MARMOTTA

Negli ultimi tempi mi viene chiesto spesso "Come sta Babbo Marmotto?" E io rispondo che purtroppo sta molto male. Dopo un breve periodo di relativa calma, la sua ernia ha avuto una recrudescenza e al momento Babbo Marmotto giace in una spoglia stanza d'ospedale del reparto di ortopedia del Cardarelli, si, proprio del Cardarelli, quello dove secondo uno dei bambini di Io speriamo che me la cavo  "è meglio morire".
Il dolore che prova Babbo Marmotto a causa dell'ernia non gli dà tregua: per riuscire a dormire un po' è costretto ad alloppiarsi coi sonniferi , trascorrendo intere giornate steso immobile sul letto. Non può alzarsi nemmeno per compiere le più elementali funzioni corporee, pena un'ora di fitte lancinanti.
I medici, quella volta su dieci che riusciamo a rintracciarli e a obbligarli a fargli visita, non hanno la più pallida idea di cos'abbia.  Nonostante i 10 giorni di degenza, non gli è ancora stato fatto alcun accertamento nè gli è stato somministrato alcun medicinale utile. In compenso, le infermiere che devono prepararsi per sostenere l'esame di abilitazione si esercitano sulle sue braccia a cercare vene su pelli scure e quindi danno un senso alla sua permanenza nel glorioso padiglione H.

A questo racconto, la reazione più frequente alla quale mi capita di assistere è annoiata, per non dire quasi adirata. "Uff - sbuffano i miei interlocutori - ma io ti avevo fatto questa domanda perché volevo che mi dessi buone notizie!" Eh, sticazzi, anch'io vorrei potervi dare buone notizie, ma che posso farci se non ce ne sono?  "Ma tu mi fai sempre ridere, non pensavo che potessi dire delle cose tristi così, con serietà".
Ed è in quel momento che comincio a prendere a craniate il muro.

Credo che nessuno fino ad ora abbia mai capito bene che se ironizzo sempre su tutto, anche sulle cose più dolorose, non è perché sono intrinsecamente deficiente, o perché sono talmente ottusa da non riuscire a riconoscere la gravità delle cose. Lo faccio perché quella che ha bisogno di ridere e di risollevarsi il morale sono io. Certo, mi fa anche piacere che altri assieme a me possano sorridere e migliorare la propria infame giornata. Ma io non sono un comico. Io non apro bocca per farvi ridere. Cosa vi aspettate da me? Che vi dica che mio padre sta male mentre suono un ukulele?
"Ma sai, non sembri poi tanto affranta o distrutta dal dolore"... e certo, perché se uno ha dei problemi la soluzione migliore è senz'altro quella di piangersi addosso, mettere il muso, strapparsi i capelli e lagnarsi. Così oltre a stare negli escrementi fino al collo ti infili le pinne, il fucile e le occhiali e ti tuffi a testa in giù.

Io cerco di vedere sempre il lato positivo nelle cose, anche quando la guardia all'ingresso non mi permette di parcheggiare nelle aree dell'ospedale e mi costringe ad andare a fare un giro di due chilometri per trovare un posto relativamente sicuro per posare la Pequod. Anche quando sono costretta a sorbirmi la madre del compagno di stanza di Babbo Marmotto, che è praticamente uscita da un romanzo di Dickens (un giorno ve ne parlerò, non dubitate) e ha espressamente invitato il Colui a mettermi le corna.  Anche quando mi reco allo spaccio per comprare numerose confezioni di clisteri di glicerina o l'orinale (il cosiddetto pappagallo, che potete ammirare in foto) suscitando l'ilarità degli astanti quando il Colui si mette a chiamare "Cocoritooo, Cocoritooo!" Non mi abbatto mai, trovo la parte buona nel marciume. Ma non vi azzardate a paragonarmi a Pollyanna: non sono mica cerebrolesa, IO! 

If you believed they put a man on the moon, man on the moon
If you believe there's nothing up my sleeve, then nothing is cool