Messaggi di Maggio 2014

La finta realtà mediata

Post n°1440 pubblicato il 30 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Probabilmente andremo verso una generazione che avrà problemi di messa a fuoco visiva del mondo circostante. Basta osservarsi intorno per vedere gli sguardi fissi sugli smartphone qualsiasi cosa si faccia, dal giocare al leggere al messaggiarsi. Non so se occorreranno particolari occhiali per mettere a fuoco questi schermi. Ma non c’è solo quel pericolo. Ce n’è un altro probabilmente molto più importante, ovvero quello che a forza di guardare nel piccolissimo schermo, si perde d’occhio la realtà.

A parte il fatto che la gente sta in continuazione a fotografare tutto quello che ha intorno, con la speranza di poi poter rievocare il momento una volta visualizzata la foto sul pc, i problemi che sorgono sono diversi.

Ad esempio sfido chiunque a salvare ordinatamente le foto sul proprio pc dopo averle copiate dalla schedina. Poi dopo averne fatto copie su copie sparse nelle varie cartelle, organizzarle in modo che sia facile fruirne. Tanto prima o poi i cd dove andrai a salvarli si rovineranno, e la carta delle stampanti fotografiche si rovinerà, come ora le vecchie foto a colori di tanti anni fa stanno diventando rossastre.

Io non ci riesco, e ne ho relativamente poche. Ma i ricordi li ho tutti in mente, completi di odori e sensazioni.

Poi consideriamo che una volta avevi la macchinetta con un rullino da 24 o 36 scatti, e facevi mentalmente un calcolo di convenienza, per capire se era meglio fotografare adesso o tra un po’, ed arrivare alla fine della gita con una riserva di scatti per il tramonto dell’ultimo minuto.

Vabbè, uno si portava un rullino di riserva per pochi scatti, ma poi o doveva terminarlo per farlo sviluppare subito, oppure lasciare gli scatti rimanenti per la prossima volta, che chissà quando sarebbe venuta.

Ma poi andavi a farle sviluppare, le ritiravi e ti arrabbiavi perché quella era venuta male, l’altra era mossa e le luci erano sbagliate, colpa dello sviluppatore.

Però poi avevi bello ordinato il librettino con le foto in fila e te le godevi.

E poi diciamocelo, non stavi sempre con l’occhio attaccato all’obbiettivo, ma ti godevi la realtà tridimensionalmente e con tutti i sensi accesi.

Ieri stavo guardando un documentario sulla vita del papa, e in una scena si vede lui che stringe le mani bacia ed abbraccia dietro una transenna, e le persone dall’altra parte con la mano sporgente dotata di smartphone, guardavano non lui a venti centimetri di distanza, ma lo schermo del cellulare che lo inquadrava. Dov’è la realtà? Se lo chiedono o no?

E tutti quelli che girano per la città con il tablet in mano? Non è peggio? Non li capisco proprio. Stanno addirittura a filmare i loro passi senza immergersi nell’atmosfera. Di certo per loro sarà più facile rivivere i momenti passati dallo schermo del pc, visto che sarà simile all’originale. Almeno avessero calpestato una bella cacca di cane, ci sarebbe stato qualcosa di differente e reale.

Ricordo ogni volta che ho incontrato persone famose, sono sempre stato alla ricerca di uno sguardo. Da quello nasce l’esperienza. Ricordo ad esempio madre Teresa, o Gorbaciov tanto per dirne un paio. Incontrare lo sguardo è speciale, mica vorremmo spegnere tutto con un selfie o con una inquadratura di rimbalzo.

Che poi si smorzerà, e nel ricordo negli anni ti porterai l’immagine riflessa e mediata e rimpicciolita di una faccetta comparsa nei pixel di un microscopico schermo.

 
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Elezioni elezioni...

Post n°1439 pubblicato il 27 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Devo dire che sono stato incredulo fino in fondo, ma alla fine lo stipendio con gli 80 euro in più è arrivato… Lo spottone propagandistico ha dunque colpito nel segno come gli altri vecchi slogan nel passato. E questo dopo due giorni dalla domenica delle elezioni europee.

