Messaggi di Aprile 2014

Quando l’orrore è di stato

Post n°1422 pubblicato il 30 Aprile 2014 da kremuzio
 
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La notizia farà contente quelle poche persone che ancora vogliono la pena di morte, e schifati tutti gli altri, ma questo è accaduto poche ore fa in Oklahoma nel penitenziario di McAlester. Dopo anni di pausa tornano le esecuzioni in quel teatro, una doppia esecuzione. Comincia alle 18:30 con un’iniezione letale, con vittima, tanto per cambiare, un uomo di colore, Clayton D. Lockett, condannato per un brutale omicidio, ovvero per aver sparato ad una donna di 19 anni e poi averla uccisa seppellendola ancora viva.

 

Sono i testimoni a raccontarci l’accaduto. Il prigioniero viene legato e gli viene iniettato l’anestetico, che sembra fare il suo effetto, ma quando inizia la somministrazione del primo dei due “farmaci” mortali, il corpo del disgraziato ha cominciato a muoversi, agitando piedi e mani. Poi ha iniziato a lamentarsi sempre più forte ed ha cercato di sollevarsi dal lettino.

Immaginiamoci il caos. Prontamente medici ed inservienti hanno chiuso la tenda che ha subito coperto il vetro dove dall’altra parte c’erano i testimoni. Questi hanno ascoltato un urlo fortissimo con cui l’uomo ha esalato l’ultimo respiro, ucciso da un attacco cardiaco.

E’ cominciata l’indagine da cui sembra che ci sia stata la rottura della vena con fuoriuscita sia dell’anestetico che del veleno. Poi capiremo meglio. Un fatto terribile che mette in risalto come anche quando si da una parvenza di umanità alle esecuzioni, queste siano sempre oscenamente terribili.

In pratica la seconda esecuzione è stata rinviata di 14 giorni almeno, ed immagino come verranno vissuti dal reo in attesa.

Ricominciano come al solito gli scontri tra i favorevoli ed i contrari alla pena capitale, nell’eterna diatriba tra queste due fazioni. Sembrerebbe facile dire “togliamoli di mezzo”. A chi mi dice che è favorevole rispondo sempre chiedendogli se sarebbe d’accordo con il fare lui stesso il boia. A questo punto non ascolto risposte. Che parlare di giustizia e giustizialismo è facile, ma trasformare le parole in fatti è difficilissimo. Quasi come la differenza tra il mangiare una braciola e lo sgozzare un maiale con un coltello poco affilato.

Sto leggendo la storia romanzata di mastro Titta, il boia dello Stato Pontificio, che ha ucciso serenamente e con professionalità centinaia di ladri, assassini, grassatori, briganti e detenuti politici contrari al potere temporale di Pio IX. Costui raccontava con quanta grazia legava al collo il cappio della forca e quando apriva la botola con un salto si attaccava alla schiena del condannato per rendere più veloce e cristiana la morte. E con quanta maestria riusciva poi a tagliare gli arti e la testa da innalzare su di una picca per mostrarla come avvertimento alla popolazione.   

 

Cambiano i tempi, ma lo schifo rimane.

 
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Quiz: il caso dei tre figli

Post n°1421 pubblicato il 29 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Due amici, Mario e Piero, si incontrano dopo diversi anni e cominciano a conversare finché il discorso va a finire sui figli.

Mario: "che età hanno i tuoi figli?"

Piero: "Guarda, posso dirti che il prodotto delle loro età è uguale a 36"

Mario: "Questa informazione purtroppo non mi basta!"

Piero: "E' vero; ti dirò allora che la somma delle loro tre età è uguale al numero civico di quella casa"

Mario: "Uhm... però ancora non mi è sufficiente!"

Piero: "Hai ragione. Ti posso dire che il più piccolo ha gli occhi azzurri!"

Mario: "Bene. Ora so tutto"

 

Qual è l'età dei tre figli?

