Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Giugno 2006

Tamagochi

Post n°111 pubblicato il 29 Giugno 2006 da lilith_0404

Imperversava qualche tempo fa la moda del Tamagochi:  un pulcino su uno schermo a cristalli liquidi che cresce se riceve le cure elettroniche necessarie: come un pulcino in carne, ossa e piume deve essere nutrito, pulito e coccolato. L'animale virtuale muore in caso di negligenza estrema e trascuratezza da parte del padrone.

Ho sempre trovato vagamente raccapricciante e malsano questo dedicarsi ad un animale ‘immateriale’ come fosse vero e sprecare cure e attenzioni per qualcosa che esiste solo per finta.Forse per questo la notizia mi ha così colpita: devono essere i bambini cresciuti giocando al tamagochi coloro che hanno avuto l’idea di inventarsi il Blogsitter: il nuovo servizio on line che si prende cura dei blog mentre i rispettivi proprietari sono momentaneamente assenti.

Il blog come il Tamagochi:una creatura virtuale che non può essere trascurata e lasciata a se stessa, altrimenti muore.

La notizia arriva nientemeno che da’La Repubblica’ che le dedica un intero articolo nella pagina di scienza e tecnologia, ma come era prevedibile é rimbalzata di blog in blog : ne parlano Bluewillow nel suo post n.99,mostrandosi scettica sulla utilità di una simile iniziativa,  e SandaliAl Sole nel suo post n.702. Causticamente  lapidario il giudizio di quest’ultima : 

“ora che le vacanze si avvicinano, c'è una soluzione per tutto.La nonna al ricovero, la zia alla pensione Mariuccia, il gatto all'amica compiacente, il blog al blog sitter.E il cane in autostrada” 

Sono d’accordo con entrambe.Il blog é sicuramente l’espressione della personalità di chi lo scrive e si instaura senz’altro un rapporto tra chi scrive e  chi legge, specie con chi legge e commenta abitualmente.

E' questo il punto: a differenza del tamagochi, dietro allo schermo del computer ci sono persone reali e le persone reali sanno capire che un’altra persona possa essere assente solo temporaneamente, e tornano a cercarla: non si spiegeherebbe altrimenti che il blog di Lupopezzato che manca ormai da qualche mese, abbia collezionato nel frattempo 3450 visitatori.

Insomma, se l’autore é momentaneamente assente, non occorre un blogsitter,  basta un messaggio come quello di ParoleMaddalene nel post 61:“Via. Per alcuni giorni. A presto.”

 
 
 

Referendum

Post n°110 pubblicato il 26 Giugno 2006 da lilith_0404

Non ho ancora votato.

Mi ripromettevo di farlo ieri, ma tra una cosa e l’altra non mi é riuscito di andare al seggio. In compenso ho avuto occasione di parlare con mia sorella e con mia cognata, e mi sono resa conto di quanto questo referendum sia poco spiegato, e poco capito. Perfino una persona come mia cognata, laureata in legge e aspirante avvocato, ha ammesso di non aver chiaro la portata delle norme in dicussione, e se così stanno le cose non mi stupisce che ieri sera l’affluenza alle urne raggiungesse percentuali così irrisorie.

Nel pomeriggio ho fatto un ultimo giro in rete per cercare di chiarirmi le idee,  e siccome non partivo da una convinzione predefinita mi sono letta con attenzione sia il post di Ossimora, che quello di Blackwell, e di Occhiodivolpe.

Per come la vedo io, e in questo concordo con l’analisi di Giancla56 , votare in blocco per cinquanta articoli, prendere o lasciare, comporterà che il voto verrà dato non tanto alla legge, ma alla parte politica che lo propone.  Quasi inevitabile, considerando che la votazione cade solo a poche settimane di distanza da una scadenza elettorale tanto combattuta e che la legge in discussione é stata un parto della maggiornza uscita sconfitta dalle elezioni.

Da entrambe le parti poi si promette che, dopo, si potranno discutere altre modifiche... vorrò vedere.

 
 
 

I giovani e i vecchi

Post n°109 pubblicato il 22 Giugno 2006 da lilith_0404

Le ragazze di Tokyo hanno una speranza di vita di 85 anni. Le italiane, seconde in classifica, possono sperare di arrivare  a 84.

La notizia é riportata nel titolo di un articolo che mi é capitato di leggere in questi giorni. Largo ai nonni, ho pensato, sorridendo: alla mia età queste sono buone notizie. Anche se mi rendo conto che vivere a lungo, quando non fosse accompagnato da una adeguata qualità della vita potrebbe non essere così desiderabile.

Sulla scia di queste considerazioni mi sono trovata a pensare che i vecchi, come i giovani, vengono spesso percepiti come categoria, fortemente stereotipata, all’interno della quale sfumano e quasi spariscono le caratteristiche individuali della persona.

