Creato da betulla64 il 22/12/2005
Il coraggio non mi manca. E' la paura che mi frega. (Antonio Albanese)

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immagineVergine (23 agosto - 22 settembre)


"La mia ferita emotiva più profonda è stata anche una fonte inesauribile di gioie". Non ti rivelerò perché questa frase è molto importante per me: è una questione troppo personale. Ma tu, Vergine, potresti fare un'affermazione simile? Potresti interpretare la tua vita in modo da vedere un'esperienza dolorosa come una fonte di intuizione, ispirazione e vitalità? Il 2009 sarà l'anno ideale per compiere questo cambio di percezione. E il periodo intorno al solstizio d'inverno è il momento perfetto per cominciare. (Rob Brezsny)

 
 

Blo(g)cco Note

Sulla via che mi porta al lavoro c'è una casa abbandonata che, mi hanno detto da qualche giorno, è abitata dai fantasmi.
Non lo sapevo. Ma appena me l'hanno detto ho pensato: la compro io.
 

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"El canto tiene poder,
tiene la fe que alucina,

la voluntad colectiva,
puede ser ola en el mar"

(Josè Seves)


 
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Messaggi di Ottobre 2006

Post N° 399

Post n°399 pubblicato il 31 Ottobre 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

In questo bel paese succede a volte di chiamare l'ospedale, parlare con una sconosciuta e gentilissima infermiera e sentirsi rispondere "la chiameremo noi".
Succede anche che dopo mesi di "la chiameremo noi", la famiglia cominci a guardarti strano e ti faccia l'elenco di tutti gli infermieri che rientrano nella categoria "parenti" e che potrebbero darti una spintarella.
Poi succede che il tuo medico, quello in cui riponi la massima fiducia e ti conosce da sempre, se ne esca con la stessa idea, nel senso "ma non conoscete nessuno in ospedale che possa metterci una buona parola?"
Di scemenze ne ho fatte tante nella vita e non sono stata sempre onesta, ci sono però alcune cose che chiamo "i fondamentali" e sono le seguenti: niente banane Ciquita e niente Coca-Cola, il canone Rai si paga, non si raccontano balle all'assicurazione per guadagnarci un paio di occhiali nuovi, non si parcheggia in divieto di sosta, si pagano le tasse, si rispettano gli anziani e non si scavalcano le liste di attesa all'ospedale.
A destra e sinistra di quanto scrivo ci sono dei banner. Stanno lì e hanno un senso. Il mio senso. Lì è rappresentato il mio sentire, così come è il mio sentire una frase famosa e un poco dimenticata, che recita, dal Vangelo di Luca: "Come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro". Sono certa che se ognuno di noi rispettasse il proprio turno, non ci sarebbero interminabili, estenuanti, a volte disperate liste d'attesa. Per quanto mi riguarda, mi affido all'articolo 32 della costituzione confidando che ci sia ancora qualcuno che la pensa come me e che metta la mia cartella clinica nelle mani di un medico semplicemente perchè è giusto e non perchè il cugino del fratello del cognato di checazzoneso ha strizzato l'occhio alla caposala.


Ho giocato la mia vita con i dadi all’osteria,
ho pensato tante volte di barare o andare via,
ho provato a dare un senso al crocifisso con il Santo,
ho rubato e bestemmiato qualche volta
ho pure pianto e già…

Ho dormito per la strada e ho conosciuto il fondo,
ho capito molte lingue perché ho girato il mondo,
ho preferito star da solo o dalla parte dei perdenti,
che accettare a tutti i costi
di seguire le correnti e già…

Ho deciso di cambiare e ho provato l’emozione,
di restare ad aspettare qualche nuova soluzione,
e ho tenuto in braccio un bimbo
camminando sotto il sole,
ho cercato nei suoi occhi
e ho imparato le parole.

Ho pensato a mio padre che andava a lavorare,
a mia madre che sorrideva nel vederlo ritornare,
ho annaffiato i fiori rossi che tenevo al davanzale,
ho giocato nel cortile e poi di corsa sulle scale e già…

Ed ho creduto di star bene mentre invece stavo male,
ho capito molto presto tutto quello che non vale,
ho comprato la pazienza assieme a strani talismani,
ho rivisto i suoi occhi, viso e calli sulle mani e già…

E ho visto gridare nelle piazze chi aveva fame e sete,
per risposta li hanno presi come pesci nella rete,
e ho cercato un po' d'amore ma l'ho chiesto troppo forte,
e tutti dietro alle finestre chiudevano le porte.