 
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Le panchine anti-barbone

Post n°1420 pubblicato il 28 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Non riesco sinceramente a capire perché mai la notizia abbia fatto scalpore nei telegiornali di qualche giorno fa. I servizi sulle “panchine anti-barbone” che sono state installate a Bergamo non mi sembrano siano così strane. Ok, la notizia faceva leva sul fatto che la prima panchina fosse stata montata in piazza Giovanni ventitreesimo proprio il giorno della sua santificazione. Giochetti da giornalisti…

La panchina in questione è una panchina normale che ha proprio alla sua metà un bracciolo, che se può far sedere fino a quattro persone strette, due da una parte e due dall’altra, non consente che qualcuno che non sia bassissimo, ci si possa sdraiare sopra e dormirci. I barboni in pratica. Meglio che costoro si sdraino su di un cartone a contatto con la nuda terra o sul marciapiede, piuttosto che sollevato ed un poco più comodo.

Pare che l’installazione sia stata causata dalla denuncia di cittadini benpensanti che non potevano sedersi mentre attendevano l’autobus, proprio perché ci dormiva un senzatetto. Prontamente il comune ha quindi sostituito la panchina normale con una di nuovo tipo, scomoda.

Giustamente l’opinione pubblica si è divisa tra chi continua a dimostrare la propria intolleranza ed egoismo verso chi si trova in difficoltà e chi pensa che tutti abbiano diritto almeno a trovare un posto in cui poter dormire.

Ma qualcuno ha mai detto a questi giornalisti così pronti a denunciare l’ingiusta discriminazione di Bergamo, città che potrebbe richiamare guerre leghiste e razziste, che a Roma queste panchine già da tempo ci sono? Senza andare a cercare lontano, fatevi un giretto in Piazza Cola di Rienzo, dove queste panchine metalliche con 3 braccioli sono freddamente installate sotto gli alberi e di fronte ai busto di Totò. Già montate dalla giunta di destra e non tolte da quella di sinistra, sono orrendamente il simbolo della inospitabilità della città verso chi non è turista, ma anche per costoro stanchi di chilometri a piedi.

Qui non ci sono leghisti, e noi romani siamo tanto bravi con i turisti, dando ospitalità a chicchessia, pellegrini o viveur. Magari a pagamento, anche se regaliamo loro costose bottigliette di acqua minerale nonostante ci siano fantastiche fontanelle con ottima acqua potabile. Uhm, mi sa che qualcuno ci guadagna…

Per fortuna ci sono i parchi, dove però non ci si può stare di notte, ma solo vivacchiare quando c’è il sole. Ad esempio proprio nello stesso quartiere Prati, attorno a Castel S.Angelo ci sono bellissime panchine metalliche che almeno per me sono anatomiche. Mi ci posso sedere e poggiare la nuca per rilassarmi i muscoli del collo, come anche, ma non ditelo a nessuno, sdraiarmi per una rapida e riposante pennichella sia quando fa caldo che quando è freddo, sotto gli alberi o al sole. E come me anche parecchi altri lavoratori che sfruttano la pausa per bivaccare stravaccati, in attesa del ritorno in ufficio e lasciare il posto caldo a chi il lavoro non ce l’ha.

 

E neanche una casa. 

 

 
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La matitona rossa e blu

Post n°1419 pubblicato il 26 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Abbiamo tutti da raccontare le nostre esperienze di quando ricevevamo indietro il nostro compito in classe e fin da lontano scrutavamo i fogli mentre ancora ci venivano consegnati e capivamo con un’occhiata se il colore virasse sull’uno o sull’altro colore. Per me se la tonalità era bluastra ci si poteva anche stare, ma ahimè, rosso da lontano, si sperava invano. Specie se ad un angolo, o nelle pagine interne del foglio protocollo poi spiccava una grande numero inferiore a cinque. 4 nella fattispecie. Con qualche meno meno.

Non so se la numerazione adottata oggi sia simile a quella dei miei tempi, dato che ho sentito che c’erano suddivisioni in casta fatte con aggettivi o con lettere, come negli USA. Ma vuoi mettere quella bella suddivisione in numeri d 1 a 10? Si capiva subito senza fare troppi calcoli se saresti stato in punizione o ricevuto un apprezzamento materno.