Sono stato in dubbio se dire la mia o meno proprio a proposito della giornata elettorale, ma quel che si vede è che ci sono strani movimenti in Europa. Da noi al solito c’è la solita bagarre politica che guarda ben poco al continente, quanto molto di più al nostro stivale. E la gara si è svolta coni soliti cavalli stanchi, ronzini che ancora si muovono per inerzia.

Ed ha vinto chi ha promesso di più. Facendo l’occhiolino alla massa che lavora e non guadagna molto, piuttosto che a chi sta ancora peggio, come in passato ci si è rivolti ai pensionati o agli imprenditori, vediamo anche come un movimento ormai morto come quello di Berlusconi, a forza di dentiere regalate, abbia raggiunto il terzo posto. Pensavo che i transfughi di Alfano e soci avrebbero attirato gli elettori di destra, ed invece ancora tutti lì attaccati alle gonnelle del ricco.

Di Grillo immaginavo non avrebbe vinto per il semplice fatto che non ho visto fare granché se non protestare. E poi più si viene a conoscenza degli eletti di quel partito, e meno diventava attraente metterne altri simili in posti che contano.

Di Renzi si capiva subito che comprare per 80 euro il voto avrebbe fatto effetto, come anche la sua iperattività. Sono cose che colpiscono gli elettori, che ancora si chiedono quanta cocaina sniffi per essere sempre così su di giri. Sarà stata proprio questa energia a convincere? Certo che confrontarlo con figure anziane e calme tipo Monti, ti stordisce. Staremo a vedere, anche se ai miei occhi si tratta sempre di democristiani.

Per la sinistra vera, pare sia rimasto solo la lista di Tsipras, che non si sa chi sia se non un greco di sinistra, votato da quelli che ancora pensano di pensare sinistrorso. E poi ci sarebbe la garanzia del fatto che sia stato il primo partito nella terra di Omero.

Dei leghisti si immaginava dopo il rimescolamento che avrebbero fatto un passo avanti giusto per acchiappare un po’ di quelli di destra (ma una volta non dicevano di essere di sinistra?). E non mi stupisco neanche di tutti gli altri partiti che non ce l‘hanno fatta a sfondare il 4%. E questo potrebbe essere un problema.

In definitiva in Europa cambia un po’ il baricentro grazie ai francesi, ed adesso vedremo come faranno i cugini a dover sopportarli, visto che ci prendevano in giro per i nostri ventenni. Ora tocca a loro.

 

Appena arrivato lo stipendio, gli 80 ci sono. Se non altro non devo aspettare di essere pensionato (ma quando mai) per una dentiera. Mi ci posso benissimo togliere un dente, che per curarlo, hai voglia a bonus! 

 
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Brava Giovanna!

Post n°1438 pubblicato il 26 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Dato che sono refrattario agli spot pubblicitari, o meglio mi accorgo che ci sono solamente se con la visione laterale intuisco che c’è una bella donna possibilmente sculettante, un mio collega mi avverte che ci sono messaggi strani, forse a carattere esoterico o massonico nelle scenette abbastanza trucide e kitsch della Saratoga, quella che una volta pubblicizzava il silicone.

Ebbene in un’atmosfera alla Tinto Brass, si comincia a vedere una bellissima donna vestita come Rita Levi Montalcini che beve un caffè e sorride nel giardino di una villa miliardaria. Ecco:

Dai tratti mi sembra fosse quella che si faceva la doccia nei vecchi spot siliconici. Poi il campo si allunga e si vedono i confini esterni della casa con due baldi giovani che stanno ridipingendo la cancellata. Poi col jingle arriva lei, bellissima, che comincia a spennellare. Uno dei due pittori le si avvicina e le si strofina quasi addosso, probabilmente annusandola. Si sorridono guardandosi negli occhi. C’è una storia fra di loro? Lei continua a dipingere senza macchiarsi. Poi l’apoteosi, esce dal cancello a passo di modella, braccia alzate in foggia di alleluia e le fanno omaggio i due baldi operai con la canzoncina sulle note iniziali di "notte rosa" di Umberto Tozzi. Dietro di lei anche la bella padrona vittoriana è felice. Perché tutto questo? Cosa accadrà dopo? Giovanna è un’amica della padrona o un’operaia dell’impresa di restauro? E perché è brava? Spennellare lo sanno far tutti.

