Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Novembre 2007

Una sentenza

Post n°270 pubblicato il 30 Novembre 2007 da lilith_0404

Quando ero bambina, la maestra a scuola insegnava ai maschietti che 'le bambine non vanno picchiate, neanche con un fiore'. A quel tempo non capivo il perché di quella frase, e mi sembrava un po' ridicolo che mi si dovessero usare tanti riguardi. Oggi so che  quell'insegnamento non era fuori luogo. Come dicevamo nel post precedente la stragrande maggioranza delle violenze sulle donne avviene in famiglia,  anche da parte di persone che non ti aspetteresti mai capaci di tali gesti.

Ricordo ancora lo sconcerto provato quando, alcuni anni fa, un medico cliente dello studio in cui lavoro ammise che la moglie lo aveva lasciato perché l’aveva picchiata durante un litigio. Scoprii, in seguito, che l’episodio non era stato isolato, ma che già in altre occasioni la donna era finita al pronto soccorso in seguito alle percosse subite. Il tutto avveniva davanti ai due bambini  della coppia , che evidentemente hanno assorbito e interiorizzato tali situazioni e solo il tempo dirà quale conclusioni trarranno da quella esperienza.

Una conclusione nel frattempo è però già  stata raggiunta da un tribunale italiano su un caso analogo, e credo che sia , finora, unica nel suo genere. Si tratta di una sentenza di cui hanno dato notizia i giornali dei giorni scorsi, emessa dalla Corte d’Appello dell’Aquila. 

Secondo il collegio giudicante commette reato chi educa il figlio secondo un modello «vetero maschilista » nel quale «la donna è strumento di mero piacere e di sfogo sessuale».  “Nella nozione di maltrattamento” si legge nella sentenza, “rientrano non solo le condotte violente e minacciose, ma tutte quelle che rendano  particolarmente dolorose le relazioni familiari, che incidano sul patrimonio morale del minorenne, sul suo equilibrio psicofisico, sul suo sviluppo e sulla formazione della sua  personalità”.

Unico rammarico, leggendo la notizia, è che l'imputato abbia evitato la reclusione fino a tre anni poiché il reato è prescritto.

  

 
 
 

La Fata

Post n°269 pubblicato il 28 Novembre 2007 da lilith_0404

"E forse è per vendetta - e forse è per paura
o solo per pazzia - ma da sempre
tu sei quella che paga di più
se vuoi volare ti tirano giù
e se comincia la caccia alla streghe
la strega sei tu"

Non ho partecipato alla manifestazione di sabato scorso a Roma, ma ho nondimeno seguito con interesse il dibattito che si è sviluppato qui nei blog, ed è stata l’occasione per cercare materiale per documentarmi sull’argomento, e per riflettere sul problema.  

         

Un problema che  ha avuto una recrudescenza negli ultimi tempi in Italia. I dati del 2007 infatti,  quelli forniti dalla  Polizia di Stato,  sono agghiaccianti: cinquantasette donne assassinate, centoquarantuno, ferite, diecimila percosse, 1.805 stuprate.

          

Peggio è andata alle donne immigrate: su un milione e trecentomila immigrate, sono ben 35  gli omicidi in cui la vittima è una donna e l’assassino è il marito o il padre. Ma da quello che ho letto alla manifestazione di sabato  non c’erano associazioni di donne immigrate, con l’unica eccezione di quella delle donne Marocchine, segno che anche la presa di coscienza è ancora da venire in questa parte del mondo femminile. 

        

Il problema non è evidentemente solo italiano  se l’Onu ha ritenuto di istituire, il 25 di novembre, una Giornata internazionale contro la violenza alle donne, e il sito di Amnesty international al riguardo è illuminante: la violenza nell’ambito delle mura domestiche é di gran lunga la più diffusa, presente ad ogni latitudine con vari livelli di intensità, ma non è la sola; ad essa si accompagna spesso, in molte realtà, una violenza di tipo istituzionale, avvallata cioè dalle leggi e dagli organi di governo, e infine, non meno drammatica, la violenza  che si aggiunge a violenza nei casi di conflitto, come spesso abbiamo avuto modo di constatare anche di recente, nei conflitti della ex Yugoslavia, o del Ruanda, o del Darfur. Un copione che si ripete tristemente uguale.

