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« ConsiderazioneOggi »

Festa a sorpresa

Post n°300 pubblicato il 12 Dicembre 2014 da gaza64
 

 

Di tristezza mi vesto a festa.

Eufemismo elegante a simulare la situazione.

Inizia con un inno alla gioia
e proprio in quel momento sorrido ed alzo gli occhi alla
navata malamente affrescata.

Povera vita,
attesa ad una festa a sorpresa alla quale,
però,
non è intervenuta.

Chiamata altrove,
come l'incenso che, asperso, già sale.
E la sua nuvola è il mistero che puoi inseguire con gli
occhi solo dopo averli truccati con un colore scuro,
e dopo averlo perduto.

Resta la fiamma che l'ha sprigionato.

L'odore mischiato alla folla di fiori incartati
di plastica bianca: anch'essi deceduti e ricomposti come
una salma.

L'ultima nota di un canto di gioia
che stride con la tristezza di un vestito
nero indossato a festa.

L'ultimo viaggio dentro a una scatola vuota.
Ché il resto se n'è già andato seguendo l'incenso,
oltre la navata malamente affrescata.

Mentre l'acqua santa precipita a terra seguita
dalla nota e dalla lacrima.

E lì resta,
inchiodata alla vita. 

 

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Commenti al Post:
eugenia1820
eugenia1820 il 12/12/14 alle 15:16 via WEB
Poesia molto intensa e condivisibile su quello che credo di aver intuito ( lasciando da parte elementi autobiografici perché ritengo che non sia né il caso, né la sede ) cioè l'inutilità di un rito, con abiti e fiori per l'occasione.
Un abbraccio!
 
 
gaza64
gaza64 il 12/12/14 alle 17:42 via WEB
Come si fa ad iniziare la cerimonia funebre di una giovane donna che lascia tre figli, due dei quali minorenni, cantando un inno alla gioia?
Io non lo capisco e non l'ho trovato giusto in un contesto in cui bisognerebbe, almeno, tentare di essere coerenti con i sentimenti degli altri evitando accuratamente d'imporre i propri, seppur dettati da un'incrollabile fede, magari mai intaccata da un lutto simile.
Mi era già capitato in passato, ed anche allora non mi è piaciuta la sensazione di inadeguatezza provata tra chi, a differenza di me, ostentava gaudio invece che tristezza.
Ho smesso da tempo di nutrire granitiche certezze: preferisco il dubbio e la sensazione di sgomento che esso solo provoca, senza bisogno d'intercessioni di dubbia divinità.
Perdona lo sfogo, Rita, e grazie per la condivisione che, come al solito, ho apprezzato moltissimo.
Un abbraccio a te!
 
   
eugenia1820
eugenia1820 il 12/12/14 alle 23:34 via WEB
Bisogna sfogarsi soprattutto in casi come questo in cui si capisce e percepisce in modo inequivocabile un giusto disagio.
Con affetto, :-))
 
     
gaza64
gaza64 il 13/12/14 alle 10:56 via WEB
Temo, mia cara Rita, che il disagio abbia origini diverse e molto meno controllabili di un canto...
Confesso di non nutrire alcun interesse per i riti religiosi e di tollerarli per il tempo necessario all'espletamento di funzioni alle quali, difficilmente, potrei sottrarmi.
Ma ascolto sempre attentamente le parole pronunciate dal pulpito. Per il resto del tempo osservo e penso...
Grazie di cuore...
 
woodenship
woodenship il 12/12/14 alle 20:12 via WEB
Amarezza e disincanto la cifra:come non dartene atto?Si vorrebbe quantomeno compostezza e serietà.Ma così van le cose della vita:si trova ragione d'allegria anche quando tutto richiede un pizzico di concentrazione almeno...Poesia senz'altro indignata ma con piglio ch'è stile,mia dolce sig.ra Gabri.......Un abbraccio di essenze inebrianti...........W........
 
 
gaza64
gaza64 il 13/12/14 alle 10:44 via WEB
Io non discuto sulla libertà di provare sentimenti diversi, pur nella stessa circostanza: ciò che rifiuto è l'imposizione dei propri su quelli degli altri.
Nel caso specifico avrei preferito il "silenzio" discreto della sola musica: veicolo intimo e personale per ogni sentimento che, come tale, resta privato seppur nella condivisione forzata di un evento pubblico.
Grazie Signor W., anche per l'abbraccio di essenze inebrianti...
 
