Creato da: giampi1966 il 13/03/2006
Questo blog si propone di promuovere la politica come servizio e la coerenza dei politici con gli obbiettivi programmatici. Troppo spesso l'agire del politico è distante anni luce dal suo programma e da ciò che professa. Per poter rinascere la politica deve sapersi imporre alle varie pressioni e deve guardare lontano.
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Post n°479 pubblicato il 18 Maggio 2009 da giampi1966
Tag: alternativa comunista, C.G.I.L., capitalismo, casta, Cobas, coerenza politica, comunicazione, comunismo, coscienza di classe, costituzione italiana, democrazia, economia, europa, fondi pensione, geografia politica, Italia, lavoro, lotta, marxismo, mondo del lavoro, osservatorio politico, partiti, politica internazionale, progetto politico, pubblico impiego, R.D.B., sciopero, scuola, sindacato, Slai Cobas, storia politica, T.F.R., università e ricerca, welfare I lavoratori italiani hanno la busta paga tra le più leggere tra quelle non solo dei grandi Paesi industrializzati ma anche nell'eterogeneo mondo dei Paesi Ocse. Tra i trenta paesi che fanno riferimento all'organizzazione di Parigi, l'Italia, con un salario medio annuo netto di 21.374 dollari l’Italia si colloca al 23/o posto. Davanti, in termini di salari, ci sono non solo Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Germania, Francia ma tutti i Paesi europei, fatta eccezione del Portogallo e dei paesi dell'Allargamento. Mediamente dunque il salario medio di un italiano non arriva a 16.000 euro l'anno, poco più di 1.300 euro al mese. I dati sono contenuti nel Rapporto dell'Ocse sulla tassazione dei salari, aggiornato al 2008. Solo sette i Paesi con salari inferiori: Portogallo, Repubblica Ceca, Turchia, Polonia, Repubblica Slovacca, Ungheria e Messico, Questi sono i risultati di decenni di politica concertativa e di propaganda dei mass-media (sotto il controllo degli imprenditori) secondo i quali per mantenere la competitività del sistema Italia bisognava tenere sotto controllo i salari, a questa devastante teoria hanno aderito con colpevole complicità i sindacati confederali (CGIL, CISL e UIL) che, in cambio della loro sottomissione, hanno lucrato dei notevoli miglioramenti economici per la propria classe dirigente e la propria burocrazia, cercando tra l’altro anche di fregare il TFR ai lavoratori, la cosa deprimente è che a fronte della diminuzione dei salari anche la competitività del sistema Italia è peggiorata notevolmente. Un esempio inverso è rappresentato dalla Corea dove i salari sono notevolmente aumentati, infatti i lavoratori coreani guadagnano oltre 40.000 $ (grazie alle lotte operaie) e la competitività è aumentata, infatti ad esempio le macchine coreane costano meno e sono affidabili (oltre che stravendute).
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