 

Sarebbe meglio indagare. Nel 2008 ci fu un altro spot, con il primo tempo della storia.

Villa sul mare, al centro della scena una voliera o una gabbia sadomaso (penso più la seconda ipotesi in quanto un uccello uscirebbe dalle sbarre). In primo piano una cameriera dai capelli ricci ed una minigonna nera con calze nere e grembiulino, sta dipingendo la gabbia su una scala, evocando scene maliziose. A fianco a lei un’altra bellissima donna, con camicetta tipo nonnina della varecchina. Spennella anche lei di verde. Che brutta la gabbia verde… magari è una prima mano e poi la seconda con oro zecchino.

Ad un tratto esce un tipo in vestaglia che non ha mai visto pitturare in vita sua e chiede cosa stiano facendo. La signora afferma che sta verniciando e che Giovanna la sta aiutando. Si sorridono. Lui pensieroso forse non capisce. Aggrotta le sopracciglia. Quindi la ricciolona è la mitica Giovanna, o una delle tante Giovanne. Non sappiamo. Ma vediamo con una inquadratura dal basso, che va a verniciare in alto mostrando le autoreggenti e la pelle nuda sopra di esse. Non si capisce bene se porta le mutandine o no. Primissimo piano dell’uomo intenditore che la scruta e dice “Brava Giovanna, brava!”. La protagonista si gira passando un dito tra le labbra e la lingua, sorridendo e lasciando capire mille cose, tutte vietate ai minori. Primo piano della signora che sorride d’intesa. E’ d’accordo? Menage a trois o scambio dei ruoli? La moglie è Giovanna che si è travestita da cameriera o è l’altra? E come si chiama? Quanti misteri…

Quali sono i messaggi che ci sono dietro, a parte la scontata pubblicità alla vernice? Nello spot più vecchio un libertino se la fa con la moglie e la cameriera sebbene non si sappia chi sia l’una e chi l’altra. Nel più recente, il “marito” non c’è più. La padrona che forse ha divorziato, è cambiata, magari un po’ invecchiata, anche Giovanna è diversa, meno maliziosa e vestita da ragazza con l’ombelico in vista, senza autoreggenti. In più ecco due uomini belli e muscolosi. Dal menage a trois all’orgia? Aiutatemi a capire! Comunque la pubblicità è orrenda!

 
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Du iu laik dippàrpol? (r)

Post n°1437 pubblicato il 24 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Probabilmente così sgrammaticata, sembrava essere la richiesta tipicamente interrogativa fatta per rompere il ghiaccio con la comitiva di americane in quell’ostello a Londra. Tanti anni fa, quando Carnaby Street era Carnaby Street. La gita scolastica con la mia prima volta in aereo, scassato e fetido charter Fokker, che mi ricordava le battaglie aeree del barone rosso. L’arrivo in quella nordica capitale piena di gente strana con le bombette e gli ombrelli satura di odori cipollati e colori a malapena sgargianti al di fuori delle vetrine dei negozietti alla moda, fu vociante ma timido al tempo stesso. Mi faceva pensare alle atmosfere di "Quadrophenia" degli Who

I letti a castello erano coperti da lenzuola grigiastre e coperte viola cariche di macchie di sicura origine fisiologica sulle quali sarebbe stato meglio non indagare. Che anni erano? Diciamo intorno al 1975. Sia perché erano gli ultimi anni del liceo sia perché l’atmosfera era frizzante. Cosa non facemmo per non farci notare? Da bravi italiani non lesinammo una bella partita a pallone in mezzo a Regent’s Park prima tra noi e poi con i nativi del luogo, improvvisando una sfida epica senza esclusione di colpi contro  i perfidi albionici.