L’ho cercata l’ho pagata se la chiamano coerenza,
questa cosa ha un prezzo fisso non potevo farne senza,
e preferisco esser vinto conto il muro a torso nudo,
che cantare la vittoria
ben protetto da uno scudo e già…

(Nomadi - La coerenza)

 
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Post N° 397

Post n°397 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da betulla64
 
Tag: dap
Foto di betulla64


Non sono mai stata una persona depressa. Non nel senso stretto del termine almeno. Ho il ricordo di una bambina timida ma molto serena e, più tardi, di una ragazza piena di complessi ma gioiosa, aperta, amichevole. Simpatica da morire, dicevano gli amici; a me verrebbe da dire che ero spensierata, benchè sappia bene che in verità i pensieri c'erano eccome, ma ingarbugliati, nascosti in fondo alla mente e indipanabili. A 23 anni, alla vigilia del mio matrimonio, ero una fanciulla piena di entusiasmo, con un lavoro, interessi politici e culturali, una grande voglia di vedere il mondo e la speranza di una vita appagante. A 23 anni e tre mesi spaccati andai in tilt. Il garbuglio, la matassa di pensieri aveva trovato il modo di aprire uno spiraglio per esplodere fuori tutti in un botto. Io continuavo a non saperli dipanare, ma ora erano ben visibili e mi paralizzavano, impedendomi di vivere. Improvvisamente il mondo in cui da giovane donna mi apprestavo a vivere, mi si presentò spaccato in due: quello dentro e quello fuori e io mi rinchiusi nel primo a vedere cosa succedeva nel secondo, spettatrice del tempo che passa. Dopo i primi due anni di trauma, dove nè io nè mio marito capivamo cosa diavolo mi stesse succedendo, iniziai la terapia psicoanalitica che sarebbe durata 14 anni e con essa cominciò un viaggio incredibile, indimenticabile, impagabile dentro la mia anima. Ricordo una sera, distesa su quel lettino, mentre arrabbiata nera inveivo contro tutte le persone che spargevano in giro la voce che io fossi depressa. Mi faceva arrabbiare questa cosa, perchè seppur paralizzata e incapace di fare le cose più normali come fare la spesa, andare al cinema, cenare in un ristorante, ebbene, seppur queste cose non le sapessi più fare io sapevo ancora amare, ridere, giocare. Insomma: la depressione è altro. Sono passati 19 anni dal primo tilt. La psicoanalisi l'ho interrotta, sia per motivi economici sia perchè ad un certo punto bisogna sapersi arrendere e io mi sono arresa ai farmaci, che sono così comodi e pur non dipanando i pensieri, aiutano a tener chiusi gli spiragli e a far sì che il pensiero non diventi troppo molesto. So che un giorno mi si presenterà il conto per questa scelta, ma questo è uno dei pensieri da tenere a bada, quindi passo oltre. In tutti questi anni ci sono stati momenti molto duri. Giorni in cui tirare a sera è stato uno sforzo inumano, ma nemmeno lì ho creduto di potermi definire depressa. Sarà che di persone ammalate che si trascinano nella depressione ne ho conosciute e ho conosciuto i loro occhi spenti, i loro volti come maschere a nascondere qualcosa che sa già di morte. Fa paura la depressione, quando anche solo la sfiori, terrorizza ed è forse la consapevolezza di quanto sia brutta e pericolosa che mi ha dato la capacità di non lasciarmi afferrare. Negli anni sono stata pallosa, piagnucolante, pesante, assente, triste, disperata, malinconica, ma non depressa e finchè sarò in grado di farmi una risata, di uscirmene con una battuta, di incantarmi e perdermi con le cuffie nelle orecchie ascoltando flauti e queñas, fino ad allora continuerò a pensare che la depressione non mi appartenga. Se in tutto ciò, il panico decidesse di sloggiare dal mio corpo per lasciarmi finalmente libera, oltre che non depressa riuscirei forse a dirmi anche felice.

