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Messaggi di Settembre 2016

NOTTE A TEATRO

Post n°1374 pubblicato il 30 Settembre 2016 da atapo
 

LETTI SUL PALCO

 


 

Una proposta unica.

Dodici ore notturne, dalle otto alle otto, in completo silenzio, tra i corridoi, le stanze, il palcoscenico del teatro della Pergola.

Dodici persone e una guida che ci accompagnava tra proiezioni, letture, storie fantastiche, meditazioni, tisane, esercizi dolci per rilassarci e ascoltarci, fino a comunicare con gli altri senza parole, ma con sguardi e gesti, riuscendo a creare coreografie di gruppo.

Un po' teatro, un po' riflessioni su se stessi, un po' immaginazioni e sorpresa per l'eccezionalità dell'esperienza.

Dodici letti ci aspettavano, allestiti sul palcoscenico, le luci della platea e dei palchi silenziosi e vuoti erano già soffuse e si affievolivano sempre più mentre una voce sussurrava di viaggi, come una fiaba della buona notte e noi ci siamo addormentati davanti al semicerchio dei palchi e con l'abbraccio della platea deserta. Abbiamo dormito immersi nelle tracce di parole e gesti di mille storie, quelle recitate nei secoli sulle tavole di legno del palcoscenico: abbiamo recitato noi una delle nostre notti, vi abbiamo giocato i sogni di quella notte, anche se non si ricordano...

 


 

Al mattino gli ultimi movimenti per riprendere e riavviare con cura ed affetto la nostra fisicità, l' ascolto di un'ultima fiaba e una colazione lenta e silenziosa, sorridente e partecipata con i compagni di avventura.

Poi l'uscita dal teatro nella mattina di sole, ma fresca di autunno, il ritorno alla quotidianità con la sensazione di aver vissuto qualcosa di bello, di essermi regalata la ricchezza del tempo di quella notte diversa dalle altre.

 
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COMPRAVENDITA

Post n°1373 pubblicato il 26 Settembre 2016 da atapo
 

A  CHI  SERVE



mercatino del riuso a Rifredi (Firenze)


Un battito di ciglia... ed è di nuovo lunedì!
Una settimana volata... Fra muratori, visite mediche, nipoti, spese grosse e... compravendite.
Sono stata molto affaccendata in quest'ultima attività. Non si tratta solo dei mercatini, che comunque ho fatto nei due ultimi fine settimana, ma sto sfruttando altre occasioni di compravendita.
Credo di aver già parlato di questi gruppi su facebook a cui mi sono iscritta, dove le persone mettono in vendita cose che non servono più, anche noi li stiamo sfruttando da parecchi mesi: oltre alle piante del giardino questa primavera, abbiamo trovato (gratis) tavole di legno che servono a mio marito, alcuni mobiletti (pure gratis), e un'ottima poltrona-letto che entra nelle misure risicate dello studio, a meno della metà del suo prezzo originario IKEA.
Ma sono riuscita a vendere molto di più: ho fatto un album di foto che aggiorno via via, con oggetti nostri o delle eredità di mamma e suoceri e sono riuscita a dare via già parecchio, a conoscenti o ad altri frequentatori di facebook: servizi di bicchieri, di piatti, di posate, tazze e tazzine, lenzuoli, un orrendo orologio vintage che nè mio fratello nè io sopportavamo e che invece ha estasiato una signora. Anche due vecchissime valigie, del 1940, ormai lise e sfilacciate, ho venduto a due ragazze artiste che mi hanno detto di fare "riciclo creativo": una trasformerà la sua valigia in un tavolino, l'altra in una libreria da parete. Contente loro! Perchè io sono curiosa e davanti a certi acquisti mi permetto di chiedere quale è lo scopo... e scopro sempre qualcosa di nuovo!
La vendita più buffa e inaspettata è stata quando ho pubblicato la foto di un pacco di tredici (dico TREDICI 13) tee-shirt bianche nuove, taglia XXXL che mi sono ritrovata tra gli avanzi del materiale scolastico, ricordo vagamente che ne usammo da dipingere per qualche teatro...
A chi potrebbero servire, mi dicevo, tredici maglie uguali? Mi sarei accontentata di piazzarne qualcuna... Invece immediatamente sono stata contattata da una ragazza che le ha prese TUTTE, per il suo compagno gigantesco che le usa nel lavoro in un supermercato e le cambia in continuazione... e dovevate vedere come era felice di averne trovate così tante!
Un giorno ho incontrato una signora con cui mi ero accordata per venderle un  CD di vecchie canzoni per bambini che lei cercava ed io possedevo da anni lontani: chiacchierando mi ha detto che era psicoterapeuta per bambini e lavorava attraverso la musica e l'arte, così ci siamo date un altro appuntamento stavolta a casa mia, dove ha esaminato tanto materiale che avevo dai tempi del lavoro a scuola e ha comperato diversi libri, giochi e materiali didattici. Certo le ho fatto un prezzo di favore e in più le ho regalato dei pacchi di schede. Mi ha raccontato del suo lavoro ed io l'ho sentita tanto vicina alle mie idee di quando insegnavo, così sono stata felicissima di passare a lei sussidi che finora avevo conservato, tanto non sarebbero stati apprezzati e utilizzati se li avessi dati in una normale biblioteca scolastica...
Ho incontrato altre due ragazze che lavorano nella scuola: a una, insegnante di scuola primaria, ho ceduto quasi tutto il mio vecchio materiale per la matematica e le scienze, libri e schede, perchè mi ha detto che i libri di tanti anni fa sono migliori e più chiari di quelli attuali! Insieme le ho passato un sacchetto di piccoli premi e gadgets, raccolti nel tempo, che le serviranno per "domare" i suoi scolari pestiferi...
Invece la seconda era un po' alternativa e "free lance", fa attività musicali nelle scuole e agenzie educative e mi ha raccontato dei suoi laboratori molto sperimentali: così oltre alle vecchie audiocassette che cercava le ho passato le indicazioni per i libri di pedagogia musicale di un certo autore con cui avevo collaborato, insieme alle classi, negli anni '80.  E lei era contentissima.
Anche io mi sento contenta se vedo che qualcosa che non mi serve più può far felice un altro, al di là dei pochi euro, o anche  nulla, di guadagno.

