Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Aprile 2005

 Per Fare Un Uomo

Post n°30 pubblicato il 26 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Una vecchia canzone di Guccini, che mi é tornata in mente sulla scia delle discussioni  dei post precedenti. La dedico a chi ha avuto la bontà di condividere con me le proprie opinioni e anche a chi ha ritenuto di non volerle più ulteriormente condividere.

E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' inverno è tornato, l' estate è finita,
la morte e la vita rimangono uguali,
la morte e la vita rimangono uguali...

Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
per fare un bimbo un' ora d'amore,
per una vita migliaia di ore,
per il dolore è abbastanza un minuto,
per il dolore è abbastanza un minuto...

E verrà il tempo di dire parole
quando la vita una vita darà
e verrà il tempo di fare l' amore
quando l' inverno più a nord se ne andrà,
quando l' inverno più a nord se ne andrà...

Poi andremo via come fanno gli uccelli
che dove vanno nessuno lo sa,
ma verrà un tempo e quel cielo vedremo
quando l' inverno dal nord tornerà,
quando l' inverno dal nord tornerà...

E cade la pioggia e cambia ogni cosa,
la morte e la vita non cambiano mai:
l' estate è passata, l' inverno è alle porte,
la vita e la morte rimangono uguali,
la vita e la morte rimangono uguali...

                                         (F.Guccini)

 
 
 

"Dio é morto, e l'uomo é solo nell'abisso" ?

Post n°29 pubblicato il 25 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Vorrei provare a tirare le somme della discussione sviluppata nel post precedente, e lo faccio partendo dal commento di Occhiodivolpe,  approfittando del fatto che almeno per il momento non mi ha proibito di citarlo, sebbene io già in più occasioni mi sia permessa di esporre idee diverse dalle sue: di questo lo ringrazio pubblicamente, poiché discutere con persone che la pensano esattamente come me non é solo poco stimolante, ma proprio impossibile, mancando il motivo stesso della discussione, mentre il fatto di avere idee diverse nulla toglie alla stima e al rispetto che comunque riconosco alle persone.

 Mi scrive dunque Occhiodivolpe:

”essere laico significa porre le ragioni della propria vita, ...delle proprie azioni non su verità trascendenti , e sulla fedeltà a una promessa di ricompense, ma sulla ricerca di un’etica fondata sulla ragione e sulle responsabilità conseguenti,in cui l’amore, la solidarietà, la pietà, la tolleranza, la giustizia sono doveri e responsabilità civili e umane, senza scappatoie, e senza penitenze, e vere per se medesime, piuttosto che per rivelazione, e appaganti per se stesse e non tanto per un paradiso.”

Alla mia obiezione che “ si può accettare la responsabilità etica dell' essere e dell’ agire prescindendo da una trascendenza, come infatti la accetto, e tuttavia essere consapevoli che c'é un confine oltre il quale la mente finora non é riuscita a spingersi e ...ancora non c'è la risposta fondamentale, cosa c'é all'inizio di tutto?”  risponde dicendo:

”E quando ultimo fosse il mistero, e coinvolgesse noi e gli animali insieme, e tanto estremo da non condizionare la responsabilità dei comportamenti individuali e collettivi, a che pro' trovarne una rappresentazione ?  se non solo x consolazione ,esorcismo e fuga dalla nostra morte ?”

In altre parole, come dice Lupopezzato “ la fede... è voler dare un continuo alla nostra vita terrena. è voler dire che, a differenza di tutto il resto, l'uomo non finisce... serve a farci accettare il dolore, le disgrazie, i drammi, le paure, la morte. la fede serve a darci una speranza e, laddove anche la speranza finisce, serve a darci una ragione”.

A questa visione delle cose sembra fornire una conferma Isabella, che nel suo commento scrive: “...tutte le volte che passeggio lungo l'argine del fiume vicino casa mia, mi sento parte di un qualcosa di grande, sono natura, come l'erba che calpesto ...Quando torno a casa, guardo gl'occhi di mia figlia, li vedo la mia immortalità, qualcosa che rimarrà anche dopo di me”.