Che poi noi trattavamo da esseri inferiori per diverse ragioni, tutte incontrate nelle mura del ricovero cittadino. A cominciare dal fatto che non ci fossero i bidet nei bagni. Non perché noi li usassimo… anzi, al massimo potevamo metterci a lavare i piedi uno per uno quando puzzavano troppo, ma l’idea che potevano essere meno ipocriti e risparmiare sui sanitari ci sembrava troppo rivoluzionaria. Anche perché mancavano di quei rassicuranti rotoli di carta igienica che ci potevano far sentire a casa per la morbidezza ed il profumo di coriandoli. Ricordo benissimo quel contenitore pieno di fogli di carta oleata, o che sembravano tali. La cosa mi mise una pulce nell’orecchio che mi mantengo ancora oggi. L’interrogativo era il seguente: Ma davvero in Inghilterra usavano quegli scomodi e scivolosissimi ritagli cartacei utili per incartare la mortadella e non per detergere le terga? A volte mi viene in mente che si sia trattato di uno scherzo ben congeniato verso noialtri ragazzetti del sudeuropa. Ci vuole poco per turbarci. Ma mi vendicai come mia abitudine indicando al gestore come avesse scritto male alcune parole inglesi sui cartelli affissi nella hall. Sono fatto così, se vedo un errore di ortografia negli scritti altrui mi suona un campanellino nella testa.

E cosa dire delle cene a base di patate lesse e cocce di piselli? Ma lasciamo perdere, tanto ci riempivamo lo stomaco di uova e pancetta in quelle tremende colazioni.

Un bel momento, oltre lo shopping nelle strade che videro i Beatles, fu quello della partecipazione al musical “Jesus Christ Superstar”. Splendide atmosfere in un bel teatro, con le compagne che cantavano a squarciagola conoscendo a memoria le parole dell’opera. Noialtri maschi non vedevamo l’ora di farci una partita notturna ed anche qualche scherzo alle ragazze una volta tornati alla base.

Ma l’ultimo giorno ci fu la sorpresa di trovarci in sala mangiatoria un gruppo di americane niente male agli occhi assatanati di noi, in preda all’ormone vacanziero e quindi soggetti a seguire ogni movimento di bionde d’oltreconfine. Ma come attaccare bottone col nostro vetusto linguaggio figlio dell’Alighieri? Così buttati in terra su laceri tappeti e miseri pouff, intorno al solito sfigato che era stato costretto a portarsi ovunque la chitarra Eko, ma proprio dappertutto, con sottofondo di giri di DO, Battisti e Beatles, ebbi l’accortezza di chiedere ad una promettente biondina dai capelli lunghi e lisci, che sembrava uscita da un fumetto dei Freak Brothers: “Du iu laik dippàrpol?” al che lei esibendo la faccia più interrogativa che avessi mai visto, fece un “EEEEHHHH?” con la pronuncia del Minnesota. Ripetei un paio di volte “Dipparpol” e poi mi mise a cantare “Smokonteuoooter (enfaiarintescai)…”, e lei intelligentissima e spocchiosa “aaahhhh Diip Pòrpol!!!” con al posto delle “o” tutto un ribollir di tini con noi buzzurri dalla misera pronuncia ad immaginare quella lingua arrotolata muoversi sinuosa sul palato yankee. Il “mavaff” ci sembrò meritato come mai. Proprio noi che sapevamo che “debukisondzetebol” e nel caso proprio lei l’avesse perso l’avremmo trovato in pochi attimi.

 
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Com'è difficile la vita

Post n°1436 pubblicato il 22 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Da adesso in poi cambierà molto riguardo il mio accesso al blog... Nell'azienda dove lavoro hanno deciso che le persone stanno troppo tempo attaccate al computer a fare tutt'altro che lavorare, come scaricare le mail, leggere notizie, facebookkare, giocare, anche riguardo le due lunghe ore di pausa in cui ti viene la depressione. Quindi ecco un bel software caricato su un server che è così intelligente da capire, se il sito a cui si accede è uno che non è serio.

