Creato da black_rose_and_moon il 21/07/2011

Astral Night Reverie

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Angel's Punishment

Post n°11 pubblicato il 30 Agosto 2011 da fading_of_the_day
 


Sai amore mio,

tra le labbra mi è rimasta una sensazione incompiuta, una tensione irrisolta. Ho dentro il sapore della bocca nebbiosa della baia che ci faceva confondere il cielo con il mare.

E' la stessa sensazione di quella notte, quando sfiorai con le dita le rose nere che portavi tatuate sul petto e mi sentii percorrere dall'elettricità. Scariche sulla schiena, come quando ti vedevo nuda ed esausta nel tuo letto sfatto, con il mio sapore su di te, dentro di te e i Draconian instancabili e malinconici che risuonavano nelle tue orecchie.
Neanche allora le tue rose nere riuscivano a riposare.

Sai amore mio, la vita è un soffio di balena che si inabissa al tramonto. E non c'è carezza di gabbiano sul pelo dell'acqua che possa farle cambiare idea. Se ha deciso di andare via, non c'è nulla da fare.
Quando l'ho capito, il miele tra le mie mani si era già dissolto con il latte della tua pelle


"Il faro, quanto mi piacerebbe vedere il faro"

Ne eri attratta con lo stesso stupore con cui una bimba osserva un campo di fiori gialli.
Lui era lì, gigante, solenne ed immutabile da migliaia di notti ed altrettanti giorni.

Il faro era la tua ossessione.

Oggi ero proprio davanti al tuo faro e la luce del giorno si specchiava sul mattonato bianco, creando giochi e riflessi, riflessi in cui mi sembrava ancora di vederti. Come quando ti guardavi nello specchio del bagno e ti aggiustavi i capelli, con quell'espressione impenetrabile e risoluta, come una cattedrale gotica che sale rapida e complicata, a picco sul mare.

In quelle ore insieme, popolate da sudore e delirio di caotica metropoli, mi insegnasti che il bello della notte è che non distingui il cielo dal mare. Se chiudi gli occhi ed apri le braccia, lasciandoti cullare dalla brezza, i minuscoli puntini di gesso lassù si confondono con i rivoli increspati.

Sorrido ripensando ai sogni che hai impresso sulla volta scura e sospesa del mondo. Mentre la mia bocca si staccava per sussurrarti sul collo fiocchi ricamati di baci, guardando i puntini luminosi mi dicevi: "la parola ed il silenzio sono le due ali del tempo".

Adoravamo così tanto il silenzio di quelle notti profughe.
Lo adoravamo e mai avrei pensato, un giorno, di arrivare a detestarlo.

Ora, nel silenzio, si agita quel tempo alato, che
scivola lento e graffia la mia pelle nuda, mentre cammino cercando di frantumare le pozzanghere del parco, che ormai odora d'autunno ed invade il novembre del mio cuore.


Quella notte io non c'ero e decidesti che volevi afferrarli con le mani quei puntini, e bagnarli con le minuscole goccioline che si alzavano ad ogni sbuffo di vento. La scala del faro era una colonna vertebrale che saliva contorta e polverosa e affondava nel liquido nero di lanterne sempre spente, che dai corridoi imploravano perdono. Ma tu non avevi paura del buio.

Il buio ti serviva per prendere le stelle.

La luce del faro dietro di te aveva la pazienza del pendolo che va e ritorna, che scandisce l'ora delle anime perse. Con il sudore di macchina instancabile, attraversava con il suo ronzio da vespa il tuo vestito bianco strappato da angelo imperfetto, cercando di estirparvi da dentro il demone nero. Ma la sua mano era troppo grande e il tuo corpo esile scivolava tra le pieghe rugose dei suoi fasci di luce.

Lui, il demone rimaneva dentro di te e ti avrebbe accompagnato ovunque.

Quella notte volevi fuggire dalla luce e, c
ome vigile sentinella a guardia di una desolata garitta, contavi i secondi tra un andare ed il successivo venire. Rimanesti lì, ad occhi chiusi fin quando non imparasti a domare il respiro affannoso della grande bestia dietro di te. Le tue vene di cristallo già tremavano nell'attesa. Le tue labbra si richiudevano in se stesse per la paura ed il freddo che abbracciava tra le sue spire quegli attimi.

Poi ti sentisti pronta. Spalancasti gli occhi e le piccole gemme di luce lassù annegarono nell'oceano d'ebano che saliva fino a coprirti gli occhi.

"Persa nel mare,
portata via dalle onde del tempo
non mi è rimasto nulla in cui credere.
Ti prego, non chiedermi perchè sanguino."


Scrivesti con mano incerta sul muro.

Poi respirasti profondo e guardasti giù.
Prima un piede e poi l'altro.


Oblio e perdono.


"Ti amo. Per sempre tua."
L'aria accolse i tuoi ultimi sospiri.

Finalmente il cielo ed il mare sarebbero diventati una cosa sola.

 
 
 
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