Personalmente condivido l’intuizione di Isabella, e alla domanda di Occhiodivolpe: “a che pro' trovarne una rappresentazione (del mistero che é all’origine dell’esistenza dell’uomo ) ?” rispondo dicendo che dalla capacità di immaginare una realtà diversa da quella già percepibile con i sensi e spiegabile con le conoscenze tecniche e scientifiche già disponibili sta la molla che ha permesso all’uomo di raggiungere tutta la somma di conoscenze e di conquiste scientifiche, tecniche e intellettuali fino ad ora raggiunte.

Secondo il mio parere rinunciare a immaginare l’esistenza di qualcosa al di fuori del percepibile dalla ragione umana, non rende un buon servigio alla causa dell’umanità.

 

 
 
 

Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 21 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Con l’irruenza che lo caratterizza Merlinodibretragna mi ha apostrofato senza tanti complimenti in uno dei commenti al post precedente e in due messaggi privati, invitandomi ad esprimere un’opinione nella discussione che io stessa avevo avviato con il mio post.

Premesso  che a parer mio Merlinodibretagna e Lupopezzato se la sono cavata egregiamente anche senza di me,  io temo di aver più dubbi e domande che risposte.

La domanda che ponevo nel post precedente “... se non si trova un significato da dare alla propria vita, chi ce lo fa fare di continuare a vivere?” non implica necessariamente una risposta di fede in un aldilà più o meno fiabesco. 

Sul fatto che le religioni siano una costruzione della mente umana, non mi sento di avere tanti dubbi; la domanda però é: perché la mente umana ha sentito il bisogno di crearsi la religione? 

A parer mio la risposta si trova nella impossibilità di spiegarsi l’origine della vita. Andiamo pure all’indietro quanto possiamo, ritorniamo al Big Bang, e ancora più indietro, fin dove la mente può spingersi, ma si arriva ad un certo punto oltre il quale c’é il buio :Hic sunt leones, come scrivevano gli antichi sui margini delle mappe, per dire che oltre quel confine non sapevano cosa ci fosse: così, credo, fin dall’antichità gli uomini hanno provato a darsi conto di cosa avesse originato la vita e non avendo una risposta, hanno chiamato  Dio questo punto di domanda. Erano all’origine dee madri, con grandi seni e ventri generosi, capaci di dare vita, o divinità che rappresentavano il ciclo della nascita e della morte, come nella religione egiziana.

Anche nella religione cristiana, a ben vedere, i misteri fondamentali sono la nascita del Dio che si fa uomo, a Natale, e la vita che si rinnova con la resurrezione nella Pasqua.

In definitiva, la risposta che mi sembra contenuta nella religione é la celebrazione della vita, la vita come giustificazione di se stessa, come fine e come valore che va ben oltre la vita del singolo essere vivente. E anche l’Amore, che é il comandamento centrale della religione cristiana, é funzionale alla Vita: perché l’amore é solidarietà con chi é più debole, é collaborazione e non antagonismo, é aiuto reciproco nelle difficoltà, é vita che si può esplicare con maggior pienezza e maggiori possibilità. Il discorso di Lupopezzato, in quest’ottica mi sembra tutt’altro che ateo e mi sento di condividerlo e farlo mio:

 “...la mia spiegazione su quello che ritengo sia il significato della nostra esistenza ovvero contribuire alla sopravvivenza della natura intesa come sistema Pianeta” “...mettere al mondo dei figli, crescerli ed educarli, aiutare il prossimo, curare gli ammalati, innamorarsi, amare ed essere amati, vivere insomma in tutte le sue forme.. ecco volevo chiederti se tutto ciò non siano motivi validissimi per vivere la vita. “

Si, io credo che siano motivi validissimi, e mi sembra che vadano ben oltre il semplice “procurarsi cibo, riparo e riprodursi”

