Kremuzio

Non è stata una sorpresa seguire la trasmissione di “presadiretta” domenica sera su Raitre, unico canale osservabile senza mal di pancia, e ricevere sfavorevoli notizie sulla situazione relativa alla privatizzazione dell’acqua. Nonostante quello che sembra, l’acqua in Italia c’è, e tanta, l’unico problema che c’è sembra essere quello di chi ci deve guadagnare. Per me che sono nato a Roma, non è difficile vedere fontanelle pubbliche dalle quali sgorga copiosa freschissima ed ottima acqua potabile. Uno spreco agli occhi di chi non possiede questo bene nel suo comune, e nel tempo, anche per molti che capiscono quanto siamo fortunati a possederla senza fatica. Per noi romani, basta andare in vacanza per iniziare a subire le conseguenze di un’acqua diversa. Il sapore ci sembra diverso già dal primo sorso, e raramente è migliore di quello a cui siamo abituati. Molti non si fidano, e per prima cosa se ne vanno in un alimentari a comprare bottiglie di acqua minerale. E lo scandalo di queste acque lo abbiamo visto proprio nel servizio dell’altra sera. Grossi investitori sono arrivati dalla Svizzera e dalla Francia, costruiscono fabbriche che sì, danno lavoro a qualcuno del luogo, ma depauperano le risorse idriche del luogo, incanalando quelle sorgenti che in precedenza si dirigevano verso i paesi con una portata di centinaia di metri cubi al secondo, e se ne prendono una enorme fetta, destinata all’imbottigliamento. E la tassa che devono pagare al territorio, ai comuni o allo stato è infinitesimamente bassa. Il guadagno per le società è enorme, e si basa su un prodotto che deve essere gratuito per tutti. Mi ha fatto rabbia vedere che ad Agrigento l’acqua non viene distribuita sempre e quando lo è, fa schifo, rossiccia ed imbevibile. Non puoi fare a meno che andare nei supermercati e fare scorte di bottiglie di minerale, magari la stessa che ti viene rubata e che ti spetterebbe naturalmente a basso prezzo, direttamente dai tuoi rubinetti. Ma guarda caso, senza un servizio degno di una società civile, in quella città viene anche pagato un canone tra i più elevati.

 Ma perché gli italiani sono tra i maggiori consumatori di bottiglie di acqua minerale? In ufficio moltissime volte, persone che vengono da fuori, mi chiedono se l’acqua del bagno si possa bere, e dove acquistare bottigliette d’acqua. A questi “attacco un pippone” (mi dilungo in particolari) cercando di spiegare che a Roma l’acqua è tutta potabilissima ed ottima, in più, per legge, vengono effettuate le analisi almeno ogni giorno, mentre nelle fabbriche imbottigliatrici le fanno quando vengono obbligate a farlo. Certo che l’acqua che scorre nelle nostre tubature non viene propriamente dalla nostra campagna ma importata da duemila anni da altre regioni tramite gli spettacolari antichi acquedotti. Poi metto un po’ di paura parlando del rilascio di sostanze tossiche dalle bottiglie di plastica al liquido, a causa dei raggi solari alle quali le bottiglie sono esposte durante molti periodi della loro vita. E spesso a causa di abusi di fertilizzanti, ci sono pericolose tracce di nitrati. Anche a Roma, abbiamo delle fonti all’interno del raccordo. All’inizio dell’Appia antica dove ancora c’è un piccolo fiume sotterraneo, l’Almone, c’era un tempio, visibile ancora, dove la ninfa Egeria veniva venerata. E l’acqua omonima è buona, frizzantina e se la vai a caricare nelle taniche costa anche un prezzo “giusto” se il lavoro te lo fai tu. Purtroppo non se ne può abusare proprio in quanto il tasso dei nitrati è alto, come nelle acque di pianura.

Altra questione non di secondaria importanza è quella dell’impatto ambientale delle bottiglie stesse quando terminano il loro compito. Ci sono da smaltire ogni giorno tante di quelle tonnellate di plastica delle bottiglie, da mettere paura, e il costo del loro riciclo lo paghiamo sempre noi, ed influisce sul prezzo della bottiglia.

Che tristezza quello a cui andiamo incontro. E che tristezza vedere durante una pausa della trasmissione, una pubblicità della Ferrarelle. Mi sono sentito indignato e preso per i fondelli, dato anche che poco prima ne avevano parlato male. E lì capisci quanto la pubblicità ci faccia male ed influisca sul modo di vivere, a nostro discapito.

Si presentano giornate di lotta vera e propria per riappropriarci della cosa più naturale che ci sia. L’acqua Marcia è una di quelle buonissime fonti che beviamo nell’Urbe: è quella che termina la sua corsa nella fontana di piazza della Repubblica vicino Termini. Ma l’affare che stanno facendo alle nostre spalle è marcio, con la minuscola. E puzza.