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Le grandi inchieste di Ecchime

Post n°2569 pubblicato il 13 Luglio 2020 da jigendaisuke

Cinquanta anni fa i Moti di Reggio Calabria
che infiammarono l'Italia

Cinquanta anni fa, la rivolta di Reggio Calabria

CGIL, PCI e PSI si sfilarono fin da subito, da questa
vera e propria guerra contro lo Stato che fu guidata
dal sindaco DC di Reggio Calabria, Pietro Battaglia e
poi, soprattutto,dal sindacalista CISNAL, il missino
Ciccio Franco (che aveva un piede anche nella
ndrangheta) a cui è stato dedicato un monumento
pochi anni fa, incredibilmente non ancora rimosso.
All'estrema destra, si erano uniti fin da subito Lotta
Continua, altri gruppi della sinistra extraparlamentare,
come si diceva allora, e anarchici.
Anche l'arcivescovo di Reggio appoggiò la lotta.

8 mesi di guerriglia, fra assalti alla questura, alla
prefettura, alle sedi dei partiti di sinistra e della
CGIL, in cui per la prima volta dai primi anni del
dopoguerra, lo Stato democratico dovette mandare
l'esercito a ripristinare la legalità.
8 mesi culminati col "Pacchetto Colombo" che
comprendeva, fra l'altro, la divisione dei "compiti
amministrativi" fra Reggio e Catanzaro, oltre ad
interventi per l'industrializzazione, grazie ai
quali la "buona" imprenditoria calabrese ha
guadagnato, insieme alle famiglie ndranghetiste
Piromalli di Gioia Tauro e dei Di Stefano di Reggio
Calabria, più altre della provincia (tanto sono sempre
le stesse dai tempi dei Borboni).

6 morti, centinaia di feriti, danni per miliardi di lire.
A questi vanno aggiunti:

- l'attentato alla Freccia del Sud, nella stazione di
  Gioia Tauro (accertato che fu opera della ndrangheta
e dei neofascisti)

-  la morte di 5 anarchici, la cui Mini Minor finì fra
   2 autotreni.

- 8 attentati dinamitardi contro i treni che portavano
i manifestanti dei sindacati democratici a Reggio, in
occasione della manifestazione indetta da CGIL-CISL e
UIL per lo sviluppo economico nel mezzogiorno.

La rivolta di Reggio, in cui la componente moderata
venne subito messa a tacere, nonostante l'appoggio
ecclesiastico, fu, molto probabilmente, una prova
generale per il golpe Borghese (8 dicembre 1970)
e della strategia della tensione che segnò soprattutto
i primi anni 70.

Per capire bene cosa è successo, meglio seguire chi
ne parla obiettivamente.

Passato e Presente - La rivolta di Reggio Calabria

La storia siamo noi - Reggio: i giorni della rabbia

Blu notte - Gioia Tauro: la strage dimenticata

 


 
Rispondi al commento:
jigendaisuke
jigendaisuke il 14/07/20 alle 10:28 via WEB
Bè, eri piccola. Io, poi, non ero nemmeno nei pensieri dei miei, che manco si conoscevano. La protesta aveva valide motivazioni e un'anima moderata, inizialmente, come dimostra l'appoggio inconsueto del clero reggino. Poi è finita nelle mani dei missini locali, fra l'altro prendendo in contropiede i vertici romani del partito, con l'aggiunta i elementi della galassia neofascista e della sibistra extraparlamentare. Gli opposti estremismi contro lo stato demicratico, cercando lo scontro con esso e una svolta "greca".
 
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