 
 
 

Professor Newcomer

Post n°27 pubblicato il 17 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Di tanto in tanto ripasso nel blog di J.K, nella speranza che sia tornato a scrivere. Non trovando nuovi post, mi sono soffermata a leggere i precedenti, e al n. 154 leggo:

"Volendo dire le cose come stanno ... le religioni, e le relative convinzioni, restano una costruzione della mente umana"

Per associazione di idee, mi é tornata alla mente questa poesia:

Everyone laughed at Col. Prichard
For buying an engine so powerful
That it wrecked itself, and wrecked the grinder
He ran it with.
But here is a joke of cosmic size:
The urge of nature that made a man
Evolve from his brain a spiritual life--
Oh miracle of the world!--
The very same brain with which the ape and wolf
Get food and shelter and procreate themselves.
Nature has made man do this,
In a world where she gives him nothing to do
After all--(though the strength of his soul goes round
In a futile waste of power.
To gear itself to the mills of the gods)--
But get food and shelter and procreate himself!

 

Tutti risero del colonnello Prichard 
perché aveva comprato un motore così potente
che si fracassò, e fracassò la macina 
che faceva funzionare. 
Ma è questa la beffa di dimensioni cosmiche: 
il naturale istinto che ha spinto l'uomo 
a far scaturire dal cervello una vita spirituale-
oh, miracolo del mondo!-
quello stesso cervello con cui la scimmia e il lupo 
si procurano cibo e riparo e si riproducono. 
La natura ha spinto l'uomo a questo, 
in un mondo in cui non gli dà altro da fare 
dopo tutto (benché la forza della sua anima si affanni, 
in un futile spreco di energia, 
a misurarsi coi mulini degli dei) 
se non procurarsi cibo, riparo e riprodursi!

 

.... sembra tutto molto razionale, e credibile... io non so di filosofia, metafisica, teologia... ma da ignorante qual sono, devo dire che questo discorso non mi convince fino in fondo e non mi basta: perché se non si trova un significato da dare alla propria vita, chi ce lo fa fare di continuare a vivere?

 
 
 

Cigno

Post n°26 pubblicato il 15 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Probabilmente c’entra la mia passione per le biografie, ma ci sono post che  mi piace particolarmente leggere e che leggo con più attenzione di altri, perché gettano luce su come una persona é diventata quello che é.

Come il post.n.161 di Rosalux.

Qui nel caso specifico c’entra anche il fatto che racconta di come ha scoperto l’amore per i libri: questo ha destato anche in me ricordi ed echi di fatti lontani, che hanno fatto si che tornassi a leggerlo a distanza di oltre un mese.

Il mio primo ricordo riguardo ai libri risale alla prima elementare.  Non so se i libri fossero acquistati dai genitori o forniti dalla scuola, ma sta di fatto che la maestra li aveva trattenuti tutti, e ce li avrebbe consegnati solo quando fossimo stati in grado di leggere.

Ricordo ancora lo sforzo di dare un senso alla successione di segni che vedevo scritto: la parola era  CIGNO : la difficoltà di riconoscere il suono dolce della C davanti alla vocale I,  e il suono particolare di quel GN che doveva suonare tutt’uno, con la G che si fa dolce fondendosi nella N.

Continuavo a guardare quelle cinque lettere, le sillabavo separatamente C–I-G-N-O  e non mi evocavano assolutamente nulla : C, staccato I staccato G ( dura nella mia pronuncia mentale)  staccato N staccato O ... assolutamente insignificanti, le riguardavo quasi sconsolata, ma che caspita é questa cosa,  non vuol dire niente, e se fosse uno scherzo della maestra? 

Poi, d'un tratto, l’illuminazione, una immagine si forma nel cervello evocata dalla successione delle lettere scritte, il trucco era nel non tenere le lettere staccate ma nel fonderle, non C-I-G-N-O  ma CIGNO : balzai dalla sedia, Cigno, maestra, é Cigno! e nella testa l’immagine del cigno della fiaba di Andersen, vista su qualche libro di fiabe, in tutto lo splendore dello sue piume bianche.