C'è un'altra categoria di compratori con cui sono entrata in contatto: quelli che comprano a STOCK e poi rivendono loro ai mercatini. Qualcuno è venuto a vedere le mie eredità e ha trovato qualcosa di suo gusto. Certo ci guadagno meno che se vendessi io un pezzo alla volta, ma vuoi mettere il liberarti di uno scatolone intero tutto insieme e senza dover passare una giornata intera dietro un banchetto stando alla sorte e ai capricci metereologici?!
Per cui sto pensando che ora forse seguirò di più questa strada... e chissà che non riesca a fare spazio più rapidamente in quella stanza... due appuntamenti ce li ho già nei prossimi giorni.
Mi resta sempre però il cruccio del divano vecchio, che non riesco a vendere: è molto grande e gli occorre una stanza spaziosa, in più i graffi del gatto, anche se si vedono poco e sono contenuti, fanno arricciare il naso a molti. Mio marito ha un motivo in più per tirare accidenti a Beto...

 
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LIBERTA'

Post n°1372 pubblicato il 20 Settembre 2016 da atapo
 

DI  DOMENICA

 


 

Vai Riccardo! Hai da poco imparato ad andare in bicicletta...

Una fortuna potersi allenare dietro casa in questa stradina che si perde tra le colline, attorno campi e boschi dietro alle ultime case del paese, tutto colorato delle tinte del primo autunno che brillano al sole, lontano passano alcuni cacciatori.

"La collina dei conigli" ha nominato la nonna il posto dove abiti e farà in modo che tu conosca la storia che ha questo titolo...

E' la tua prima domenica da scolaro di prima classe, ma non hai compiti a cui pensare e sei allegro per le tue nuove conquiste di equilibrio e di pedali!

Hai gli stivali verdi di gomma perchè abbiamo appena raccolto i fichi e i pomodori nel tuo giardino, hai il cappello da capitano trovato fra i vestiti da teatro della nonna: ti piace molto, lo tieni a portata di mano e lo indossi spesso.

I fiori gialli del topinambur sono tantissimi sul fianco della collina... se ne possono raccogliere un po' per rallegrare la cucina col loro giallo squillante.

Uno può finire anche a ornare il blog della nonna.