           

Tutto questo ha un significato che mi sembra ben sintetizzato dalle parole che ho letto nel blog di Psicologiaforense, e che cito testualmente:

‘’La violenza sessuale, allora, o la sua minaccia funzionerebbero sia come controllo sociale «preventivo», sia come punizione della trasgressione, sia come strumento di riproduzione dei rapporti di potere tra i sessi, sia come vendetta .... La violenza sessuale definisce dunque la differenza sessuale come subordinazione e inferiorità.” 

        

Stando così le cose, mi sembra corretto che l’Onu abbia definito la  violenza sulle donne un ‘crimine contro l’umanità’, e non basta a consolarci pensare, come qualcuno ha sottolineato nei commenti al blog citato, che la violenza e' l’impotenza di affermarsi con la ragione.

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Generazione a termine

Post n°268 pubblicato il 25 Novembre 2007 da lilith_0404

Uno dei nodi del contendere del dibattito politico di questi giorni è rappresentato dai correttivi da apportare alle norme che regolano il lavoro ‘a termine’.

Lavoro da abbastanza tempo per ricordarmi di quando ipotizzare di assumere qualcuno a termine richiedeva presupposti che solo molto raramente si realizzavano : sostituire un lavoratore assente per servizio militare o una lavoratrice assente per maternità, erano i casi tipici e più ricorrenti, oltre a pochissimi altri.

Da alcuni anni però non è più così, ora al contrario l’assunzione a termine è non solo usata ma abusata. Sicuramente il fatto di essere a scadenza è stata, insieme al minor costo in termini di stipendio e di oneri contributivi, una delle caratteristiche che ha reso tanto gettonati prima i contratti di formazione, poi, dopo la riforma Biagi, i contratti di collaborazione e in seguito i contratti a progetto;  nomi diversi per dire la stessa cosa: lavoro precario, con possibilità di risoluzione alla scadenza del termine; come una lunga ‘prova’ , eventualmente ripetibile.

E spesso infatti viene ripetuta, sommando un contratto a termine con un altro, un anno dopo l’altro. Niente di male, nell’immediato in effetti ad un giovane, (chè di giovani prevalentemente si tratta)  la cosa che preme di più è di inserirsi, in qualche modo, nel mondo del lavoro e cominciare a maturare un po’ di esperienza.

Il rovescio della medaglia però si scopre nel lungo periodo: perché la mancanza di stabilità frena qualunque progetto di vita  a lungo termine, dal contrarre un mutuo per metter su casa al mettere in cantiere un figlio, perché questi rapporti precari hanno un rendimento ai fini pensionistici molto inferiore rispetto ai contratti ‘vecchio tipo’, perché non maturano ferie e riposi retribuiti,  e infine, da non dimenticare, perché ci sono tutele molto inferiori nei casi di malattia, e, soprattutto, in caso di maternità .

Ora qualcosa si sta movendo per mettere un freno a queste discriminazioni. Un primo passo è stato compiuto con la pubblicazione , il 23 ottobre, di un decreto che estende alle ‘co.co.pro’ la normativa sull’astensione obbligatoria per maternità. Un passo avanti, certo, ma altri ne restan da fare e qui lo spiegano meglio di come saprei fare io.

  

 
 
 

Sms

Post n°267 pubblicato il 23 Novembre 2007 da lilith_0404

<<Mi dispiace, ma temo di non essere quel genere di ‘tesoro’. >>

Così mi scriveva, tempo fa, un’amica a cui era arrivato per errore un sms  indirizzato evidentemente a tutt’altra persona, alla quale mi rivolgevo appunto chiamandola ‘tesoro’. Da persona spiritosa, la mia amica mi avvertiva così dell’errore di cui per altro mi ero accorta già da sola, nel momento stesso in cui confermavo l’invio del messaggio.

Non è insolito che un messaggino arrivi alla persona sbagliata, basta un attimo di distrazione nella selezione del numero e ci si può trovare in situazioni decisamente imbarazzanti.  Tuttavia la funzione sms è probabilmente tra le opportunità messe a disposizione dalla tecnologia del telefonino quella maggiormente apprezzata. Perfino io, che non so che farne di videocamere incorporate e collegamenti internet,  degli sms non vorrei più dover fare a meno  e  da quello che ho sentito in questi giorni in un programma in televisione, gli usi di questa funzione si sono allargati ben oltre l’ambito strettamente privato.