Ma bando alle ciance, il filo che unisce questi ricordi è quello bicolore del matitone in questione. C’era quello nuovo, agitato minaccioso mentre disegnava svolazzi nell’aria, bello lungo, e lo fissavi da lontano pensando che prima o poi chi lo stava maneggiando se lo sarebbe ficcato in un occhio. E c’era quello smozzicato, cortissimo, ultratemperato, che però stranamente aveva, con una simmetria precisissima, la stessa lunghezza dalle due parti, come se la gravità degli errori veniali e quelli mortali o gravissimi, si bilanciasse nel numero e nel consumo delle mine. Era praticamente lo scettro del potere, del controllo delle masse degli studenti, più del gessetto che veniva spezzato e lanciato spessissimo addosso ai distratti chiacchieroni. O del cancellino che se ti beccava sul grembiulino nero, come quello che indossavo alle elementari, ti lasciava un cerchio bianco durante le battaglie tra i banchi che simulavano le foreste del Vietnam negli anni 60. Giochi di guerra serissimi.

E faccio un salto temporale, con la mia personale macchina del tempo mentale, arrivando ad oggi. Lavorando in un’università avevo notato che alcuni colleghi avevano nel portapenne proprio la matitona dei miei ricordi. Vado subito nella stanza della collega che distribuisce i materiali, penne nastri buste  gomme ed attache, e faccio la richiesta orale. Dopo pochi secondi mi ritrovo anch’io con questo simbolo del potere in mano. Che una cosa è ottenerlo sul lavoro ed un’altra cosa andarselo a comprare. Che bello ora sottolineare le cose che non vanno. Ho subito sottolineato un paio di colleghi, la sedia zoppicante ed il tavolo troppo piccolo, ogni squillo di telefono e l’aria ammorbata che entra dalle finestre. Un rigaccio anche al piccione che ha fatto il nido ed ai piccioncini che sono nati sotto i tubi dell’aria condizionata. Un circoletto attorno ai gabbiani e una doppia sottolineatura al traffico aldilà delle finestre.

Ma il dubbio era il solito: sottolineare in rosso o in blu? Ricordo che gli errori gravi erano rossi. Ora gli stessi sono in blu. Perché è cambiata la procedura? In quanti si attengono alla colorazione vintage? O forse avevo capito male fin dall’inizio e quelli che credevo fossero veniali erano invece errori terribili? E’ strano come uno abbia delle convinzioni e poi si accorga di aver sbagliato tutto, o quasi. E perché non si sottolinea in verde? Comunque la matitona ha un buon sapore. E’ bella cicciotta e comoda da impugnare. Puoi mettere in bocca tutte e due le mine colorate e non ti macchia le labbra. Ma per succhiare il legno dopo averlo inciso con gli incisivi, esce fuori un po’ di vecchia linfa, di quel vecchio sapore di matite masticate come radici di liquirizia. Rimango così con la simpatica matita bicolore in bocca come un corsaro col pugnale tra i denti. Quel rosso potrebbe essere la lama sporca di sangue. L’odore è proprio quello delle matite, come le Giotto o le Caran d’ache, Staedtler, Koh-i-noor o altre primarie ditte… Buon sapore, buon odore e buoni colori. Tutto buono, anche gli orrori da sottolineare, che una volta evidenziati si impregnano del profumo del rosso e del blu.

 
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Via il Segreto di Stato sulle stragi

Post n°1418 pubblicato il 23 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Quante considerazioni mi vengono in mente… Allora Renzi ieri ha firmato la direttiva che toglierebbe il segreto sugli orrendi fatti di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, stazione di Bologna, rapido 904: praticamente tra le pagine più schifose della nostra storia del dopoguerra. Speriamo sia veramente così, anche se credo che questa declassificazione dei documenti non farà altro che confermare tutti quelli che sono stati i nostri pensieri a proposito, ovvero che le varie matrici eversive in combutta con i “servizi deviati” hanno gettato il nostro paese nella tragedia.

E voglio proprio vedere quanto questa calata di veli possa aiutare gli storici a dipanare le matasse, ma scommetto fin d’ora che se sarà tutto vero, non ci verrà detto nulla di nuovo rispetto a quanto non avessimo immaginato con la semplice logica.

Immagino i retroscena e le voglie di coprire le verità a causa degli inghippi di corte, della spartizione del potere, delle collusioni tra le destre golpiste, le protezioni statali, le infiltrazioni mafiose e malavitose, gli intrecci tra politica, logge massoniche, industrie, stati esteri occidentali ed orientali, tutti pronti a catapultarci in un medioevo fatto di intrighi.