 
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CAMBIO

Post n°1371 pubblicato il 16 Settembre 2016 da atapo
 

FINE  STAGIONE


Mucha A., Autunno (1896)

 

Non è il calendario astronomico a indicarmi che l'estate è finita, ma qualcos'altro, più personale, che ogni anno me lo fa capire... e spesso è qualcosa differente ogni anno.
Stavolta è stato l'inizio della scuola. Dopo nove anni di pensione certe sensazioni mi parevano un po' sbiadite, invece sono stati i nipotini a risvegliare tutto... I loro preparativi, i grossi problemi degli insegnanti che ancora mancano, gli orari provvisori, la riorganizzazione delle giornate e lo svegliarsi presto, tutto ciò che mi raccontano...
Riccardo, dopo Martino già in terza, entra pure lui alla scuola primaria, fa più acuto il rimpianto del tempo che passa e, confesso, il dispiacere di averlo a Montelupo e così meno raggiungibile degli altri.
Nelle sistemazioni dopo il trasloco ho trovato alcuni quaderni e scatole di colori residui dalle mie attività e ora sono destinati ai nipotini, per far risparmiare qualche euro e fare spazio nei miei armadi. Forse è stato in questo riordino che ho cominciato a sentire il cambio di stagione.

L'estate è proprio finita, almeno quella dentro di me. Bene, in fondo non vedevo l'ora.
Un'estate da dimenticare, tranne poche giornate e qualche momento.
Una depressione sempre più forte e un'insofferenza sempre più soffocante in particolare nelle ultime settimane quando incontravo qualcuno che mi chiedeva:- Come è andata l'estate? Dove siete stati in vacanza? Sai, io sono stato... ho fatto...-
Argomento tabù. Mi sono scoperta invidiosa, non mi è piaciuto, ma è così. In effetti sono più di due anni che non ci concediamo una sosta e che i problemi si susseguono. Ed io non sono una santa, mai stata!
Almeno adesso gli argomenti di conversazione saranno anche altri.
Pian piano ci sarà la ripresa della piscina, degli incontri di teatro, qualche progetto nuovo in questo senso, la ricerca degli svuotacantine, forse qualche film in francese, i bus ripenderanno la frequenza normale e fare un giro in centro per mostre, librerie e mercati non sarà più un'impresa di attese eterne. Spero solo che la salute non mi faccia brutti scherzi: da così tanto tempo senza mare comincio a sentire segnali negativi per cui urge un tagliando medico quasi generale.
Forse col passare dei giorni allontanerò e quasi dimenticherò questa estate 2016, come se chiudessi un libro da riporre nelo scaffale più alto e scomodo dei miei ricordi, un libro da riaprire solo se strettamente necessario. Anche questa è una mia particolarità: chiudere certi "libri" della mia vita senza piangerci sopra per aprirne di nuovi sperando siano migliori.
E allora vai con l'autunno, con una settimana di anticipo sul calendario! Ha pure cominciato a piovere, tanto per rafforzare l'idea.

E vai anche col nono compleanno del mio blog, ieri: ragguardevole vero? Quanta strada... e quante persone trovate e perdute lungo questo cammino!
A volte mi domando se valga la pena continuare, non è più tanto "di moda", io ho diradato le visite agli altri, per vari motivi, e naturalmente ci sono meno visite e commenti nel mio. Però c'è la mia vita in queste pagine, c'è il fermare storie, impressioni, stati d'animo che trovano qui una collocazione "giusta" e lasciano una traccia di ciò che è stato, perchè ogni cosa che scrivo magari a chi legge piace oppure no, ma a me fa rivivere pure tanto altro nascosto tra queste righe... Fosse anche solo per me stessa resterebbe comunque importante, almeno per ora.
Credo che decisamente ora sia arrivato il momento di disfare quello zaino con costumi, ciabatte e asciugamani che dall'inizio di luglio avevo tenuto sempre pronto perchè... non si sa mai... una giornata al mare decisa all'ultimo momento... ora anche se accadrà non ci sarà più bisogno del costume, purtroppo.

 
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DOMANI

Post n°1370 pubblicato il 14 Settembre 2016 da atapo
 

Oggi lascio la parola a...

"Caro diario,
come sai domani sarà il primo giorno di scuola e come sempre sono emozionato. Ho stirato la camicia e i pantaloni e forse metto la cravatta, l'unica che ho, retaggio degli anni '70, che oggi fa tanto vintage. Per gli altri giorni mi vestirò sempre a casaccio che comunque so che ci sarà sempre un alunno o un'alunna che mi diranno "come sei bello".
E che mi regaleranno un disegno con i cuoricini. Forse è per questo che si dice che faccio "il più bel mestiere del mondo". Farò anche la doccia ma quella penso di farne anche altre durante l'anno scolastico. Sono abbastanza preparato. Quando suonerà la prima campanella e il portone si aprirà, 26 bambini entreranno nella mia classe. Con i loro materiali nuovi fiammanti e i ricordi delle vacanze. So che alcuni saranno felici di ricominciare e che altri invece avrebbero forse preferito rimanere a casa a farsi coccolare. Si siederanno dove e con chi vogliono, almeno il primo giorno, e poi qualcosa insieme faremo. Probabilmente una poesia. Mi piace cominciare alla grande.

