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Caino...ognuno

Post n°121 pubblicato il 28 Marzo 2012 da IlGiocoDellePerle8
 

Accetta.."Qualcuno è sempre meglio di te./ Qualcuno è più amato. Sempre./ Qualcuno è più fortunato. / Come si può sopportare?/..”

Caino,il costruttore di città ,primo assassino,il senza dio,il mai perdonato,l'imperdonabile

ci abita non diversamente da Abele,l'enigma del male è fondale difficile da attraversare tutto in apnea alla parola definitiva...

…../ quando gonfiava vicino a me, in me / uno strano scuro animale/ in spinte / dalle profondità/ in risalita furibonda /da un ignoto da me/ da un buio di me / da oscure regioni dal fondo di me/ da un dentro di un dentro di me/

“Ho pietà” del nato che mi somiglia e di me , perché “Io vivo adesso”.


Non è la pietà che chiede Caino a redenzione, è altro amore, non benevolenza, è strapparsi la pietra dura nel petto, impresa impossibile , sarebbe farsi non sé.

Caino assolve il suo compito, non trema, sa. Per questo può permettersi di lanciare lui una richiesta di pietà : " Bocca nera di stelle/ una pietà stanotte per queste case di umani/…."

Ma lassù non si sa nulla del male degli uomini, si tace e Caino può ancora dire:

             " Fratello dove sei? voglio tornare indietro...

                                                                                          abbracciarti voglio: essere anche te."

"Noi tutti non siamo solo terrestri

lo si vede da come fa il nido la ghiandaia,da come il ragno tesse il suo teorema

da come qualcuno è triste e non sa perchè"

 

Buona cima....

"Buon cammino

terrestre. Comincia qui l’umano.

Non temere, cominci qui. Sei il primo

di una infinità. Come ognuno che verrà porti la promessa

e porti il peso di tutti. Da te viene

l’umanità. Farà opere immense.

… Così, le parole dell’Angelo a questo primo nato della terra, sembrano un augurio

per ognuno

*Ognuno*

salterà

 
Rispondi al commento:
k.way
k.way il 06/04/12 alle 10:56 via WEB
Ragazza ... :) Qui sopra, con "Segni", indicavo solo il titolo dello scritto dedicato da Borges all'amica scrittrice Susana Bombal, che, in accostamento al tema di Caino del post, non trovo molto assonante (ma probabilmente sbaglio). E' vero che anche in "La moneta di ferro" compare il termine dimenticanza, ma in un accezione diversa rispetto al rimando della prima poesia, credo. Poi certo, i segni, qualunque segno, specie umano, volontario o meno, qualunque gesto, consapevole o meno, sono testimonianza e memoria, e per tale ragione il loro peso è spesso più greve e grave delle stesse azioni, di cui i segni sono comunque figli. Sempre Borges affermava anche - questo lo sai - che "gli atti sono il nostro simbolo", e i segni che lasciamo incisi nella memoria, e sulle mappe sensibili della coscienza e del sentimento di chi incrociamo per la via, sono spesso tanto profondi da trasmettersi, come su carta carbone, alle azioni ed ai giorni di quegli stessi individui. Tappezziamo quotidianamente il mondo della nostra firma, mentre come analfabeti, il nostro sguardo di rado coglie la lezione che il tempo, la natura, e la vita stessa ci donano, tramite segni in cerca della loro altra metà che è già in noi. Siamo ombra e cristallo, preghiera e dono, segreto e rivelazione. Assassini e martiri, si ferisce senza insanguinare, si uccide senza uccidere, si compiono di innocenti stragi, mentre, attenti al proprio egoico incedere, indelebili tracce testimoniano ciò che si è e chi si è stati. Chi saremo, pur non essendoci. Un solo gesto, talvolta, diviene testamento.
...
“Una rosa può bruciare”, disse il discepolo in tono di sfida. “V’è ancora del fuoco nel camino”, rispose Paracelso. Se tu gettassi questa rosa fra le braci, crederesti che le fiamme l’abbiano consumata, e che sia la cenere a essere reale. Io ti dico che la rosa è eterna e che solo la sua apparenza può cambiare. Mi basterebbe una parola perché tu la potessi vedere di nuovo. [...]Paracelso rimase solo. Prima di spegnere la lanterna e di sedersi nella poltrona consunta, raccolse nell’incavo della mano il piccolo pugno di cenere e disse una parola a bassa voce. La rosa risorse.
[Borges]

... e quel che non appare e tace, sorto e protetto nel calore di una profonda Umanità, risuona in eterno. E' memoria. Come un nome mai udito, che si sente proprio più del proprio. Come un nome nel nome. Come un segno. Un sogno che a bassa voce rigorge. Una rosa primigenia, la cui essenza canta, all'ombra di corrispondenze senza luogo e senza tempo.
 
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