Potere? Soldi? Quante vittime sono costate queste orrende manovre? E perché finora sono state mantenute nascoste? Perché noi cittadini adesso siamo contenti, non tanto per la curiosità in sé, quanto per il fatto che ci sia stata finora la volontà di affossare tutto. Ed è questa la vera stranezza. E c’è ancora qualcuno che non è d’accordo, oltretutto.

Ma perché adesso? Forse perché alcuni dei protagonisti della scena politica occulta non ci sono più? Cossiga, ad esempio, ed ovviamente Andreotti. Come diceva lui, a pensare male quasi sempre ci si azzecca, ed io ho sempre pensato male di questi vecchi democristiani, perennemente immischiati in ogni cosa losca fosse passata nell’universo italiano. Sarà un caso?

Quante vittime ci sono state per queste manovre? Quante centinaia di cadaveri diretti ed indiretti, tra persone decedute per l’atto in sé e quelle scomparse in seguito per le conseguenze delle indagini, per far loro chiudere la bocca? E quanto, noialtri non colpiti direttamente, siamo stati indirettamente schiaffeggiati per le leggi speciali, per il cambiamento dello stile di vita, per gli anni di piombo, le congiunture, i governi che si sono avvicendati, tutto lo schifo che ci si è attaccato addosso e la cui puzza non va via…

Speriamo che la verità che potremo leggere sia proprio la Verità, e non un’ennesima presa in giro in nome di uno Stato che tramite suoi responsabili ci ha fatto male. E che sia davvero una declassificazione dei documenti più importanti. Ce lo meritiamo!

 
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Maledizione, ci sono cascato pure io!

Post n°1417 pubblicato il 22 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Non pensavo di rimanerci impantanato pure io, ma purtroppo a causa della senilità o del troppo rimbambimento regressivo, mi sono impegolato nei giochetti di facebook. E questo è molto grave.

Grave perché me ne sono stato discretamente lontano, senza rispondere a tutti gli amici che automaticamente mi mandavano messaggi per farmi entrare nel trip psichedelico di questi giochini fessi. Ed eccomi qua. Caduto con tutte le scarpe, e tutto per un periodo di tempo in cui non c’era troppo lavoro e mi annoiavo. Ed allora ho cliccato su Candy Crush Saga, che è proprio un giochino stupido. Purtroppo pur essendo così scemo e non impiegando che un milionesimo delle mie facoltà cerebrali, rimango invischiato nei colori. Che poi come al solito, sono questi che mi fregano. Sarà che passo una vita grigia, ma quando vedo piccole cose colorate, rimango intrappolato.

Ed ecco che mi ritrovo col mouse in mano a mettere in fila tre figurine colorate che dovrebbero essere caramelle, e trac scompaiono e si muove tutto e scendono verso il basso, e poi se sono quattro o cinque in fila scoppiano e si trasformano e fanno tutte cose che guardi evolversi fino a finire il quadro. Ma mica è così semplice, che mi rifiuto di pensare e ragionare su strategie e mosse e contromosse, per cui sposto il mouse a capocchia, anche seguendo le indicazioni suggeritemi dal programma.

Maledetti.

E poi finiscono le mosse e finiscono le vite e se vuoi continuare devi comprarle, così come dovresti comprare tutto se uno volesse diventare giocatore professionista. Che se mi metto a pensare che c’è davvero qualcuno che si compra le mosse, potrei arrivare alla conclusione che non ho capito niente della vita.

Che poi dovresti anche chiedere le vite agli amici, elemosinare mosse e consigli, ma dato che sono un orso, non chiedo niente. Ed allora che faccio, visto che dovrei aspettare nuove vite per il giorno dopo? Cambio gioco, che tanto sono tutti uguali. Devi mettere sempre in fila almeno tre cose colorate, che siano caramelle peperoncini, animaletti, carote, pulcini, bacarozzi, cacatine e sputi. Basta che siano colorati. In effetti non so se esiste già il gioco di mettere in fila tre sputi di vario colore. Con l’influenza che gira magari potremmo anche farla naturalmente, per risparmiare la corrente e la banda passante.

