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Il Gioco del Mondo

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Solitudine, serena condanna

Post n°33 pubblicato il 02 Ottobre 2011 da k.way
 

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Solitudine, ah! cara mia amica.

Adoro la Solitudine. Non la ritengo affatto qualcosa di triste e malefico, invece uno stato di grazia, una sorta di estasi, un cammino sopra le vette del mondo. Mi spiego meglio, o ci provo.

Considero la Solitudine una condizione essenziale per una vita piena e positiva, vissuta in armonia con l'ambiente in cui siamo immersi, qualunque ed ovunque esso sia.
La Solitudine, al contrario di quanto si tende ad affermare, non si sceglie e non si lascia, la solitudine è un vestito di cui siamo dotati alla nascita, che si trasforma in pelle, non possiamo liberarcene e non lo vorremmo neppure, la solitudine è uno stato dell'anima, è una condizione intima non decifrabile, è la nostra migliore, unica vera amica, ci aggrappiamo ad essa quando cerchiamo risposte, consci che solo Lei, se siamo onesti, ce le può dare ....

La solitudine è "Consapevolezza". Fondamentalmente questo è. Consapevolezza della finitezza del tutto e di noi stessi, docile consapevolezza, accettazione di far parte di un Tutto e respirare armoniosamente in e con esso .... E questo credere implica una visione ampia delle cose, una sorta di distacco affettuoso ma concreto da esse, che ce le fa godere, anche delle più piccole, senza legarci ad esse, senza volercene impossessare, quindi senza esserne posseduti.

Illuso chi pensa di poter scegliere la solitudine, o pensa che "quelli" se la sono cercata. I fatti della vita, puramente accidentali (malattie, drammi personali o familiari, problemi lavorativi, ecc.), ci possono portare ad una situazione di isolamento (dalla società, dalle amicizie, dagli affetti), ma quello è appunto "isolamento", non solitudine.

E' un distinguo fondamentale. L'isolamento è negativo, dannoso, oscuro, è vuoto e mancanza, è paura e dolore. L'isolamento annienta, sfinisce, uccide lasciandoti sveglio.

La Solitudine è ben altro. La solitudine è tutt'altro che mancanza, poiché in essa, e solo in essa, puoi ritrovare te stesso. Nulla diventa essenziale se non ciò che già vive in te, che non è detto altri vedano e comprendano, ma è ciò che da un senso ed un significato ai tuoi giorni.

La Solitudine è la luce che illumina la nostra vera essenza. E poco importa se non è tutto limpido e candido, poiché solo rilevando ed accettando anche le imperfezioni oscure possiamo vivere ed esprimere pienamente e consapevolmente, quindi lavorando su ciò che riteniamo perfettibile, la nostra esistenza.

La Solitudine è formativa, costruttiva, la solitudine tempra, ci rende più forti .... Sono sempre stato convinto che chi non sa stare solo con sè stesso non può avere un vero e sereno rapporto con gli altri ..... perché chi teme la solitudine teme sè stesso .... Quando sei solo sei costretto a pensare, a pensarti, a scavarti dentro, a confrontarti con la tua coscienza, non hai alibi e scuse, non puoi mentire, non puoi recitare .... e allora capita che ti spaventi, che tenti la fuga, che non accetti ciò che vedi e senti ..... chi teme la solitudine nega la sua immagine e la sua identità cercando conforto, e attenuanti, negli altri, in coloro che, complici inconsapevoli, non possono che alimentare l'insicurezza e la pavidità che nascondi nel tuo essere..... si cercano compagnie di ogni sorta (amici, fidanzati, consorti, conoscenze vaghe) perché riempiano il nostro vero vuoto, ossia la scarsa conoscenza e la non accettazione di noi stessi. Ma è un rimedio fragile, destinato prima o poi a cedere, in quanto fondato su una menzogna: la maschera che indossiamo per nascondere il nostro Io.

Eppure, trovare sè stessi è una grande scoperta, forse la più importante della nostra vita, e la si può realizzare solo restando soli. Tant'è che la solitudine è una pratica ascetica tramite cui elevare il proprio essere, un modo tramite cui riflettere per giungere alla vera saggezza, il famoso Nirvana e quindi la pace interiore.

Schopenhauer affermava "la solitudine è il destino degli spiriti eccelsi".

Chi la vive si trova, non sempre suo malgrado, in una posizione giudicata coraggiosa e controcorrente, in un mondo dove i più cercano di fuggire la solitudine gettandosi in illusioni quali la società mondana, la collettività, le manifestazioni di massa di ogni tipo e genere, associazioni e circoli e ritrovi e club e tessere e squadre e via dicendo, dovendo ad ogni costo appagare il desiderio di condivisione e di appartenenza, di riconoscimento ed affermazione .... per cercare di dare un senso alla propria esistenza, ma ritrovandosi spesso, viceversa, a far di nuovo i conti con la temuta immagine allo specchio.

E allora perché pensare alla solitudine come ad un doloroso e sfiduciato distacco dagli altri. Piuttosto è un dolore ogni volta che tocchiamo con mano l'inconsistenza dei rapporti convenzionali, ormai tacitamente guidati da norme implicite ed imposte, spesso con parvenze perfino solidali e umanitarie. Ma il rapporto convenzionale, proprio perché non deve uscire da certi binari, è l'esatto contrario di quello autentico. La vera comunicazione, il dialogo e la condivisone anche dei sentimenti e dei valori, passa attraverso un sentire più profondo, un ascolto sincero e meditato. Ed il saper ascoltare è prerogativa principe di chi sa - è Consapevole - che si è soli comunque, perché, irrimediabilmente, si nasce soli e si muore soli, e volerlo negare o nascondere, non fa altro che amplificare il senso di isolamento, di quell'isolamento che è faccia sporca della Nobile Solitudine.

 

La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno
(J. Morrison)

 

Solitudine.

Tremenda gioia.

Felice condanna.

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Si salta quindi con *condanna*

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