Fisco etico… E’ giusto tassare pure lo zucchero?

Ave Socii

L’etica è una delle bandiere in grado di guidare la linea politica e l’operato di un governo. Attraverso provvedimenti che incidono sul fisco, è possibile orientare i comportamenti dei soggetti economici. Sarebbe bene, però, che il fisco possa influenzare i soggetti economici nel pieno rispetto della loro libertà. In poche parole, non tanto penalizzando i comportamenti ritenuti sbagliati quanto, piuttosto, incentivando i comportamenti ritenuti giusti. Non tutto quel che è etico per il governo di turno lo è anche per la Nazione. Nel dubbio, meglio incentivare che vessare. Pena il tracollo elettorale, come dimostrato dalle ultime elezioni regionali.

Questo governo nasce, ufficialmente, per evitare l’aumento dell’Iva. Allo stato attuale delle cose, si direbbe che l’obiettivo si voglia raggiungere davvero e che, forse, sia già stato raggiunto. Più a livello formale che sostanziale, tuttavia. Formalmente, l’attuale governo ha disinnescato i famosi 23 miliardi di clausole di salvaguardia… Sostanzialmente, lo ha fatto prevedendo diversi miliardi di nuove tasse o “microtasse” in più. Tasse “micro”, tanto per evitare di chiamarle con il loro vero nome: tasse. Il nostro Paese ha bisogno di un fisco più snello e non di altre tasse, né micro né xxl.

Questo governo è stato (non a torto) denominato “governo delle tasse”. E il bello è che i suoi principali componenti continuano a negarlo, come se gli italiani fossero un branco di stupidi. A questo punto, non è meglio che cada il prima possibile? Purtroppo abbiamo l’impressione che ciò non avverrà nell’immediato… Ricordiamo che questo governo non nasce tanto per evitare “l’aumento dell’Iva”, quanto piuttosto per evitare il “trionfo del populismo di destra”. Questo governo nasce su impulso dell’Europa, o meglio di certi Paesi europei che vogliono l’Italia nuovamente genuflessa dinanzi ai loro comodi. Questo governo risponde agli interessi dell’Europa… Non illudiamoci: finché l’Europa non darà il proprio ok, questo governo non cadrà. E poi, cosa direbbero l’Europa e il mondo di un Presidente della Repubblica Italiana votato con una maggioranza di “populisti di destra”?

Certo, una tassa in più è il modo più semplice per far cassa. Piuttosto che attuare tagli alla spesa pubblica, specie a quella improduttiva, si preferisce accrescere un prelievo fiscale già abbastanza ostile a famiglie e imprese. Eppure, non è detto che il gettito preventivato aggiungendo nuove tasse corrisponda al gettito reale effettivamente conseguito a distanza di tempo. E non è neanche detto che a maggiori tasse corrispondano servizi migliori, come ci si dovrebbe attendere dal buon senso. Anzi, spesso è vero l’esatto contrario: ad un fisco più flessibile è associata una miglior qualità di servizi. E’ evidente come i progressisti prendano a modello i Paesi scandinavi… Ma non tutto il mondo è Scandinavia. Spesso l’efficienza, nel settore pubblico, si raggiunge limitando le risorse a disposizione. E costringendo gli enti pubblici a servirsene nel modo migliore possibile.

E’ etico tassare la plastica… Chi avrebbe il coraggio di dire di no, dinanzi a una platea di giovani che riempiono le piazze chiedendo a gran voce agli adulti di stare più attenti all’ambiente? E’ etico tassare il contante… Chi mai potrebbe affermare il contrario, di fronte a chi in maniera roboante proclama che la lotta all’evasione fiscale passa anche attraverso la digitalizzazione dei pagamenti? L’unica realtà è che, per giustificare un fisco sempre più opprimente, si ricorre a fantomatici principi etici… La tutela dell’ambiente… Pagare tutti per pagare meno… Nessuno che dica che certe plastiche inquinano meno del vetro… Nessuno che dica che, piuttosto che “pagare tutti per pagare meno”, sarebbe meglio “pagare meno per pagare tutti”…

La tassa sulle bevande zuccherate rappresenta il massimo dell’ipocrisia raggiunta. L’attuale governo vuol tassare le bibite e le merendine perché “fanno male alla salute”… Perché “il tasso di obesità giovanile in Italia è fra i più alti”… In compenso, però, praticamente tutti i sostenitori dell’attuale governo sono favorevoli alla legalizzazione della cannabis (e, magari, pure di altre droghe). Qual è il messaggio che passa? Se a ricreazione un ragazzo mangia una merendina è da sanzionare. Se invece fuma uno spinello o altro è da lasciar stare. Anzi, magari gli fa pure bene!

La recente sconfitta elettorale comincia a pesare enormemente anche sulla manovra economica. Pian pianino, qualche tassa comincia a sparire dalla circolazione. Ma guai a cantar vittoria: dietro le pieghe del Def può ancora celarsi di tutto. D’altronde le hanno sparate di tutti i colori, gli azionisti di questo governo. Di tutte le tasse che hanno proposto qualcosa sicuramente rimarrà. E chissà se altre sottobanco verranno aggiunte. Sempre con la motivazione dell’eticità, ovviamente. Basta un poco di zucchero e la pillola va giù… Pure se lo zucchero è tassato!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Anziani, baluardo a difesa dei valori e delle tradizioni

Ave Socii

Nessuno tocchi i nostri anziani! L’attenzione alla terza età e alle età successive dovrebbe essere questione prioritaria per ogni partito. Specialmente qui in Italia, Paese dove l’età media della popolazione è in continua crescita. C’è chi vede il bicchiere mezzo pieno, c’è chi (purtroppo) lo vede mezzo o tutto vuoto. Qualcuno vorrebbe addirittura toglier loro il diritto di voto. Magari per darlo ai sedicenni, anche figli di immigrati che risiedono in Italia da molto meno tempo. Chi ha contribuito alla ricostruzione del nostro Paese dovrebbe meritare un minimo di rispetto in più. Taluni rigurgiti pseudo-sessantottini lasciano il tempo che trovano. Certo, chi non ha radici non ha una cultura di riferimento a cui appigliarsi. Perciò è più facilmente manipolabile. Magari proprio dai medesimi geni che sostengono l’immigrazione incontrollata, il fantomatico ius culturae e lo stesso voto ai sedicenni.