Da questo abbiamo capito tante cose. Ad esempio che Libero è un sito porno, così come tante notizie che compaiono su Repubblica. Gli altri giornali sono direttamente bloccati perché per adulti (come se noi lavoratori fossimo bambini).

Ancora posso leggere le mail, ma chissà per quanto tempo.

Mi devo quindi organizzare, ma non posso più essere presente sul blog, o visitare gli altri blog. Potrà farlo un pochino col tablet e la chiavetta, ma senza farmi vedere, altrimenti verrò fustigato in sala mensa (ad averne... diciamo vicino la macchinetta del caffè).

Ora siamo tutti alla ricerca di un escamotage tecnico per poterci collegare almeno per sapere cosa sta succedendo nel mondo. Possiamo dire che siamo entrati in un era di ipercontrollo, di censura, tipico delle società totalitarie o mormoni, o integraliste. Sarà un caso che questo è cominciato non appena sono cominciati ad entrare gruppi americani in azienda? Speriamo che oltre alla censura portino anche un adeguamento delle retribuzioni a livelli Usa, ma ne dubito.

Dobbiamo solamente subire.

Per cui capirete che sono un tantino nervoso per lavorare in un posto simile all'ufficio sinistri di fantozziana memoria. Ma con le più eccelse menti rivoluzionarie dei colleghi stiamo escogitando un network alternativo col quale sconfiggere l'oscurantismo galoppante dei nostri poveri giorni lavorativi.

Resisteremo e torneremo!

 
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Miracolo o no? Mi sa di no.

Post n°1435 pubblicato il 20 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Qualcuno potrebbe gridare al miracolo, ma di certo proprio una cosa normale non è. Il fatto è questo: pochi giorni fa è morta suor Giuseppina (al secolo Celsa Manzone) 97 anni, nel convento di S.Anna a Bassano del Grappa. Dopo il decesso sarebbe comparsa una scritta non troppo nitida “Maria” su di un braccio.Chi conosceva la suora, afferma di non averla mai vista prima, e che non si tratti di un tatuaggio o di segni artificiali.

Il medico legale che avrebbe controllato il corpo della defunta, ha dichiarato alla stampa che si tratta di un caso di “discromia della pelle”, ovvero che ci sono delle parti di pelle con colore diverso dalla pelle attorno. Un fatto non troppo raro in verità, anche se non proprio in questa forma,  in cui sembra leggersi una parola. Non troppo bene, però, diciamolo chiaramente.

Nonostante il vescovo di Vicenza cerchi di gettare acqua sul fuoco per contrastare il popolino che grida al miracolo, il mistero e la fantasia popolare prendono forza analizzando alcune cose ancor più strane.La vecchia suora, devota della Madonna, è nata nell’anno dell’apparizione di Fatima, ed è morta proprio nello stesso giorno, il 13 maggio. Potete immaginare quanto la cosa faccia impressione su chi ci vuole credere.


A me però questa scritta da’ l’idea di bende strette che abbiano lasciato il segno, o cicatrici. Non si vede troppo bene nella foto ma la scritta che ci si vuole leggere non è chiara e può dare adito ad altre letture. Giusto la i col puntino potrebbe essere riconoscibile, ma la M è ben impastata e le a sono faticose a leggere. La r poi potrebbe sembrare una n.

Inoltre la scritta verrebbe vista per dritto solo dalla suora stessa, come per un orologio da polso.

