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« Commiato a Lino Aldani (...Un mondo invisibile »

Una storia non credibile

Post n°208 pubblicato il 15 Febbraio 2009 da il_presidente77
 

Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …
Era divenuta un pensiero costante, un ripetersi ciclico nella mente delle stesse frasi. Però la sua storia non era credibile. Suo padre se ne sarebbe accorto subito. Suo padre era bravo. Sapeva ascoltare e capiva l’essenza delle parole. Gli bastava guardarti negli occhi e non eri più tu a parlare a lui, ma lui ad ascoltare te. I suoi occhi ti osservavano, ti scrutavano e giungevano al tuo cuore. Lui ti stregava ascoltandoti e tu cominciavi a balbettare. Sembra facile parlare con il proprio padre, ma con lui si finiva sempre a balbettare, a dimenticarsi le parole.
Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …
La storia era ben congeniata, non sembravano esserci problemi, però non funzionava. Pensò a modificarla per renderla più efficace, più incisiva, ma non gli venne in mente nulla. Era un giorno che ci pensava. Provò un’altra volta. Forse era la centesima volta. Uscì solo un sospiro. Era troppo lungo per significare solo delusione. Con la mente libera iniziò a raccontare la sua storia, anche se la strada era vuota e polverosa.
Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …
Provò a migliorarne l’esposizione. Mutò il tono di voce quando necessario. Gesticolò con le mani per accompagnarne le parole e tenne lo sguardo fisso. Infine, immaginò che lì ci fosse suo padre. Gambe conserte, mano quasi immobile sul mento e occhi fissi nei suoi. Niente di nuovo. La storia non era credibile, anche se lì lo stava fissando solo una palma consunta e non suo padre. Immaginò i rimproveri. Una storia non credibile. Non gli sarebbe stato difficile capire che la sua storia non era credibile e avrebbe solo dimostrato che il giorno prima non aveva fatto il proprio dovere. Con rammarico si diresse verso casa.
Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …

Attraversò la piazza, come sempre piena di uomini. Parlavano, discutevano, qualcuno fumava stanco. Avrebbe potuto fermarsi un attimo. Parlare con qualcuno. Immaginare che fosse suo padre e raccontargli la sua storia. Sarebbe stato solo un ingannarsi. Per loro era un ragazzino di undici anni che aveva abbandonato la scuola. Era uno dei tanti. Conoscevano suo padre, ma lui non era suo padre. Forse gli avrebbe concesso un attimo. Lo avrebbe ascoltato, prima di scuotere la testa e di dargli una moneta per rincuorarlo. Un rimborso per la sua delusione. Un comprare il suo silenzio. Però decise di provare lo stesso.
Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …

Contò le monete nel cappello. Diversi uomini si erano fermati. Alcuni attenti, altri distratti, alcuni per poco, altri, meno di dieci, per tutta la storia. I loro volti avevano ascoltato. Non li conosceva, ma erano uomini della piazza e si erano fermati per la sua storia. Le monete erano il segno della loro riconoscenza. Quei loro volti erano la vera soddisfazione. Era la prima volta che la piazza lo accettava, che decideva che poteva inseguire il suo sogno. Nessuno dei suoi sei fratelli desiderava essere come loro padre: uno che racconta storie alla piazza. Suo padre raccontava storie alla piazza da quaranta anni. Ripensò alla sua storia. Accettata, ma comunque ancora non bella. A suo padre non sarebbe piaciuta, ma lo avrebbe aiutato. Era lui che gli aveva insegnato a mutare la voce, a gesticolare e a scegliere gli uomini da fissare per stregare tutti gli altri. La sua storia era veramente un pensiero ricorrente e non voleva ignorarla. Non erano frasi ripetute, ma qualcosa di vivo. Ci sarebbero voluti anni per imparare l’arte di raccontare storie, ma era giovane e aveva un ottimo maestro, intanto continuò a rivivere la sua storia.
Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima …

Questo post partecipa al gioco narrativo Incipit indetto da Writer

 
Rispondi al commento:
sabrina_ergo_sum
sabrina_ergo_sum il 17/02/09 alle 11:52 via WEB
Ho respirato profondamente,la mia mente è andata altrove, ho atteso qualche istante per uscire sia mentalmente che fisicamente.. Un pugno diretto allo stomaco, sensazioni fisiche che ti rimangono addosso, una rabbia profonda che ti monta dentro e ti attanaglia, istanti di felicità che ti liberano dalla morsa. Ho pensato ad Hosseini, alle situazioni e i personaggi ritratti nei sui racconti, sono vivissimi, percepisci colori e profumi di una terra che non è tua, gli avvenimenti della Storia irrompono stravolgendo e mescolando le vite degli uomini soprattutto delle donne, ricollocandole all’interno di un disegno imprevedibile, e a questa irruzione le persone reagiscono prendendo via via consapevolezza della propria forza e delle proprie potenzialità. Ho ripensato leggendoti all'ultimo libro che ho letto“Mille splendidi soli” è un’opera che celebra la potenza dell’amicizia che spiana e supera ogni asperità, nel leggerla sono stata catapultata fisicamente in mezzo ai protagonisti, e mi sono ritrovata a respirare la loro polvere e la loro angoscia, a cercare con loro una via d’uscita, a scorgere una luce che illumina e rafforza la speranza, a gioire dei piccoli immensi momenti di serenità, ad abitare le loro attese, a percepire la rabbiosa impotenza di non poterli aiutare, a combattere e schivare la follia di un integralismo che soffoca anche le più piccole aspirazioni, fino alla riscossa sofferta e definitiva, ma solo parziale, per i molti personaggi che hai amato e con cui hai camminato fianco a fianco, e che poi, ad un tratto, senza aver raggiunto la loro terra promessa, se ne sono andati per sempre... Concludo con puntini di sospensione anche se ti hanno infastidito nel mio scritto, il mio racconto non è un racconto, è l'espressione della mia anima, un rimescolio impressionista tra ricordi e presente che si intersecano.Può il presente disturbare il passato? Si, è scritto in questa specie di racconto.Il tuo racconto non racconto mi ha evocato altre storie non storie , non è la bellezza del racconto che bisogna giudicare, ma quello che riesce a trasmetterti e tu hai fatto spaziare la mia mente che già spazia di suo...Un caro saluto Sabrina
 
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