Si va dall’approccio macchiettistico, come quello che compare nel post n. 765 di Holden,  e che viene ribadito nei commenti , allo sguardo invece affettuosamente reverente di Odio_via_col_vento nel suo post n.58. 

Ma in realtà un vecchio é solo un giovane che ha avuto la possibilità di vivere qualche anno in più: l’età può accentuare o smussare qualità o difetti, ma non cambia radicalmente un carattere, che resterà buono o cattivo, secondo come si é andato formando fin dalla prima infanzia.

Rileggo  il racconto  di Parole Maddalene, che ricordando la nonna nel letto d’ospedale, ricorda: “Avevi i capelli sciolti in malo modo, tu che odiavi il disordine, fiera di averli ancora neri,mossi, li legavi a treccia, e in sommità li appuntavi con un piccolo pettine di madreperla”. Parole che  mi richiamano alla memoria il post n.360 che Queenfrancy ha dedicato al ricordo di sua nonna: “al mattino si alzava per prima... si lavava e si vestiva di tutto punto (‘chè non si sa mai, se suonano alla porta...’), un velo di cipria, gli orecchini, e un po’ di profumo charlie sui polsi...e poi si metteva a fare i lavori di casa...”.

Due nonne che agli occhi delle nipoti appaiono per quel che sono, persone che hanno il proprio carattere, le proprie abitudini e perfino i propri vezzi,  solo con qualche anno in più alle spalle.

 
 
 

Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 15 Giugno 2006 da VegaLyrae
Foto di lilith_0404

Sulla scuola di oggi e i suoi problemi

 Rispondo all'invito di Lilith di pubblicare sottoforma di post il mio commento al post precedente, ringraziandola dell'opportunità che mi offre:

La scuola è percepita dai giovani d'oggi come un fatto scontato ed è vissuta più che altro come un luogo di socializzazione dove stare in compagnia dei loro coetanei e trascorrere insieme gli anni dell'adolescenza. Tutto questo è senz'altro bello ed è importante che non sia vissuta come qualcosa di stressante; d'altro canto è anche vero che viene in parte persa l'accezione della scuola come luogo in cui farsi una cultura. Negli ultimi 20 anni si è assistito ad un abbassamento del livello qualitativo dell'istruzione che ha investito tutti gli ordini e gradi, a partire dalla scuola media, fino all'università compresa, ed è stato un effetto a domino in cui l'abbassamento del livello di un grado ha comportato necessariamente anche l'abbassamento degli altri. Molti ragazzi che oggi passano dalla scuola media alle superiori hanno difficoltà a scrivere senza errori ortografici o hanno difficoltà nella lettura e comprensione del testo e spesso non hanno ancora acquisito un metodo di studio adeguato. Di conseguenza la scuola superiore deve far fronte a queste lacune. Qui invece l'abolizione degli esami di riparazione ha portato alla promozione quasi scontata e questo in un certo senso ha demotivato i ragazzi, che essendo pieni di altri stimoli, trovano di certo meglio da fare che non passare i pomeriggi sui libri. Inoltre è stata data alla scuola un'impostazione di tipo aziendale, che ha per definizione come ottica quella del prodotto e non può certo applicarsi ad un'istituzione con fini formativi ed educativi, dove il prodotto non è qualcosa di materiale, ma è la formazione della persona. In quest'ottica, invece si è finiti con l'avvallare promozioni che sancivano un successo scolastico, spesso solo sulla carta e non sempre nella sostanza. Anche all'università le cose sono cambiate: il docente che respinge troppi studenti è chiamato a rendere ragione di ciò al rettore, inoltre finanziameni vengono attribuiti ai docenti in base al numero di esami positivi da lui registrati, perchè in teoria questo dimostrerebbe la sua bravura. La conseguenza è invece stata che il numero di respinti agli esami universitari sia drasticamente calato a prescindere dalla reale preparazione dello studente. Qui, per ragioni di spazio ho fatto solo cenni ad alcune delle complesse problematiche che riguardano l'istruzione oggi in Italia. La colpa di tutto ciò tuttavia, non è nè degli insegnanti, che fanno del loro meglio, nè tantomeno degli alunni, ma è forse di un sistema che nel tentativo (vero o presunto) di rendere la scuola meno teorica e più vicina alla vita reale rispetto a quanto fosse in passato, sta abbassando il livello culturale della popolazione in generale. So che con quello che sto per dire apparirò impopolare e antidemocratica, e in effetti è qualcosa di cui ho dovuto rendermi conto, mio malgrado, solo di recente. Penso che probabilmente quantità e qualità sono due cose difficilmente conciliabili. Io sono sempre stata una sostenitrice dell'innalzamento dell'obbligo scolastico fino ai 18 anni, ma adesso mi sto rendendo conto che questo comporta di per sè un abbassamento del livello qualitativo, in quanto significa adeguare i programmi scolastici sul livello degli alunni meno dotati e motivati, privando di molte opportunità quelli con capacità medio-alte e maggiore motivazione. Mi chiedo pertanto se questa sia davvero la soluzione giusta..... In ogni caso resto a favore di una scuola che sia assolutamente pubblica, e se selezione dev'essere fatta, dovrebbe basarsi solo su parametri qualitativi, a prescindere dal ceto sociale, dal livello economico, dalla razza e dalla religione degli alunni. L' Italia dovrebbe garantire questo ai suoi cittadini e allora la scuola tornerebbe ad avere la sua valenza di conquista e passaporto per una vita migliore.