Ma non c'è solo il primo giorno. Progetti e idee si affollano. Con l'esperienza so che non tutto sarà realizzato. Alcune cose verranno bene, altre meno. Altre ancora spunteranno inaspettate durante l'anno e magari saranno quelle che mi daranno più soddisfazioni. So che però non seguirò le mode del momento, quelle di cui parlano i giornali solo a inizio d'anno. Adesso sembra il momento del teatro, l'anno prossimo sarà forse il cinema o gli origami, chissà. E continuerò a essere diffidente dei "metodi" miracolosi e troppo rigorosi che improvvisamente salgono alla ribalta. Apprezzo molto ad esempio la scuola "senza zaino" ma scherzando con i colleghi mi è venuta in mente anche una "scuola senza riunioni" che talvolta se ne fanno di inutili.

L'inizio della scuola è anche il momento degli auspici. Questi sono alcuni dei miei. Vorrei continuare ad avere colleghi felici di quello che fanno con cui condividere il lavoro perché in tanti si può far meglio che da soli. E per lavorare insieme si devono evitare i "bonus", i premi agli insegnanti, che dividono. E vorrei aiutare i dirigenti, ai quali sono state demandate troppe responsabilità e poteri, a non sentirsi soli e a farsi aiutare da noi insegnanti, perché possiamo dare un nostro contributo a migliorare la scuola e per questo dovremmo essere ascoltati molto di più anche nelle alte sfere.

A scuola vorrei capire meglio perché alcune cose sono facili per alcuni bambini e diventano difficili per altri. Vorrei che nessuno si senta mai escluso e che ognuno si senta valorizzato per quello che sa offrire agli altri. Vorrei continuare a dare pochi voti e giudizi perché non mi piace misurare i bambini soprattutto quando serve a classificare.

Vorrei continuare a tenermi in disparte, ogni tanto, affinché i bambini possano avere momenti per fare da soli e diventare più autonomi. Vorrei continuare a sapere quando è il momento di chiudere il quaderno e andare fuori a giocare, anche se non abbiamo finito. Poi questo so che è impossibile ma vorrei davvero disegnare un po' meglio alla lavagna per evitare le risate di tutta la classe. Vorrei anche tanto essere più giovane ma non si può. Allora vorrei che a una certa età il mio lavoro possa essere meno pesante perché anche se c'è entusiasmo e passione la fatica si fa sentire.

Insomma vorrei continuare a imparare, tutti insieme, come diventare grandi, giusti, un po' meno egoisti e soprattutto felici."

l'autore è un maestro delle scuole elementari Longhena di Bologna

da Repubblica.it   

 
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NUOVO MESTIERE

Post n°1369 pubblicato il 12 Settembre 2016 da atapo
 

STORIE DA GIARDINO

 

Questa mattina mio marito ha dissodato e inumidito un pezzo di terreno secco e crepato in questo caldo settembre: entro la fine della settimana, finchè c'è luna crescente, ci sistemeremo i rizomi degli iris che ci hanno regalato, speriamo di fare bene e che la primavera prossima ci sia fioritura! Noi inesperti cittadini alle prese con terra e piante!

Però, grazie al Lidl, con gli zoccoli di gomma, i guanti verdi e le cesoie in mano comincio ad entrare nel ruolo...

 


 

Intanto siamo riusciti a debellare le infestanti che l'estate scorsa erano cresciute alte un metro e avevano invaso tutto: un lavoro paziente, cominciato in primavera e non ancora concluso perchè qualcuna delle malefiche tenta di rispuntare ogni tanto. Io toglievo i fiori, mio marito con più forza le sradicava. Al loro posto si sono abbastanza diffusi dei ciuffi d'erba con piccole spighe morbide, credo siano un tipo di gramigna, ma non ho approfondito, le lasciamo perchè fanno qualche macchia verde dove c'è ancora tanta terra nuda.



 

Non abbiamo seminato l'erba come avremmo voluto dato che i muratori hanno continuato a venire a singhiozzo per i lavori e ad usare il giardino come deposito e a volte anche discarica. Quando pavimentarono lo spiazzo vicino alla casa spostarono il vaso col limone sotto il leccio: io temetti non fosse una buona idea, troppo vicino e completamente all'ombra. Mio marito faceva orecchie da mercante alle mie critiche, ma si dovette ricredere perchè il limone cominciò a ingiallire, così fu rispostato al sole. Ora ci sono diversi limoncini che crescono lentamente, chissà se arriveranno ad essere raccolti... Però le foglie nuove sono preda di piccole larve di farfalla che le deformano... mah!