Gli anziani sono i depositari più autentici delle nostre tradizioni. Gli anziani rappresentano le nostre stesse radici. Per certi versi, sono difensori di valori anche religiosi. Avendo vissuto in periodi storici certamente meno disincantati del nostro, possono tramandare molti insegnamenti alla cosiddetta “generazione 2.0”. Non c’è bisogno di esser bigotti per tramandare dei valori religiosi: anche le tradizioni più pagane e popolari costituiscono valori da preservare. In una parola, gli anziani tramandano la nostra identità come popolo.

La maggior parte delle uscite dello Stato serve per pagare le pensioni ai nostri anziani… E’ forse una colpa? Quante volte gli anziani aiutano i figli, impegnati col lavoro, nella gestione e nella crescita dei nipoti? I soldi che lo Stato spende in pensioni hanno probabilmente un effetto benefico non solo per i nonni, ma anche per i loro discendenti. E’ forse una colpa avere uno Stato che spende tanti soldi in pensioni? Se in ballo c’è la tutela della nostra identità culturale, ben venga qualunque spesa pensionistica!

Gli anziani costituiscono pure un baluardo a difesa della famiglia. A fronte di tutte le liberalizzazioni introdotte dalla modernità, il focolare domestico ha un modello privilegiato: la famiglia tradizionale. Nessuna liberalizzazione delle relazioni potrà mai competere con l’immagine della famiglia tradizionale. Quando altri tipi di nuclei pretendono di sedere sul trono della società, invece di porsi in atteggiamento di rispetto e riverenza, la società incomincia a decadere. Ne sono un drammatico esempio la sempre più pronunciata decrescita demografica, il dilagante relativismo culturale, la crisi dei rapporti sociali, la crisi delle agenzie educative…

Smettiamo di considerare gli anziani come individui non più produttivi, da badare, da buttar via, o perfino da eliminare… C’è un forte pregiudizio nei confronti dei nostri vecchi. Forse bisognerebbe avere più rispetto per coloro che hanno fatto grande e continuano a far grande il nostro Paese. Nel bene e nel male, per carità, ma nessuna generazione è perfetta. Chi manca di radici manca di cultura, senza eccezioni di sorta. Ogni pianta ha le sue radici. Ogni pianta cresce bene nel terreno in cui si è sviluppata. Sradicarla e piantarla altrove, oppure addirittura reciderne le radici, porta spesso ad una sola nefasta conseguenza: la morte.

La morte di ogni cultura… Forse è quel che vogliono i fascio-buonisti, eliminare qualsiasi elemento d’intralcio all’appiattimento culturale dell’umanità… Eliminare ogni residuo di identità dei popoli, per affermare la dittatura dei “valori universali”… Valori imposti, perciò indegni di appartenere alla cultura di qualsiasi popolo. Dinanzi a questi valori privi di qualunque sostanza, noi affermiamo con orgoglio la nostra identità e i nostri valori come popolo. E con orgoglio sempre ci affideremo a chi la nostra identità e i nostri valori li sa difendere davvero: i nostri anziani.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Castità. Elogio di una virtù bistrattata

Ave Socii

Nell’odierna società, sempre più legata all’effimero, c’è forse sempre più bisogno di una visione del mondo che vada al di là delle contingenze. Una visione duratura e forte, che permetta di sopportare le sfide della vita con minor preoccupazione. Una visione di tipo spirituale, simile a quella dei religiosi. Ognuno, in cuor suo, può avere una visione religiosa dell’esistenza. Non è necessario essere preti per decidere di abbracciare dei valori duraturi invece che dei valori effimeri. Chi scopre valori che durano non è impensierito dalla rinuncia dell’effimero. Per costui, la castità non è e non sarà mai una costrizione. La castità è l’umiltà di rinunciare ai rapporti umani, per donarsi completamente al perseguimento di un ideale. Chi segue degli ideali, invece, è spesso considerato uno sfigato, un pazzo, un visionario nella migliore delle ipotesi.

Chi sta nella Chiesa ha un’opportunità che altri non hanno: lottare per degli ideali senza subire il ricatto di rovinare un rapporto umano. Perché il casto rinuncia ai rapporti umani stretti. E’ capace di rinunciare alla madre, al padre, ai fratelli, agli amici, alla moglie, al marito, ai figli… per seguire Gesù e il Suo messaggio evangelico. E chi più di un uomo di Chiesa è disposto a seguire il duraturo e rinunciare all’effimero?

Ma la castità non è affare solo della religione e degli uomini di Chiesa. Ciascuno di noi può essere casto. La castità è un gesto d’amore verso i nostri amici: rinunciare al legame con loro ci rende può forti e meno corruttibili dinanzi ai ricatti altrui. Il Vangelo rappresenta tutti quei messaggi scomodi che stridono con la mentalità del mondo. Chiunque, rinunciando alle comodità terrene, può aspirare a seguire il Vangelo.

Spesso la castità non viene considerata con il rispetto che invece dovrebbe meritare. Il casto è spesso vittima di forti pregiudizi da parte di quelli che fanno dell’umanesimo una sorta di religione. E del rapporto umano una sorta di idolo. E’ evidente nell’ambito del sesso: chi ha tanti rapporti sessuali è considerato persona spigliata e capace, all’interno della società. Ma questa spigliatezza, talvolta, non è che un modo per farsi notare. Un modo per cercare amore. Un modo per dire “io ci sono”. Un modo per cercare l’aiuto dell’altro, a dimostrazione della propria dipendenza dai rapporti umani.