oscar_turati
oscar_turati il 13/12/14 alle 19:20 via WEB
Ciao Gabriella, entro ed esco dalla poesia che è molto bella perché ancor più di altre vissuta con profonda interiorità. Entro ed esco perché da un lato il dolore e la tristezza sono la cifra della celebrazione funebre ... I Vangeli raccontano che Gesù quando seppe della morte del suo amico Lazzaro pianse, pianse di dolore. Dall'altro lato la celebrazione liturgica rimanda alla Resurrezione e quindi ad un momento di gioia che certo non può essere fracasso, chiasso o mancanza di rispetto. Il dolore fisico e umano penso non sia però necessariamente una contraddizione con la serenità interiore, almeno per un credente. Del resto all'interno della chiesa come non tener conto di questo, certo con misura e questo dipende dal celebrante che ha più o meno percezione e umanità sapendo interpretare il momento e il singolo caso. Ti chiedo scusa se posso averti offesa in qualche modo ma proprio "il trasporto" che tu hai messo nelle tue parole mi ha portato ha scrivere quello che ho scritto. Con amicizia Oscar
 
 
gaza64
gaza64 il 14/12/14 alle 17:42 via WEB
Ma scherzi, Oscar? Anzi, ti ringrazio per il tuo chiaro e pacato intervento che sposa assolutamente il mio concetto nei riguardi dell'evento di cui stiamo parlando.
L'immagine che vedi in alto a sinistra, è la rappresentazione grafica del mio approccio alla vita includendo in essa anche l'esperienza della morte, quale evento naturale ad essa collegato.
Pur non essendo cattolica credo di avere un profondo senso religioso: il motivo per cui ho smesso di esserlo, subito dopo la prima comunione, è stato per l'incongruenza riscontrata in ciò che erano gli insegnamenti ricevuti e la realtà nella quale erano, e sono tutt'ora, "custoditi".
Perciò ho preferito riferirmi a quell'essenziale espresso da ogni religione e che è traducibile in poche, e semplici parole: amore e rispetto reciproco. Anche nel dolore, ovviamente.
Ciò che ho voluto mettere in evidenza in questo testo è solo riferito alla forma e non ai contenuti: credo anch'io, e fortemente, all'eventualità di poter rinascere con tutti i significati connessi a questo evento.
Ma so che, per chi resta, può essere diverso: non tanto per il viaggio inevitabile che i nostri cari intraprendono, ma per la certezza del non ritorno.
L'elaborazione di un lutto richiede tempo, e dolore, e lacrime e disperazione. Poi torna anche la gioia e allora forse è quello, il momento più giusto per cantarla: quando si prova, non quando si dovrebbe provare.
Grazie di cuore Oscar, e buona serata...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
RobertoDiGi il 13/12/14 alle 19:46 via WEB
Ritengo si tratti di argomento particolarmente delicato e d'intricata interpretazione.
L'evento che tu descrivi, che non vorremmo mai capitasse, lo sentiamo e viviamo, oltre che secondo una modalità strettamente intima e personale, sulla base di tradizioni culturali, sociali e religiose provenienti da secoli di storia che, per certi versi, possono fare sentire il loro “peso”.
In effetti, per coloro che credono nella fede cristiana, e quindi in una vita ultraterrena considerata migliore, la naturale tristezza delle persone più prossime al defunto dovrebbe essere sostenuta dalla forza della presenza e disponibilità dei parenti, degli amici, nell'intento di sopperire ad una così grande mancanza trasformata in una diversa presenza, così da essere meno difficile da sopportare. Credo che la disperazione ed il disagio generati da un tale evento dipendano molto anche dalla “freddezza” con cui la nostra cultura, o meglio i nostri più recenti costumi ci comunicano: presto l'evento sarà dai più dimenticato, prima possibile sepolto, per passare ad altro.
Ci sono popoli, per esempio, che usano banchettare, danzare a lungo intrattenendo e facendo anche divertire i partecipanti al funerale: noi occidentali tendiamo a considerare forme di questo tipo, espressioni inadeguate, retrograde di popoli ancora antiquati...
Mi rendo comunque conto che, alla fine, sempre si tratta di “tentativi” umani di vivere la morte nel modo meno doloroso possibile e senza risposte definitive, pur sempre – sono d'accordo – inchiodati alla vita.
Quel particolare rosso che spicca notevolmente nell'immagine che hai proposto la dice lunga sull'animo di chi lo indossa, in un rapporto discreto ma potente, di analisi e riflessione rispetto al costume generale. :)
 
 
gaza64
gaza64 il 14/12/14 alle 18:22 via WEB
Roberto...come al solito hai colto dettagli estremamente significativi: l'essere inchiodati, metaforicamente parlando, alla vita che resta rispetto ad una vita conclusa, è ciò per cui si prova il dolore più grande: per l'essere, cioè, sopravvissuti.
Freud ne parla mirabilmente nel saggio "Totem e tabù", nel quale la psicoanalisi sposa l'antropologia svelando, in maniera chiarissima, l'origine dei rituali legati all'ambito religioso dalla radice della nostra storia descrivendo il percorso "culturale" fino ad oggi compiuto dall'uomo.
Anche il mio vestirmi a festa di tristezza è espressione chiarissima di quella stessa radice ma anche di profonda e legittimata fede nel voler credere ad un futuro diverso senza implicare, necessariamente, l'essere vivi o morti: solo migliori.
"Come se dopo la vita ci fosse vita: dopo la morte, ancora una parola".
Ti ringrazio infinitamente per il tuo intervento e ti abbraccio con rinnovato affetto...
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
RobertoDiGi il 14/12/14 alle 23:15 via WEB
Il testo che citi lo conosco, ne abbiamo in passato già parlato insieme, e Freud mi ha sempre affascinato per l'enorme ed importante lavoro che ha svolto durante la sua vita di psicanalista, considerato il periodo storico.
"Come se dopo la vita...":è la forza della vita, della nostra natura, come no. :)
Ricordo un pensiero ascoltato una mattina alla radio, in auto, mentre mi recavo al lavoro, che mi resterà sempre impresso nella memoria - almeno il suo significato - che faceva più o meno così: Dio è una cosa così difficile da escludere che l'eventuale sua inesistenza sarebbe la più grande ingiustizia dell'universo. :)

