liquido tanto ambito a livello galattico. Mi rimane un’ultima logica teoria, ovvero che si sia trattato di spugnette imbevute d’acqua o per detergere il sudore o imbeversi di altri liquidi corporei di scarto, dato ai partecipanti nei posti di ristoro o da volontari porgispugna.

E poi, invece di essere gettati nei cassonetti per il riciclo, oppure portati a casa come ricordino della manifestazione, ampiamente pagato nella quota di iscrizione, vengono abbandonati alla 'ndo cojo cojo. Comunque, non so chi abbia vinto o perso, ma penso che dopo me ne frego una e così potrò dire di aver corso anch’io.

 
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A me m'hanno rovinato le femmine! (r)

Post n°1395 pubblicato il 22 Marzo 2014 da kremuzio
 
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“E’ proprio così, capitano, e lei, appuntato scriva pure e sottolinei quest’affermazione, ma non puntatemi quella lampada negli occhi… Per favore… Non sono un cattivo ragazzo. Quando mi sveglio non penso alle donne, lo giuro! Faccio colazione, mi faccio la doccia, faccio tutte le cose che devo fare ed esco tranquillo. Non incontro nessuno e vado in garage.

Prendo il motorino ed esco. Mi immetto nella strada che faccio tutti i giorni per andare al lavoro. E’ una strada grande piena di semafori automobili autobus e tassì, Ma sono calmo perché non c’è nessuno che cammina lungo i piccoli marciapiedi. E’ quando arrivo all’incrocio dove cominciano i negozi, che stanno aprendo, che vedo con un sussulto le prime donne che vanno a fare la spesa. Sono giovani e belle, tutte, anche quelle che se le guardi meglio poi così belle non dovrebbero essere, ma hanno un’aria così assorta pensierosa e divagante, che non posso fare a meno di spiarle con la coda dell’occhio, da sotto il casco. La testa va da sola, specie se sto fermo al semaforo e qualcuna di costoro attraversa la strada, le seguo con lo sguardo e le vedo camminare scioltamente, oscillare maggiormente su una gamba, quasi se ne avessero una preferita, e muovono il loro didietro con una tale grazia e melodioso ancheggiare, che fermo per un momento i polmoni e non respiro. Anche quando hanno un passo più veloce, e ci sono quelle che sembra facciano dei piccolissimi saltelli e vanno su e giù e si muove loro tutto il seno che va verso l’alto e verso il basso.

Questi giorni che fa caldo hanno quei vestitini leggeri che si muovono secondo il vento e a volte fanno vedere ed altre non fanno vedere. Ha scritto appuntato? Lo scriva che è il vento a sollevare quelle gonne leggere e quel movimento lo vedo con la coda dell’occhio e se anche guardo avanti e sto aspettando che il semaforo diventi verde, non posso fare a meno di girare il collo. Ma guardi che mica sono il solo! Ci faccio caso che ci sono anche tutti gli altri in motorino, e siamo in tanti, che girano la testa e guardano. Anche voi scommetto, mettetevi nei miei panni… Dite di no?

Quando siete in servizio non vi girate mai? Vabbè se lo dite voi. No, non volevo insinuare. Ma vedete, avete presente un gatto quando sta calmo e gli muovete qualcosa anche lontano dal suo campo visivo? Quello prima fa finta di niente, però se n’è accorto e muove piano la pupilla, poi scatta sulle zampette e cerca di acchiappare quella cosa che si muove. È l’istinto Marescià! Ah, non siete maresciallo? Scusate. Per favore può spostare ancora un poco quella lampada? È che ho avuto la congiuntivite da piccolo… Ecco dicevo, è l’istinto che m’ha rovinato. Come un gatto. Se con la coda dell’occhio vedo una sottana che si muove, scatto, mi alzo in piedi ed a costo di prendermi una storta alla cervicale, punto la donna che passa.

