MARMOTTA

Quando nel 1629 il Governo Tokugawa proibì alle donne di recitare nelle rappresentazioni del teatro kabuki, quegli esagitati dei moralisti confuciani e dei monaci buddhisti afferenti alla Shingon si sentirono proprio bravi. Finalmente avevano posto un freno al degrado che quelle svergognate di attrici avevano diffuso nella società giapponese dell'epoca danzando in maniera provocante sul palco e poi vendendo i loro corpi agli spettatori.  Quelli della Shingon o i confuciani frustrati però non potevano immaginare che questo provvedimento avrebbe creato una figura ben più scomoda e conturbante di quella dell'attricetta con le tette al vento che la dà dietro al sipario: la figura dell'Onnagata.

Lo Onnagata, i cui ideogrammi significano "donna" e "forma", era (è) un uomo che facendo affidamento al trucco raffinato, alla squisitezza del portamento, alla dolcezza delle espressioni e alla grazia infusa in ogni singolo gesto, riusciva a incarnare la quintessenza della femminilità interpretando i ruoli femminili richiesti dal copione. E non solo.
L'illusione che riuscivano a creare era così potente e perfetta che essi risultavano essere di gran lunga più femminili e apprezzati delle donne stesse.
Non era una questione di attributi fisici: l'Onnagata con la sua interpretazione trascendeva e idealizzava il concetto primordiale di donna che era presente nella mente e nell'istinto dello spettatore così che ai suoi occhi non poteva apparire che come una donna.

Una compagnia che possedeva un Onnagata abile possedeva una vera fortuna. Non erano pochi gli spettatori che, rapiti dalla bellezza di un Onnagata, se ne innamoravano a tal punto da svenarsi pur di porgere un regalo prezioso, o addirittura per comprarli e renderli loro amanti e mogli, in certi casi. Non è da sottovalutare, oltretutto, che dietro al kimono di seta c'era un corpo che poteva offrire cose che abituali corpi femminili non potevano - o non volevano - o non sapevano - offrire. Immaginate a quei poveretti bigotti dei confuciani e dei tizi della Shingon quanto rodeva?

Con tutto questo preambolo, direte, dove vuole andare a parare la Marmotta? Su due punti fondamentali:
1) che è perfettamente inutile fare le lotte femministe per emanciparci se alla fine per trovare una vera donna, intesa come ideale femminile mentale, non come bella statuina e cameriera tuttofare che si fa mantenere, un uomo deve andare a trans;

2) Stamattina ho spiegato questa cosa anche a Mamma Marmotta. Pare che, anche se ha impiegato 40 anni, abbia capito che, quando negli anni '60 vedeva gruppi di conoscenti stiparsi in 5 o 6 su un'automobile per "passare una serata prendendo in giro i travestiti", in realtà era un modo per vivere l'illusione.