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« StellaErmetica disobbedienza »

Paradossi

Post n°362 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da gaza64
 

 

La cosa che più mi tormenta,

è l'incompletezza.

La sensazione di non essere giunti a destinazione,

di non aver trovato la chiave,

di indugiare di fronte a qualcosa verso la quale,

al contrario, vorremmo muoverci ed agire.

 

Non ho finito il disegno,

l'orlo della gonna è ancora scucito,

ho rimandato la telefonata che avrei dovuto fare.

Non ho detto ciò che avrei dovuto dire o

chiesto ciò che avrei voluto sapere.

 

E' soprattutto quando si perde inesorabilmente

l'opportunità di portare a termine qualunque azione o

proposito che, al contrario, avremmo voluto completare,

che maggiormente si avverte l'incompletezza

della nostra umana condizione:

tesa a raggiungere un obiettivo nel tempo

e nelle modalità stabilite, senza altresì considerare

l'altrettanta umana necessità di essere, a nostra volta,

completati.

 

Benché nati finiti.

 

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Commenti al Post:
lorifu
lorifu il 19/10/15 alle 18:46 via WEB
Riflessione profonda nella quale mi riconosco appieno. Quel senso d’incompletezza lo conosco bene, scivola poi nel senso d’inadeguatezza da cui nascono poi tutti i miei interrogativi. Donna a metà, talvolta mi definisco, per quell’essere sempre in bilico tra ciò che di me non mi piace e quel che gli altri non mi riconoscono. Buona serata Gabriella. Un abbraccio :-)
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 11:26 via WEB
Comprendo perfettamente, mia cara Loretta, e condivido gli stati d'animo di cui parli avendoli spesso provati anch'io.
E' sempre molto complicato riconoscersi in quella che è la nostra immagine di noi e quella che, di noi, viene data dagli altri: molto spesso, infatti, divergono aumentando la sensazione di non essere compresi e, peggio ancora, di non essere più in grado di comprenderci...
Ringraziandoti per la tua preziosa riflessione, ti abbraccio con stima ed affetto:)
 
FlamineFurrinale
FlamineFurrinale il 19/10/15 alle 19:26 via WEB
PARODIA DI UN'INTERLOCUZIONE MAI AVVENUTA

Mai condizione più deleteria per il nostro essere potrebbe rivelarsi della sensazione di completezza, veleno per la nostra mente, come cianuro per il nostro corpo.
Mia cara, direi che mi stai parlando del nodo della nostra esistenza: non ci saremmo mai incontrati se ci fossimo bastati, ognuno per sé.
Da molto tempo, un giorno dopo l'altro, sono impegnato a trasformare quel disagio che qui mi esprimi in una perenne soddisfazione, per non sapere portare a termine ciò che così dev'essere: un quadro senza cornice perché privo di un perimetro.
Così dev'essere. Così siamo.
Noi, così, meravigliosamente dipendenti, felici ed incapaci di esserlo.
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 11:49 via WEB
M'interessava mettere in luce il paradosso tra l'essere, per nostra natura, "finiti", e il bisogno di completarci attraverso azioni altamente simboliche o altre persone.
E' come se, attraverso questo, esorcizzassimo la paura di esserlo: e costruendo, facendo o amando, volessimo prolungare il tempo concesso come se fossimo noi, quell'altra cosa, o quell'altro.
 
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 19/10/15 alle 21:00 via WEB
Ma come si fa a finire qualcosa se - come si dice - l'Universo è in continua espansione?
E' come pretendere di completare l'arredamento un appartamento che ogni giorno cresce di tre camere cucina, bagno e ripostiglio (affarone, telefonare ore pasti...) Se hai la pazienza di aspettare che l'Universo si contrae, vedrai che le cose si completano prima ancora che inizi a metterci mano.
Basta il pensiero, non ci sarà più posto per l'azione.
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 12:11 via WEB
Tu pensi sempre in grande, Alfredo: fai bene e lo sai fare bene.
Ovviamente l'incompletezza di cui parlo, riferita a semplici incombenze quotidiane che riguardano spirito e materia, è stato il pretesto per prendere atto dell'impossibilità di completare ciò che è già finito.
Non l'universo al quale, invece, tu ti riferisci e nel quale magari anche qualcosa di umano continua ad espandersi nonostante il termine fisiologico che ci caratterizza.
Di fatto lo stiamo facendo fin dal primo giorno in cui abbiamo cominciato ad "abitare" un minuscolo frammento di esso, se rapportato ad un'ottica molto meno individualistica riferita alla nostra sola esistenza.
 