Già me ne ero accorta, da quando la mia banca mi manda un sms ogni volta che addebito la carta di credito. E mi sembra del tutto naturale che la Tim mi avverta via sms che il mio credito si sta esaurendo o che la ricarica è andata a buon fine. Ora scopro però che anche  numerose pubbliche amministrazioni hanno deciso di adottare questa modalità per erogare una serie di servizi.

Quello messo a disposizione dalla azienda di trasporti urbani di Roma mi sembra particolarmente utile: con un sms è possibile acquistare un biglietto dell’autobus, evitando in questo modo ricerche affannose e spesso infruttuose di edicole in cui vengono venduti.

Ma credo che mia sorella oggi apprezzerebbe particolarmente se anche a Milano venisse introdotto un servizio già disponibile a Brescia,  dove l’azienda che si occupa della nettezza urbana avvisa gli utenti registrati che c’è la pulizia delle strade: avrebbe evitato in questo modo la multa di trentasei euro che le è arrivata ieri per aver lasciato la macchina parcheggiata in strada durante le ore vietate.

  

 
 
 

Qualcosa di me

Post n°266 pubblicato il 21 Novembre 2007 da lilith_0404

01 - Che ora è: 01.13 quando ho cominciato a scrivere… 01.56 quando ho finito…

02- Nome: Anna… come secondo nome

03 - Compleanno: 21 aprile

04 - Segno zodiacale: toro

05 - Tatuaggi: li trovo non solo inutili, ma col tempo , con la pelle che perde tonicità, anche decisamente antiestetici… quindi ovviamente la risposta è no.

06 - Piercing: mi fanno senso…

07 - Sei innamorato/a: l’innamoramento è la fase iniziale dell’amore… e la ‘mia’ fase iniziale è finita da tanto tempo…

08 - Ti piaci interiormente? Solo a volte

09 - Hai già amato al punto di piangere per qualcuno? Fino a consumarmi gli occhi... Vorrei avere un centesimo per ogni lacrima che ho pianto, il mio conto in banca avrebbe una consistenza molto più gratificante.

10 - Hai mai fatto un incidente con la macchina? Si, una volta, quando ero al liceo…e un'altro circa vent'anni fa... e in entrambi i casi  ancora mi chiedo come ne siamo usciti tutti indenni.

11 - Mai avuto una frattura? No, e  tengo le dita incrociate di non averla mai…

12 - Pepsi o coca-cola? Ginger analcolico?

14 - Colore preferito per l'intimo? Rigorosamente bianco, le cose colorate mi danno l’impressione di poco pulito…

15 - Misura di scarpe: 38

16 - Numero preferito: preferito per cosa?

17 - Tipo di musica preferita? Jazz, celtica, napoletana, cantautori italiani, classica… si capisce che di musica non ne capisco nulla?

18 - Doccia o bagno? Doccia, bollente…

19 - Cosa odi? Odiare è una parola grossa… ma se devo proprio indicare una cosa che mi fa ribollire il sangue  è vedere qualcuno che fa del male a chi non si può difendere…

20 - Come ti vedi nel futuro? per lo più  mi dimentico del futuro…

21 - Da chi hai ricevuto questa mail? Non è una e-mail, é un elenco di domande e non l’ho ricevuto, me lo sono preso …

22 - Quale dei tuoi amici vive più lontano? Ho pochissimi amici, e quei pochi li ho vicini…

23 - Chi sarà il più rapido a rispondere secondo te? Rispondere a cosa?

24 - Il più lento? Idem come sopra…

25 - Cosa cambieresti nella tua vita? ogni cambiamento, anche minimo, avrebbe ricadute potenziali imprevedibili sugli avvenimenti successivi...  la vita che ho avuto e che ho la conosco, quella che potrei avere, o che avrei potuto avere cambiando qualcosa, non necessariamente sarebbe migliore... perciò probabilmente non cambierei  niente, anche considerando il fatto che tutte le cose che mi erano inizialmente sembrate svantaggi, nel lungo periodo si sono rivelate invece essere il presupposto di situazioni per me positive...