Ma la sfera sessuale è solo la punta… Essere casti significa astenersi da qualsiasi rapporto che rischi di diventare troppo profondo. La società si riempie di pregiudizi nei confronti del singolo, di chi si mostra solo. La forza sta nel gruppo, nel “noi” e non nell'”io”… Ma il singolo può portare messaggi scomodi, anche in mezzo a un branco di lupi. Il membro del gruppo non può, i messaggi che porta non sono i suoi ma quelli del gruppo di appartenenza. Pronunciando parole scomode, i suoi nemici potrebbero rivalersi sul suo gruppo e sulle persone che con lui stringono un legame importante. Il singolo, da solo, è invece libero di pronunciare parole scomode. E di perseguire ideali scomodi senza temere di perdere qualcosa. Senza mettere in pericolo le persone a cui tiene. Lo stesso Gesù Cristo non è forse esempio di una simile castità?

Un singolo disposto a seguire ideali e valori duraturi, in realtà, fa paura. Il mondo controlla a meraviglia l’effimero, perché ha la sua stessa natura temporanea e corruttibile. Ma il duraturo… Quello il mondo fa fatica a domarlo. E pur di sminuirlo gli attribuisce la qualità della pazzia. Che il mondo tema i pazzi, allora! Perché se lottare per un ideale vuol dire esser pazzi, allora i pazzi cambieranno ancora una volta il mondo.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Svolta doveva essere… e svolta sarà (o quasi)

Ave Socii

E’ passato circa un mese dall’insediamento del “governo della svolta”. E’ evidente che un mese di vita sia assolutamente insufficiente per giudicare l’operato di un governo. Ma le prime avvisaglie ci consegnano già una visione abbastanza nitida del “nuovo corso” in atto. E del corso che rischia di replicarsi a livello regionale, nel caso in cui la strana alleanza Pd-Cinque Stelle andasse davvero in porto alle prossime elezioni. Avranno veramente tutto questo fegato, gli italiani?

Governo delle tasse. Ne abbiamo sentite di tutte… Tasse sulle merendine… Tasse sulle bibite gassate… Tasse sul gasolio… Tasse sul contante… Tasse sui telefonini… Di tagli alla spesa non si parla per nulla… Solo un generico riferimento alla “lotta all’evasione fiscale”… In questo caso nessuna svolta di rilievo: praticamente tutti i governi dicono di voler lottare contro l’evasione fiscale. La nota di aggiornamento al Def è stata approvata, alla Camera, con appena tre voti di scarto… Un risultato ben al di sotto delle aspettative… Evidentemente non tutti sono entusiasti della manovra economica, così come si prospetta. Evidentemente non tutti hanno intenzione di essere additati, in futuro, come “quelli che hanno alzato ancora le tasse agli italiani”. Questa sì che è una svolta!

Governo dell’ambiente. Abbindolato dalle sirene degli ambientalisti, i quali proclamano a gran voce che bisogna ascoltare la scienza. Ma la scienza, questo si sappia, dice che non tutti i mali dell’ambiente provengono dall’uomo. Ma mettiamo dipenda solo dall’uomo… Come si fa a parlare di ridurre l’inquinamento, di green economy, di economia circolare, se i termovalorizzatori sono considerati un abominio e i cassonetti vengono dati alle fiamme? Tasse tasse e ancora tasse, quando già paghiamo servizi tutt’altro che efficienti… Guardate ciò che succede a Roma, a proposito di rifiuti… Regione e Comune continuano a litigare… La situazione nella Capitale è insostenibile già da anni, ma ultimamente sembra essersi acuita ulteriormente. Effettivamente si è trattato di una svolta, un plastico esempio dei risultati del governo Pd-Cinque Stelle.

Governo dell’immigrazione. Qui la svolta è fin troppo palese: in un mese gli sbarchi sono quasi triplicati. Certo, si tratta pur sempre di numeri ben inferiori a quelli di qualche anno fa. Tuttavia, che la tendenza sia cambiata in concomitanza con l’insediamento del governo della svolta è evidente senza ombra di dubbio. Sarà stato un mese sfortunato, mettiamola così… D’altro canto quella di Salvini in quattordici mesi sarà stata solo fortuna, la classica fortuna del principiante… Nei prossimi mesi tutto sarà più chiaro…

Il governo intanto punta sulla redistribuzione e sui rimpatri, rinfacciando a Salvini di essere rimasto all'”anno zero”… Tuttavia, seppur tra spiagge mojito e cubiste, sotto la “gestione Salvini” per lo meno gli sbarchi sono diminuiti drasticamente. Non dubitiamo che sotto la nuova gestione si lavori più alacremente, si stia in ufficio ventiquattro ore al giorno, si stia un po’ meno fuori dai palazzi… Però alla fine i migranti aumentano… Qualcosa non torna… Perché in fondo contano i risultati. E finora il governo della svolta sta portando a casa un pugno di mosche. E’ ancora presto, vedremo se in Europa riusciremo a far valere la nostra linea… Intanto, come se non bastasse, la Turchia minaccia di “aprire i rubinetti” e inondare l’Europa di altri milioni di migranti… Proprio la Turchia, uno Stato che qualcuno ha pagato per tenere chiusi i rubinetti e che qualcun altro voleva addirittura far entrare in Europa…