Si è ambientata bene la yucca di mio figlio che ha un bel cappello di ciuffi di foglie dritte lunghe una trentina di centimetri... e due mini yucche sono spuntate accanto alla pianta madre!

Nella tarda primavera era quasi tutto ricoperto dalle campanelline bianche selvatiche striscianti, che si arrampicavano anche su alcuni ceppi rinsecchiti ed erano proprio graziose, ma in pochi giorni una strana patina bianca ha ricoperto le foglie e fatto appassire quasi tutto, forse era troppo umido, pioveva spesso a quel tempo. Peccato! Quelle rinate sono molte di meno e meno folte.

Margy dal suo castello mi aveva regalato due piccolissime piantine: al caprifoglio molto lentamente spuntano foglioline nuove, il pomodoro invece ci ha già donato diversi frutti... non tutti insieme però ed essendo un'unica pianta quando qualcosa matura va raccolto, così abbiamo periodicamente due o tre ciliegini da aggiungere all'insalata mista... Grazie Margy!

Mio marito aveva sentenziato:-Non si comprano piante per il giardino quest'anno, c'è ben altro a cui pensare!- Però in varie occasioni non aveva resistito alla sua passione per i gerani e le piante grasse...

Allora mi sono detta:-Perchè lui sì e io no?- E ad ogni pianta che lui comperava dopo poco ne portavo a casa a sorpresa una anch'io... che s' azzardasse a brontolare! Infatti incassava.

Così ho preso una piantina di fragole in vaso: quando sono fiorite i fiori erano ROSA! Li avevo sempre visti bianchi! Come per i pomodori, una pianta sola ci forniva due o tre fragole mature per volta, giusto da decorare una coppetta di gelato, però erano squisite, erano anni che non gustavo fragole così saporite! In queste ultime settimane la pianta è cresciuta molto, sono spuntati di nuovo molti altri fiori (rosa) ed ora stanno diventando fragole, tutte insieme! Se il caldo ci assiste ancora un po'...

Poi ho comperato tre piccoli ciuffi di lavanda: ora pare stiano crescendo, ma fino a poco fa ogni foglia che tentava di crescere veniva troncata in cima da qualche animale che non sono riuscita a scoprire, solo al mattino trovavo le foglie nuove spezzate: una rabbia! Chissà se ora si è stancato di fare indigestione di lavanda! Io che speravo aiutassero a tenere lontane le zanzare, ma così piccoli...

L'ultimo acquisto sono stati due vasetti di settembrini, che mi ricordano tanto i giardini e gli autunni della mia infanzia. Però hanno già perso quasi tutti i fiori e il ricambio è scarso... devo informarmi se c'è qualche problema di adattamento, o di acqua...

Ripeto, non è per nulla facile inventarsi girdinieri! Anche perchè io e mio marito pure in questo ambito ci ritroviamo idee molto diverse, spesso contrastanti, e visto che le attività manuali più pesanti le deve fare lui è assolutamente necessario trovare un punto di incontro!

Avremo invece, se continua così, una super produzione di melagrane! Quell'albero fa tutto da solo: i moltissimi fiori rossi della primavera stanno diventando moltissimi e grossissimi frutti, i rami sono tutti piegati, arriveranno a raccoglierne anche i nipotini senza bisogno di scala. Mi dovrò informare su come utilizzare tutte quelle melagrane, potrò regalarne in giro...

 


 

Poi c'è ancora tanto di selvaggio, che cresce un po' dove gli pare...

Il girdino è vivo, fa come vuole, puoi indirizzarlo, ma non dominarlo completamente, insegna la pazienza e la caducità della realtà: ciò che oggi è in un modo, non è detto che lo sia domani, ma domani ci sarà senz'altro qualche nuova sorpresa...

 
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SPIONAGGIO AL CACAO

Post n°1368 pubblicato il 08 Settembre 2016 da atapo
 
Tag: cronaca

PICCOLA STORIA AL CIOCCOLATO

 


 

Quando scoprii a Biarritz e dintorni (vedi post precedente) la cultura e le varietà del cioccolato, non era la prima di queste esperienze dolcissime. Infatti l'estate precedente eravamo stati in Belgio e lassù si sa che le delizie di cioccolato e cioccolatini sono un'attrattiva da non perdere...