 

E dire che una volta giocavo solo agli arcade difficilissimi tipo monkey island o le saghe di Indiana Jones…   

 
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Cineserie e massaggio del cervello

Post n°1416 pubblicato il 18 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Ci sono dei posti che mi rilassano ed al tempo stesso mi fanno venire in mente nuove idee, che mi massaggiano i neuroni ma al tempo stesso li spronano in un meccanismo creativo che mi porta ad inventare soluzioni per risolvere tutti i problemi dell’universo. Il primo posto è la spiaggia, forse per merito dello iodio, mentre il secondo, molto più fattibile in qualsiasi momento di tempo libero, è il negozio delle cazzatine cinesi.

Avrete sicuramente presenti quegli empori in cui si vendono dai cacciaviti ai grattapiedi, dai reggiseni a forma di tigre alle scatole già rotte, dai magneti che non attaccano alla colla già seccata, dalle lampadine fulminate alle batterie ipercariche. Ecco, proprio quei bazar del gadget elettronico inutile e delle altre minuterie indispensabili. Quelli aperti tutto il giorno, notte compresa, ed anche la domenica, tranne l’unica volta che ti serve veramente, allora li trovi chiusi per chissà quale festività cinese.

Mi ci dedico almeno un’ora alla settimana, e quando sono depresso anche due, visitandone diversi. Si vedono da lontano dato che sul marciapiedi accatastano cose ingombranti, dai vasi di plastica alle bandierine, dai tovagliati alle ceste. Cose famigliari per me che durante l’adolescenza aiutavo mio padre nel suo negozio di casalinghi, e spesso mi nascondevo nel suo enorme magazzino a fantasticare su come utilizzare tutte quelle cose di plastica in modi diversi, costruendo nuovi attrezzi, meccanizzando pupazzetti, trasformando accessori per la casa per nuovi utilizzi ed anche farmi una pennichella su una catasta di fogli di gommapiuma, in un silenzio di tomba ovattato dalle antiche mura, insieme alla gatta nera.

E come allora mi accorgo che la enorme varietà di quelle chincaglierie da cartoleria, da ufficio, da ferramenta, mischiate con tutte quelle apparecchiaturine elettroniche dai prezzi bassissimi ti fanno sentire come un selvaggio del nuovo mondo all’arrivo dei conquistatori spagnoli. Al riflesso di tutti quegli specchietti tecnologici si rimane incantati, specie per cercare di comprendere come fanno a costare così poco, e dove si trova l’inghippo.

Ad esempio, io mi lamento spesso del fatto che diventa sempre più difficile fare quei lavoretti elettronici come una volta, quando andavi con la lista della spesa per costruire progettini trovati sulle riviste, nel negozio sotto casa. Compravi resistenze, condensatori, transistors, diodi, circuiti integrati che ti mettevi a saldare ed alla fine gioivi del loro funzionamento o ti incazzavi perché al contrario sembravano morti, per capire poi che avevi saldato qualcosa al contrario. Ora diventa più difficile anche perché i prezzi sono strani, oltre al fatto che diventa sempre più raro trovare un negozio che abbia tutto quel che ti serve, senza fare una fila di ore per attendere il tuo turno.

E poi, per esempio, vai a comprare un led bianco molto luminoso e ti costa X. Se compri dai cinesi una lampada con 10 di essi, ti costa 2X invece di 10X. Ed alla fine è così per tutte le cosine che possono servire dentro casa. Lo capisci che la qualità è diversa, ma alla fine consideri che più nulla è fatto per durare nel tempo, e tanto vale risparmiare e trovare li lavoro già fatto da qualcuno con gli occhi a mandorla a migliaia di chilometri di distanza, anche se pagato una ciotola di riso al giorno.

L'unico problema sono loro, i cinesi. Sono fracassoni. Appena entri c'è musica a palla da una radio sintonizzata male, gracchiante. Poi la famiglia che gestisce il negozio è invariabilmente composta da madre buzzicona che ride e parla veloce dandoti del tu senza sbagliare mai un calcolo e conosce tutti i prezzi a menadito meglio di un programma di magazzino senza farti 5 centesimi di sconto. Il padre un po' rincoglionito che parla ad altissima voce in un cinese mandarino burino e non sa una parola di italiano. Spessissimo sta mangiando del riso profumato. La figlia maggiore troppo spesso belloccia, è l'unica che parla romanesco e sa tutto di dove si trova anche la merce più nascosta. Il figlio maggiore è inebetito su una sedia e videogioca col telefonino o con un tablet da poche lire. Il figlio piccolo quasi obeso, grida, corre ti sbatte contro ed urla mentre mangia, sudaticcio, una merendina grassa. 