 
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Post N° 396

Post n°396 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da betulla64



eppure lo sapevamo anche noi
l'odore delle stive
l'amaro del partire
lo sapevamo anche noi
e una lingua da disimparare
e un'altra da imparare in fretta
prima della bicicletta
lo sapevamo anche noi
e la nebbia di fiato alle vetrine
il tiepido del pane
e l'onta di un rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto

e sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare
lo sapevamo anche noi
il colore dell'offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa
e la nebbia di fiato alle vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto

(Gianmaria Testa - Ritals)


 
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Post N° 395

Post n°395 pubblicato il 26 Ottobre 2006 da betulla64
 


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Caro Dio delle piccole cose,
potresti per favore dire al Dio delle grandi cose che alla sottoscritta stanno crescendo due grandissime palle e che ciò non è cosa buona e giusta, avendomi creata lui femmina?
Potresti anche dirgli che così come riesce a far piangere Madonne da nord a sud dello stivale e financo oltre confine, a far sanguinar le mani ai frati, trasformare in veggenti i papi e perfino a far sì che il Suo popolo arrivi a credere che Casini e Buttiglione sian persone degne e pie, ebbene, diglielo che non gli dovrebbe costare molto far squillare un telefono.
E tanto per essere chiari, evitiamo lo scherzetto di poco fa che dopo la preghiera il telefono si è messo a suonare ed era Bottega Verde...
Grazie.

 
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Post N° 394

Post n°394 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da betulla64
 
Tag: Basedow, dap
Foto di betulla64


Aspetto che squilli. Lo guardo, lo stacco dalla base, controllo che ci sia la linea, che le batterie funzionino. Vado sul balcone a stendere la biancheria, col pensiero che scivola nel borsone in cui sistemare pigiama e vestaglia; stiro organizzando le cose in modo che mio marito non abbia problemi quando non ci sarò, cambio le lenzuola al letto e metto da parte quelle un po' più belle da usare magari nel caso venga il dottore a casa, dopo. Poi lo riguardo. E non squilla. Allora leggo un poco i giornali on line. Pare che tra 40 anni il mondo finirà. Sono ottimisti. Mia sorella dice che finirà nel 2012 e io la notte ho gli incubi e sogno guerre e devastazioni nella mia casa. Meglio smettere di leggere. Meglio la musica, ma anche quella oggi è fastidiosa. Poco più di un rumore che non serve a distrarmi. Vuoi squillare, cazzo?!! Sono passati 22 giorni e 4 ore da quando mi hanno detto che prima o poi avrebbero chiamato e so che da quando chiameranno ne dovranno passare altri 15. Comincio ad avere dei seri dubbi sulla mia capacità di sopravvivere all'ansia. Alla paura sto soccombendo giorno dopo giorno. Al panico non faccio più caso: mi fa dire, fare, pensare cose totalmente senza senso. Mi fa parlare da sola, dimenticare gli impegni, bruciare i cibi. Mi fa bestemmiare, e mai, mai, mai l'avevo fatto in vita mia.
Mi viene in mente mio padre, la sera prima che gli aprissero il petto. Il suo sguardo braccato, le sue gambe tese alla fuga, le vuote mani di cera di chi non ha nemmeno più la paura da mostrare e so che più passano i giorni e più gli somiglio, più scopro cosa sentiva mentre mi guardava disperato. Lui rischiava di morire, io molto meno, ma dal mio punto di vista non vedo una grande differenza. Mi addormenteranno, mi apriranno, mi faranno Dio sa cosa e io non avrò controllo. E sarò sola. Sola e senza controllo: la sintesi di 20 anni di attacchi di panico. Il viaggio iniziato nella mia mente, che forse va a concludersi in quel magone che mi stinge la gola da sempre e che qualcuno ora prova a togliere via, forse chiudendo il cerchio, forse giustificando in questo il terrore che sento dentro, che non è timore di morire, ma sgomento, nell'accorgermi di rischiare di trovarmi senza più scuse per non vivere.

 
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Post N° 393

Post n°393 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da betulla64
 



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Tema:
Linkare equivale a citare?