26 - Sei felice? Sono serena…

27 - Proverbio preferito? I proverbi mi piacciono, ne conosco molti, e spesso mi capita di citarli, … negli ultimi tempi mi é capitato di pensare con una certa frequenza che ''chi ga tort al vusa peu fort'' (chi ha torto grida più forte...).

28 - Libro preferito? Ci sono alcuni libri che mi hanno segnato…l’Arte di amare, di Fromm, è stato senz’altro uno di quelli…

29- Di cosa hai paura? della stupidità umana, e della tortura, più di ogni altra cosa…

30 - Pari o dispari? pari

31 - Film preferito? Come si fa a sceglierne uno solo?

32 - Se potessi essere qualcun altro chi saresti?  Non so se vorrei essere qualcun altro… non conosco nessuno talmente bene da sapere per certo che sarei più contenta di essere lui/lei anziché me, e così, a scatola chiusa, non credo che farei il cambio…

33 - Cosa c'è appeso al muro della tua camera? … nella mia parte di camera… la riproduzione di un quadro di Klimt, la riproduzione della Vergine con Sant’Anna, non il dipinto ma il disegno preparatorio,  di Leonardo, e una riproduzione di un disegno di Michelangelo rappresentante una testa di donna…

34 - Cosa c'è sotto il tuo letto? Probabilmente un po’ di polvere, fare le pulizie non è la mia passione, ed è qualche giorno che non passo l’aspirapolvere…

35 - Posto dove ti piacerebbe andare? I paesi del nord Europa

36 - Pensi che qualcuno risponderà a questa mail? Non è una e-mail, non la sto inviando a nessuno, quindi sarà un po’ difficile che qualcuno risponda…

37 - E chi sei sicuro risponderà? Idem come sopra.

38- Di chi vorresti leggere la risposta? Una risposta presuppone una domanda, che in questo caso non c’é… però, per non giocare a non capire, dirò che ho letto lo stesso test da Odio_via_col_ vento, Cateviola, e Il Presidente77, Vi-di… se il gioco prende piede, magari ne leggerò altri…

39 - Profumo preferito? Profumo di agrumi...

40 - Sport preferito? Sport? Cosa è?

41- Timido o estroverso?  Timida, anche se col tempo mi sono un po’ ‘corretta’…

42 - Soprannomi? Nessuno, più che altro diminutivi o contrazioni del mio nome completo… però un amico mi chiama ‘peonia’, quando vuole stigmatizzare qualche comportamento non proprio conforme alle sue aspettative… e pastora quando vuol sottolineare il mio provincialismo e il mio essere all’antica…

43 - Mare o montagna? Montagna.

44 - Hai paura della morte? Penso sempre che non ci sarò, quando ci sarà lei… mi spaventa invece l’agonia che potrebbe precederla.

45 - A che ora vai a letto di solito? Se non crollo sul divano subito dopo cena, riesco a resistere fin verso le 2…

46 - La prima cosa a cui pensi quando ti svegli? A mettere la caffettiera sul fornello…

47 - Cosa vuoi dire alla gente che leggerà questa mail? ‘Vi siete accorti vero che non è una e-mail?’

      

 
 
 

 Kindle

Post n°265 pubblicato il 20 Novembre 2007 da lilith_0404

Non ho mai visto con molto entusiasmo i vari congegni elettronici via via annunciati per sostituire il caro buon vecchio libro stampato. Mi han sempre dato l’impressione di una cosa innaturale, che fossero privi di una parte del piacere che la lettura può dare e che deriva dal poter a volte anche scrivere una annotazione a margine, e infilare un biglietto o una cartolina tra le pagine.

Tuttavia, leggendo ieri sui giornali l’annuncio del nuovo i-pod dei libri’, lanciato da Amazon, mi sono trovata a desiderare che sia presto commercializzato anche in Italia, e dando la notizia a mia mamma le ho promesso senz’altro di regalarglielo non appena sarà disponibile da noi.

A mia mamma infatti piace leggere, ma trovare dei libri che le vadano a genio è piuttosto difficile: intanto devono essere di autori italiani, perché di fronte ai nomi stranieri si perde. Poi, e qui è di solito l’ostacolo più grande, devono essere stampati con caratteri sufficientemente grandi, perché essendo anziana, la sua vista non è più tanto buona, e spesso per leggere caratteri medio piccoli deve aiutarsi con una lente di ingrandimento.