 

Ma il godimento è tanto a guardare tutte quelle cose in vendita, e ti meravigli di come funzioni il loro cervello, di tutte le cose che fanno, di come sia facile vedere le tue idee strane messe in pratica già. E poi magari spendi qualche spicciolo in più e ti togli il vezzo di giocarci neanche fossi una scimmia curiosa davanti ad un cesto di frutta.    

 
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Ebola: torna la paura

Post n°1415 pubblicato il 17 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Seppure cerchino di tranquillizzarci, l’epidemia di Ebola si sta avvicinando all’Europa, e questo fa sì che i media comincino a suonare le loro trombe. Finché il morbo rimane ben delimitato nei paesi del Centroafrica, noi europei  possiamo dormire sogni tranquilli, dall’alto del nostro menefreghismo. Dopotutto lasciamo che muoiano ancora per la malaria, una delle malattie più brutte e facili da debellare. Una pasticca costa talmente poco che con il prezzo di un antidolorifico si salverebbero una decina di africani. Ma questo è un altro discorso. Ora la paura si fa sentire per questo morbo nonostante, come ci vorrebbero far sentire tranquilli, non ci siano voli diretti tra i paesi in questo momento nel mirino dei virus (Guinea, Sierra Leone, Liberia e Mali) ed i nostri scali. Come se questa fosse una garanzia.

Infatti ci sono voli diretti con Parigi e Londra, per cui l’allarme dovrebbe partire innanzitutto da quei paesi. Ma perché ancora non se ne parla troppo e non ci si terrorizza per benino? Semplice, perché non ci sono vaccini o cure che le case farmaceutiche possano venderci. Ricordate quanti miliardi sono stati letteralmente bruciati con la prevenzione della Sars e le altre aviarie provenienti dall’est, ma queste sembrano essere state mosse economiche relative all’industrie pollivendole. Che poi di semplice influenza si trattava, anche se, ad essere sinceri, una delle peggiori epidemie della storia era stata proprio un’influenza, la “spagnola” del primo dopoguerra con decine di milioni di morti.

E questo è il problema, almeno per quel che capisco. Si tratta di un problema di anticorpi. Le influenze possiamo combatterle con quelli che abbiamo al nostro interno, e possiamo soffrirne dopo il contagio, ma siamo pronti al combattimento. Per l’Ebola è diverso. Intanto non si propaga per vie aeree, per fortuna, ma solo (così dicono) per contatto diretto con i malati ed i loro fluidi corporei, con animali infetti  ed anche consumando le loro carni. Poi al solito, sarebbe meglio togliere la buccia alla frutta, lavare bene la verdura e lavarsi le mani. Per fortuna basterebbe un’incubazione, un ghetto, un lazzaretto, per isolare i malati nel momento più virale, proprio per evitare il contagio (e lasciarli morire senza cure).

La mortalità è altissima proprio per il fatto che non abbiamo anticorpi. Vengono uccisi tra il 50 ed il 95% degli infettati , dopo alcune fasi, come ci dicono gli esperti  “nella prima fase con febbre, dolori muscolari e malessere generalizzato, per poi progredire con manifestazioni emorragiche, alle gengive e alle congiuntive, con petecchie e travasi su tutto il corpo, per poi causare un'emorragia gastrointestinale e danni a tutti gli organi interni”. La forza di Ebola è quella di sovvertire il sistema immunitario, che non riesce quindi a reagire. “Le vittime del virus non riescono o non hanno il tempo di produrre anticorpi”.

Ma quanti rischi ci sono che il virus arrivi fino a noi? Con gli aerei, con gli sbarchi di clandestini? Un’altra paura razzista per innalzare mura altissime tra i continenti e guardare con paura la pelle nera.