Svolgimento:
Non so ma in ogni caso me ne fotto!




 
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Post N° 392

Post n°392 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da betulla64
 
Tag: Cucina

Nel post precedente, lume ha lasciato un commento che contiene una poesia di Trilussa semplicemente deliziosa, tanto da sembrarmi uno spreco lasciarla lì nascosta. Mi piace l'idea di abbinarla al mio pranzo domenicale che è stato speciale e mi ha ricordato quanto spesso diamo per scontato il pane quotidiano, che così scontato non è.

L'INCONTENTABILITA'

Iddio pijò la fanga dar pantano
fece un pupazzo e je soffiò sur viso
er pupazzo se mosse all'improvviso
e venne fora subbito er cristiano
ch'aperse l'occhi e se trovò ner monno
com'uno che se sveglia da 'n gran sonno
"quello che vedi è tuo- je disse Iddio -
e lo potrai sfruttà come te pare:
te dò tutta la terra e tutto er mare
meno ch'er cielo perchè quello è mio"
"Peccato - disse Adamo - è tanto bello
perchè nun m'arigali pure quello?"

Dio disse di no - aggiungo io - così che l'uomo per consolarsi si ingegnò e dalla terra e dal mare venne fuori questo:

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Grazie lume e grazie Dio....


 
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Post N° 391

Post n°391 pubblicato il 21 Ottobre 2006 da betulla64
Foto di betulla64


E così non si possono più citare gli articoli dei giornali.
Pensare che in questi giorni, tra capi di Stato che si lasciano andare a commenti aberranti sullo stupro, altri che ammettono che sì, forse l'Iraq comincia a somigliare un poco al Vietnam e quelli che minacciano esplosioni atomiche, ce ne sarebbe stato da citare e commentare. Siccome però non si può, mi dò alla poesia, sperando di non infrangere legge alcuna e con la certezza di fare cosa gradita a lume, a cui avevo promesso un'insalata che però si ostina a rimanere nana.

Trilussa
LA NINNA NANNA DE LA GUERRA
(1914)