Ora, con questo e-book di Amazon, la dimensione del carattere sarà a discrezione del lettore. L’unico problema, a quel punto, sarà far capire a mia mamma come si usa e non sarà come dirlo!

          

 
 
 

Biodiversità

Post n°264 pubblicato il 19 Novembre 2007 da lilith_0404

Capita a volte che per qualche  associazione mentale quell’orto che per tanti anni é stato parte integrante di quella che era la mia casa mi torni in mente. 

Come qualche settimana fa quando acquistando frutta al supermercato, prima ancora di vederla nelle scatole di plastica allineate sullo scaffale, l'ho riconosciuta dal profumo inconfondibile che mi è arrivato alle narici  e che mi ha riportato immediatamente indietro di almeno dieci anni, richiamando alla memoria la vite che cresceva lungo due  lati dell’orto, formando un ampio pergolato da cui pendevano i grappoli il cui profumo saturava l’aria quando erano maturi.

Era una varietà di uva che mio papà chiamava ‘americana’ diversa da quella che trovo abitualmente ora in commercio, gli acini tondi, piccoli e profumati,  e la buccia che si staccava dalla polpa. Nell’orto della casa di mia nonna invece ce n’era una varietà ancora diversa, dagli acini piccolissimi e asprigni, mio papà la chiamava ‘ua usilina’, e non l’ho più vista da quando quell’orto è stato soppresso.

Ora mi è tornata in mente, leggendo un articolo su una rivista in cui si parla del lavoro di una associazione che si occupa del salvataggio di alberi da frutto in estinzione. La fotografia sulla pagina iniziale dell’articolo, un ramo di fico con un frutto verde che si protende sullo sfondo del frutteto, mi riporta  alla bella pianta che c’era nel cortile di mia zia, e alle scorpacciate che facevamo quando i frutti erano maturi, prendendoli direttamente dai rami, ancora tiepidi del sole che li aveva maturati.

Anche quell’albero ora è stato tagliato, e i fichi ormai non li mangio più, perché quelli del supermercato, freddi di frigorifero, non riesco a farmeli piacere, dopo aver mangiato quelli di quella pianta.

     

 
 
 

L'orto

Post n°263 pubblicato il 18 Novembre 2007 da lilith_0404

I tuoi antenati si rivolteranno nella tomba, mi dice a volte scherzando un amico, di fronte a qualche manifestazione di ignoranza in fatto di giardinaggio e orticultura.

Infatti i miei nonni, sia paterni che materni, erano contadini, ma benché nata in un paese di campagna dove ogni casa aveva l’orto, e molte anche il pollaio, io non mi dovevo occupare né dell’uno né dell’altro: quando ero bambina erano i miei genitori a farlo, ma già anche per loro non era più un lavoro ma quasi un hobby.

Papà in effetti ci si dedicava con passione, e  finché lui è vissuto buona parte della verdura consumata in casa veniva dall’orto che lui coltivava. L’anno in cui morì fu l’ultimo anno in cui quell’orto diede frutti: aveva lasciato il terreno già concimato, e in primavera, quasi un modo per tener vivo il suo ricordo,  vi piantai ogni sorta di semi, dai classici pomodori, fino alla zucca, e poi zucchine, cornetti, piselli, carote, e non ricordo più cos’altro, che crebbero rigogliosi come non mai. Al mattino andavo a vederlo prima di andare in ufficio, la sero andavo a bagnarlo e a raccogliere la verdura che man mano era pronta.

Ricordo che i cornetti, mentre le piantine erano ancora piccole vennero tutte mangiate da qualche insetto, con mio grande disappunto. Ma sebbene mia mamma dicesse che ormai era troppo tardi per ripiantarli, non mi detti per vinta, tolsi le piantine rovinate e misi in terra dei nuovi semi, e quell'anno riuscimmo comunque a mangiare cornetti.