E speriamo che non prenda il sopravvento la parte paranoica, che ci vorrebbe poco a pensarci bene. A partire dal fatto che dicano, anche attraverso pellicole cinematografiche, che il virus abbia avuto origine nel laboratori di ricerca militari, pronti a sfornare nuove armi virologiche e batteriologiche. E poi ci sono le madonnine che piangono sangue, tipico dei malati di Ebola… Presagi? Profezie? Semplici paranoie? Staremo a vedere, sperando che invece che pensare a cose di secondaria importanza, tirino fuori il vaccino da distribuire gratuitamente nel continente nero. 

 
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Dei delitti e dei volontariati

Post n°1414 pubblicato il 16 Aprile 2014 da kremuzio
 
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Da quel che si capisce, sembra che fare volontariato sia una punizione gravissima. Almeno qui in Italia, dato che negli Usa se uno truffa un sacco di milioni lo buttano dietro le sbarre con un pigiamino arancione in mezzo a giganti neri affamati di nuovi corpi da violare.

Dalle nostre parti non è la stessa cosa, il ladro passa per furbo, specie se ha rubato abbastanza per comprarsi amicizie, potere e santi in Paradiso, ed alla fine se gli si strappa una condanna, questa deve essere la più blanda possibile, al punto tale che può diventare offensiva verso tutti quelli che quella punizione la svolgono come un'attività piacevole, volontariamente.

Una volta che raccontai ad una persona che facevo volontariato, questa mi rispose con sufficienza e curiosità “ma che cosa hai fatto di male?”. Probabilmente questo sembra essere il pensiero di molte persone, considerando che se svolgere lavori utili o servizi sociali diventa una pena, per la magistratura, tanto belli poi non sono. Non so, magari sarebbe un po’ pesante lavare anziani non autosufficienti, imboccare qualcuno che non riesce a masticare, e per decenza non me ne vengono altri in mente. Di certo le strutture impegnate nel sociale hanno bisogno dei soliti fondi e di strutture e di persone di buona volontà. Non certo di essere puntati dai riflettori per quattro ore a settimana, di essere circondati da giornalisti e forze dell’ordine, da troupe televisive che spareranno primi piani sugli ospiti della struttura sottoposti alle solite domande stupide.

Si trasformerà tutto in una burla, in uno show ad uso e consumo degli spettatori curiosi di sapere se il delitto paga o no, se il cattivo di turno soffrirà molto nello stare a contatto con gli anziani e se ci saranno infermiere carine da insidiare. Che questa è la vita come noi conosciamo.

Dei problemi veri della gente che in quelle strutture vive e lavora normalmente, cosa verremo a sapere?

Quante parole e trasmissioni speciali sulle carceri d’oro, sui delitti e sulle pene, sulla giustizia, verranno sprecate? Speriamo solo che si apra un capitolo sul mondo del volontariato, fatto di strutture fatiscenti e sofferenza, di ore impiegate con allegria per dare conforto a chi se la passa male, un mondo ricco di persone che lavorano e persone che spendono il loro tempo libero contenti per quel che fanno. Siano quattro ore a settimana o solo una o tutti i giorni, non la vivono certo come una prigione, anzi come un senso di libertà che se si potesse provare anche nelle attività lavorative, sarebbe il vero sprone per la ripresa del nostro paese.

Ed ora ditemi di quale delitto mi devo macchiare per essere punito anch’io in questo modo? Ditemi come si fa a truffare e rubare decine e centinaia di milioni di euro, come si fa a corrompere? Devo iscrivermi anch’io alla P2? Tralasciando quisquilie come concussione e prostituzione minorile, insegnatemi come si fa a commettere veri reati, di quelli che ti fanno ingrassare i conti nelle banche dei paradisi fiscali.

E poi datemi pure l’ergastolo da passare come volontario tra i volontari…

 
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La guerra degli orologi: l'ho persa

Post n°1413 pubblicato il 15 Aprile 2014 da kremuzio
 
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C’è un complotto contro di me e so chi l’ha organizzato. Basta girarmi intorno e me ne accorgo: sono gli orologi di casa che mi vogliono vedere morto. Sono tanti e tutti d’accordo, a partire dalla sveglia mattutina che, puntuale comincia a fare bip bip all’ora in punto in cui mi devo svegliare. Si badi bene, non all’ora in cui vorrei svegliarmi. Non ce ne sarebbe bisogno a rigor di logica. Il mio organismo sa quanto dormire ed a che ora farmi aprire gli occhi senza disturbi post traumatici da risveglio.