Provate a girare la foto e si potrebbero leggere altre parole, ma mi sono divertito ad usare un software di fotoritocco, aumentando contrasti ed altri filtri, però alla fine mi accorgo, anche rivoltandolo come allo specchio, che la scritta scompare e ritorna ad essere una macchia. Anzi diventa una specie di serpentina con un inizio molto impiastricciato. Ci sarebbe da capire se magari tempo fa la religiosa si sia spalmata una crema sul braccio, disponendola come facciamo tutti, proprio seguendo un movimento ad S su tutto il braccio. Magari avrebbe anche indugiato aggiungendo un puntino alla i. In definitiva credo più ad un bizzarro effetto di un bendaggio o di una pomata più che un miracolo vero e proprio. Anzi, immagino che se miracolo fosse stato, la scritta avrebbe fatto invidia al più bravo tatuatore…

 
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Come diventare fortunati

Post n°1434 pubblicato il 19 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Io alla fortuna non credo, e penso che trovare o vincere o avere una vita non troppo brutta sia tutto un calcolo ragionato delle probabilità. Se non riesci ad indirizzare i tuoi atti verso una meta che potrebbe portarti ad un esito positivo, non ci arriverai mai. Un po’ diverso dalla divina provvidenza, ma pare che anche in questo caso, se non preghi, non ottieni. Come per il fatto che se non giochi, non puoi vincere, e se non risichi non rosichi. Ma non vorrei arrivare al detto che chi non fa non sbaglia e così via. Ma mi accorgo anche che si potrebbe peggiorare la situazione se ci si imbatte nel demone del gioco e ci si lascia sopraffare.

In questo momento non mi sento sfigato, forse perché ieri ho vinto abbastanza con le scommesse sportive, ma non per questo smetto di ragionarci sopra prima di giocarmi lo stipendio ai cavalli!  

Lo psicologo inglese Richard Wiseman ha studiato oltre 400 persone particolarmente fortunate e sfortunate per cercare di scoprire che cose le rendeva tali. Al termine della ricerca durata dieci anni ha concluso che i fortunati generano la loro fortuna attraverso quattro principi base. I fortunati, insomma, sanno:

 

  1. Seguire di più il proprio istinto
  2. Creare profezie che si autoavverano guardando con ottimismo il futuro
  3. Vedere che le cose sarebbero potute andare peggio, anziché lamentarsi perché non sono andate meglio
  4. Cercare, creare e sfruttare le occasioni favorevoli offerte dal caso, cambiando anche le proprie abitudini

 

Per quanto strambo sembri, in certe circostanze questo tipo di comportamenti può davvero aumentare le occasioni che si presentano nella propria vita.

Quindi è inutile che facciate ginnastica per i glutei!

Immaginate di vivere al centro di un frutteto. Ogni giorno dovete raccogliere un cesto di mele: le prime volte non importa quali parti del frutteto dovete visitare, ma in seguito se tornerete sempre negli stessi punti, le mele diventeranno sempre più rare. Solo chi decide di visitare ogni volta punti inesplorati del frutteto, procedendo anche a caso, aumenterà le probabilità di trovare delle mele. Che poi è la stessa cosa che faccio quando giro col metal detector sulla spiaggia. Se insistessi sempre sulla stessa area, una volta trovato il trovabile, non troverei più niente!

La stessa cosa accade con la fortuna: è facile esaurire le proprie opportunità parlando sempre con le stesse persone, andando in vacanza negli stessi posti e facendo sempre la stessa strada per andare al lavoro. Ma è sufficiente introdurre esperienze nuove per ritrovarsi con tante nuove possibilità.

Chi fa sempre le cose nella stessa maniera, insomma, non lascia margine all’inaspettato e l’inaspettato potrebbe essere proprio il tanto atteso colpo di fortuna (o come diceva Eraclito, chi non si aspetta l'inaspettato, non scoprirà la verità).

 
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Mucca+Fartpack e niente più benzina o inquinamento!

Post n°1433 pubblicato il 16 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Ottime notizie in arrivo sul fronte dell’inquinamento, quello che va a distruggere lo strato d’ozono e che prima o poi ci cuocerà tutti come in un forno a microonde senza grill.

Che noi ce la prendiamo tanto con l’anidride carbonica e con i gas tipo freon, quello dei frigoriferi per intenderci, mentre c’è un altro pericolo che potrebbe essere ancora più grande, ovvero quello del metano, che non solo ci da’ una mano, ma con l’altra prende a pugni l’ozonosfera.