Neppure il brutto  anatroccolo si sentiva più fiero di sé nel ricevere l’omaggio degli altri cigni, di quanto mi sentissi io nel ricevere prima fra tutti i bambini della classe il prezioso libro di lettura dalle mani della maestra : e fu l’inizio di un amore, quello per i libri, che ancora dura.

 
 
 

Lilith

Post n°25 pubblicato il 11 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

“meno male ke ti kiami lilith. nome demoniako”  Così mi scrive a3x nel suo commento al post n.23  E sebbene ne abbia già parlato nei commenti al post n.52 di Nef29,  voglio ritornare sull’argomento, e raccontare la storia del nick che mi sono scelto.

Secondo la leggenda di cui la versione originaria é contenuta in un testo medioevale (the alphabet of ben sirah), Lilith fu la prima donna, creata da Dio dalla polvere e dall'argilla, allo stesso modo in cui venne creato Adamo, di cui fu la prima compagna. Gli si ribellò perchè non voleva giacergli sottomessa, e fuggì dal paradiso terrestre. Si rifugiò nei pressi del Mar Rosso, divenendo un demone distruttore e vendicativo, per aver rifiutato di pentirsi della propria ribellione.

Nei secoli il mito assunse le forme più curiose come quello della luna nera in  astrologia rappresentante la sessualità e la parte più selvaggia della personalità o come la forza guerriera amazzone fino a divenire, intorno alla fine dell'ottocento, il simbolo della ribellione femminile alla ricerca della parità politica e legale con l'uomo.

L’approccio a Lilith cambia con l'avvento della psicanalisi: non la si vede più come divinità arcaica e completamente distruttiva ma viene riportata dentro l’archetipo originario della Grande Madre, la Madre Terra, scomparsa in quelle che si sarebbero affermate come grandi religioni, ma sopravvissuta attraverso le religioni pagane . 

Identificata con la faccia nascosta della luna, Lilith è vista attualmente come la femminilità creatrice, indipendente e ribelle.

Tutta questa storia non la conoscevo quando mi scelsi Lilith come nick, ma ora che la conosco, se tornassi indietro credo che tornerei a sceglierlo.

 
 
 

Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 08 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Una poesia che ho nel cuore, di una poetessa che amo:

I miei fiori son per i prigionieri,
Occhi velati dalla lunga attesa,
Dita cui fu negato cogliere,
Pazienti fino al Paradiso.

Per questi, se potranno sussurrare
Dell'alba e di brughiere,
Non hanno altro messaggio,
E non ho altra preghiera.

                   (Emily Dickinson)

........................

 
 
 

Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 05 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Ho letto con piacere il bel post di Occhiodivolpe dedicato a Giovanni Paolo II. Elegante e poetico, come é nello stile dell’autore, che ha voluto in tal modo, per dirla con le sue parole  “rendere l’onore delle armi”  ad un “nemico” che si é battuto con onore. Perché tale é considerato il defunto papa, come ben si capisce dal rimando in calce all’elogio funebre. E sebbene non abbia nè la capacità nè l’intenzione di polemizzare con l’autore, che é sicuramente  molto più abile della sottoscritta con le parole, tuttavia mi sento di non condividere il  “J’accuse” contenuto nel post n.18. 

Non discuto che una persona possa avere fede o non averla, questa é una questione personale, un problema che ciascuno deve risolvere con la propria coscienza e non mi permetto certo di entrare nel merito. Ma condannare la chiesa come istituzione per le colpe, vere o presunte commesse nel corso di una storia millenaria, onestamente mi ha fatto sorridere, e non perchè sia particolarmente fervente come cattolica, chè al contrario sono una pecora nera sotto questo aspetto, ma perchè per quel poco che conosco la storia mi sembra che le accuse stiano poco in piedi.