I prossimi appuntamenti elettorali avranno certamente ricadute sul governo della svolta. Finalmente molti italiani, in diverse Regioni, torneranno al voto nei prossimi mesi. Il governo della svolta dovrà tenere conto dei risultati provenienti dalle urne. Sarà anche un giudizio sul suo operato. Finalmente gli italiani si esprimeranno e sceglieranno fra due modelli di Italia completamente diversi. O per chi vuole più immigrati, più tasse, più Europa, meno plastica ma forse pure più droga, più diritti civili ma meno identità culturale, più giustizialismo, più inciuci di palazzo… O per chi vuole più sicurezza, meno tasse, meno immigrazione incontrollata, più autonomia regionale, più infrastrutture, più chiarezza su chi governa, più identità nazionale… Finalmente gli italiani saranno liberi di dire la loro e di scegliere… Perché in democrazia ogni popolo ha il sacrosanto diritto di scegliere i governanti che merita.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Voto ai sedicenni: un’altra trovata elettorale

Ave Socii

Dopo la riforma della legge elettorale, l’attenzione del governo si è spostata sull’estensione del diritto di voto ai sedicenni… Ma quanta attenzione stanno riservando Pd e Cinque Stelle alla tematica elettorale, negli ultimi tempi! Proprio gli stessi partiti che, solo qualche settimana prima, si sono opposti con tutte le loro forze al ritorno al voto degli italiani… Che strano cambio di rotta! Forse sperano che la presunta “svolta ambientalista” del governo faccia racimolare loro qualche voto in più, magari proprio da parte di quella generazione che scende in piazza per manifestare a favore dell’ambiente.

Ma la proposta di far votare i sedicenni casca proprio in concomitanza con un’altra proposta: lo ius culturae. In pratica, cittadinanza italiana per i figli di immigrati nati in Italia che abbiano completato un ciclo di studi in Italia. Fatalità? La circostanza ci pare un po’ strana… Che Pd e Cinque Stelle stiano cercando di ingrossare i loro attualmente magri consensi coi voti di questa nuova gente? Il ciclo di studi obbligatorio, in Italia, si completa a sedici anni… Le forze politiche premono per far votare i sedicenni… I Cinque Stelle hanno tuttavia precisato che lo ius culturae non è una priorità… Ma ultimamente siamo fin troppo abituati ai voltafaccia…

Poi ci si stupisce se i giovani sono disillusi e disinteressati alla politica… Dare il voto ai sedicenni potrebbe in qualche modo riavvicinarli? Siamo più che dubbiosi sul fatto che un adolescente sia abbastanza maturo per le urne. C’è gente immatura pure a diciotto e passa anni, vero… Ma abbassare ulteriormente l’età di acquisizione del diritto di voto non ci sembra la soluzione migliore per riavvicinare i giovani alla politica. E’ la proposta di chi, memore forse delle recenti manifestazioni ambientaliste, crede che tutti i giovani siano interessati alla questione ambientale e quindi anche alla politica. Forse, ben più realisticamente, quei giovani sono intereressati a saltare un giorno di scuola. Tutti siamo stati studenti, sappiamo bene come funziona…

Far votare i sedicenni, inoltre, significa far votare persone più facilmente influenzabili dal politico di turno. Lo diciamo ai cosiddetti “buonisti”: non c’è il rischio di fare un favore ai politici che parlano “alla pancia degli elettori”? I sedicenni potrebbero ingrossare le fila del cosiddetto “popolo bue”… Sarebbe un autogol clamoroso per le forze politiche attualmente schierate dalla parte del sistema: Pd e Cinque Stelle. Estendere il diritto di voto ai sedicenni rischia di estremizzare i consensi, togliendone invece proprio agli attuali propugnatori della proposta… Per questo, forse, tale proposta è arrivata dopo quella dello ius culturae… Rendere cittadini italiani i figli (almeno sedicenni) di immigrati consente loro di votare in Italia. E di votare, nelle intenzioni dell’attuale governo, per chi ha regalato loro questo diritto. Dunque finché lo ius culturae resterà al palo, questo il nostro parere, dimentichiamoci pure del voto ai sedicenni!

Vostro affezionatissimo PennaNera

Rimboschimento, l’unica vera rivoluzione dell’economia verde

Ave Socii

Negli ultimi tempi, se non ti schieri dalla parte delle politiche a favore dell’ambiente, non sei nessuno. Ormai si manifesta un giorno sì e l’altro pure, per la salvaguardia dell’ambiente. Come se le politiche verdi si facessero in piazza, magari grazie a degli studenti che le penserebbero tutte pur di evitare di andare a scuola. Come se bastassero le scenate di una ragazzina sedicenne, magari indottrinata da qualcuno che si guarda bene dall’uscire allo scoperto, per salvare il pianeta. E magari quelli che si dicono “dalla parte dell’ambiente” sono gli stessi che poi fumano, mangiano hamburger (il cui processo di produzione è uno dei più inquinanti che si possano immaginare) e bevono da bottigliette di plastica usa e getta. Manifestare è sacrosanto e ben vengano le manifestazioni per l’ambiente… Ma bisogna anche sapere a cosa si va incontro.

Finora, per finanziare le politiche verdi, abbiamo sentito parlare solo di tasse sui veicoli inquinanti e penalizzazioni per le imprese “meno ecosostenibili”… Se aiutare l’ambiente significa solo deprimere l’economia, noi non ci stiamo. Anche perché il riscaldamento globale non dipende “unicamente” dall’uomo. E per di più, questo gli ambientalisti non lo dicono, non dipende nemmeno “in massima parte” dall’uomo. Il più delle volte è l’attività del Sole (e non l’attività dell’uomo) ad influenzare le variazioni del clima sul nostro pianeta. Per cui bene il riciclo della plastica, bene la riduzione delle emissioni, bene l’utilizzo delle rinnovabili… Ma non illudiamoci che questo faccia di noi i salvatori del pianeta.