Un esperimento che mi sarebbe piaciuto continuare, ma mio fratello spianò il terreno e al posto dell’orto ricavò un cortile lastricato di porfido e un giardino con il prato in cui l’erba viene periodicamente tagliata dai giardinieri. Da allora tutta la verdura consumata in casa viene dal paese delle buste di plastica di cui parla il post n.32 sul blog di Elioliquido

  

 
 
 

Hina

Post n°262 pubblicato il 16 Novembre 2007 da lilith_0404

“Che cosa ti manca di più, un figlio o un marito?’’ mi chiese una volta un amico. Riconosco di non aver mai avuto un istinto materno molto sviluppato e ricordo che all’epoca, era molti anni fa,  risposi: “un marito” , ma ero ancora giovane,  e sebbene un figlio non fosse in programma non escludevo a priori che potesse anche arrivare col tempo.  Oggi  tuttavia non credo che la risposta sarebbe ancora la stessa.

Questo episodio mi è tornato in mente leggendo nei giorni scorsi la didascalia ad una foto, su un giornale. La fotografia è della mamma di Hina, la ragazza pakistana uccisa nell’estate del 2006, qui vicino a Brescia, dal padre e dallo zio.

Ora il suo assassino, reo confesso del delitto, è stato condannato in primo grado a trent’anni di reclusione, e il giornale riporta le parole della moglie, alla lettura della sentenza : ‘così me lo ammazzano’.

Certo, la figlia ormai è persa e nessuno glie la potrà ridare. Ma mi chiedo come una madre possa difendere chi glie l’ha uccisa, e soprattutto chi l'ha uccisa in quel modo.

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Sei gradi di separazione

Post n°261 pubblicato il 15 Novembre 2007 da lilith_0404

Non saprei dire, neanche in via di supposizione, quanti siano i frequentatori abituali del mio blog. Per dirla con Guccini, ''vendere o no, non passa fra i miei rischi''  e non ho esitato a disattivare il counter quando Libero lo ha reso disponibile, perché non è l’audience il motivo che mi tiene qui a scrivere.

Tuttavia, credo che con un po’ di buona volontà potrei considerarmi nella media, se è vero che un blog ha mediamente dai cinque ai dieci lettori abituali.

Questo è la valutazione che viene correntemente data del pubblico di un blog, e anche se detta così non sembra essere una situazione esaltante, mi è piaciuta molto la lettura che ne ha fatto un giornalista de Il Sole 24 ore, Luca De Biase. Ecco quello che scrive, in un suo lavoro di recente pubblicazione:

“ …non è il singolo blog a contare. Non è l'audience di un singolo sito a essere importante. È la rete. […] Le piccole chiacchiere abituali che la maggior parte dei blogger scambia con i pochi amici e corrispondenti non sono decisive nel riquadro del sistema dell'informazione: ma tengono insieme la rete. È come la corrente elettrica che tiene acceso il computer: non sempre si batte sulla tastiera un testo fondamentale, ma quando occorre farlo il computer è pronto. I blogger fanno lo stesso: chiacchierando del più e del meno tengono accesa la rete e quando hanno un messaggio importante da lanciare o rilanciare, lo fanno con efficienza straordinaria.” 

Leggendolo mi è tornata in mente la teoria dei sei gradi di separazione, secondo cui ciascuno di noi può arrivare a mettersi in contatto con un’altra persona qualsiasi con mediamente sei passaggi intermedi, qualunque sia la persona da contattare. Non so se questo sarei effettivamente in grado di farlo, ma non mi dispiace pensare di essere parte di questo sistema di connessioni che unisce ciascuno a tutti.

              

 
 
 

Flussi

Post n°260 pubblicato il 11 Novembre 2007 da lilith_0404

Mentre ancora non si è calmata la bagarre sugli ultimi avvenimenti che hanno visto stranieri implicati in episodi di violenza, sui giornali arriva la notizia da molti attesa del nuovo decreto che autorizzerà l’ingresso di 170.000 lavoratori stranieri.

       

Dato il mio lavoro, la notizia la aspettavo con una certa impazienza. Mi capita con una certa frequenza di ricevere telefonate in cui qualche cliente mi chiede come procedere per assumere lavoratori stranieri. Spesso sono domande facili, perché il lavoratore ha già i documenti necessari, ma a volte si tratta invece di persone che ‘ufficialmente’ non sono ancora in Italia, e che devono essere autorizzate ad entrare con la procedura cosiddetta dei ‘flussi’.