Intanto trovo inesatta l’affermazione che la chiesa in 2000 anni non abbia seguito il vangelo ma abbia sempre e dovunque contrastato la giustizia e la libertà. Le mie reminiscenze scolastiche mi dicono che la chiesa delle origini non solo non aveva strutture di potere ma era addirittura perseguitata: le catacombe rimangono a ricordare un periodo di alcuni secoli in cui i cristiani non avevano un grande ascendente politico. In seguito, per quel poco che mi ricordo,  la chiesa rappresentò il puntello che permise di sopravvivere alla civiltà occidentale nel lungo periodo, anch’esso durato alcuni secoli, seguito allo sfacelo dell’impero romano: fu nelle biblioteche dei monasteri che si salvarono i libri e fu nei monasteri che l’economia si riorganizzò dopo le devastazioni seguite alle invasioni barbariche.

Anche l’affermazione che le guerre di religione siano dovute alla perfidia della chiesa, mi fa sorridere, ben ricordando la lezione del mio professore di storia del liceo, di dichiarata fede marxista, che mi insegnava come a muovere gli uomini siano motivazioni economiche: ammantate con belle parole finché si vuole, ma se non ci fosse un interesse, in pochi si muoverebbero. Carlo Magno che fa strage dei Sassoni: lo fece per la Chiesa o perché questo faceva gioco al suo disegno politico?  E il richiamo a Federico II come colui che ruppe il monopolio della cultura da parte della chiesa, come non ricordare che il tipo di monarchia a cui si ispirava, dai suoi castelli in Puglia, era una monarchia di tipo orientale, Bizantina: un potere assoluto di un imperatore divinizzato é poi tanto diverso da quello di un papa?

Anche riguardo alle colpe attribuite alla  chiesa nei confronti delle donne non mi trovo d’accordo, ben sapendo che la negazione del valore della donna come essere  umano completo ha radici ben più antiche, già nella  cultura greca, come ricorda anche Hillmad nel suo post n.70, e ancora prima: é l’evoluzione dell’uomo, con la formazione di società stanziali, e la necessità di trasmettere la proprietà privata della terra e di avere quindi una sicurezza della paternità della prole a determinare un ribaltamento di potere e il passaggio  in epoche preistoriche da una società matriarcale ad una società patriarcale: motivi economici, di nuovo, a cui i filosofi prima e la religione dopo hanno dato la copertura ideologica. 

Quello che voglio dire é che la chiesa ha da sempre due aspetti: un aspetto “religioso” e un  aspetto secolare. Il secondo é necessariamente determinato dagli stessi fattori che influenzano le vicende delle altre strutture secolari, gli stati, le istituzioni.  Sono aspetti legati al momento storico, alla particolare fase della storia dell’uomo che si recita in quel momento. Quando Occhiodivolpe cita la Vandea, io penso a Robespierre e al Terrore, alle migliaia di Francesi decapitati, o gettati nella Senna legati due a due perché la ghilgliottina non bastava a ucciderli tutti.

Non é colpa della chiesa, é colpa degli uomini.

 

 
 
 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 03 Aprile 2005 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

Il papa é morto.

La notizia era attesa, ma non per questo é meno triste.

L'evento dal punto di vista dei mass-media é di quelli che giustificano trasmissioni no-stop, filmati di repertorio, commentatori eccellenti. I pezzi erano scritti da tempo, nessuno si é fatto cogliere impreparato.

Dietro a tutto questo, l'epilogo della vicenda personale di un uomo dotato di un grande carisma, che ha saputo parlare ai giovani del mondo e che ha lavorato instancabilmente per la pace e per il superamento delle divisioni tra le religioni.

Troppe parole, in televisione, sui giornali.

Da parte mia, un grande rispetto per l'uomo che ci ha lasciato, e una preghiera:

Riposi in pace.

.....................

 
 
 

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