Purtroppo, in alcuni Paesi, le foreste continuano a bruciare. E continuano a bruciare da tempo, non solo da quando sale al potere un governatore conservatore. Però quando governa un conservatore, le proteste degli ambientalisti hanno inevitabilmente un’eco maggiore. Come se con i governatori progressisti le foreste non bruciassero. Seriamente, quello della deforestazione è forse il grande problema da affrontare. Una seria politica di rimboschimento, attuata a livello globale, potrebbe essere la soluzione per la maggior parte dei problemi legati al riscaldamento del pianeta dovuto all’uomo.

Grazie al rimboschimento si riuscirebbe a diminuire la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Meno anidride carbonica nell’atmosfera significa meno probabilità di incorrere nell’effetto serra. Meno effetto serra vuol dire frenare il riscaldamento globale e, con esso, lo scioglimento dei ghiacciai e tutti i fenomeni più o meno correlati. Più alberi, inoltre, rendono più stabile il terreno sul quale sono piantati. Il rimboschimento, dunque, può contribuire alla lotta sia contro l’effetto serra sia contro il dissesto idrogeologico. Oggi è possibile perfino far crescere delle piante in luoghi un tempo impensabili… I tanto bistrattati OGM potrebbero fare al caso nostro, popolando territori ostili come deserti e zone polari.

Così ogni Stato, ad ogni latitudine, potrebbe attuare la propria politica di rimboschimento. Come in una sorta di economia circolare, ogni Stato produce anidride carbonica e si dota di aree verdi potenzialmente in grado di riassorbire (almeno buona parte di) quella stessa quantità di anidride carbonica. Sarebbe tutto molto più semplice e agevole, ovviamente, già solo se si evitasse di disboscare in maniera selvaggia oggi… I risultati delle politiche di rimboschimento, purtroppo, si vedono soprattutto nel lungo e lunghissimo termine.

Nel frattempo cosa possiamo fare, noi comuni cittadini? A nostro parere, corrispondere ulteriori “tasse verdi” a un Fisco già piuttosto esigente potrebbe rivelarsi persino controproducente. Forse le indicazioni esistono già e sono quelle che magari ci hanno insegnato fin da piccoli… Spegnere le luci quando usciamo da una stanza, chiudere i rubinetti per non sprecare l’acqua, tenere le finestre chiuse quando i termosifoni sono accesi… Già solo se tutti noi facessimo così daremmo una grande mano all’ambiente. Pertanto auspichiamo che le attuali manifestazioni a favore dell’ambiente siano accompagnate da azioni concrete e utili. A volte le azioni che si fanno nel segreto, in nome del semplice buon senso, valgono molto più di mille manifestazioni di intenti.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Proporzionale o maggioritario? Questo è il dilemma

Ave Socii

Di tutte le questioni che il nuovo governo dovrà affrontare, l’assoluta priorità spetta… alla legge elettorale! Forse veramente questo governo è nato per fermare Salvini e la Lega. Forse una volta approvata una legge elettorale, studiata per impedire il trionfo del centrodestra, il governo potrà anche permettersi di cadere. E al popolo sarà addirittura consentito di votare. Ma andiamoci piano con le previsioni… Ultimamente è davvero difficoltoso prevedere, di sera, cosa accadrà la mattina dopo. Un giorno si tifa per la nascita di un nuovo governo “per il bene del Paese”… Il giorno dopo si fa la scissione, pur assicurando pieno sostegno all’esecutivo… Prima si agita lo spettro dell’Iva, poi l’argomento pian piano sparisce… Di scuola e aziende in difficoltà non si parla quasi più… Si dice che la priorità va data ai temi, ma finora sembra si sia parlato soprattutto di poltrone… E quante altre poltrone ancora bisognerà assegnare…

Però, in compenso, stavolta l’Europa vede di buon occhio l’Italia. Era questo il governo che ci voleva… Un governo stabile, un governo allineato al pensiero dell’Europa, un governo che dovrebbe assistere all’elezione del Capo dello Stato (possibilmente allineato anche lui), un governo cui i mercati danno fiducia… Può forse permettersi di cadere, un governo del genere? Meglio parlare di legge elettorale, qui in Italia… Tanto le questioni più importanti saranno decise per lo più in Europa, manovra economica e ripartizione dei migranti comprese… All’atto pratico, riusciremo a varare una manovra economica espansiva, magari ricorrendo pure a un discreto margine di flessibilità, ora che abbiamo ottenuto un portafoglio di peso presso la Commissione? Riusciremo a farci valere in tema di ripartizione dei migranti? Il governo è appena partito, ma i primi indizi non paiono promettere granché di buono… E meno male che stavolta l’Europa è dalla nostra parte!

Come dicevamo, qui in Italia è meglio distogliere l’attenzione e concentrarsi sulla questione elettorale. Anche perché Salvini e la Lega rappresentano una spina nel fianco pure per l’Europa. Qualsiasi iniziativa volta a garantire l’indebolimento dei “nazionalisti” è ora della massima importanza. A costo di partorire una porcata, Cinque Stelle e Pd ora lavorano a una legge elettorale che, secondo le prime indiscrezioni, si prospetta prevalentemente proporzionale. Come sappiamo tutti, il proporzionale garantisce la rappresentatività, il maggioritario la governabilità. Mai come adesso l’Italia avrebbe bisogno di un governo forte e stabile, per contare davvero ai grandi tavoli internazionali. Realizzare un proporzionale puro vorrebbe dire, al contrario, favorire gli accordi di palazzo fregandosene altamente delle opinioni degli elettori.

Un governo che nasce nei palazzi, dai compromessi, dalle trattative, ha tuttavia maggiori probabilità di tener conto delle indicazioni provenienti dall’Europa. Un verdetto chiaro dalle urne, che piaccia o meno, deve essere accettato così com’è dall’Europa. Un governo forte e deciso fa paura. Quando invece il consenso è frammentato, così come la composizione del Parlamento in base ad una legge elettorale proporzionale, l’Europa può scegliere quale combinazione di forze politiche meglio rispecchia la propria visione. D’altronde, già l’attuale governo nasce da manovre di palazzo… Le decisioni vengono prese dall’alto, mentre il popolo è ridotto a mero bacino di voti… L’Europa è contenta così: meglio avere a che fare con un governo “zerbino”, obbediente in tema di immigrazione e accondiscendente in tema di economia… Del parere del popolo cosa importa, tanto gli elettori hanno già dato e questo è più che sufficiente… Tutte prove di un possibile “ritorno al proporzionale”?