In Italia, per lo meno a Firenze, a quel tempo la "moda" non si era ancora diffusa: si poteva andare, in autunno alla fiera del cioccolato a Perugia, sapevo che nel Pistoiese esiste un concentrato tale di fabbriche di cioccolato artigianale da far definire la zona "Chocolate Valley", dietro a casa mia aveva il laboratorio un rinomato cioccolatiere, da cui avevo portato più volte le mie classi in visita didattica (la più gradita di tutte...) finchè i regolamenti igienici comunali, sempre più rigidi, non ce lo impedirono.

Insomma, in quelle due estati mi ero avviata a diventare, come dice mio marito, "sommellier del cioccolato". Soprattutto ero rimasta colpita, a Biarritz, da un nuovo gusto, appena inventato, che avevo assaggiato nella visita al laboratorio artigianale: appena messo in bocca il cioccolatino si sentiva il cacao, fondente, ma non troppo forte... poi sfumava nella ciliegia e ad un tratto... il tocco finale di una puntina di salato, che mi aveva reso quel gusto perfetto e indimenticabile!

Negli anni successivi in Italia cominciarono a diffondersi i vari festival e fiere del cioccolato artigianale, la prima volta che fu a Firenze naturalmente non mancai: assaggi a non finire, per fortuna che il cioccolato non mi fa male, altrimenti...

Mi fermavo a parlare con qualche cioccolatiere, erano interessati a conoscere le preferenze del pubblico.

Con un giovane artigiano fiorentino, di cui avevo visto la bottega in una viuzza del centro di Firenze, la conversazione fu più lunga... Fra un assaggio e l'altro dei suoi squisiti prodotti gli raccontai delle mie esperienze in Belgio e in Francia e gli dissi di questo triplo gusto cacao-ciliegia-sale che per me era stato un vero colpo di fulmine. Era interessatissimo e alla fine della mia spiegazione gli si illuminarono gli occhi, mentre commentava quasi estasiato...

Beh, qualche tempo dopo nel catalogo dei suoi prodotti vidi la novità: cioccolatini cacao-ciliegia e puntina di sale!

Questo artigiano ha vinto diversi premi, ora è famoso, ha lasciato la viuzza nel centro e si è ingrandito...

 
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LA MIA FRANCIA 9

Post n°1367 pubblicato il 05 Settembre 2016 da atapo
 

BIARRITZ e oltre...

 


 

Dopo il caldo terribile dell'estate 2003 nelle Lande, mio marito decise che le estati successive avremmo viaggiato verso nord, ma nel nord prendemmo tanta acqua e tanta umidità... e non era molto da furbi continuare a sopportare in estate il clima che ci faceva già tribolare a Firenze per diversi mesi!

Resistette due anni finchè con mia grande soddisfazione disse: -Basta pioggia!- e tornammo verso l'oceano, il più a sud possibile.

Stavolta arrivammo a Biarritz.

Dalla gioia di essere di nuovo sull'oceano, appena fermati nell'area di sosta in periferia, tra il verde di un giardino pubblico prospicente la spiaggia della Milady, indossai il costume, uscii dal camper, corsi alla spiaggia e... mi tuffai in acqua! Tutto il resto poteva aspettare!

 

plage de la Milady

Nei giorni in cui rimanemmo, di spiagge ne conoscemmo parecchie... ed io mi divertii con le onde oceaniche e la mia tavola da surf..

Biarritz è soprattutto spiagge, chilometri e chilometri, grandi, piccole, sabbiose, sassose, circondate dalle rocce, tutte paradiso dei surfisti e vi si svolgono anche gare a livello internazionale. Io mi divertivo tanto anche solo a guardarli. Ogni spiaggia ha un nome: la più romantica è La chambre d'amour (c'è dietro una leggenda di amanti trascinati via dalle onde), quella che mi lasciò a bocca aperta è la Grande Plage, la più centrale, davanti ai palazzi più importanti. E sapete perchè? Perchè lì, in pieno centro città, si pagavano 8 euro al giorno per un ombrellone con la tenda ripara vento, ma se ti accontentavi di un ombrellone e due sdraie non in prima fila per mezza giornata pagavi 1 euro!!! Roba che in Italia non si sogna nemmeno...

