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A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi del 08/10/2007

In articulo mortis

Post n°246 pubblicato il 08 Ottobre 2007 da lilith_0404

Oggi si svolgeranno nella cattedrale di Modena i  funerali del Maresciallo Capo Lorenzo D'Auria, morto nei giorni scorsi a Roma in conseguenza delle ferite riportate in Afghanistan.  

La sua sfortunata vicenda ha colpito la fantasia soprattutto per il  matrimonio celebrato secondo il rito canonico ‘in articulo mortis’ quando l’uomo era ormai in coma, e solo poche ore prima che il suo cuore cessasse di battere. 

Di questa forma di matrimonio  avevo sentito dire, forse letto in qualche romanzo, ma fino ad oggi non mi era mai capitato di vederlo applicato, e leggendone la cronaca, e le motivazioni, non ho potuto evitare di fare, tra me e me, alcune considerazioni.

Il maresciallo capo D’Auria e la sua compagna vivevano ‘more uxorio’ già da sei anni, e avevano avuto insieme ben tre figli. In tutto questo tempo, dubito che effettivamente siano mancate le occasioni, come è stato scritto sui giornali e detto nei telegiornali, di ‘formalizzare’ con il matrimonio la loro unione. Questo possiamo raccontarcelo perché è necessario a tenere in piedi il castello che giustifica la celebrazione del matrimonio in ‘extremis’, ma credo che neppure il più ingenuo fra noi abbia dubitato che la loro volontà fosse effettivamente un’altra.

Ma il fatto  è che senza il matrimonio, la compagna del Maresciallo, la madre dei suoi tre figli, non avrebbe avuto titolo a nessun tipo di provvidenza in conseguenza della  morte del compagno. Non solo, ma non avrebbe neppure avuto titolo a prendere alcun tipo di decisione riguardo alla assistenza da prestare al compagno e neppure in merito ai funerali. Insomma, nonostante i sei anni passati insieme, e nonostante la famiglia condivisa, la compagna del maresciallo D’Auria sarebbe stata una signora nessuno di fronte alla legge, senza quel provvidenziale matrimonio reso possibile da una legge del diritto canonico.

Perché la legge dello stato italiano, dopo tanto discutere,  non è andata oltre alla fantasiosa scelta del nome, prima pacs, poi dico, ma alla fine si è risolta in un niente di fatto, e per cercare di ‘metterci una pezza’  in questo caso non è rimasta che la scappatoia del ‘matrimonio in articulo mortis’.

Ma come sarebbero andate le cose, se invece di andare in coma il povero D’Auria fosse morto in Afghanistan?

 
 
 

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