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Mi manchi Frankie!
Fosse stato vivo, ieri Frank Zappa avrebbe compiuto 70 anni, ed invece il suo tempo si è fermato un sacco di anni fa, nel 1993, ed aveva l’età che ho io oggi. La cosa mi fa una certa impressione se confronto la mia misera vita con la sua. Con tutti i capolavori musicali che ci ha lasciato, lo stile di vita trasgressiva, le sue frasi, le atmosfere che non sono riuscito a riprodurre se non con il pensiero ad occhi chiusi. Per i ragazzi di oggi, probabilmente vedere il viso di Frank, farà ricordare una marca di abiti giovanili, che usa la sua icona, nome e mezzo titolo di disco, il mitico Joe’s garage che ora trasformato e storpiato in Frankie’s garage mostra un volto smilzo con baffi e pizzetto.
Cercando nella sua vita, mi salta alla mente la prima volta che è stato in televisione, in un talk show dove presentavano nuovi personaggi, strambi e geniali. Lui si mise a suonare la bicicletta, con le bacchette. Sbatacchiava ritmicamente sulle ruote, i raggi, il manubrio, e spiegava le varie sonorità tra l’ilarità del pubblico e del conduttore, Steve Allen, nel 1963. Nel 66 cominciò a diventare famoso con i suoi primi lavori commerciali di una certa consistenza tirando fuori lavori come Freak Out, absolutely free, Lumpy gravy e lo smaliziato We’re only in it for the money. Ma ad ascoltarlo agli inizi sembra distante dai capolavori degli anni successivi, quando alternava canzoni sconclusionati e spesso volgari, con assoli di chitarra che ti facevano chiudere gli occhi e sognare. A noi italiani che non seguivamo troppo le parole, concentrandoci sulla musica, ci scappavano quelle frasi sgraziate, oscene, che accusavano la società, le religioni e quanto si potesse contestare. A voler essere cattivi ci restano un paio di brani in italiano, da ascoltare al massimo volume come Tengo na mischia tanta dal doppio Uncle meat o lo strumentale Questi cazzi di piccioni.
Ma appunto lasciamo perdere le parole, se non siamo preparati. Figuratevi che neanche Wikipedia accetta queste canzoni perché offensive… Però nel suo I’m the slime la sua immaginazione alla Videodrome ci offre la melma che sbrodola dal nostro televisore, già molti anni prima di quanto ce ne accorgessimo noi. In USA sono ovviamente stati precursori anche di questo.
Ma limitiamoci alla musica. Basta spegnere le luci e mettere su un bastoncino di incenso o accendere un narghilé completo di mela e polverine strane, per catapultarci in quei tempi. Se metto sul piatto Grand Wazoo mi ritrovo a far casino sulla Dyane in mezzo alle stradine di Pisa, in vacanza. O con Inca road eccomi al mattatoio di Testaccio in pieno concerto, immortalato nei ricordi in questo post: http://blog.libero.it/Kremuzio/8810647.html
Ma non è facile descrivere Zappa ai giovani. La musica sempre varia, i suoi assolo lenti che iniziava infilando la sigaretta accesa tra le corde e con calma sciorinava in note che entravano dritte nel cervello, estraniandosi lui stesso dai microfoni, dagli spettatori e per molti minuti rimaneva solo sotto il riflettore a muovere le dita e le braccia e la fronte secondo gli accordi e le vibrazioni delle singole corde. La chitarra era la sua firma in ogni brano, e la sapevi riconoscere dalla sua purezza e singolarità stilistica. Però mi faceva arrabbiare quando, come un Pinocchio qualsiasi si metteva a far finta di dirigere gli orchestrali, con la Camel in bocca, con gesti che trovavo sgraziati e che prendevano in giro gli spettatori, con la chitarra alle spalle. Ma si faceva subito perdonare quando con i suoi gesti plateali, la rigirava sistemando la sigaretta di cui sopra e partiva.
E noi lì ad ascoltare rapiti. E non mi hanno più liberato: sono ancora ostaggio di quella musica.
La foto dell’immagine del post l’ho scattata nel 95, non ricordo se a Praga o Cracovia. Era disegnata su una cassetta di derivazione dei telefoni, in una stradina semicentrale. E la tengo in un reliquario, insieme ai biglietti dei concerti, alla maglietta con le date del suo ultimo tour. Ma la reliquia più importante è nella mia testa, e la spolvero ogni volta che ascolto a palla uno dei suoi pezzi migliori, e sono tanti. Da Pojama people a Bobby Brown, a Stinkfoot a Watermelon in Easter Hay, a Black napkins, a Muffin man a The torture never stops.
Muore in un giorno autunnale, cancro alla prostata. Maledizione!… Ma come diceva un libro dell’82, Zappa è più duro di tuo marito.Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Mi preme avvertire che tutto quello che leggerete è frutto della mia mente, anche quelle cose che sembrano scopiazzate. Potrebbe essere che siano stati altri a scopiazzare me. Avverto che l'aggiornamento viene effettuato quando mi pare e piace, anche se, sembra, lo faccia tutti i giorni tranne il sabato, la domenica ed i giorni di festa, quando non mi piace accendere il computer, anche se continuo ad interessarmi ai fatti del mondo e strombazzare il mio malcontento. Con questo intendo dire che non sono un giornalista e che questa non è una testata giornalistica e bla bla bla. Le foto che appaiono negli articoletti di solito le prendo facendo una ricerca su google immagini, ritenendo che siano libere di essere prese e schiaffate sul blog. Se ritenete che io non debba pubblicare una di queste immagini, mandatemi un messaggio ed io la toglierò nel più breve tempo possibile. Non chiedetemi soldi che tanto non ce li ho. Aggiungo pure che non lo faccio per il bisogno che grazie a Dio di bisogno ne ho abbastanza (Petrolini)...
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