          

Quest’anno la procedura sarà diversa, le domande verranno presentate in via telematica e si eviteranno le scene consuete degli anni passati, in cui  famiglie intere  bivaccavano fin dal giorno precedente davanti agli uffici postali abilitati a ricevere le domande, perché queste sarebbero state accolte secondo l’ordine cronologico di presentazione ed era essenziale essere quindi tra i primissimi a presentarle, se si voleva avere qualche chance di successo.

           

La parte del leone nei nuovi ingressi che si vanno ad autorizzare  la faranno i lavoratori da assumere nell’edilizia, che si aggiudicano 14200 posti, ma soprattutto il personale addetto ai servizi alle famiglie, in altre parole a colf e badanti, che da sole otterranno un terzo del totale dei posti disponibili. E’ un fatto che in Lombardia nove badanti su dieci sono di origine straniera, e che a questa piccola legione straniera nella sola Lombardia è affidata la cura di quasi due milioni di anziani

       

"Senza immigrati il sistema Italia si bloccherebbe". Ad affermarlo non è un giornalista qualsiasi, ma lo stesso Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla Caritas italiana e alla Fondazione Migrantes che nei giorni scorsi hanno  presentato l'annuale dossier sull'immigrazione,  e le sue parole confermano autorevolmente una situazione che è sotto gli occhi di tutti.

 

 
 
 

Novembre

Post n°259 pubblicato il 09 Novembre 2007 da lilith_0404

Il cielo, oggi, é di un azzurro uniforme, un vento meticoloso stacca silenziosamente dai rami degli alberi del viale le foglie ritardatarie, ascolto il ticchettare delle mie scarpe sul selciato mentre rincaso,  in un'atmosfera insolitamente ovattata. E in testa mi risuonano le parole di una antica poesia:

          

Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.

       

(Giovanni Pascoli)

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Il cubo

Post n°258 pubblicato il 07 Novembre 2007 da lilith_0404

Nel cubo di Rubik mi ero sicuramente già imbattuta da ragazzina, ne ho un vago ricordo, ma non credo che a quel tempo mi sia riuscito di ottenere un qualsiasi risultato apprezzabile.

La delusione e il desiderio di rivincita devono tuttavia aver covato in qualche angolo della mia testa per tutto il tempo, finché, un giorno di qualche anno fa mi venne questo improvviso e irresistibile impulso di riuscire a ricomporre le sei facce del mitico cubo.

Non fu difficile procurarmi il gioco, e per qualche tempo divenne una specie di idea fissa: appena avevo un po’ di tempo, ecco che il fatidico cubetto compariva tra le mie mani, suscitando i commenti tra l’ironico e il divertito di chi mi vedeva armeggiare a girare  e rigirare le diverse sezioni da ricomporre.

Quando dopo innumerevoli tentativi mi riuscì di ottenere una intera faccia del cubo tutta dello stesso colore, mi sembrò di essere finalmente a un passo dalla soluzione, ma naturalmente appena cercai di completare una seconda faccia, rovinai inesorabilmente la prima.

Devo darmi atto che dove difetto in prontezza e  perspicacia, supplisco di solito con la tenacia, come quel personaggio del libro Cuore, Garrone, che con i pugni stretti e la testa tra le mani china sui libri, senza essere un’aquila riesce a ottenere il premio di miglior studente della classe.

Di fronte agli evidenti insuccessi iniziali non mi detti per vinta,  cercai in internet spiegazioni sui metodi di soluzione,  e trovai un sito in cui,  con una grafica in movimento, venivano fornite le spiegazioni del caso: scoprii così che l’errore che commettevo era di non tenere il cubo fermo nella stessa posizione, mentre si girano le varie facce, e il trucco per arrivare alla soluzione sta  nell’impostare  la ricomposizione partendo da uno spigolo.

Anche con questi suggerimenti, ci volle un po’ perché , lentamente, sbagliando e ricominciando innumerevoli volte, riuscissi finalmente a restare solo con tre o quattro    tasselli ancora da sistemare. 

Ammetto  che per terminare non mi bastarono le mie sole forze, ma tornai a studiare attentamente la grafica e le spiegazioni di quel sito di cui dicevo prima: con calma e con metodo, seguendo attentamente le indicazioni che  venivano date anche gli ultimi tasselli trovarono infine la loro giusta collocazione.

