orezero Buonarroti, Milano.Fondazione Verdi.Dokument@definizione blog

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Belle di notte in via Buonarroti.

Cfr. Chi siamo* Gioacchino Poli (gipo), piazza Buonarroti 24,  20145 Milano.

-orezero libero blog definizione:

Blog dialogico sulle tematiche esistenziali e situazionali contemporanee.

Dal diritto all’oblio in internet alla tutela dell’identità dinamica Responsabilità dello Stato da inadempimento di direttiva Il danno da calunnia

 

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Grillo scatenato in tv e la D’Amico fa da tappetino

FILIPPO FACCI PER IL GIORNALE
Prima che di Grillo ci sarebbe da occuparsi di questa Ilaria D’amico e del suo inutile Exit su La7, ma sappiamo che anche le critiche più devastanti da noi vengono considerate medaglie, se va bene invidia di qualcosa, ma correremo il rischio: perché questa D’amico, diciamo lo stesso, è palesemente la più incapace tra tutte le non-conduttrici che per meriti speciali si sia affacciata dalle nostre disgraziate televisioni, e questo lo sappiamo. E allora perché non dirlo? Perché sennò non t’invita? E chi se ne frega: sarebbe splendido che tra i mendicanti di apparizioni qualcuno cominciasse anche a dire no. Anche perché mercoledì sera, umili e piccini di fronte al maxi-schermo col Grande Monologante, gli invitati facevano una discreta pena.
D’accordo, la D’Amico è l’archetipo della televisione dove tutti ormai possono fare tutto, e tuttavia ci si chiede: quale spettatore al termine di una puntata di Exit ha capito o imparato qualcosa? Ha imparato, se gli va bene, quale voce dovesse avere Rosa Russo Iervolino da giovane; ha capito che alzare la tonalità e interrompere di continuo è buona e producente cosa; ha capito che senza una traccia scritta certe conduttrici sono niente, e lo dimostra la disinvoltura con cui la D’Amico a un certo punto ha detto che «ci sono 20mila disoccupati» prima che le suggerissero, sottovoce, che sono 20 milioni. Le scrivessero che c’è al governo Fanfani, forse, lo direbbe: ma detta così è cattiveria.
Occorre invece ammettere che tre cose la signorina ha perlomeno capito: che postura e seriosità contano più dei contenuti, che occorre saper dosare le scollature (Giuseppe Caschetto, agente suo e della sinistra wannabe, le ha raccomandato che nelle trasmissioni dove parla di calcio la scollatura dev’essere più abbondante) e soprattutto pare aver capito, la signorina, che sparare raffiche di domande senza ascoltare le risposte, magari intimando di rispondere risolutamente «sì» o «no» anche a proposito della fissione dell’atomo, ecco, è tutta roba che fa grande giornalista d’assalto.
Detto questo, eccoci finalmente a Grillo e a una situazione che alla D’Amico è scappata di mano subito e senza che la riacciuffasse neppure una volta. Abbiamo avuto un monologo di diciotto minuti dove il comicante ovviamente ha insultato a destra e a manca, ma ha pure ripetuto concetti e situazioni già da tempo sbugiardate. Ma non ci ha fatto mancare generiche preziosità come questa: «I cittadini si sono rotti i c… i di quella gente che avete lì in studio». E la gente in studio intanto restava silente, passiva, fatalista come col maltempo: erano il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, Bruno Tabacci dell’Udc e il collega Sergio Rizzo. Difesi da chi? Da una conduttrice che nei venti minuti ha biascicato le seguenti frasi: 1) «Sottolineiamo la trasparenza con cui quest’azienda ti accoglie a braccia aperte e sta cambiando tante cose, e tu lo sai»; 2) Beppe, io… »; 3) Beppe, proviamo a raccontare anche come si cambia tutto questo… ?»; 4) «Beppe, tu hai detto una cosa che mi ha fatto molto piacere…».
A quel punto, quando a intervenire ha provato qualche ospite, ecco le interlocuzioni del buffone: «Stia zitto un attimo che poi me ne vado»; «Fammi parlare», «No no no…». Poi ha tentato ancora di raddrizzare in chiave vittimistica tutti i flop degli ultimi due anni. Nell’ordine: «Abbiamo fatto il Vaffanculo day e i partiti ci sono andati, affanculo». Ah sì? A dire il vero Grillo aveva invitato all’astensione, e alle scorse politiche c’è stata una delle affluenze più alte degli ultimi anni. Poi: «Abbiamo raccolto le firme per mandare a casa i parlamentari dopo due legislature». Ah sì? E com’è che allora si è imparentato con l’Italia dei valori per le prossime amministrative? Com’è che per le provinciali alcuni suoi candidati si presenteranno direttamente con Di Pietro? Ce lo chiediamo perché l’ex magistrato di mandati parlamentari ne ha già accumulati cinque, per un totale di anni dodici.
Infine: «Le nostre firme sono ferme, noi promuoviamo i referendum, ma le ho perse io, le firme?». Sì. Le ha perse lui. Grillo infatti raccolse il grosso delle firme durante il vaffa-day del 25 aprile 2008, firme inutili. Ricordiamo la dinamica che già lo sputtanò l’anno scorso: per proporre un referendum ci vogliono 500mila firme raccolte in tre mesi, ma la legge dice che dal giorno in cui vengono indette le elezioni non si possono depositare firme per altri sei mesi; ed essendo state indette le elezioni il 6 febbraio 2008, significa che Grillo non avrebbe potuto depositarne sino al 7 agosto: dovendo appunto raccogliere le firme in tre mesi, i tre mesi precedenti il 7 agosto partivamo dal 7 maggio, non prima: quelle raccolte prima non valevano, ma Grillo le raccolse lo stesso e soprattutto a ridosso del suo vaffa-day del 25 aprile: firme inutili che lui, nel luglio successivo, consegnò solo per non buttarle via.
Se ci avete capito poco, figuratevi Grillo: resta che ai suoi grillini non disse niente o quasi. A Exit, però, ha citato sospettosamente Corrado Carnevale, capo della Commissione per il referendum in Cassazione: «Avevo davanti Carnevale, di firme ce n’erano la metà…». E certo: c’erano solo quelle valide. E poi suvvia, non se la prenda con Carnevale, che già avrà il suo da fare in purgatorio: è l’uomo che presiedeva, nel 1981, la commissione che promosse Antonio Di Pietro alla carriera di magistrato.

