Kremuzio

Sono ormai troppe settimane che non posso vedere il mio serial preferito perché terminata la seconda serie. Raramente sono stato così acchiappato dalle trame, forse solo il “Visitors” degli anni 80 mi attirava così tanto. Sto parlando di “Fringe”, dove si intrecciano le storie fantascientifiche ma plausibili di un gruppo di appartenenti all’FBI, la sezione Fringe per l ‘appunto, composta dal capo secco di colore, serissimo, una agente bionda con particolari caratteristiche, uno scienziato matto ed il figlio proveniente da una dimensione parallela. Non mi metto a spiegare storie intrecci e colpi di scena, poiché non è di questo che voglio scrivere. Mi voglio soffermare infatti sul cervellone di turno, il prof. Bishop, intorno al quale gravita tutto. Di scienziati pazzi la letteratura è stracolma, forse perché sono personaggi imprevedibili, veri deus ex machina del racconto, che ti sanno tirar fuori la soluzione improvvisa con semplici intuizioni e sconclusionati rimuginamenti. Ci furono Cyrano che, benché poeta e spadaccino riuscì con abili stratagemmi ad andare sulla Luna, o il barone di Munchausen, prima di Frankenstein ma di certo mi sbaglio per difetto. Costui cuciva pezzi di cadavere per ricostruire un Golem. Seguirono il capitano Nemo di Verne e Cavor di Wells che inventò la Cavorite, vernice antigravitazionale che permette di vagare per lo spazio a costo zero.

Da bambino venni anche ammaliato dal dottor Zarkov, italianizzato Zarro, lo scienziato che permise a Gordon di andare su Mongo e salvare la Terra. Già allora non mi impersonavo con il biondo e muscoloso eroe amato dalle belle aliene e dalla splendida e rompiscatole Dale Arden. Zarro costruì il “razzo celeste” nel garage di casa, ben funzionante, e questo me lo fece preferire. Le ovvie letture di Topolino, che mi era antipatico, però mi proiettavano nelle storie abitate dal prof Enigm, o dal mitico Archimede Pitagorico, da Pico de Paperis, Eta Beta ed anche lo sfortunato Spennacchiotto, soprannome che mi veniva dato a causa dei miei capelli dritti quando da bambino pasticciavo col piccolo chimico.

In “ritorno al futuro” mica potevo immedesimarmi con personaggi che non fossero Doc Emmett Brown? Non potevo. Attirato dal genio capace sia di costruire un macchinario atto a cibare ad un orario prefissato il proprio cane, sia di costruire una macchina del tempo con una DeLorean. L’apoteosi finale con la locomotiva antigravitazionale poi? Vogliamo parlarne? Sì, lo so che Archimede Pitagorico era meglio, ma senza il cappello pensatore sarebbe riuscito a pensarne una più di qualunque genio del male fumettistico? Leggendo i vari supereroi Marvel o DC come potevo non essere colpito da Iron Man o Lex Luthor? E tutti i cattivi scienziati che si costruivano superpoteri mischiando minerali radioattivi ad apparati a valvole? Sembrano un po’ quelle persone veramente esistite che hanno dedicato la loro vita ad indagare territori parascientifici dedicati alla free energy, al moto perpetuo, all’antigravità, come Keely, Marinov, Brown e tantissimi altri che hanno passato la loro vita nell’ombra, attirati da personaggi come Edison, Tesla o Marconi.

Il dr. Bishop sembra proprio Archimede P. chiuso nel suo laboratorio pieno zeppo di macchinari vintage con i quali alterna brillanti deduzioni psicocosmicoparallele a ricette di dolci e droghe lisergiche con le quali acuisce i suoi sensi e risolve problemi esistenziali. Le storie si muovono in quell’olimpo parascientifico colmo di deduzioni logiche che sembrano realizzabili, e che forse lo saranno tra qualche centinaia di anni, in teoria. Teletrasporto o lettura del pensiero, hanno raggiunto in Fringe vette solamente sfiorate da serial come X-Files e similari, troppo spesso inquinate da un plafond di paranoia basata sul “I want to believe”.

Purtroppo ora dovrò aspettare l’anno prossimo per sapere come continuerà la serie che, nonostante sia abbastanza ovvia nelle conclusioni, ad ogni puntata mette in ballo teorie futuribili che possono essere considerate attuabili e logiche, seppure col beneficio del dubbio giustificato dal lieto fine di ogni puntata.

Dr. Bishop prendimi come aiutante, please! Me lo metterò anch'io il cappellino di alluminio per non farmi leggere la mente!