Una volta ottenuto il risultato e dimostrato a me stessa che ero in grado di farlo, ben presto l’interesse per il gioco scemò fino a scomparire. Il cubetto ricomposto rimane, a futura memoria, in un cassetto della scrivania : però immaginate la mortificazione nel vedere nei giorni scorsi sulla home page di libero un filmato in cui viene ricomposto in meno di otto secondi!

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Incontri

Post n°257 pubblicato il 03 Novembre 2007 da lilith_0404

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. [...] E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi' importante [...]Gli uomini hanno dimenticato questa verita'. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."  (Il Piccolo Principe - A. de Saint-Exupéry)

Alla domenica raramente riesco a scamparla: solo quando mia sorella torna a casa, ormai sempre più di rado, e non si alza troppo tardi, che poi a ora che si è fatta la doccia e lavati i capelli e vestita e truccata, a mamma è scappata la pazienza,  e per non sentirla brontolare finisco con l’offrirmi di nuovo io volontaria come autista 

D’altra parte, la sua vita sociale si riduce ormai da tempo quasi esclusivamente a  quelle settimanali  visite al cimitero durante le quali spesso succede di incrociare qualche conoscente, o meglio ancora qualche parente, con cui scambiare due chiacchiere e ricevere gli ultimi aggiornamenti su quello che é accaduto nella loro vita.  Come la settimana scorsa, per esempio.

Avevamo piantato dei crisantemi nell’aiola alla base delle tombe dei nonni e degli zii, e mentre io finivo di sistemare in un  sacchetto la paletta, che ci era servita per fare il lavoro e le carte in cui erano avvolte le piantine, lei andava alla fontanella vicino all’ingresso a prendere un po’ d’acqua per i fiori appena piantati, e l’ho sentita esclamare, sorpresa, e da lontano la vedo  abbracciare l’uomo che era entrato in quel momento.Con lui una ragazza bionda, magra, minuta.   Riconosco un cugino che avevo visto l’ultima volta al funerale di papà, oltre otto anni fa, la ragazza scopro essere la moglie, che io non avevo mai incontrata fino a quel momento,  benché l’uomo sia il figlio dell’unico fratello di mia mamma.

Si erano sposati da pochissimo, quando lei rimase coinvolta in un brutto incidente. Restò in coma a lungo, le ferite e le fratture riportate l’avevano quasi uccisa e anche quando si svegliò dal coma tutti pensarono che sarebbe stato meglio per lei se fosse morta, tanto gravi e permanenti i danni riportati.

Ci racconta che si era laureata da poco quando successe l’incidente, e dopo il coma dovette imparare di nuovo a parlare, a scrivere, a fare ogni cosa, come un bambino. Mentre parla le sue mani si muovono nei gesti dell’alfabeto muto, anche se ormai non ne avrebbe bisogno, anche se articola con lentezza le parole, parla,parla, come a voler recuperare il tempo perduto. 'Tu usi la macchina per andare al lavoro, stai attenta quando guidi', mi dice, 'io lo so quanto è brutto', e mentre lo dice le dita si atteggiano a fare il segno delle  corna.

'Abitate a  G…' chiedo, rivolta a mio cugino.  'Ci sta solo lei', mi risponde,  'non è in grado di stare da sola e abita con la mamma, io la raggiungo nel fine settimana.'  Il marito la guarda con tenerezza, con una mano le sfiora una guancia, delicatamente:  tutti pensavano che il loro matrimonio non sarebbe sopravvissuto, erano sposati da così poco quando successe l’incidente, non c'erano figli a tenerli uniti, e quando lei uscì dall’ospedale, così distrutta nel corpo da non potersi neppure girare nel letto senza essere aiutata, la mamma  la riprese in casa e si dedicò a quella figlia  curandola e accudendola come quando era piccola.

Ci salutiamo, li guardo allontanarsi, la ragazza è visibilmente claudicante, ma è viva. Mentre torniamo a casa ascolto distrattamente le chiacchiere di mamma, penso a loro due, alla tenerezza che ho visto negli occhi di lui, e mi chiedo se sarebbe stata uguale senza quella prova terribile.

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