Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Marzo 2006

I ricordi e la moglie di Lot

Post n°91 pubblicato il 26 Marzo 2006 da lilith_0404
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Leggevo poco fa il post n. 123 di ReDiSperanza e riflettevo sul fatto che quando scrivo un post o lascio un commento ai post di qualcun altro mi accade spesso di raccontare qualche episodio che mi é accaduto in passato.

Può essere che dipenda dal fatto che comincio ad avere una certa età, e sebbene abbia avuto una vita estremamente tranquilla la somma degli anni ha permesso che tanti piccoli accadimenti si sedimentassero a formare, nonostante tutto, una storia, la mia. 

Ma non so rimpiangere il passato, non ne sono mai stata capace. Né quello personale, né quello collettivo, che la Storia mi racconta.  Nessun attaccamento nostalgico a tempi, luoghi od oggetti.

Se mi guardo indietro non é per rammaricarmi di quello che non c’é più, ma solo per rendermi conto di quanta strada siamo riusciti a fare, di quanta sofferenza ci siamo lasciati alle spalle. 

Le mie speranze le porto con me, e non permetto ai ricordi di trasformarmi in una statua di sale.

 
 
 

L'arte di amare, ovvero patate & cipolle

Post n°90 pubblicato il 19 Marzo 2006 da lilith_0404
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L’arte di Amare, di Erick Fromm,  lo lessi per la prima volta intorno ai 17 anni. Era il libro che il professore di religione che avevamo quell’anno  aveva scelto come testo da leggere e approfondire durante le sue lezioni.

Credo che pochi libri abbiano influito come quello sul mio modo di essere: l’amore non come emozione estemporanea, ma come impegno e disciplina, da coltivare e scegliere come stile di vita. Concetti indubbiamente molto cristiani, ma sostenuti con motivazioni del tutto ‘laiche’.

Istintivamente mi spaventa ogni forma di integralismo: e quindi in linea di principio sono d’accordo con quello che sostiene Lupopezzato nel suo post n.122: Ma ho una natura molto pragmatica, é uno dei miei tanti limiti;  difficilmente riesco ad esaltarmi per le questioni di principio, e finisco sempre per dar molto più peso alla mia esperienza rispetto ai discorsi teorici.

E mi chiedo quale altro professore avrebbe avuto la capacità di proporre quel genere di discorso: quello di letteratura? quello di storia? nessuno di loro ci fece mai neppure una lezione di educazione civica, avrebbero saputo farci una lezione di educazione sentimentale?

Di fatto non ricordo che durante quelle lezioni si sia mai parlato dei dogmi della fede cattolica, quelli li ho appresi alle lezioni di catechismo, in tutt’altro luogo.

Ma non di solo pane vive l’uomo, e credo che accanto alla storia, alla letteratura, e alla scienza, ci sia posto anche per una educazione ad alcuni principi, che sono tutt’altro che monopolio esclusivo di una o di un’altra religione. E ripensando alla mia esperienza, questi me li ha ‘insegnati’ il professore di religione.

    

 
 
 

STREGHE O STREGONI?

Post n°89 pubblicato il 14 Marzo 2006 da VegaLyrae
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Una serata che non dimenticherò.

Sabato sera sono andata a cena in un ristorante marocchino.

Il personale era arabo ma il gestore era un italiano; scoprirò più tardi che si trattava di un ex filosofo, ex antropologo, ex docente di storia delle religioni, appassionato di cultura mediorientale che a un certo punto della sua esistenza aveva deciso di dare una svolta radicale alla sua vita.

Si avvicina al nostro tavolo con fare leggermente alticcio, e chiede il mio nome.

“Un nome biblico” mi risponde;  e farfuglia qualcosa sul significato etimologico, qualcosa che ascolto piuttosto distratta: “Grazia e perfezione nella spada di Dio” mi pare, o qualcosa del genere.

Mi chiede di dove sono. “Strano” -mi dice-”i tuoi zigomi non appartengono a quella zona: tu hai sangue misto!”. Diffida sempre delle razze pure!

 Lo guardo perplessa.

“Ho riconosciuto i tuoi occhi”-continua-“ il tuo sguardo è ambivalente; non ambiguo, bada, ma ambivalente. I tuoi sono gli occhi di una strega, ma una strega imperfetta. Hai molto potere in te, ma non ne sei consapevole, pertanto non lo sai usare. E’ da poco che hai cominciato ad acquistarne consapevolezza, per questo sei ancora imperfetta”

Rido divertita, avendo la certezza di possedere tutti i difetti di questo mondo tranne quello invidiabile di essere una strega.

Noncurante della mia risata, continua  a parlarmi: “Tu ti trovi in mezzo al guado, sei a un bivio della tua vita; tutti quelli che vengono a chiedere aiuto da me sono ad una svolta della loro esistenza”

Penso con una certa inquietudine che quest’uomo stava leggendo un po’ troppe cose nel mio viso e che se ero andata lì, era solo per cenare.

Osserva il ciondolo a forma di goccia che porto al collo: “Ambra! L’ambra è il simbolo della vita….e della morte. Vedo ansia e paura nei tuoi occhi e sulle tue labbra: qualcosa sta per accadere!!”

E qualcosa è accaduto. Qualcosa che aveva a che fare con la vita… e con la morte. E io ho avuto ansia e paura; molta ansia e molta paura.

E quando ho paura divento cattiva e dico parole taglienti come la lama di un coltello, che pianto diritto nel cuore con una precisione microchirurgica. Parole indelebili, incancellabili, irrecuperabili.