7 COMMENTI

  • Anonimo03 aprile 2009 alle 16:45

    VISTO CHE TUTTI POSSONO ESPRIMERE LA PROPRIA OPINIONE, E PERSINO FILIPPO FACCI CHE QUANDO SCRIVE DEVE DAR CONTO A CHI LO PAGA, MI PERMETTO DI DIRE CHE IN TELEVISIONE C’E’ MOLTO DI PEGGIO DI ILARIA D’AMICO, BASTA VEDERE ALCUNI TALK SHOW O PROGRAMMI DI ‘APPROFONDIMENTO’ POLITICO, SIA RAI CHE MEDIASET, PER RENDERSI CONTO DEL SERVILISMO AL POTERE DEI CONDUTTORI. QUI SI ATTACA LA D’AMICO PER ATTACCARE IN REALTA’ BEPPE GRILLO, DI CUI CONDIVO LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLE COSE CHE DICE, SOPRATTUTTO QUANDO DICE: «I cittadini si sono rotti i c… i di quella gente che avete lì in studio» MA ANCHE DI CHI DOVREBBE INFORMARE ED INVECE PENSA A SCRIVERE PER IL TORNACONTO DEL PROPRIO PADRONE.
    UN SALUTO DA FRANCESCO

    giporossonero03 aprile 2009 alle 18:32

    O memo!
    TI X EXIT*
    O cima D’Amico:
    TI X EXIT,
    o memo!
    (i palindromi di gipo,Milano)
    *Cfr. “Ti con zero”, di Italo Calvino.
    -Puoi scrivere a orezero@libero.it

    UN AUTOGRAFO DI UMBERTO ECO.  IL CODICE TEMESVAR.

    Colophon, Milano Agosto 2005

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    unnamed (8)Sorrento estate 2012 parte 2 070

    Capri tra Oplepo e Oulipo.

    Capri Oplepo Capri Oulipo

    Codesto allegretto/ perpendicolarmente/ ritorna iniziale/ o pizzicato lontano/, estivamente passa oltre./ Campus autografo/ pozzolana rimossa/ indefinitamente. /Ordine utopico, l’indice/ partecipa ossimoro./ Capriccio antico/ piffero riecheggiato/ ininterrotto,/ ognuno pavoneggiavasi lento./ – Evadi per obliare./

    Coniuga, apparecchia,/ photoelettricamente,/ ritraduci, impressiona,/ oscuramente urticante,/ l’imbroglio per omettere./ Come appoggiatura,/ precipitosamente, raccordo/ intellettuale /opus postumo, lido,/ edizione prìncipe, opificio. /Caprifogliacei/ abracadabranti profili, /ritrovo improvviso/ oniromanzia utilizzante /l’improbabile per oggetto./ Capillarità/ anfibologica, puro /robot inconveniente, /ocarina poi largo/ entro pandemonio obliquo./

    Causa allelomorfa/ psicofarmacologica,/ ritorno ignoto./ Obliterazione utile, /l’interdetto può ordinare./ Come avvicinare,/ parere riadattato/ impeccabilmente? /Ognuno procederà, lazzo/ e pertinenza olimpica./ Cosmetologico /aggiornamento plurale/ reinventata isola;/ ondulazioni usuali,/ l’istante passa onnipresente. /Calvino, Ariosto,/ Pirandello, Rakosi./ Internazionale: /Ovidio, Pastior, Li-po /Elzevier, Pallade, Orfeo./

    “notarico”: si tratta di una contrainte che gli antichi greci chiamavano notarikon e che l’oulipiana Michelle Grangaud, in occasione della scrittura di un suo testo dedicato a Capri, all’Oplepo e all’Oulipo, ha preferito definire, più esplicitamente, acrostiche horizontal.(1) La forma pseudo-tanka è stata utilizzata undici volte poiché ogni pseudo-poème si compone di undici parole, naturalmente, quante sono le lettere di «Capri Oplepo» e di «Capri Oulipo». Quella riportata ne è la traduzione condotta nel rispetto dell’originaria contrainte. Capri Oplepo Capri Oulipo ne La Biblioteca Oplepiana(Zanichelli, 2005)

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  • CRONOLOGIA OPLEPIANA.
orezero Buonarroti, Milano.Fondazione Verdi.Dokument@definizione blogultima modifica: 2020-07-25T11:55:25+02:00da gipo_milano