 


 

La fortuna di Biarritz come città balneare nacque sotto l'imperatore Napoleone III che veniva qui con sua moglie, continuò senza sosta e negli anni 60 del secolo scorso aumentò ancora da quando il surf si diffuse in Francia. E' quindi una città balneare, con tanto verde, ville graziose dagli stili eclettici e fantasiosi. Pensare che in origine era il porto da cui partivano i pescatori di balene! Si possono visitare diversi musei: della storia della città, del mare, dell'arte asiatica, del cioccolato...

Attaccata a Biarritz c'è Anglet, anch'essa molto verde, e dopo Anglet c'è Bayonne, lungo il fiume Adour: quest'ultima è la capitale dei Paesi Baschi di Francia. Praticamente le tre formano un unico agglomerato cittadino.

Non mi ero informata prima e imparai laggiù di questi Paesi Baschi francesi, parenti stretti di quelli Spagnoli subito oltre il vicinissimo confine. Un mondo a parte a cavallo dei Pirenei fino alla costa, una cultura diversa e fierissima che scoprii in quel viaggio: una lingua propria, l'euskera, complicatissima, dicono sia una delle più difficili al mondo. Euskal Herria è il nome che danno alla loro terra.

Così un soggiorno che era partito solo di mare diventò un'esplorazione di un territorio e della sua cultura, nei paesi fin sui Pirenei.

Il costume tipico: camicia e pantaloni bianchi, rossi la cintura, il fazzoletto al collo e il cappello (il basco!). Tutti si vestono così nelle grandi feste paesane, spesso con corse ad acchiappare (o a scansare) le mucche in libertà, feste che purtroppo vedemmo solo in foto... Però non ci perdemmo uno spettacolo di danze popolari.


 

La pelota basca, un gioco con la palla e una racchetta che è quasi un cucchiaio: ogni paese ha almeno un muro contro cui bisogna battere la palla nelle partite.

Le espadrilles: costavano una sciocchezza, erano di tutti i colori e le fantasie, te le facevano a mano su misura e potevi scegliere la stoffa... Io scelsi una stoffa a righine multicolori, in Italia non ne ho mai viste così e cerco di farle durare il più a lungo possibile.

La croce basca, che ricorda un po' la svastica, dal significato di vita o di morte secondo come è girata, ricordo un piccolo cimitero di paese con lapidi di fattura antica e su ognuna scolpita questa croce. Io mi comperai un ciondolo che la raffigura.

 


 

Il formaggio di pecora (non di mucca o di capra come nel resto della Francia) buonissimo, dai Pirenei, ora ne ritrovo una marca al Lidl quando offrono i prodotti francesi.


 

Il peperoncino rosso, tipico prodotto soprattutto della cittadina di Espelette dove, messo ad essiccare, ricopre i muri di tutte le case. Ha un sapore vivace, ma non piccante, caratterizza molti piatti, soprattutto il favoloso pollo alla basca, tipo alla cacciatora, ma reso unico dal peperoncino.

 


 

Il gateau basque, una torta squisita farcita di crema, cioccolata o marmellata: andai ad una lezione di cucina in cui veniva preparata...

 


 

E il cioccolato! Biarritz fu uno dei primi porti in cui arrivò il cacao dall'America ed è rimasto specialista nella sua lavorazione: dovreste sentire che squisitezze e che varietà di gusti... Non mi negai una visita guidata ad un laboratorio, dove assaggiai il cioccolato col sale, gusto che poi svelai tempo dopo a un cioccolatiere italiano... ma questa è un'altra storia...

Quell'anno il progetto era di entrare in Spagna, fare tutta la costa nord fino a San Giacomo di Compostella, ma non ci arrivammo mai: passammo con grande soddisfazione tutta la vacanza nei Paesi Baschi Francesi.

 

 

 

 
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NOI DUE

Post n°1366 pubblicato il 01 Settembre 2016 da atapo
 
Tag: memoria

MIO CUGINO

Una delle sorelle del mio papà fece "un buon matrimonio" (come si diceva in famiglia): sposò uno che aveva un negozio di mobili in centro a Bologna e in quegli anni subito dopo la guerra si era ben avviato e stava facendo fortuna. Lei lasciò la periferia e la casa di famiglia, quella col giardino meraviglioso e selvaggio, si trasferì in centro città.

Il suo primo figlio nacque pochi mesi dopo di me e da subito diventammo amici inseparabili.

Lei tornava spesso da noi dove l'aria era migliore e passava molte ore nella casa paterna coi genitori e gli altri di famiglia. Io ero sempre entusiasta di giocare con mio cugino, un bel bambino robusto mentre io ero delicata e spesso malaticcia.