   
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 20/10/15 alle 16:45 via WEB
Bene.
Allora facciamo finta, per ipotesi, che in tutto l'Universo ormai sia stato fatto tutto, ma proprio tutto e che a partire da domani non ci resti più niente da fare.
Tu che cosa suggerisci di fare?
 
     
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 18:13 via WEB
Io suggerirei di godercelo, semplicemente, se tutto ciò che andava fatto è stato fatto bene.
Nel caso contrario, di rifarlo tutto.
Invece tu?
 
     
PRONTALFREDO
PRONTALFREDO il 20/10/15 alle 18:43 via WEB
Anche quello è già stato fatto, ce lo siamo pure goduto.
E l'abbiamo anche rifatto più volte, fino alla nausea.
Ritenta Gabri.
 
     
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 12:10 via WEB
Lo so: Nulla.
 
maresogno67
maresogno67 il 19/10/15 alle 22:17 via WEB
ci sono sempre due facce ed il problema è che non si è mai certi quali siano.
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 17:20 via WEB
Nessuna certezza, in effetti, a parte le nostre particolari convinzioni: suscettibili anch'esse di trasformazione continua.
 
eugenia1820
eugenia1820 il 20/10/15 alle 00:32 via WEB
Beati quelli che riescono a fare tutto, che sono sempre presenti, precisi, impeccabili; la macchina pulita, i vestiti stirati, la casa in ordine.
Beati quelli che sanno dividere il tempo fra i propri bisogni e quelli degli altri, che sanno amare ed essere amati, che sono figli, padri, amanti, fratelli ed amici sempre all'altezza delle aspettative.
Beati loro perché io non ci riesco. Ho bisogno di buttare via un'ora, di fare passi falsi, di fermarmi a indovinare la forma di una nuvola. Di sentirmi desiderata dagli altri o di restare completamente sola, anche in mezzo a loro. Di guardare indietro con nostalgia, avanti con ambizione, ma di continuare affrontare il presente così come viene, sopravvivendo, il più delle volte, a me stessa.
Beati quelli che hanno una certezza per ogni mio dubbio, risposte là dove io ho solo domande, speranze invece che paure, progetti invece che ricordi.
Beati quelli, davvero, lo dico senza invidia.
Perché nella mia fragilità sta la mia forza. La forza della provvisorietà, dell’ incompletezza.
A presto Gabri.
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 17:35 via WEB
Come non restare affascinati da un'incompletezza come quella che descrivi, impersonificandola? Forte di quella forza che potrebbe sradicare una pianta e che, invece, si ferma a guardarla.
Rara per la mestizia con la quale indugia tra una perfezione e l'altra conoscendo la leggerezza che solo l'imperfezione regala perché ambita: diversamente da qualunque altra circostanza in cui l'ambizione non ha più motivo di prosperare.
E che conosce talmente bene il suo ritmo da suonarlo in silenzio: ché il silenzio di certe considerazioni merita l'ascolto giusto e non il frastuono di mille certezze. Sempre quelle.
Ti ringrazio infinitamente, Rita, per aver voluto lasciare qui questa tua incantevole e tenerissima considerazione: potessi scattarti una foto, adesso, avresti la testa tra le nuvole, ed in mano una mano, forse la mia, che ti trattiene...
 
   
eugenia1820
eugenia1820 il 21/10/15 alle 00:15 via WEB
Fai poesia anche quando rispondi!
:-)
 
     
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 16:54 via WEB
Dipende dagli stimoli, e i tuoi, Rita, sono stati grandi ed estremamente intensi...:)
 
archetypon
archetypon il 20/10/15 alle 13:45 via WEB
...
 
 
gaza64
gaza64 il 20/10/15 alle 17:38 via WEB
:)(:
 
woodenship
woodenship il 20/10/15 alle 19:24 via WEB
Bellissimo Einaudi,mia dolce sig.ra Gabri.Del resto il tuo paradosso richiede molta dolcezza,se non proprio consapevolezza di quanto sia, letteralmente impossibile, considerare qualcosa di finito nell'infinito universo:ci manca quella capacità di considerare, la finitezza del nostro agire, coincidente con la fine del medesimo agire.Tutto ciò che era da fare è stato fatto:ogni questione,ogni dubbio,ogni travaglio,ogni prospettiva o speranza,passa ad altri.Altri porteranno avanti il nostro essere finiti.E'un po'come quella frase di cui non ricordo l'autore:la vita è una rosa,annusala e passala...Almeno,mi pare così che recitasse,comunque grosso modo così dovrebbe essere il senso di questo paradosso insormontabile...........Un abbraccio più che mai caro di petali vellutati.........W........
 