Forse tornare al proporzionale non è che una delle tappe che ci condurranno dritti dritti alla riedizione della Prima Repubblica. L’attuale governo ha in pratica ristabilito un sostanziale bipolarismo tra le forze politiche. Bipolarismo rafforzato anche dal fatto che i due poli sono occupati, rispettivamente, da maggioranza e opposizione in blocco. Il centro è sempre più vuoto, ma natura e politica insegnano che il vuoto non esiste. Ben presto il centro dovrà essere occupato. E qualcuno, attraverso abbandoni o scissioni, è già pronto a occuparlo… Magari con l’intento di dialogare sia a sinistra che a destra… Un ritorno alla vecchia Dc? Staremo a vedere. L’impressione è che si stia tornando indietro, invece di andare avanti. E che a voler tornare indietro siano anche quei partiti che, un tempo ormai lontano, volevano cambiare tutto e mandare tutti a casa… Il potere, evidentemente, non logora soltanto chi non ce l’ha…

Vostro affezionatissimo PennaNera

Reciprocità, un valore che rischiamo di perdere

Ave Socii

Donare se stessi, farsi umili, porgere l’altra guancia… Forse siamo fin troppo ossessionati dalla “politica della non violenza”. Forse non riusciamo davvero a separare la nostra sfera interiore dai rapporti con l’esterno. Forse davvero ci stiamo abituando ad abbozzare e abbozzare ancora, fino a scoppiare. Perché prima o poi arriva il momento di rilasciare l’energia che nel tempo abbiamo accumulato dentro. Perché ad un’azione corrisponde (deve corrispondere) sempre una reazione, perfino nei rapporti umani.

Forse dovremo abituarci a credere un po’ di più nella reciprocità. Un valore che non necessariamente significa “occhio per occhio, dente per dente”. Un valore che, al contrario, se correttamente applicato potrebbe pure aiutarci a evitare incomprensioni e tensioni. Si può rispondere a un torto altrui anche senza ricorrere a un torto a nostra volta, purché si risponda. Non rispondere ora equivale solo a rimandare la risposta più in là. A furia di rimandare, tuttavia, si rischia di perdere il controllo dell’energia accumulata dopo tanti e continui abbozzi. L’energia può certamente cambiare forma e di diverse forme sono anche le reazioni che uno può avere. Ma fare completamente finta che nulla sia successo è impossibile. Al massimo si può dare l’idea di “essere superiori” alle provocazioni, ma mai ignorarle del tutto. Dopotutto anche il Vangelo insegna ad agire in certi modi, mica a non agire affatto! Sottile è il Signore…

E la reciprocità dovrebbe valere, in un contesto più ampio, anche nei rapporti fra gli Stati. Qualcuno continua a sostenere che oggi un tale valore risulti ormai superato. Oggi, dicono, valgono i diritti universali… Ebbene, è proprio in nome di quei diritti universali che spesso si consumano le peggiori incomprensioni e tensioni fra le Nazioni. Emigrare è un diritto universale, dicono alcuni… Perciò accogliere i migranti dovrebbe essere un dovere universale… Sì, peccato che il più delle volte lo sia solo a parole. E un diritto ribadito solo a parole non è un vero diritto. I diritti non esistono, se non vengono realizzati da tutti coloro i quali li proclamano. I diritti, per esistere, hanno bisogno di reciprocità. Quelli che io e te consideriamo “diritti” esistono nella misura in cui io e te, reciprocamente, ci impegniamo a realizzarli. Altrimenti sono solo belle parole.

L’esistenza di diritti universali costringe gli Stati a tutelare certe posizioni soggettive, spesso sollevando i singoli dalle proprie responsabilità. Quante volte assistiamo a simili casi di squilibrio nei rapporti! Quante volte assistiamo alla celebrazione del valore dell’accoglienza! E ad approfittarne non sono solo i migranti, ma anche e soprattutto quelli che dicono di aiutarli. Nessuno parla mai del diritto dei popoli a rimanere nella loro terra. Forse non è di moda considerarlo un diritto universale… Farsi vedere accoglienti ci rende molto più “graditi” agli occhi altrui, anche in quanto Stati. Peccato che parecchi Stati siano molto accoglienti coi porti altrui e molto meno coi propri! Anche in ciò servirebbe reciprocità, se davvero accogliere è un dovere universale.

Non raramente un diritto inalienabile è in grado di spingere un individuo a determinati comportamenti, pur di ottenere quanto sperato. Pensate solo a quelli che, per i più disparati motivi, iniziano uno sciopero della fame. Pur di ottenere quello che voglio, sono disposto a mettere a rischio la salute e la vita… Questo è il messaggio, più o meno implicito, alla base di simili comportamenti. Se la strategia funziona, non è detto che essa non possa venire strumentalizzata al punto da sfociare nel vittimismo. Anche in casi del genere, il rapporto tra individuo e sistema non è affatto reciproco: l’individuo può agire persino strumentalizzando un diritto universale, la vita, che invece il sistema è obbligato a difendere ad ogni costo (proprio in quanto diritto universale).