 
 
 

Ieri e oggi  (2)

Post n°107 pubblicato il 11 Giugno 2006 da lilith_0404

Riflettendo sull’argomento del post precedente, ricordavo come solo una manciata di anni fa la situazione che descrivo non fosse affatto insolita. 

Non era una questione di zone d’Italia più o meno depresse: l’episodio che racconto accadeva nella tutto sommato prospera provincia bresciana, e  so che non si trattava di un episodio isolato;  ricordo anche che qualche anno più tardi, quando ero già all’università, una coetanea che si era trasferita in paese in seguito al matrimonio, proveniente dalla provincia di Milano, trovandosi nella necessità di intestarsi la licenza di un negozio, mi chiese di aiutarla a preparare l’esame di scuola media inferiore che intendeva sostenere da privatista.

La scuola di Barbiana che Ossimora ricorda nel suo post n.513  riferisce di una realtà più o meno analoga localizzata in Toscana. E credo che si potrebbe continuare.

Quello che voglio dire é che per la mia generazione, la scuola é stata una conquista, fortemente voluta: la vedevamo come il passaporto per accedere ad una vita migliore, abbiamo combattuto per ottenerla.

I ragazzi di oggi  ho l’impressione che la subiscano come un obbligo inevitabile, in fondo al quale non vedono neppure grandi prospettive di benessere e sicurezza.

La differenza tra ieri e oggi credo che sia tutta qui. E non credo che di questo cambio di prospettiva si possa farne una colpa agli insegnanti.

 
 
 

Ieri e oggi  (1)

Post n°106 pubblicato il 10 Giugno 2006 da lilith_0404

Leggevo stamattina il post n.392 di Amoildeserto e la discussione sviluppatasi anche nei commenti tra l’autrice e chi attribuisce agli insegnanti responsabilità più o meno pesanti nei problemi psicologici dei ragazzi.

E ho deciso di riprendere  e riproporre qui un post che ho scritto l’anno scorso per il blog Il Museo dei Ricordi: per ricordare che non é passato poi tantissimo tempo da quando quella descritta nel post era una situazione quasi ‘normale’, e renderci conto di quanto sia diversa, oggi, la realtà che la maggioranza dei ragazzi si trova a vivere.

A prescindere dalla bontà degli insegnanti.

 LA SCUOLA

'' Domani prende la cartella e va a scuola! "

Il tono del padre è di quelli che non ammette repliche. La madre non ribatte e si ritira in cucina. La ragazzina sa che stanno parlando di lei. Nel pomeriggio un messo comunale aveva portato una lettera ed era a causa di quella che i genitori stavano discutendo : era una ingiunzione perché ‘’ chi esercita la patria potestà ottemperi all’obbligo di istruzione nei confronti del minore, che la legge fissa fino a 14 anni, pena una multa di lire...." Così dice la legge, ma in paese si sa di più d ’ una famiglia che a quella legge non si è adeguata.

La regola , non scritta ma unanimamente accettata , è che prima ci sono le esigenze della famiglia e poi le aspirazioni dei singoli e le norme di legge .

La madre ha cinque bambini da curare , e nessuno che l’aiuti , anche una ragazzina di dieci anni può far comodo per guardare i piccoli , fare piccoli servizi , fare la spesa ... Quella figlia serve a lei, non può cederla alla scuola. Ma di fronte alla prospettiva di una multa e di un contenzioso con le autorità comunali , il marito ha deciso diversamente e lei sa che deve adeguarsi anche se non è d’accordo.

Il giorno dopo la ragazzina uscì di casa e si presentò a lezione.

Dopo le vacanze di Natale però risultò assente ingiustificata fino alla fine dell’anno...

il padre aveva pagato la multa.

Era il 1969.

 
 
 

La voce e le parole

Post n°105 pubblicato il 06 Giugno 2006 da lilith_0404

Mio papà non alzava mai la voce.

Non che fosse una persona mite e remissiva, tutt’altro. Ma per quanto mi sforzi, non rieso a ricordare di averlo mai sentito gridare.