Se questo è un sorriso :), questo potrebbe essere un abbraccio per te... (").
Ciao,
 
     
gaza64
gaza64 il 16/12/14 alle 16:39 via WEB
E' vero: ricordavo benissimo di avertelo già consigliato ma, nel dubbio che l'avessi letto, te l'ho riproposto:)
Sull'esistenza di Dio, invece, non nutro dubbi, perché non l'ho mai cercato altrove che non fosse dentro di me: in quella potenzialità al miglioramento che è la vera ed unica fede che mi sostiene e che, spero, possa essere utile anche a sostenere chi non può fare a meno di proiettarlo al di fuori di sé.
Ricambio il sorriso, e l'abbraccio (")
Grazie Roberto...
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
RobertoDiGi il 21/12/14 alle 21:41 via WEB
E' proprio da là, da dentro ognuno di noi che può iniziare una tale ricerca, dal luogo che più ci avvicina a chi gli ha dato origine...
Direi che corriamo su due rotaie parallele e nello stesso verso. (") :)
 
     
gaza64
gaza64 il 22/12/14 alle 11:36 via WEB
Mi piace il senso della tua motivazione che vede, in quell'origine, il fine.
(")
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
RobertoDiGi il 23/12/14 alle 22:07 via WEB
Mi piace il senso delle tue motivazioni.

Abbi un sereno Natale. :)
 
maresogno67
maresogno67 il 14/12/14 alle 17:44 via WEB
una vita consumata dalle metamorfosi. ciao. gi
 
 
gaza64
gaza64 il 14/12/14 alle 18:24 via WEB
Un'espressione molto efficace...Grazie Gianni...
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 15/12/14 alle 09:03 via WEB
I funerali andrebbero fatti a chi arriva su questa Terra, non a chi se ne va da questo regno infernale di morti.
Basta osservare il cielo di notte per rendersi conto che siamo anime morte, sperdute nel buio cosmico più tetro, in cui brillano appena quà è là dei timidi lumini cimiteriali posti accanto a fredde tombe sferiche rotanti.
La Vita era tutt'altro.
 
 
gaza64
gaza64 il 16/12/14 alle 10:43 via WEB
Come non condividere il tuo pensiero, mio caro Alfredo?
Trovo che sia estremamente realistico, considerati gli sforzi che, vivere, spesso comporta.
Ti ringrazio, Gabriella...
 
PerturbabiIe
PerturbabiIe il 15/12/14 alle 10:34 via WEB
ognuno si esprime come può; come crede o come sa
anche il dolore dello status quo in un completino di taffetà
molte volte ho udito gente d'altri costumi ed usi
indignarsi fortemente per concitati applausi …

delusioni morbose nel carosello dell'indignato
dall'ipotesi pregressa che sia stato abusato
la pira che crema la vita, profuma d'incenso e cipresso
ho il dubbio che chi l'ha tradita sia quello che piange più spesso

Alfredo in fondo al pozzo oggi sarebbe adulto
i reporter 'sul pezzo' in un competere occulto
scusate lo sfogo di un commento avventizio ...
‘ non so se mi spiego ’, disse il silenzio …

Perturbabile
 
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 15/12/14 alle 20:35 via WEB
Alfredo chi?
Moi?
 
 
gaza64
gaza64 il 16/12/14 alle 11:01 via WEB
Si è spiegato benissimo, il silenzio, adducendo le sue personali interpretazioni come a chiunque è dato fare, anche se rispetto a lui è diverso.
Non credo esista un modo solo di porsi rispetto ad ogni singolo istante della nostra vita, né una regola scritta alla quale attenersi, in caso d'incertezza.
Grazie Pertubabile...
 
Samoa16
Samoa16 il 22/12/14 alle 12:03 via WEB
In questi momenti particolari guardo le persone e medito: "occhiali oscuri, non tanto per celare le lacrime ma per occultare la loro assenza, quando questa assenza c'è..."
 
 
gaza64
gaza64 il 22/12/14 alle 12:28 via WEB
E' estremamente difficile comprendere ciascuno il proprio sentimento, in simili circostanze. Più difficile ancora quello degli altri rispetto al nostro o viceversa.
L'unica certezza è quell'assenza di cui tu stesso parli...
Grazie...
 
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