E di metano ce n’è proprio tanto, e viene prodotto in continuazione dai rifiuti, dalle sorgenti metanifere, dagli intestini degli animali. Già che alla fine quel nulla si distrugge si trasforma in qualcosa di maleodorante e combustibile. Fatto sta che il biogas viene prodotto con gli escrementi di grossi animali mangioni, come maiali e mucche, ed anche dai grandi depositi di immondizia. Ma non solo, esce anche senza trasformazioni a posteriori, ovvero già pronto per l’utilizzo calorifero, e non è detto che sia solo il vostro collega di stanza o un parente scherzoso o quello che vi ha preceduto in ascensore. Allora dato che è meglio prevenire, uno scienziato argentino ha inventato un aggeggio ce è in grado di conservare le flatulenze delle mucche, grandi ed instancabili produttrici di latte e biogas.

Considerando che le emissioni dovute al bestiame rappresentano li 14,5% del totale della produzione di tutte le emissioni provocate dall’uomo (e non solo quelle provocate dall’ingestione dei fagioli, ma anche quelle dovute ai rifiuti ed industriali), prima che le mucche distruggano noi e la vita su questo pianeta, provvediamo ad imbustare i loro prodotti. In un semplice modo.

I tecnici argentini fanno così: inseriscono un tubicinodi 2mm di diametro nel sacco dorsale della mucca, che è una parte consistente del loro apparato digerente, ma non è infilato proprio dove avete pensato, e sul groppone c’è un bel contenitore che piano piano si riempie di biogas. Le care bestiole ne possono produrre più di 300 litri al giorno. Se lo sapessero non camminerebbero più ma con i proventi si potrebbero comprare una panda a metano e muoversi gratis.

Dicono che l’immissione del tubo sia indolore, anche se fa un po’ impressione vedere una mucca con una presa per il gas vicino la coda.

Che dire? Aspettiamoci di vedere nei pascoli pii bovi scafandrati e muniti di tubi e bomboloni come tanti ghostbusters

C’è però un problemino. Parrebbe anche che il 97% del gas, non uscirebbe dallo sfiato posteriore, ma sotto forma di ruttino, quindi ci vorrebbe anche un altro sondino che entri dal naso?

 

Povere mucche, a prescindere…

 
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E’ la donna che comanda

Post n°1432 pubblicato il 15 Maggio 2014 da kremuzio
 
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Nel gioco della seduzione è la donna a decidere la velocità del gioco, ed è sempre lei, anche se non se ne rende conto, a guidare il comportamento dell’uomo nei primi minuti dell’incontro. Ma questo penso che lo sappiano tutti, specialmente noi maschi, nonostante pensiamo di essere noi a scegliere, decidere, cacciare.

 

Ci sono state prove scientifiche e statistiche per dimostrare questi comportamenti inconsci, dettati da chissà quale istinto, probabilmente quello ancestrale che porta alla procreazione, almeno in epoca pre-contraccettiva.

Lo studioso viennese Karl Grammer, per dimostrare le proprie idee, invitava in laboratorio coppie di giovani che non si conoscevano, con il pretesto di mostrare loro un video per un esperimento di psicologia.

Ora apro una parentesi. Quando ero studente di psicologia, spesso e volentieri mi facevo sottoporre a test che ci venivano pagati ben 5mila lire ognuno, che organizzavano ahimè non troppo spesso. Purtroppo il filone di ricerche che andava di moda negli anni 80 era quello sulla deprivazione sensoriale, per cui erano abbastanza noiosi. Ti mettevano una cuffia con un rumore “bianco” e misuravano i riflessi. Così palloso che una volta mi addormentai…  chiudo parentesi.

Grammer li lasciava quindi soli una decina di minuti, per rispondere ad una telefonate, e poi li osservava da dietro uno specchio unidirezionale. Risultava che ciò che faceva la donna aveva un effetto diretto sul comportamento immediato dell’uomo.