È un uomo anche lei Marescià, mi capirà… Scusi mi sono dimenticato, m’ero distratto… Capitano.  E poi non avete mai visto quando vestite con la gonna salgono sulla bicicletta e pedalano pedalano o quando stanno sul motorino che stringono le gambe per fermare la gonna o ci mettono davanti una borsa per non far sbirciare?  Beh, io vedo tutto comunque o mi sembra di vedere, e ci ho un tuffo al cuore. Si vabbè che ho una certa età ma si tratta di un’abitudine che ho sempre avuto, e proprio adesso non ho voglia di smettere. Poi quando torno a casa neanche vedo la televisione, mi addormento in grazia di Dio e neanche le sogno. Anzi pensi che stanotte ho sognato che mi facevo una passeggiata fino al bar ed andavo a giocare a tressette con gli amici. E c’era pure uno che barava. E mi risveglio e tutto a posto. Però ritorno in strada e mi si scatena l’ormone o quello che mi rimane di questa bestiaccia. Mi pento. Ho fatto male a dire a quella signorina in bicicletta con la gonna corta che si sollevava col vento e la canottierina sottile che se non fossi stato sposato l’avrei chiesta in moglie, visto che lo dice pure Lui, ma non potevo mica sapere che era l’appuntata Concetta Scassaconocchie che stava seguendo una pista?

Vabbè grazie capitano posso andare ora? Ecco metto una firma qua? Prometto che non lo faccio più. Arrivederci. Scusi capitano non mi dia un bacetto per salutarmi, è che sono un uomo all’antica, anche se lei è proprio una bella donna, devo dire. Arrivederci appuntato. Bel rossetto d’ordinanza ha… Davvero.”

Uffa però, da quando hanno aperto la Benemerita anche alle ragazze non riesco più a stare attento quando mi interrogano. A me le donne m’hanno proprio rovinato…    

 
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E' primavera

Post n°1394 pubblicato il 21 Marzo 2014 da kremuzio
 
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Nonostante dicano che ieri è cominciata la primavera, io che sono della vecchia scuola insisto col dire che è il 21 marzo che comincia. Cioè oggi. Ed oggi eccomi a parlare di fiori, cieli sereni e pollini che girano girano e finiscono negli occhi e nel naso, e li inghiotti e cominci a gonfiarti.

Oppure si può parlare del sonno che ci prende a tradimento e ci fa venire voglia di sdraiarci su di un prato al sole. Poi spostarci all’ombra quando fa troppo caldo, e subito dopo rimetterci al sole dato che comincia a fare più fresco e poi te ne vai che non sai più come metterti e cominciano anche ad entrare le formiche sotto i vestiti.

E’ il momento di non mettere più le tavolette di cioccolata in tasca, che col caldo si squagliano e si appiccicano tutte alle chiavi, fazzoletti e portafoglio, e non è bello, specie quando ti viene voglia di dare un morso alla tavoletta o al cioccolatino e ti ritrovi la mano tutta sporca ed appiccicosa.

E le margheritine spuntano come i funghi e più dei funghi  in ogni pezzo di prato incolto, tra stuoli e tappeti di trifogli e qualche quadrifoglio che, sfortunato, viene subito strappato e messo in mezzo ai libri o in mezzo ai tablet nel caso di nerd in cerca di buona sorte.

La frutta cambia. Gli aranci ed i mandarini diventano più secchi e meno saporiti se non addirittura troppo  maturi con la buccia molle, ma arrivano fragole e poi le ciliegie. C’è tempo per le albicocche meloni cocomeri ed altra frutta che ricorda chissà perché i seni.

E poi ecco tutto uno sbocciare e fiorire di fanciulle ragazze e donne che rimettono negli armadi i vestiti pesanti e ricominciano ad indossare vestitini leggeri, scollati, senza calze o leggins e così via in un tripudio, un trionfo di colori e tessuti svolazzanti. O almeno nella mia immaginazione. Che tanto lo so che continueranno ad indossare, secondo i dettami della moda, qualche jeans lacerato

Oppure no, chissà quale sarà il prossimo andazzo. Spero sia naturale comunque. Comunque sia sarà tutto un esplodere ormonale con nuovi profumi e nuovi colori, bando alla depressione, basterà guardarsi intorno ed ossigenarsi il cervello dopo belle passeggiate nei prati e nei boschi, assaliti da mosconi ed api che scambieranno i nostri vestiti dai colori sgargianti con fiorellini da cui suggere il nettare. Ahimè.

E ricominceremo le gite fuori porta a mangiare fave fresche e pecorino, a cuocere salsicce sulla brace e bere fischi di vino ed acqua minerale con le bollicine e banane spiaccicate. Però è primavera, per cui va bene tutto, anche le zanzare e le prime scottature, che tanto ci penseranno i nostri ormoni a farci dimenticare i contrattempi.