Era molto vivace, irrequieto, sempre in movimento e a combinare birbonate, io diventavo la sua degna compare, ci divertivamo moltissimo anche se spesso finivamo a rimproveri o in castigo. Figuriamoci, in quegli anni '50 i bambini dovevano essere "inquadrati" il più rapidamente possibile, con noi due l'impresa era molto difficile. Quando sapevo che lui sarebbe venuto in visita non c'erano altri impegni al mondo, lo aspettavo con gioia. Il giardino del nonno era il regno delle nostre imprese, poi un po' cresciuti veniva con me nelle scorribande tra i prati e i boschi delle colline dietro casa.

Anche al mare andammo insieme per diversi anni, lui in una delle migliori pensioni del paese, io in casa d'affitto, però le nostre mamme si facevano compagnia in spiaggia e nelle serate e noi due... beh, si può immaginare!

Quando cominciai ad andare in centro da sola (presto, a 7-8 anni) d'estate a volte andavo io a passare una giornata a casa sua: si erano trasferiti in un attico elegante in una delle strade principali di Bologna, avevano un enorme terrazzo che si affacciava sul panorama dei tetti rossi. Ma per noi non era abbastanza, allora mia zia ci accompagnava a dei giardini pubblici abbastanza distanti, una lunga passeggiata a piedi prima di arrivare e così al ritorno, poi là avevamo tutto lo spazio per noi... Ora, da adulta, penso che lo facesse anche nel tentativo di... stancarci un poco con quelle lunghe passeggiate, ma non ci riusciva.

Direi che le marachelle che abbiamo combinato, a casa sua e a casa mia, talvolta rasentavano imprese da teppisti ed è più saggio che non le scriva... però fanno parte, indimenticabili, della storia "orale" di famiglia.

Immagino quanto fosse difficile per i suoi genitori la gestione di un bambino così... per me era l'amico ideale, quasi un alter ego, ammiravo in lui quella sfrontatezza che io non riuscivo a raggiungere, ma ero una sua degna socia a delinquere...

Con le scuole medie e lo studio le visite si diradarono un poco, ci accomunava ora la passione per la musica, i cantanti, i beat... ascoltavamo dischi per ore e ore... Lui era benestante e appena ebbe l'età gli comperarono la moto, così i suoi orizzonti si allargarono e il nostro giardino gli diventò stretto... Ho una foto in cui ci era venuto a trovare in moto e noi tutti cugini siamo in posa attorno a lui e alla moto all'entrata del famoso giardino.

Sempre meno ci vedevamo... in famiglia sentivo dire che dava problemi per il suo comportamento, si scontrava soprattutto col padre, uomo rigido e severo anche se di cuore generoso... ma in adolescenza chi non dà problemi ai suoi genitori? Non veniva nemmeno quando per Natale o in altre occasioni si facevano riunioni di famiglia... era la sua contestazione...

Le nostre vite diventavano sempre più diverse.

Dopo il liceo scientifico e l'università si inserì nell'azienda di famiglia, non si è mai sposato. Io, cambiando città, non lo vedevo più, ne avevo notizie vaghe dalla sua mamma, la zia a cui sono rimasta più affezionata: pareva che fosse un po' considerato come una pecora nera di famiglia, forse continuava ad essere molto autonomo e un po' originale... A qualche matrimonio di parenti l'ho rivisto nel corso degli anni, poche parole in quei pranzi interminabili in cui si incontrano tanti...Mi dispiaceva molto aver perso i contatti, ma le nostre vite ormai erano troppo lontane, la famiglia di origine si era sfaldata e dispersa, certi caratteri erano sempre un po' chiusi...

Quattro anni fa, l'ultima volta in cui andai a Bologna per una giornata da sola e passai a salutare mia zia, capitarono all'improvviso anche lui e sua sorella e ci rivedemmo con calma, dopo tanti anni. Sentii che l'affetto e la complicità non erano diminuiti, mi parve molto dolce e sensibile, premuroso verso la sua mamma che invecchiava sempre più...

Promesse di rivederci, ma... il tempo scorre troppo veloce...

Ecco, qualche giorno fa il mio cuginone ci ha lasciati.

Da poco avevo saputo della sua grave malattia, poi la situazione è precipitata improvvisamente...

Non immaginavo che avrei provato un dolore così forte, è venuto a mancare qualcuno e qualcosa che era legato fortemente alla mia vita e alla mia storia.

Non c'è più nulla da dire ormai, solo da ricordare le nostre avventure e da sopportare il rimpianto di non aver continuato negli anni la nostra grande amicizia. E ora lui, da dove è, saprà anche questo.

 
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