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

 
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Post N° 390

Post n°390 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da betulla64
 

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Sette mesi fa, il 22 marzo, mi recavo dal chirurgo che avrà l'onore di tagliarmi la gola, per effettuare la visita di rito. Dopo aver esaminato la mia storia clinica e avermi spiegato i pro e i contro dell'intervento, mi disse che 15 giorni prima del suddetto avrei dovuto assumere un preparato denominato "Lugol", reperibile in qualsiasi farmacia avendo l'accortezza di ordinarlo. Ottimo, pensai, passo in farmacia ed è fatta (ancora mi illudevo che in massimo due mesi me la sarei cavata). Il giorno successivo andai in farmacia con mio marito e chiesi il prodotto. Il farmacista ci guardò con aria sperduta e ci comunicò di non avere la più palida idea di cosa fosse il Lugol e quando gli dissi "guarda che lo dovresti preparare tu" cadde dalle nuvole. Promise di informarsi e io lo rassicurai sul fatto che cmq non ne avevo urgenza. Facesse pure.
I mesi son passati e due settimane fa sono andata a fare gli esami pre operatori che stanno a significare (spero) l'imminente ricovero. La caposala di chirurgia mi dice che quando mi telefoneranno per comunicarmi la data dell'intervento, dovrò cominciare la terapia con il Lugol e proseguirla per 12/15 giorni, così, memore della faccia del mio farmacista alla mia prima richiesta, decido di provare a reperire il prodotto in una delle più fornite farmacie di Cuneo. Entro e chiedo ad una gentile fanciulla munita di logo farmaceutico sul bavero. L'impassibile ed eterea dottoressa, dopo aver consultato il suo splendido computer con i tasti che non fanno rumore per non disturbare, mi annuncia tutta tronfia che "l'articolo è fuori produzione". Le faccio garbatamente notare che l'articolo dovrebbe prepararmelo lei e ne ricevo la seguente risposta: "mi faccia sapere il principio attivo, così so da dove cominciare"..... Il panico comincia a serpeggiare. Pare che nessuno a parte il chirurgo e la caposala sappiano di cosa si sta parlando.
Il Dio delle piccole cose ama molto giocare con me a "vediamo se si incazza", poi ogni volta, quando vede che sto per esplodere mi dà una scompigliata ai capelli e con un sorriso rimette a posto le cose, così mi ha mandato il mio amico grande, essere mezzo uomo e mezzo server, che sa bene che se una cosa esiste, su google si trova e infatti l'ha trovata. Trattasi del documento in formato pdf che vedete nell'immagine e che, opportunamente stampato mi ha accompagnata dal mio medico che lo ha guardato, letto e poi copiato paro paro sul suo ricettario, quindi, armata di ricetta e di pdf sono finalmente approdata in farmacia, dove il biondo apprendista stregone ha preso nota e mi ha dato appuntamento al giorno successivo per ritirare il preparato e qui mi son cascate le braccia. Sul bancone della farmacia stava appoggiato un flacone da mezzo litro pieno di un liquido scuro e puzzolente, con una bella etichetta con su scritto VELENO con tanto di teschio annesso. La giovane dottoressa mi ha comunicato che la ricetta se la deve tenere lei, perchè quando si tratta di un veleno pericoloso, alla farmacia serve la documentazione che ne giustifichi la preparazione e la vendita. Ossignur!! Veleno pericoloso?? E ne devo bere mezzo litro? Morale della favola, tornata a casa mi informo meglio e scopro che dovrò assumerne poche gocce al giorno. E il resto? A pensarci bene potrei spacciarlo all'angolo delle strade, visto il casino che bisogna fare per entrarne in possesso.
Ai farmacisti mi viene da dire che la favoletta che ci hanno propinato in seguito alla liberalizzazione dei farmaci da banco... sì, quella di Bersani... sì, quella dove si parla delle professionalità e del paziente che non può essere lasciato solo nella scelta.....sì, quella! Ecco, io sono entrata in possesso di un veleno, procurandomi le istruzioni per la composizione su internet, richiedendola al mio medico attraverso un pdf che potrebbe pure essere la ricetta della crostata di nonna papera e ricevendo una quantità di prodotto sufficiente ad avvelenare mezza provincia. Qualche Coop ha per caso bisogno di una professionalità per poter vendere supposte di glicerina? Io sono disoccupata al momento.

 
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Post N° 389

Post n°389 pubblicato il 19 Ottobre 2006 da betulla64
 



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Post N° 388

Post n°388 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da betulla64
 
Foto di betulla64

A proposito di ONU...

