Kremuzio

Non ho mai avuto troppa memoria, e per questo passo metà della giornata ad avere idee sensazionali, e l’altra a cercare di ricordarle. In pratica potrei girare con un taccuino, un bloc notes ed una penna, ma dimentico sempre di portarle. Se a volte ricordo di portare carta bianca, non trovo la penna, o se la prendo da una tasca nascosta, l’inchiostro è finito, o il refill ha perso il suo contenuto macchiandomi. Allora decido di portarmi sempre una matitina, come quelle che si rubano all’Ikea. Ma sono piccole e le perdo in fondo alle tasche. O quando le trovo la punta si è spezzata, spesso infilandosi in una mia coscia. Allora mi porto dietro un temperalapis, ma i pezzettini di grafite e legno che rimangono dentro mi sporcano tasche, appunti, pezzi di carta pulita, sbattono sulle chiavi e sui centesimi di euro, sul fazzoletto appiccicoso e sulle gomme squagliate, facendo un polpettone primordiale schifoso.

Foglietti di carta ne ho sempre, nelle tasche posteriori, che non si sa mai, per scriverci sopra gli appunti, ovvio. Son ripiegati fino al formato A6 e quando li tiri fuori hanno la forma rotonda delle mie chiappe. E sono caldi. Li devo stirare per darmi una parvenza di serietà. Se fumassi, farei a pezzi i pacchetti di sigarette per scriverci sopra, come facevano i grandi scrittori, o anche sui pacchetti di minerva come farebbe Umberto Eco. Una volta lo facevo anch’io, quando mi ricordavo di portare la penna… vedi i periodi precedenti. Però poi buttavo i pacchetti vuoti dimenticandomi di averci scritto sopra. Quando invece facevo cure speciali a base di fosforo per ricordarmi tutto ma proprio tutto, allora trascrivevo gli appunti su fogli più grandi, che venivano, ahimé cestinati per errore da me o da chi rassettava la mia stanza. Poi venne l’era del computer. Ne avevo uno piccolissimo, Psion, agli albori dell’informatica, con pulsantini per scrivere piccole frasi su schedine EPROM. Quando mi ricordavo di salvare sulle schedine, ovviamente. Poi si esauriva la batteria e per cambiarla si resettava il sistema facendomi perdere i preziosi contenuti. Un giorno mi comprai un microregistratorino con microcassettine e piccole batteriole che si scaricavano subito, poi quando riascoltavo sembravano voci dall’aldilà, lente e strascicanti come il giiiiiiiiiiiiirooooogiiiiiiiiiiiiroooooooooootoooooooooooondooooooooooo di Hal 9000 in 2001 odissea nello spazio. Quando ricordavo di rilasciare il tastino "mute". Poi con le batterie nuove diventava velocissimo con una voce a paperella come se avessi respirato autobotti di elio dopo sniffate magnum di cocaina. C’era poi il problema di trascrivere le importantissime frasi frutto della mia fervida immaginazione. Ed era così lancinante e palloso per i miei nervi che non lo facevo. E poi i pensieri intelligenti hanno la prerogativa di esserlo solo durante la loro creazione. Quando ci ripensi, ti sembrano cose stupide o, al massimo, senza senso. Ora cerco di ragionarci sopra quando guido la moto, e di abbinare i pensieri ad una sensazione, una musica, un odore, uno sguardo, e di tutti questi fonemipercettosensitivi faccio un minestrone che trangugio digerisco ed espello ogni volta che mi siedo davanti al pc, a volte sudando, a volte spremendomi, soffrendo, e magari divagando. Fatto sta che oggi volevo parlare di tutt’altro, ma me n’ero dimenticato, che poi si è riaffacciato ala mente dopo aver iniziato a scrivere e raccolto il nuovo filone di pensieri. Ci tornerò domani. Giuro! Se me ne ricorderò, ovviamente… Ora me lo segno, se solo trovassi una cacchio di penna che scrive!