Kremuzio

Considerando che mi piace il rischio e che le mie più fedeli lettrici sono donne, mi incamminerò in quel campo minato che è la ricorrenza dell'otto marzo. Come fare per non essere definito maschilista? Dopotutto non lo sono, ma queste festicciole non le digerisco, come non mi sono mai piaciute le feste delle mamme, dei papà dei nonni o dei sanvalentini. 

Sabato, mentre rientravo con la moto in garage, l'albero di mimose che sovrasta il cancello perdeva letteralmente i pezzi, sbattendo con i rami ad ogni apertura dello stesso. Era ormai più di un mese che i fiori lo ricoprivano ed appesantivano, ed ogni tanto si staccava un rametto sotto le ventate. Ho pensato che come tutti gli anni quella floribonda immagine sarebbe venuta a mancare per tutti quelli che, passando nella stradina dove abito, notato il giallo splendore ne avrebbero attinto a piene mani. Invece stamattina era quasi integro, segno che pochissimi hatto tagliato i poveri rametti. Segno che l'abuso consumistico sta scemando? Fosse per me lascerei che le donne festeggiassero ogni giorno, visto che il mondo è loro. Se poi non se ne fanno niente, è un altro discorso. 

Avendo una certa età, ai tempi della mia prima giovinezza sono vissuto in un periodo sociale con dei ruoli ben precisi. Mio padre faceva due lavori e mia madre era casalinga e tirava su due figli. Non conoscevo donne che lavorassero tra i parenti. Tutte le zie sposate rimanevano a casa, mentre le uniche due, sarte, erano arzille vecchiettine zitelle che non si erano sposate perché "troppo belle e con troppi ammiratori", o almeno queste erano le spiegazioni ufficiali alle mie domande curiose. Poi un mio zio si sposò la segretaria di mio nonno e come per miracolo capii che c'erano anche le segretarie, giovani dattilografe che si potevano sposare ma che avrebbero voluto continuare a lavorare. Che stranezza. Comunque poi mio zio fu l'unico a divorziare, in famiglia. Forse un caso? 

Una volta teenager mi dovetti scontrare con il femminismo, e noi maschietti capimmo che non dovevamo fare i machi, come i nostri genitori avrebbero voluto, ma diventare sensibili, poeti, gentili e sottomessi, per non andare in bianco. Una cosa che a quelli della mia generazione fa male ancora e che ci ha spinti nella confusione di ruoli più distruttiva del nostro voler essere maschi. Molti di noi sono ancora confusi tutt'oggi, specie quando le donne ora dicono "ma dove sono i maschi?". Il risultato, sulla mia pelle è che la mia compagna, ex femminista, quando non è in ufficio al lavoro, fa la massaia, per cui lavora doppio. Ovvio che anch'io faccio il massaio, e so lavare, spazzare, passare l'aspirapolvere, stirare, curare il gatto oltre a fare tutti i lavoretti di casa dal riparare tutto quello che si può rompere, dal filo elettrico al televisore, dalla lavatrice all'automobile, al costruire utilissime mensoline e librerie, rammendo e lavo i vetri. Ma non lavo i piatti. Non posso farlo perché lo faccio male. I maschi sono sempre i soliti anti-igienici. Ovviamente non alzo quasi mai la tavoletta e la mia mira è quasi sempre infallibile... 

Mi piacerebbe sapere cosa vuol dire l'8 marzo oggi. E' sempre la ricorrenza di quelle operaie morte bruciate nella fabbrica tanti anni fa, o una semplice notte brava in cui tutte le streghe che son tornate vanno nei locali a vedere spogliarellisti? Comunque io un rametto di mimosa, a casa ce l'ho sempre. Lo raccolgo da terra quando entro in garage, tanto per non mandare persi quei bei fiorellini gialli.