Spero per questo che sappiate perdonarmi dalle foto che ho pubblicato in questo post, ma cercate di capirmi, è primavera anche per i miei pochi ormoni rimasti ;)

 
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Earth hour: riprendiamoci la notte

Post n°1393 pubblicato il 20 Marzo 2014 da kremuzio
 
Foto di kremuzio

Il 29 marzo prossimo, alle 20:30 locali, spegniamo le luci ed impossessiamoci del buio, almeno per un’ora. La manifestazione pacifica dovrà farci simbolicamente cadere in sessanta minuti di pace per gli occhi, allontanarci dall’illuminazione e svegliare gli altri sensi.

L’Earth hour è organizzata dal WWF, ed ogni anno fa un po’ parlare di se. Che poi non è tanto seguita qui da noi, purtroppo. Sarà per l’orario scelto. Alle 8 e mezza di sera di sabato, la gente va in pizzeria, o vede la televisione, tg2 o altre trasmissioni, o sta mangiando ascoltando la radio (seee…). La scelta non mi sembra molto felice. Si rischia si darsi una forchettata sul naso.

Va bene, lo so che invece dovremmo spegnere tutto ed andare sul terrazzo di casa a riveder le stelle, ma sono più che sicuro che ci saranno ben poche zone buie nelle città. Forse chi ha casa in campagna o meglio in montagna,  potrebbe godere della pace degli occhi. A pensarci bene, spesso quando arrivo a casa me ne sto con gli occhi chiusi sul letto a godermi dei suoni della sera, al buio, dopo troppe informazioni visive di una giornata di lavoro.

L’ora al buio dovrebbe far risparmiare l’emissione di gas serra ed inquinamento normale, semplicemente tagliando i consumi di energia per poco tempo rispetto a quelli della giornata intera. Speriamo che servano principalmente per sensibilizzare un cambiamento delle abitudini che ci portiamo dietro come un fardello. Non è così difficile spegnere la luce nelle stanze quando non c’è nessuno al loro interno, o ridurre li numero di lampadine e la loro potenza. Specie quando vediamo i lampioni accesi di giorno...

L’anno scorso più di 2 miliardi di persone in 7000 città di 154 paesi del mondo ha partecipato alla manifestazione partecipando ad eventi o semplicemente spegnendo le luci di casa.

Ma ci sono altre cose a cui pensare aderendo all’iniziativa. Tanto per cominciare, osservando il cielo, cosa che facciamo sempre meno, e godere appieno del rinnovato contrasto, senza inquinamento luminoso (utopia) e magari potremo andare oltre il riconoscimento della Luna o della stella polare.

E cosa altrettanto importante, potremo capire la bellezza degli altri sensi. Potremo ascoltare i più piccoli rumori, sensibilizzarci al vento e sentirlo muovere i rami degli alberi e sfiorarci la pelle. Potremo annusare l’aria nei suoi profumi primaverili, con i fiori notturni che sono sempre buonissimi ed intensi. Potremo mangiare frutti freschi assaporandoli lentamente e gustando ogni stilla zuccherina, o sfiorare le mani di chi ci sta vicino.

 

O magari gettarci su di un prato umido, sotto un lampione spento per dedicarci ad occupazioni amorose fino a spingerci ad accoppiarci sotto le stelle…

 
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Mi preme avvertire che tutto quello che leggerete è frutto della mia mente, anche quelle cose che sembrano scopiazzate. Potrebbe essere che siano stati altri a scopiazzare me. Avverto che l'aggiornamento viene effettuato quando mi pare e piace, anche se, sembra, lo faccia tutti i giorni tranne il sabato, la domenica ed i giorni di festa, quando non mi piace accendere il computer, anche se continuo ad interessarmi ai fatti del mondo e strombazzare il mio malcontento. Con questo intendo dire che non sono un giornalista e che questa non è una testata giornalistica e bla bla bla. Le foto che appaiono negli articoletti di solito le prendo facendo una ricerca su google immagini, ritenendo che siano libere di essere prese e schiaffate sul blog. Se ritenete che io non debba pubblicare una di queste immagini, mandatemi un messaggio ed io la toglierò nel più breve tempo possibile. Non chiedetemi soldi che tanto non ce li ho. Aggiungo pure che non lo faccio per il bisogno che grazie a Dio di bisogno ne ho abbastanza (Petrolini)...

 

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