Situazione simile, pur con le dovute differenze, nel caso degli omicidi… Alcuni individui si permettono il lusso di violare un diritto universale, privando altri individui della vita… Il sistema, invece, pur di tener fede al principio della vita come diritto universale, non può applicare la pena di morte nei confronti dei colpevoli… E’ interessante notare, a questo punto, come in realtà esistano dei limiti alla vita in quanto diritto universale. Si pensi all’eutanasia. Ebbene, un individuo può morire perché colpito da malattie incurabili, ad esempio… Perché, invece, uno non può morire se ha privato altri della vita? Specie se nemmeno il percorso di rieducazione si è dimostrato utile? Gli innocenti possono morire, i colpevoli no… Ci sembra un tantino ingiusto.

Forse ricorrere alla reciprocità potrebbe, in parte, risolvere simili questioni. Sapere che se hai ammazzato qualcuno potresti incorrere nella medesima pena, forse spingerebbe l’omicida a sentire sulle proprie spalle tutto il peso della responsabilità del proprio comportamento. Sapere che non esistono diritti universali, ma che i diritti vanno guadagnati sul campo attraverso i rapporti con gli altri individui… Invece la politica dei diritti universali crea solo squilibri, illudendo i deboli di essere forti e rendendo tutti più vulnerabili alle strategie vittimistiche. Se l’intento ultimo è quello di creare una società di deboli, di gente facilmente controllabile e influenzabile, lottiamo finché siamo ancora in tempo! Combattiamo contro la deriva dei diritti garantiti solo sulla carta! Solo i diritti reciprocamente riconosciuti meritano di essere realizzati.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Laicità dello Stato e cultura cristiana

Ave Socii

Sovente il progresso di una società è accostato al principio di laicità dello Stato. Nella nostra cultura, un tale principio è declinato nella celebre formula “libera Chiesa in libero Stato”. Una formula che afferma l’esistenza di due realtà distinte, quella spirituale e quella temporale, aventi pari dignità di essere al mondo. Nessuna delle due, pertanto, dovrebbe piegarsi per cedere più spazio all’altra. Ciascuna delle due dovrebbe influenzare ambiti differenti e non sovrapponibili della cultura umana. Ciascuna delle due dovrebbe rappresentare un arricchimento, per ogni singolo e per la società tutta.

Quanto detto finora, tuttavia, non contrasta col fatto che uno Stato possa difendere e promuovere le tradizioni culturali e religiose del proprio popolo. Per un semplice motivo: non può esistere al mondo un solo popolo senza religione. Tempo addietro, l’Unione Sovietica provò a costruire un sistema basato sull’assenza di qualsiasi riferimento religioso… Sappiamo com’è andata a finire. La laicità è ben altra cosa dall’ateismo. La religione è un fatto culturale e pertanto non può essere negata, nemmeno dallo Stato più autoritario. Se uno Stato può essere laico, di certo un popolo non può esserlo. È pertanto auspicabile che ogni Stato, pur rimanendo fedele al principio di laicità, tuteli la religione caratteristica del proprio popolo. Come si può pretendere che una cultura rispetti la religione e i simboli altrui, quando non riesce a rispettare nemmeno la religione e i simboli propri?

Uno Stato è laico nel momento in cui aggiunge qualcosa, non quando toglie qualcosa alla sua storia. Togliere i crocifissi dalle aule scolastiche rende uno Stato più debole, non più forte. Perché toglie un simbolo che rappresenta la storia di quel popolo. Un popolo non può essere culturalmente neutro, in ambito religioso come in vari altri ambiti. La scelta del neutro non è mai neutra, è sempre una delle tante scelte che genera conseguenze. Non c’è nulla di speciale nello scegliere di adottare la neutralità culturale. Neutri non si nasce, lo si diventa: non importa raggiungere il neutro, ma la via percorsa per raggiungerlo. E se quella via è diretta a togliere invece che aggiungere, il popolo è privato dei suoi riferimenti. Quel popolo non sarà più in grado di confrontarsi alla pari coi popoli di altre culture e, ben presto, finirà per soccombere sotto la sua procurata ignoranza culturale.

L’effetto generato dal percorso tra i riferimenti precedenti e la neutralità attuale non è l’affermazione della neutralità attuale, bensì la negazione dei riferimenti precedenti. Chi diventa neutro rischia di piegarsi a chi neutro non è o non vuole diventarlo. Prima o poi ogni vuoto, anche culturale, deve essere riempito. Il non neutro, infilandosi nel neutro, rischia di determinarne la distruzione. Esistono Stati che, lungi dall’essere laici, potrebbero approfittare della situazione per sottomettere Stati culturalmente indeboliti da una finta laicità. Gli Stati islamici, nei quali la laicità non è certo un tratto qualificante, potrebbero fare della sovrapposizione fra Stato e religione un punto di forza. Qualora ci riuscissero, con che coraggio potremmo poi affermare che il mondo vada ancora nella direzione del progresso?

E non basterà aprirsi alle novità portate da famiglie arcobaleno o immigrati di altre culture, per poter affermare il progresso. Forse nemmeno la “Famiglia di Nazareth” era così perfetta come ci è stata consegnata dalla tradizione… Forse Gesù era figlio di uno stupro, più che dello Spirito Santo… Forse avrà avuto pure dei fratelli… Forse lui e i suoi genitori non saranno stati così “senza macchia” come viene descritto… Ciò toglie forse la bellezza della fede e il modello, seppur ingigantito, che quella famiglia ha rappresentato nei secoli e tuttora continua a rappresentare? Perché oggi ci si dovrebbe quasi vergognare di sposarsi in chiesa? Il matrimonio, checché se ne dica, è un fatto che la sfera civile non può che mutuare dalla sfera religiosa. Allo stesso modo qualsiasi nucleo familiare, per quanto “diverso” dalla cosiddetta “famiglia tradizionale”, non può non fare riferimento alla “famiglia tradizionale” stessa.

