Altromondo17

E' un Oriente molto distante e diverso da quello che nel mio immaginario mi sono costruita. Non il luogo dell'aumentare e del sorgere, bensì un luogo del cadere e dello sprofondare, come le "frecce sparate nel fondo", come ogni vittima. Del mio Oriente favoleggiato rimane l'immagine degli uccelli che volano leggeri a un passo dagli occhi, e sembra la descrizione di una lieve stampa giapponese: leggerezza e sogno come solo gli occhi socchiusi sanno immaginare e vivere. E messa così, in chiusura del testo, l'immagine mi parla di un possibile abbandono, di una possibile speranza che quei volti distanti dell'incipit possano avvicinarsi; che quella giada sporcata -forse dalla distanza?- torni a rappresentare la profondità non solo degli occhi, ma anche del cuore, di cui sembra che la pietra sia lenitiva. Spero che l'incipit si risolva e "sorga" in leggerezza. Anche perché la giada è tra le pietre da me preferite e lei, che sembra calmare il cuore e aiutarlo a prendere le giuste decisioni, lei aiuti allora a rinascere ogni luce che sì è spenta.