Vado prima di tutto al bagno e l’orologio sopra il mobiletto comincia la sua folle corsa giornaliera, e sono già passati 2-3 minuti. Che dico passati… volati! In corridoio non ci sono quadranti. Prima o poi ci metterà una pendola silenziosa, ma in cucina ce ne sono 3. Una vecchia lavagnetta in plastica rossa ne possiede uno che probabilmente è il più preciso di casa. L’avrà pagato duemila lire 30 anni fa, pieno di polvere e grasso ma funzionante. Vedo le lancette muoversi quando non so cosa fare. Un altro orologio molto grande di origine ikeosa pagato 3 euro usato in un mercatino è bello da vedersi, specie la lancetta dei minuti che sembra correre, ma mai come quella dei secondi, più di tutto in discesa. Ci mette 29 secondi ad arrivare in basso, e per risalire ne impiega 31. La media e la precisione è salva, o quasi, che ogni paio di settimane mi frega un minuto.

Per fortuna a fianco c’è il decoder del digitale terrestre, che quando è in standby mostra l’orario sul display verde luminoso. Utile la notte se mi aggiro in cucina per vedere se c’è la Luna. C’è un problema però, che mi devo ricordare di lasciarlo sintonizzato sulla Rai o Mediaset, che si prende l’orario dal locale servizio televideo, e troppo spesso se sto su canali privati, l’orario è a cacchio, anche di ore. Diventa quindi un problema se ti alzi la notte e ti sembra di aver dormito troppo ed è ora di svegliarti mentre invece hai ancora tutta la notte davanti.

Dove dormo la sveglia è radiocontrollata e dovrebbe essere una garanzia di precisione. Forse. Che ne so se sono n balìa di un complotto mondiale che ci sta rubando uno o più minuti al giorno? Mettete li caso che si sono messi d’accordo i governi mondiali, per motivi che mi sono ignoti ma che avranno qualche collegamento con le scie chimiche, per rubarci il tempo? Il giorno che mi accorgerò che a mezzanotte ci sarà il sole, ve lo farò sapere. Quando voglio essere paranoico, ci riesco benissimo.

Per fortuna a controllare la sveglia ci sono altri due orologi da tavolo abbastanza precisi, di cui uno molto carino che è lo stesso modello che usano gli astronauti sulla stazione spaziale internazionale, e si può agganciare o attaccare un po’ dappertutto, anche per li suo magnete. Dovrei mettermi un frigo in stanza.

Nello studio gli orologi mancano, però se accendo il pc vedo l’ora perennemente sotto gli occhi, ed anche la data, molto utile per capire quanto sia vicino il sabato.  Proprio come adesso in ufficio, le cifre si agitano, muovono, cambiano, incrementano e scorrono. E meno male che non porto, in questo periodo, l'orologio da polso. Al limite chedo l'ora, se non mi va di guardare il cellulare.  E poi dicono che uno si sente vecchio.

 
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Mi preme avvertire che tutto quello che leggerete è frutto della mia mente, anche quelle cose che sembrano scopiazzate. Potrebbe essere che siano stati altri a scopiazzare me. Avverto che l'aggiornamento viene effettuato quando mi pare e piace, anche se, sembra, lo faccia tutti i giorni tranne il sabato, la domenica ed i giorni di festa, quando non mi piace accendere il computer, anche se continuo ad interessarmi ai fatti del mondo e strombazzare il mio malcontento. Con questo intendo dire che non sono un giornalista e che questa non è una testata giornalistica e bla bla bla. Le foto che appaiono negli articoletti di solito le prendo facendo una ricerca su google immagini, ritenendo che siano libere di essere prese e schiaffate sul blog. Se ritenete che io non debba pubblicare una di queste immagini, mandatemi un messaggio ed io la toglierò nel più breve tempo possibile. Non chiedetemi soldi che tanto non ce li ho. Aggiungo pure che non lo faccio per il bisogno che grazie a Dio di bisogno ne ho abbastanza (Petrolini)...

 

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