Entre Venezuela y Nadalandia
Eduardo Galeano

Extraño dictador este Hugo Chávez. Masoquista y suicida: creó una Constitución que permite que el pueblo lo eche, y se arriesgó a que eso ocurriera en un referéndum revocatorio que Venezuela ha realizado por primera vez en la historia universal.
No hubo castigo. Y esta resultó ser la octava elección que Chávez ha ganado en cinco años, con una transparencia que ya hubiera querido Bush para un día de fiesta.
Obediente a su propia Constitución, Chávez aceptó el referéndum, promovido por la oposición, y puso su cargo a disposición de la gente: “Decidan ustedes”.
Hasta ahora, los presidentes interrumpían su gestión solamente por defunción, cuartelazo, pueblada o decisión parlamentaria. El referéndum ha inaugurado una forma inédita de democracia directa. Un acontecimiento extraordinario:
Cuántos presidentes, de cualquier país del mundo, se animarían a hacerlo? Y cuántos seguirían siendo presidentes después de hacerlo?
Este tirano inventado por los grandes medios de comunicación, este temible demonio, acaba de dar una tremenda inyección de vitaminas a la democracia, que en América Latina, y no sólo en América Latina, anda enclenque y precisada de energía.
Un mes antes, Carlos Andrés Pérez, angelito de Dios, demócrata adorado por los grandes medios de comunicación, anunció un golpe de Estado a los cuatro vientos. Lisa y llanamente afirmó que “la vía violenta” era la única posible en Venezuela, y despreció el referéndum “porque no forma parte de la idiosincrasia latinoamericana”. La idiosincrasia latinoamericana, o sea, nuestra preciosa herencia: el pueblo sordomudo.
Hasta hace pocos años, los venezolanos se iban a la playa cuando había elecciones. El voto no era, ni es, obligatorio. Pero el país ha pasado de la apatía total al total entusiasmo. El torrente de electores, colas enormes esperando al sol, a pie firme, durante horas y horas, desbordó todas las estructuras previstas para la votación. El aluvión democrático hizo también dificultosa la aplicación de la prevista tecnología último modelo para evitar los fraudes, en este país donde los muertos tienen la mala costumbre de votar y donde algunos vivos votan varias veces en cada elección, quizá por culpa del mal de Parkinson.
“¡Aquí no hay libertad de expresión!”, claman con absoluta libertad de expresión las pantallas de televisión, las ondas de las radios y las páginas de los diarios.
Chávez no ha cerrado ni una sola de las bocas que cotidianamente escupen insultos y mentiras. Impunemente ocurre la guerra química destinada a envenenar a la opinión pública. El único canal de televisión clausurado en Venezuela, el canal 8, no fue víctima de Chávez sino de quienes usurparon su presidencia, por un par de días, en el fugaz golpe de Estado de abril del año 2002.
Y cuando Chávez volvió de la prisión, y recuperó la presidencia en andas de una inmensa multitud, los grandes medios venezolanos no se enteraron de la novedad. La televisión privada estuvo todo el día pasando películas de Tom y Jerry.
Esa televisión ejemplar mereció el premio que el rey de España otorga al mejor periodismo. El rey recompensó una filmación de esos días turbulentos de abril. La filmación era una estafa. Mostraba a los salvajes chavistas disparando contra una inocente manifestación de opositores desarmados. La manifestación no existía, según se ha demostrado con pruebas irrefutables, pero se ve que este detalle no tenía importancia, porque el premio no fue retirado.
Hasta ayercito nomás, en la Venezuela saudí, paraíso petrolero, el censo reconocía oficialmente un millón y medio de analfabetos, y había cinco millones de venezolanos indocumentados y sin derechos cívicos.
Esos y otros muchos invisibles no están dispuestos a regresar a Nadalandia, que es el país donde habitan los nadies. Ellos han conquistado su país, que tan ajeno era: este referéndum ha probado, una vez más, que allí se quedan.

Buenos Aires, miércoles 18 de agosto de 2004



Per la traduzione in italiano click qui

 
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Post n°387 pubblicato il 03 Ottobre 2006 da betulla64
 
Tag: Parole
Foto di betulla64

Terra e acqua, acqua e terra,
ecco quello che ho visto io.
Aiutami Signore mio,
a dire acqua e terra.
Terra e acqua con lo sconto,
e non sono ancora pronto.
Per partire da casa mia,
terra e acqua e cosi sia.
Terra e acqua, a mezzanotte
e c'ho tutte le mani rotte,
tra quattro ore starò meglio,
tra quattro ore sarò già sveglio.
Terra e acqua e pane niente,
per confondermi con la gente
e per non averci fame
terra e acqua e un po' di pane.
Terra e acqua a chi la vuole,
terra e acqua e niente sole.
Terra e acqua e sputi in faccia
e nessuno che mi abbraccia.
Terra e acqua a chi la vuole
terra e acqua e niente sole,
terra e acqua e via col vento
e la vita mi passa accanto.
Passa accanto e non m'aspetta
terra e acqua benedetta.
Terra e acqua di tutti i Santi
e la vita mi passa avanti.
Passa avanti e mette in croce,
terra e acqua che va veloce,
torni sempre da dove vai,
terra e acqua non cambia mai.....

(Francesco De Gregori)

Foto: Golfo di Alicante 1984



 
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Radiobet


 

È tempo di...



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Parole al vento...

 "Laudato sie, mi signore,
cun tucte le tue creature..."


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"El bosque precede al ombre
pero le sigue el desierto"
 

"Grande importante malattia quella di Basedow!... tutti gli organismi si distribuiscono su una linea, ad un capo della quale sta la malattia di Basedow che implica il generosissimo, folle consumo della forza vitale, il battito di un cuore stremato, e all'altro stanno gli organismi immiseriti per avarizia organica..."

da "La coscienza di Zeno"
 
 

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