E ho ascoltato parole

Parole che hanno messo completamente in discussione molti dei miei punti fermi e del mio modo di relazionarmi con le persone.  Dopo tre giorni ci sto ancora pensando.

Ma io davvero sono così?

 
 
 

La Storia e noi

Post n°88 pubblicato il 12 Marzo 2006 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

"di solito ho da far cose più serie,
costruir su macerie,
o mantenermi viva..."

Il verso della canzone di Guccini mi frulla in mente leggendo il post n.418 di  SandaliAlSole, mentre ricordo quanto scrivevo tempo fa nei commenti al messaggio  274 di  Amoildeserto:

“Nel dicembre del 77 é nata l'ultima delle mie sorelle. Mamma aveva 47 anni, passò metà della gravidanza in ospedale, e io vinsi la mia battaglia con lei, che voleva lasciassi la scuola per aiutarla: tornavo da scuola in autostop, per fare prima, e riuscire ad essere in ospedale entro l'orario di visita, e poi mi occupavo della casa, delle spese, del bucato. Questi sono i miei ricordi quando penso al '77, non mi avanzava molto tempo per altro.”

Niente manifestazioni di piazza per me, niente slogan, niente collettivi,assemblee, feste. Negli anni in cui, come scrive Ossimora nel suo post n.387 “i movimenti femminili e femministi ... operano attivamente per la legge di parità, per il diritto al divorzio e all’aborto” io frequentavo un piccolo liceo di provincia, due sole sezioni, ospitate nei locali dell’oratorio della parrocchia, e combattevo a modo mio la battaglia per l’emancipazione e l’indipendenza.

Ma pur con modalità diverse, é evidente a ripensarci oggi che é stata la stessa battaglia quella che abbiamo combattuto:per conquistare un diritto di scelta su come e cosa essere. Una libertà che oggi viene accettata come scontata, ma che solo trent’anni fa ha dovuto essere conquistata, dalle donne della mia generazione...ciascuna a modo suo.


Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave
Ha più ferite che battaglie e lui ce l'ha la chiave
Ha crocefissi e falci in pugno e bla, bla, bla fratelli
Ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio
Io che non parto e sto guardarti che rimango sveglio
Forse non lo sai ma pure questo é amore

 
 
 

HOME

Post n°87 pubblicato il 07 Marzo 2006 da nef29
Foto di lilith_0404

Bianca dentro e rossa fuori.
Tanto bianco.
Mi piace tutto quel bianco.
Pareti, porte, finestre.
E la terrazza, grande, affacciata al sole.
C'è luce in quella casa.
E tenerezza.
E amore.
Fuori è di un bel rosso, il mio colore preferito.
Vi svelo un segreto.
L'avevo già scelta prima ancora di entrarci dentro.
Perchè nella mia insicurezza faccio scelte terrificantemente certe.
Scelgo in pochi secondi e c'azzecco.
La prima che ho visto.
Senza dire niente a nessuno qui fuori, che mi prenderebbero per pazza, definitivamente.
Dicevo?
Il residence fa angolo, il che è già bello di per sè.
Due entrate, due cancelli, due strade.
Il senso di un unione.
E poi si nota.
Ha stile.

Lasciatemelo dire: sono una persona fortunata.

Lo dico a bassa voce perchè della mia nuova fortuna ho quasi paura.
Ho sempre temuto la felicità.
Cullarmi nel mio stato perenne di nostalgia verso un passato ideale, un tempo che non era mai stato davvero, mi consentiva di mantenere uno spazio vuoto.
Uno spazio di sicurezza.
Tra me e me davvero felice.
Potevo dire "non sono mai stata davvero felice".
E cullarmi nella mia consapevolezza.


Il senso della mancanza mi appartiene da sempre,
ma non mi appartiene per sempre.
Questa è la novità.

 
 
 

Era mio padre

Post n°85 pubblicato il 05 Marzo 2006 da lilith_0404
Foto di lilith_0404

“L’io è un corpo mischiato…una miscela ... L’identità di tutti gli esseri umani è fatta con il mantello di Arlecchino,di pezzi multicolori ,annodati,nuovi pezzi e vecchi brandelli ,zebrati,cangianti,costellate...”

Leggevo questa frase nel post n.380 di Ossimora, e pensavo che non solo sia applicabile alla umanità, come espresso nel contesto di quel post, ma anche alla storia individuale, singola, di ciascuno di noi.

Il riferimento al carnevale che il nome di Arlecchino evoca per associazione di idee mi porta a ricordare mio padre, perché quando é morto era martedì grasso, e in questi giorni di finta allegria non fa che tornarmi in mente.

Penso a quanto ciò che io sono sia il risultato di ciò che lui é stato, quanto abbia influito sulla formazione del mio carattere il suo modo di porsi verso di me, o il mio modo di pormi verso di lui.

Ci sono condizionamenti che si esplicano per il solo fatto che una persona ci sia, per il modo in cui c’é.

Con mio padre é stato così.

Non sono state le parole che mi ha detto a educarmi, ma quelle che non mi ha detto, non i gesti di affetto ma la loro assenza. Non mi ha mai dato lezioni, mai ‘insegnato’ a fare qualcosa, ma é stato il suo modo di vivere ad essere stata un’unica continua lezione.

Non era una persona con cui si potessero fare discorsi di tipo sentimentale. Dire che ci fosse amore tra di noi non é corretto.

L’unico bacio che ricordo di avergli dato é quello che gli diedi  prima che chiudessero la bara, e non ricordo che mi abbia mai abbracciato. Ma quando a volte mia madre con tono di rimprovero mi dice   che sono 'figlia di mio padre', io ne sono orgogliosa come di un complimento.

         

 
 
 

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