Creato da mpt2003 il 11/11/2008

parlodime

una specie di diario, di pensatoio, di stupidario..........insomma la mia vita

 

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Post n°829 pubblicato il 28 Ottobre 2014 da mpt2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

vivo in un mondo silenzioso

fatto di passi dei vicini e di rumori per strada

a casa mia non c'è musica

solo il rumore dei pensieri 

e il via vai delle cose che faccio

è vero! non ci avevo mai pensato 

ma presa dalla vita 

dal parlare

dal pensare

l'udito è un senso che privilegio poco.......

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
trampolinotonante
trampolinotonante il 29/10/14 alle 10:17 via WEB
incredibile quel che hai confessato, cara mpt!! Ma ammiro la tua sincerità!! Pensa alla disperazione di Beethoven che era sordo e non poteva minimamente sentire le divine e sublimi cose che uscivano dalla sua mente.
Ne è testimonianza il suo scritto, chiamato " IL TESTAMENTO DI HEILIGESTAND". Ti riporto qualche passo e se hai la pazienza di leggere, t'accorgerai di quanto nobile sia l'udito e quante gioie possa dare. _____Eccolo.____
Caspar Anton Carl e [Nikolaus Johann] van Beethoven Heiligenstadt, 6 ottobre 1802 Per i miei fratelli Carl e [Johann] Beethoven O voi uomini che mi reputate o definite astioso, scontroso o addirittura misantropo, come mi fate torto ! Voi non conoscete la causa segreta di ciò che mi fa apparire a voi così. Il mio cuore e il mio animo fin dall’infanzia erano inclini al delicato sentimento di benevolenza e sono stato sempre disposto a compiere azioni generose Considerate, però, che da sei anni mi ha colpito un grave malanno peggiorato per colpa di medici incompetenti. Di anno in anno le mie speranze di guarire sono state gradualmente frustrate, e alla fine sono stato costretto ad accettare la prospettiva di una malattia cronica (la cui guarigione richiederà forse degli anni o sarà del tutto impossibile). Pur essendo dotato di un temperamento ardente, vivace, e anzi sensibile alle attrattive della società, sono stato presto obbligato ad appartarmi, a trascorrere la mia vita in solitudine. E se talvolta ho deciso di non dare peso alla mia infermità, ahimè, con quanta crudeltà sono stato allora ricacciato indietro dalla triste, rinnovata esperienza delle debolezza del mio udito. Tuttavia non mi riusciva di dire alla gente: «Parlate più forte, gridate perché sono sordo». Come potevo, ahimè, confessare la debolezza di un senso, che in me dovrebbe essere più raffinato che negli altri uomini e che in me un tempo raggiungeva un grado di perfezione massima, un grado tale di perfezione quale pochi nella mia professione sicuramente posseggono, o hanno mai posseduto. – No, non posso farlo; perdonatemi perciò se talora mi vedrete stare in disparte dalla vostra compagnia, che un tempo invece mi era caro ricercare. La mia sventura mi fa doppiamente soffrire perché mi porta a essere frainteso. Per me non può esservi sollievo nella compagnia degli uomini, non possono esservi conversazioni elevate, né confidenze reciproche.
Costretto a vivere completamente solo, posso entrare furtivamente in società solo quando lo richiedono le necessità più impellenti; debbo vivere come un proscritto. Se sto in compagnia vengo sopraffatto da un’ansietà cocente, dalla paura di correre il rischio che si noti il mio stato. – E così è stato anche in questi sei mesi che ho trascorso in campagna. Invitandomi a risparmiare il più possibile il mio udito, quell’assennata persona del mio medico ha più o meno incoraggiato la mia attuale disposizione naturale, sebbene talvolta, sedotto dal desiderio di compagnia, mi sia lasciato tentare a ricercarla. Ma quale umiliazione ho provato quando qualcuno, vicino a me, udiva il suono di un flauto in lontananza e io non udivo niente, o udiva il canto di un pastore e ancora io nulla udivo. – Tali esperienze mi hanno portato sull’orlo della disperazione e poco è mancato che non ponessi fine alla mia vita.
La mia arte, soltanto essa mi ha trattenuto. Ah, mi sembrava impossibile abbandonare questo mondo, prima di aver creato tutte quelle opere che sentivo l’imperioso bisogno di comporre; e così ho trascinato avanti questa misera esistenza – davvero misera, dal momento che il mio fisico tanto sensibile può, da un istante all’altro precipitarmi dalle migliori condizioni di spirito nella più angosciosa disperazione......ecc...ecc... Ebbene, questo è tutto. ......... Con gioia vado incontro alla Morte – se essa venisse prima che io abbia avuto la possibilità di sviluppare tutte le mie qualità artistiche, allora, malgrado la durezza del mio destino, giungerebbe troppo presto; e indubbiamente mi piacerebbe ritardarne la venuta. .....
Sarei però contento anche così; non mi libererebbe essa forse da uno stato di sofferenze senza fine? Vieni dunque, Morte, quando tu vuoi, io ti verrò incontro coraggiosamente. – Addio, non dimenticatemi del tutto, dopo la mia morte. Io merito di essere ricordato da voi, perché nella mia vita ho spesso pensato a voi, e ho cercato di rendervi felici. – Siate felici. –.".________Cara mpt, se lo vuoi leggere per intero ti rimando al link http://www.musicaprogetto.org/2011/07/il-testamento-di-heiligenstadt.html
______ E' una lettera che fa soffrire oltre misura.
Scusa la lunghezza del commento. Un abbraccio. tt
 
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Perchè ,mio giovane amico ,sostieni che la felicità non esiste? Che l'amore è soltanto illusione?Anche se è vero, perchè dirlo? E perchè dirlo dal momento che è vero? Un tempo amasti una donna bella e piena di grazia che viveva al dilà degli oceani e delle montagne. E ne soffristi. Eppure, in quel lontano Oriente dove sperava di condividere con te momenti sublimi, lei è ancora bella e piena di grazia. la testa reclinata, sorridente , ti aspetta. E ogni volta che i miei occhi incrociano i suoi, so che l'amore rende folli e felici.

               Paritus il Monocolo.messaggio ad un allievo che ha paura d'invecchiare

 

 

che tu abbia sempre accanto in qualche modo anime vere su cui riversare il tuo delicato buonumore e dalle quali tu possa attingere l'onestà del silenzio quando avrai bisogno di una spalla su cui piangere.

 

 

I GUFI

Raccolti sotto i tassi neri

ecco i gufi allineati

come dei esotici

con quegli occhi rossi dardeggianti.

Meditano.

Staranno immobili

fino all'ora malinconica

in cui le tenebre dilagheranno,

scacciando il sole obliquo.

Quella posa insegna al saggio

che quaggiù è bene che tema

tumulti e moto;

l'uomo ebbro di un'ombra che passa

sconta sempre il fio

del suo cambiare posto.

                             C.Baudelaire

 
 

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Che bello incontrare persone che si emozionano! Che amano e sognano, che abbracciano e baciano. Che soffrono. Che mantengono i piedi per terra senza mai disdegnare di prendere il volo.
 
 
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