 
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 11:55 via WEB
E' proprio sul modo e il tempo di annusarla, che m'interrogo: perché se è vero che quella rosa che è la vita dovremo inevitabilmente passarla, è anche vero che il nostro modo di tenerla tra le mani sia determinante.
E sull'eventualità che il nostro essere "finiti" non diventi il pretesto per non contribuire fattivamente ad un'espansione più grande alla quale, indubbiamente, siamo stati chiamati a partecipare.
Ti ringrazio anche per l'apprezzamento della colonna sonora, ricambiando l'abbraccio con il solito affetto...
 
andrew_mehrtens
andrew_mehrtens il 20/10/15 alle 19:26 via WEB
Perché mai dolersi della nostra limitatezza e imperfezione ? La coscienza di esse stimola le abilità di gestirle, tendendo alla perfezione, ma senza mai raggiungerla. Fossimo tutti perfetti non ci sarebbero spazi di miglioramento e senza di essi non ci sarebbero le soddisfazioni e la vita sarebbe colorata da un monotono grigio. Riguardo alle certezze, Voltaire disse che il dubbio è spiacevole, ma la certezza è ridicola. Chi vive nelle certezze non può essere che ottuso.
 
 
andrew_mehrtens
andrew_mehrtens il 20/10/15 alle 19:28 via WEB
(l' ultima frase è mia, non di Voltaire. Non vorrei fargli fare brutta figura)
 
   
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 12:13 via WEB
Complimenti:)
 
 
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 12:09 via WEB
Diciamo che, per quanto mi riguarda, miro solo al perfezionamento dell'imperfezione consapevole del fatto che, certe minuscole modificazioni, possano contribuire a tranquillizzare la mia coscienza già, per sua natura, imperfettamente inquieta:)
Di fondo credo sia un meccanismo mentale atto a scongiurare proprio quella limitatezza fisiologica e, conseguentemente, esistenziale, che è probabilmente l'unica certezza con la quale, appunto, fatichiamo a rapportarci.
Grazie, Mr. Mehrtens...
 
   
andrew_mehrtens
andrew_mehrtens il 21/10/15 alle 19:55 via WEB
Perfezionare l' imperfezione ? Così vorrebbe dire che si tende a diventare ancora più imperfetti. E' quello che intendevi ?
 
     
gaza64
gaza64 il 22/10/15 alle 12:24 via WEB
Secondo il filosofo italiano rinascimentale Giulio Cesare Vani, il "paradosso della perfezione è che l'imperfezione è perfetta", vista la sua implicita potenzialità di miglioramento; perciò ritengo che sia valido anche il tuo assunto nel caso in cui, com'è altrettanto probabile, fallisca il tentativo di migliorarla.
Devo confessare di aver pensato, molto ottimisticamente, alla prima eventualità pur non escludendo, altrettanto realisticamente, la seconda.
 
     
andrew_mehrtens
andrew_mehrtens il 23/10/15 alle 00:46 via WEB
In fisica i poli opposti si attraggono.
 
     
gaza64
gaza64 il 23/10/15 alle 18:04 via WEB
Ed attraendosi, in un certo senso si fondono.
 
     
andrew_mehrtens
andrew_mehrtens il 23/10/15 alle 23:19 via WEB
In fisica no, ma si può immaginarlo in altri ambiti.
 
     
gaza64
gaza64 il 24/10/15 alle 11:15 via WEB
Ovviamente:) L'ho detto solo per verificare le tue competenze.
 
Essayer
Essayer il 21/10/15 alle 11:12 via WEB
Raggiunto il nostro essere finiti dove ci troveremmo? All’inizio dell’infinito o di fronte ad un altro finito? Sono tante le questioni che non abbiamo portato a termine. A volte è mancata l’azione altre volte il pensiero. Non è possibile portare a termine tutto, qualcosa si perde inevitabilmente. Il valore della tua riflessione sta nel riconoscere di avere lasciato in angoli dimenticati cose che si vorrebbero completare. E’ una memoria automatica che recupera ciò che manca, ma che è ancora lì a tormentare oppure a dare senso al tempo che resta.
Scegline una e falla finita :)
 
 
gaza64
gaza64 il 21/10/15 alle 16:53 via WEB
Splendida la tua ingiunzione!
Ne avevo bisogno, sai? Soprattutto perché, nelle tante cose che mi piace fare, spesso mi perdo e qualcosa, di loro, mi sfugge irrimediabilmente.
Per fortuna che qualcosa, o qualcuno, poi torna...
Grazie:)
 
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