Mi sono trovata a ripensare a questa sua caratteristica leggendo il commento di Scalzasempre al post precedente, là dove dice : “Quello che non mi piace è quando si usa una forma di violenza verbale. O senza educazione. Perchè io credo che l'espressione debba sempre essere gentile anche quando è "forte". Queste parole mi hanno ricordato quello che avevo letto qualche giorno fa nel post n.100 di Webnaufrago.

Soprattutto interessante il commento di Madame.de.Tourvel che, citando lo psicologo statunitense Albert Mehrabian, ha sottolineato come sia preponderante l’efficacia della comunicazione non verbale rispetto a quanto esprimono le parole: “l'incidenza totale di un messaggio espresso oralmente è: per il 7% verbale (parole) per il 38 % paraverbale (tono di voce, ritmo, volume, inflessione e altri suoni) per il 55 % non verbale (gestualità). Risulta evidente che in un litigio, durante il quale uno degli interlocutori, o entrambi, intendono affermare la propria supremazia, il significato delle parole perde completamente di importanza nel raggiungimento dell’obiettivo... mentre il MODO di esprimerlo acquista un peso determinante, soprattutto se accompagnato da una comunicazione non verbale coerente con la comunicazione paraverbale”.

Questo continua ad essere vero anche in questo mondo che di parole é fatto, per quanto questa affermazione possa sembrare una contraddizione: tutti sappiamo che scrivere in maiuscolo ha il significato di urlare, ma anche il colore e la dimensione dei caratteri, la scelta delle foto, l’impaginazione prendono il posto di quella comunicazione non verbale che nei rapprti non virtuali sono dati dal tono di voce, dalla gestualità, dalle espressioni del viso.

E come quelli dicono molto di una persona, così come altri comportamenti, come appunto quelle forme di persecuzione di cui si diceva nel post qui sotto.

Perché urlare non é solo alzare la voce.

 
 
 

La ragione e il torto

Post n°104 pubblicato il 01 Giugno 2006 da lilith_0404

Leggevo poco fa il messaggio n.641 di SandaliAl Sole, e riflettevo tra me e me  su come sia fondamentalmente inutile chiudere d’imperio un blog perché non rispetta alcune regole di comportamento, quando poi é talmente facile e gratuito registrarsi con un nick nuovo e continuare a fare quello che si vuole. Una condizione di grande libertà, se vogliamo, che non é priva di risvolti negativi, come fa notare Occhiodivolpe nel suo post n.338

A questo proposito mi ritorna in mente quello che scrivevo tempo fa a proposito di situazioni simili di cui mi era accaduto di essere testimone: era successo infatti che alcuni blog, che leggevo abitualmente e che trovavo ben fatti avessero chiuso a causa dei comportamenti vessatori a cui erano stati sottoposti.

Quello che maggiormente mi aveva colpito era stato il caso di Scentofwoman: un post dopo l’altro era stata fatta oggetto di una autentica persecuzione da parte di un nick che le lanciava accuse di essere una persona dal carattere e dalla moralità diversi da quelli che voleva far apparire. Più a quel nick si cercava di dare sulla voce, anche da parte di altri frequentatori del blog,irritati dal suo comportamento , più si accaniva a spargere il suo livore, finché Scentofwoman decise di chiudere. Perché dopotutto un blog é qualcosa che si fa per piacere, nessuno é pagato per farlo, e se deve diventare fonte di stress si fa prima a cancellarlo.

Non sono d'accordo con quanto sostiene Occhiodivolpe che ci sia una tolleranza diversa nei confronti di uomini e donne, rispetto a questi comportamenti. Credo piuttosto che si tratti  di una diversa capacità da parte dei singoli bloggers, uomini o donne che siano, di passar sopra a certi attacchi e lasciar cuocere gli ‘aggressori’ nel loro brodo, ovvero di reagire denunciandone il comportamento.  Purtroppo però a volte la denuncia arriva solo come ultimo atto prima di uscire di scena.

Non voglio entrare nel merito dei motivi più o meno reali o immaginari, che fanno scattare in una persona la volontà di vendetta e di rivalsa che conduce a questo genere di situazioni. Non conoscendo le persone coinvolte non sono in grado di valutare quanto ci sia di vero in quanto vanno affermando,e discuterne in astratto mi sembra che lasci il tempo che trova.

Quello che voglio invece sottolineare é che lo spazio che i blog mettono a disposizione consente a tutti di esprimere quello che si desidera, vero o falso, bello o brutto, ciascuno può fornire la propria visione dei fatti e far sentire la propria voce.

E' uno spazio di libertà, ma come ogni libertà ha bisogno di rispetto e senso della misura, per non diventare prepotenza e prevaricazione.

 
 
 

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