Kremuzio

Sarei quasi sicuro, se ci credessi, di essere morto di fame in una precedente reincarnazione. I segni ci sono tutti. Non perché abbia sempre fame, anzi, da un certo punto di vista neanche mangio molto, se non mi si presenta l’occasione. E purtroppo di occasioni se ne presentano. A parte il fatto che non so dire di no quando mi offrono un dolce fatto in casa, o puramente artigianale e financo industriale, in generale se vedo una tavola apparecchiata, mi sdilinquo.
So dire no solo alle merendine plastificate, per fortuna.
Ieri ho dovuto lavorare fino a tardi per la presentazione di un libro, e la cosa bella di queste conferenze, oltre ad imparare sempre qualcosa di nuovo su argomenti che di solito me ne frego, come l’economia mondiale (a proposito, pare, secondo illustri conferenzieri, e parlo di senatori, economisti, capoccioni e banchieri, l’economia italiana si è abbastanza salvata per la cattiva conoscenza dell’inglese) o la situazione universitaria in Cina.
Ma immancabilmente, sia che gli argomenti mi sollazzino o meno, alla fine c’è sempre il ricco buffet, con il catering di biancovestito che apparecchia un’aula disponendo con accortezza estetica un sacco di cosette buone. Si parte da grandi piatti che contengono tartine con caviale, uova di lompo, gamberetti, salmone e kiwi, tutte infilzate da stecchini con bandierine o ciuffetti multi colorati ed allegri. Un altro piattone è riservato a delle mini bruschette ricoperte di materiali edibili spalmati. Ieri ce n’erano con paté d’olive nere, paté d’olive verdi, un formaggio che sapeva di tartufo, pomodorino piccante, una salsetta giallastra, una marroncina ed una attrezzata a panzanella.
Ovviamente le ho assaggiate tutte almeno in un esemplare. Quella al tartufo è stata bissata.
E ora verso il tavolo dei vini. Una specie di punch freddo frizzantino pieno di fragole, del quale ho chiesto il nome ma non ricordo la risposta, è stato bevuto sgargarozzandolo. Buono, specie sorseggiando masticando ed ingollando le fragoline. Col flute in una mano ed una vezzosa salviettina colorata nell’altra, le bandierine nel taschino per mostrare il fatto che io mi senta cittadino del mondo, facendo finta di niente, mi faccio strada attraverso i dotti accademici, verso il tavolo con i sandwiches. Stavano in fondo, ed ho dovuto faticare per raggiungerlo. Ma prima ho fatto visita al piatto delle pizzette. E’ tradizione che ci siano, ma di solito non vengono mangiate con allegria, e ci si arriva dopo le altre leccornie. Forse perché sono fredde. Ah. C’erano anche una specie di mezzi paninelli con oliva e maionese. Ma il clou erano quegli ottimi tramezzini che contenevano tutti gli ingredienti classici, dalle uova, al salame al prosciutto, e chi si ricorda cosa. Naturalmente li ho assaggiati tutti ed 8 i tipi. Molto buoni. Poi sono andato via, dato che i sostenuti invitati cominciavano a guardarmi male, dato che come tecnico ero esentato dall’abito scuro e dalla scorta. Lotta di classe… Meglio così. Non dovevo obbligarmi a fare conversazione, ma degustavo in silenzio con dovizia di masticazione, visto che non si parla a bocca piena.
Un paio di settimane fa mi sono invece scatenato in un paio di coffee break a base di dolci. Così a secco, visto che il caffè all’americana o il the alle undici di mattina non mi andavano, ho assaggiato sei cornettini alla crema pasticcera fantasticamente buona. Non ce la facevo a smettere, peggio della droga. Ho dovuto inframmezzarli con un paio degli stessi al cioccolato, molto buoni ma non all’altezza dei primi. I miei colleghi mi guardavano additandomi come ingordo mangione, ma sono stato sticazzista gustandomi nel mio solito angoletto il ben di Dio, neanche fossi stato in punizione dietro la lavagna.