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Nickname: gaza64
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Sesso: F Età: 59 Prov: PG |
Messaggi di Gennaio 2015
Una storia intera, una storia. Di un'anima che, seppur sedendo, circola. Di un'immobilità che non appartiene al pensiero. Di un corpo che delega alla vista l'unico spostamento d'aria, quando deterge la superficie liscia degli occhi per continuare a leggere la sua storia. Una fotografia scattata dall'alto ed un pennello a segnare un percorso altrimenti invisibile. Blu come dev'essere quando l'anima splende. E rapido, come il battito di quelle ciglia, ed invisibile, quando il superfluo scompare alla vista. Anche il protagonista.
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Non sono mie le parole, ché quando dicono mentono e confondono il tempo senza farlo trascorrere ma lentamente procedere al mio stesso passo e non le vedo, e non le sento, se non girando lo sguardo. Non sono miei gli occhi di un altro, neanche quando li guardo e vorrei entrarci dentro e non c'è posto abbastanza per un inverno e un autunno. Piove troppo e fa freddo. Non sono mie le righe che ho tracciato sul lucido di un foglio di carta da lucido che invece è sempre stato opaco. Le righe erano nere ma rappresentavano un colore preciso che poi, quando l'ho stampato, non era come l'avevo immaginato. E nero è restato. Non è mio nulla di ciò che mio avevo considerato. Non lo voglio, ma non posso abbandonarlo. E sono io, ciò che mio non è mai stato. Lo tengo così, senza separarlo da ciò che non potrei mai scindere da me. E il totale è tre.
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Post n°312 pubblicato il 23 Gennaio 2015 da gaza64
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Dove sei andato quando te ne sei andato? E perché è successo tutto così rapidamente come se avessi avuto fretta di andare in quale altro luogo dove? Chi ti aspettava tra quel respiro e l'altro che hai sospirato in silenzio e che nessuno ha udito né io, né lui, né noi immaginato? Dove sei andato? E a chi hai sorriso, se hai sorriso, o pianto, se hai pianto? Per quanto tempo? Tornerai o sei già tornato? Ti ho veduto o mi è sembrato oppure ho sognato? Sembra ieri, o forse era oggi, o magari deve ancora accadere e posso aspettare domani? Domani no, nemmeno oggi, ma se torni prometti di farti vedere, mi torni a trovare? Non si dice mai abbastanza o abbastanza non è mai? Tornerai? |
Scivola piano il pensiero e allungandosi lento si insinua tra le pieghe di un senso scarlatto che non contempla ombre. Risalta il colore uniforme di un desiderio che trasporta con sé meraviglia e il respiro si sfalda tra le sue spire e ricorda. Ogni cosa diventa reale, ogni singola mossa la stessa. Virgole di saliva interrompono il discorso di tanto in tanto e punti esclamativi capovolti si allungano oltre la riga di un quaderno rimasto bianco. Il mio scivolare lungo il tragitto segnato da un tratto sbiadito dal tempo, è il segno. Si avvicinano i pensieri quando non sanno dire un discorso che non ha parole né voce. Un cartoncino rosso scarlatto contiene righe e virgole umide. E nell'ultima riga in fondo al foglio sono scivolata trovando il punto fermo di quel mio primo pensiero. Anatomia di un desiderio.
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Incarto un sogno di rosso e di oro. Rosso per renderlo visibile nonostante l'abbia nascosto agli occhi del mondo, e d'oro per il valore che gli ho attribuito senza averlo mai acquistato né venduto. L'ho solo sognato. Lo tengo tra le mani come un tesoro ed è leggero e pesante, piccolo e grande, importante e semplice. Anche lui sogna sempre. La carta che lo riveste lo protegge dall'usura del tempo. Ne è trascorso tanto, ma dentro è rimasto lo stesso. A volte mi parla, e mi chiede, ed io lo accontento ascoltando la sua voce, ripetendo tra me le parole che nessun altro sente. Come tutti i sogni incartati di rosso e di oro, è un dono. Non so dire esattamente da chi l'ho ricevuto, e non so nemmeno perché io l'abbia incartato. Ma so per certo che il senso del suo valore è sulla sua superficie. Perciò l'accarezzo di tanto in tanto, mentre io ascolto, e lui, silenziosamente, dice.
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. - "Non hai capito niente." - "Però sei intelligente." -"Vorrei rivederti." - "Non capiresti." - "Sbaglieresti." - "Ci vediamo?" - "Lo sapevo." - "Però non sono intelligente." - "Perché?" - "Non ne sono capace." - "Come amare?" - "Tu non mi ami." - "Ed ora?"
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Il braccio attorno alla vita, il fianco premuto contro il fianco, il respiro vicino al collo, il solletico in faccia dei capelli che si muovono. Una carezza inaspettata sposta una ciocca da una parte all'altra, un sorriso svelato attraverso quel gesto, e lo sguardo a depositarsi addosso. Una parola sussurrata all'orecchio, la pelle che sfiora la pelle, un brivido lento che sale, e lana, e cotone. Chiudere gli occhi indugiando in una sensazione, riaprirli alla luce, chiuderli ancora fingendo pigrizia, cercandola ancora. Non esiste nient'altro che ciò che stai facendo. Nulla che i tuoi occhi non abbiano visto. Una bolla invisibile nella quale poter vivere senza soffocare. E uscire, e rientrare.
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- Il confine qual è? - E se è ambivalente? - Perché? - Quando mi abbraccia? - Significherebbe, però, una rinuncia. - La sua natura qual è? - E ciò che voglio io, invece, cos'è? - Perché? - E nel momento in cui mi stringesse? - Fuggire da cosa, poi? - Il confine di che? - Allora sei tu che stringi? - Sei ambivalente. - Perché?
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Inviato da: gaza64
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