“Si può prevedere il comportamento dell’uomo sulla base di quello femminile” dice Grammer, “ma non si può fare il contrario” .  Quel che si osservava era che, all’inizio, la donna chiacchierava allegramente, non so se di argomenti attinenti, incoraggiando l’attenzione dell’uomo anche se non provava alcun interesse per lui. Questo per darle il tempo di valutare l’uomo, che pare venga sempre valutato come possibile partner. Un momento essenziale nel corteggiamento. E poi ditemi se è vero o non è vero che le donne stanno sempre a pensare a quella cosa! Ed incolpano noi poverelli!

 

Le uniche volte in cui le donne reagivano negativamente era quando l’uomo parlava troppo…

 
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I 50 anni della Nutella

Post n°1431 pubblicato il 14 Maggio 2014 da kremuzio
 
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A me la Nutella non piaceva… Ricordo benissimo la prima volta che la mangiai, e non è un buon ricordo: gita scolastica in pullman verso l’Umbria, facevo le elementari, quindi diciamo metà degli anni ’60. Viene distribuito come merendina pomeridiana di ritorno a casa, quella piccola vaschetta di plastica con palettina pieno di quella cioccolata. Saranno state le troppe curve, la banana spiaccicata, l’acqua nella bottiglietta di plastica (che a quei tempi dava un sapore insopportabile) oppure la ciriola con frittata del pranzo al sacco, ma mi venne una nausea tale da costringere il pullman a fermarsi per farmi vomitare in santa pace sul bordo della strada.

 

Da quel momento aborrii la Nutella.

Così quella crema spalmabile di cioccolato alle nocciole divenne tabù per me, che ero però un grande consumatore di tavolette di cioccolata, cioccolatini, tazze di cioccolato, squisiti gianduiotti al punto tale che mi sono reso conto di non poterne fare a meno, fino a ritenere che questo squisito nettare sia la seconda cosa più bella al mondo.

Poi non so come ci fu un’esplosione mediatica che mi vide pensieroso, probabilmente a causa del film “Bianca” di Nanni Moretti in cui lui, nudo, si nasconde dietro un gigantesco barattolone della crema in oggetto, e ne attinge a piene coltellate. Da qui capisco quanto sia diventato un rifugio per le frustrazioni, un’oasi di serenità papillare spalmabile nonostante il disgusto che una simile immagine dovrebbe evocare.

Ed in questi giorni si festeggiano i 50 anni della produzione di questo geniale prodotto italiano, esportato e benvoluto in tutto il mondo, che ha avuto i suoi pro ed i suoi contro, specialmente quando l’olio di palma, che è nella ricetta, è stato accusato di provocare gravi danni al sistema cardiaco.

 

Adesso esce addirittura il francobollo commemorativo di Poste Italiane la cui emissione ne festeggia l’evento storico. La cosa mi incuriosisce non solocome collezionista, poiché vorrei proprio sapere, a leccarlo, che sapore abbia…

 
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Avvertenze

Mi preme avvertire che tutto quello che leggerete è frutto della mia mente, anche quelle cose che sembrano scopiazzate. Potrebbe essere che siano stati altri a scopiazzare me. Avverto che l'aggiornamento viene effettuato quando mi pare e piace, anche se, sembra, lo faccia tutti i giorni tranne il sabato, la domenica ed i giorni di festa, quando non mi piace accendere il computer, anche se continuo ad interessarmi ai fatti del mondo e strombazzare il mio malcontento. Con questo intendo dire che non sono un giornalista e che questa non è una testata giornalistica e bla bla bla. Le foto che appaiono negli articoletti di solito le prendo facendo una ricerca su google immagini, ritenendo che siano libere di essere prese e schiaffate sul blog. Se ritenete che io non debba pubblicare una di queste immagini, mandatemi un messaggio ed io la toglierò nel più breve tempo possibile. Non chiedetemi soldi che tanto non ce li ho. Aggiungo pure che non lo faccio per il bisogno che grazie a Dio di bisogno ne ho abbastanza (Petrolini)...

 

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