Oggi va di moda sostenere battaglie per affermare principi come l’uguaglianza, il rispetto del diverso, l’apertura al prossimo. Ma che questi principi siano scritti nel Vangelo non si può dire, perché professarsi “cristiani” sembra più una vergogna che un vanto. Meglio definirsi “ricchi e atei”, così si è più credibili. Anche l’accoglienza è un principio prettamente evangelico, seppur trasposto anche da altre culture antiche. Oggi si pensa che debbano essere gli Stati a realizzare simili “opere di giustizia”… Magari con tanto di violazione di ordinamenti sovrani e lezioni di moralità ai “disumani”. A chi pretende di seguire il Vangelo, magari senza mai averlo letto, ricordiamo la mirabile lezione di laicità contenuta nel Vangelo stesso: a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Lo Stato non dovrebbe pretendere di seguire il Vangelo, quando non è capace nemmeno di seguire le leggi e la Costituzione.

Un popolo che adotta la neutralità è in pericolo, un popolo non può perdere da un giorno all’altro i propri riferimenti senza correre rischi, per giunta all’interno di una società complessa. Pensare di adottare la neutralità è come pensare di riacquistare la verginità perduta. Uno Stato con una identità culturale forte: questo è il vero progresso, secondo noi. Uno Stato che si mantenga separato dalla religione, ma capace di proteggere la sua cultura religiosa e le sue radici. Uno Stato che non prenda a modello quelle culture dove legge e religione vanno a braccetto. Uno Stato che sia fondato non sui principi scritti su un libro sacro, ma sui principi scritti sulla carta costituzionale. Uno Stato dove Cesare segua la Costituzione e dove il Vangelo sia lasciato alla libertà di chi vuol conoscere Dio. Questo è il progresso di cui andiamo orgogliosi.

Vostro affezionatissimo PennaNera

Pd e Cinque Stelle vogliono sparire

Ave Socii

La strada per il “governo della svolta” è ufficialmente spianata… La parola d’ordine è “discontinuità”… Bisogna mettere una pietra sopra alla precedente esperienza di governo e creare qualcosa di nuovo per il bene del Paese… Sì, per intanto una cosa sola è certa: il Presidente del Consiglio sarà lo stesso che ha guidato il governo dimissionario. In nome della “discontinuità”… Persino il Presidente Trump ha elogiato l’operato del Presidente del Consiglio auspicando una sua permanenza a Palazzo Chigi… Pur di rimanere al potere, il Pd sarà disposto a ingoiare questo e simili altri rospi?

Per alcuni viene prima la squadra, per altri vengono prima i programmi… Per alcuni dovranno essere adottate soluzioni totalmente nuove, per altri è necessario proseguire con gli obiettivi già fissati un anno fa… Dinanzi a questo spettacolo indecoroso, gli italiani dovranno stare a guardare senza avere minima voce in capitolo. Al massimo, sarà loro concessa qualche manifestazione di piazza. Per il voto, evidentemente, c’è ancora tempo… Anche in democrazia…

E lo sputtanamento non finisce qui… Sembra ormai chiaro quale sia il collante che tiene assieme i due azionisti di questo nuovo governo, Cinque Stelle e Pd: la spartizione delle poltrone. Un collante forse anche più forte dell’opposizione verso Salvini e la Lega. In questo senso, perlomeno, Salvini è quello che fra tutti ha mostrato meno attaccamento alla poltrona… I leghisti, pur sedendo in sette Ministeri, non hanno avuto paura di perdere la poltrona e aprire la crisi… Altri, un po’ per sete di potere e un po’ per paura di tornare al voto, ne hanno approfittato e si sono inchiodati agli scranni…

Ma questa nuova esperienza di governo parte già in salita. E a lungo andare, prevediamo, la salita si farà sempre più ripida. Forse questo non sarà davvero il “governo della discontinuità”, come piace al Pd… Forse gli azionisti di questo governo, per ingraziarsi la benevolenza del popolo, saranno condannati a lasciare in vigore molte delle misure adottate da Salvini. Se non lo facessero, rischierebbero di uscirne con le ossa rotte e di consegnargli l’Italia su un piatto d’argento.

Magari ci sbagliamo… Magari col tempo Pd e Cinque Stelle riusciranno davvero a farsi benvolere dal popolo… Magari riusciranno davvero a relegare Salvini e la Lega ai margini della scena politica… Ma devono sperare che gli italiani non si facciano nuovamente trascinare dall’impeto di Salvini… Il quale certamente non starà fermo a guardare che qualcuno, magari fra i Cinque Stelle un tempo suoi alleati, cancelli in tutto o in parte il suo precedente operato.

E poi c’è la questione dei numeri… Soprattutto al Senato, la maggioranza appare piuttosto ballerina. Chissà se i partiti minori saranno davvero l’ago della bilancia per dar vita a questo “governo forte e autorevole”. Forse anche per loro si dovranno allestire delle poltrone, in qualità di Ministri o Viceministri o Sottosegretari o Presidenti di Commissione… Altrimenti addio fiducia! E sui singoli provvedimenti? Basta che la Lega presenti una mozione pro-Tav, restituendo il favore ai Cinque Stelle, perché il governo appena concepito sia costretto ad abortire. A meno che uno fra Pd e Cinque Stelle si umili e si appiattisca sulle posizioni dell’altro, a costo di perdere ancor di più la faccia dinanzi al proprio elettorato.

Facciamo i migliori auguri a questo governo in procinto di nascere. E speriamo che davvero Pd e Cinque Stelle non facciano dell’anti-salvinismo e dell’anti-leghismo la loro bandiera… Rimaniamo dell’avviso che questa potrebbe trasformarsi nella tomba che li seppellirà. Pensino invece ai problemi del Paese e al bene dei cittadini, ai quali forse già troppo è stato tolto… Non da ultima, la possibilità di esprimere il proprio parere con il voto. Dimostrino che negare al popolo l’essenza stessa della democrazia sia servito veramente a realizzare qualcosa di buono e concreto.

Vostro affezionatissimo PennaNera