Creato da: giampi1966 il 13/03/2006
Questo blog si propone di promuovere la politica come servizio e la coerenza dei politici con gli obbiettivi programmatici. Troppo spesso l'agire del politico è distante anni luce dal suo programma e da ciò che professa. Per poter rinascere la politica deve sapersi imporre alle varie pressioni e deve guardare lontano.

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NO ALL'INCENTIVAZIONE DEGLI STRAORDINARI SI ALLA VITA

Post n°191 pubblicato il 26 Luglio 2007 da giampi1966
 
Foto di giampi1966

Sono particolarmente sensibile all’argomento che sto per affrontare, essenzialmente per 3 motivi tra loro collegati: 1° sarà banale a dirsi ma per me il tempo che passa è prezioso più dell’oro, 2° ho subito sulla mia pelle il ricatto morale che un lavoratore deve subire se vuole disporre del proprio tempo per gestire la propria vita e non solo per fungere da ingranaggio produttivo, 3° perché ritengo fermamente che dalla disponibilità di tempo discende anche la possibilità di arricchimento personale (in tutti i sensi) e la possibilità di organizzare e partecipare a lotte sociali o al volontariato.

Per i sopra citati motivi vedo con il fumo negli occhi la decisione del governo di diminuire la tassazione sugli straordinari che fungeva da disincentivo, misura adottata per fare un favore (l’ennesimo) alla confindustria, in questo modo però si costringono molti lavoratori (alcuni in verità consenzienti) a fare straordinari, permettendo nel contempo alle imprese di assumere meno personale, sfruttando maggiormente quello già assunto, e/o di assumere personale a tempo determinato.

Quindi non solo non si modifica la legge Biagi (tranne alcuni aspetti marginali peraltro quasi mai applicati) ma si peggiora la situazione lavorativa di molti lavoratori, e pensare che un tempo l’obbiettivo della sinistra erano le 35 ore a parità di salario.

Certo bisogna dire che il progetto delle 35 ore è osteggiato anche da molti lavoratori ma bisogna anche ribadire che la diminuzione dell’orario lavorativo è una tendenza storica (quindi non siamo noi i conservatori), anche perché il progresso tecnologico dovrebbe spingere verso il conseguimento di questo obbiettivo, migliorando così la qualità della vita, naturalmente le 35 ore hanno un senso se il salario rimane uguale (poiché non esiste il margine per una riduzione dei già bassi salari) e l’occupazione aumenta proporzionalmente.

Naturalmente non auspico l’abolizione completa dell’istituto dello straordinario che in alcuni casi può essere utile, ma deve essere limitato nel tempo e nel quantitativo di ore lavorate da ciascun dipendente.

Infine volevo fare una considerazione personale, ammetto di essere un po’ intollerante con le persone che se non lavorano si annoiano (sicuramente invidio coloro che hanno il tempo di annoiarsi), ma parto dal presupposto che, con tutte le cose che si possono fare per l’accrescimento culturale, fisico ed umano della propria persona, per il semplice “sollazzo” proprio e dei propri cari o per il bene della società, non capisco come si faccia ad affermare che “è meglio lavorare perché a casa mi annoierei”, ampliate il vostro orizzonte mentale per favore, buttatevi in campi inesplorati, insomma vivete.

Pubblico un’interessante comunicato della rete 28 aprile a proposito della riforma delle pensioni che in un certo senso ha un collegamento con il discorso fatto prima (ma anche se non c’è collegamento lo pubblico ugualmente perché è molto interessante), a proposito di riforma delle pensioni io ho da tempo maturato una mia idea (originale non banale come le idee provenienti dai celebrolesi che ci governano), quando avrò un po’ di tempo la elaborerò compiutamente e la pubblicherò.

 

LA LEGGE MARONI E’ STATA MANTENUTA !

NO ALL’ACCORDO DISASTRO:

FINTA ABOLIZIONE DELLO SCALONE: l’accordo accetta totalmente l’innalzamento dell’età

pensionabile previsto dalla legge Maroni. Nel 2013 si potrà andare in pensione solo con 61 anni di

età e 36 di contributi, oppure con 62 anni di età e 35 di contributi. Questo peggiora la legge

Maroni che prevedeva l’arrivo a 62 anni nel 2014, ma non automaticamente. Nel 2008 si andrà in

pensione con 58 anni di età e 35 di contributi, da luglio 2009 con 59 anni di età e 36 di contributi,

da gennaio 2011 con 60 anni di età e 36 di contributi. NELLA SOSTANZA IL LIEVE

MIGLIORAMENTO RISPETTO ALLO SCALONE MARONI PER CHI E’ PIU’ VICINO ALLA PENSIONE

OGGI E’ PAGATO DA CHI ANDRA’ IN PENSIONE DOMANI. DAL 2013 L’ETA’ EFFETTIVA MINIMA

DEL PENSIONAMENTO E’ 61-62 ANNI: CIOE’ OLTRE L’ATTUALE PENSIONE DI VECCHIAIA DELLE

DONNE CHE SARA’ PERTANTO SICURAMENTE MESSA IN DISCUSSIONE.

FINTA GARANZIA DI ESENZIONE PER TUTTI I LAVORI USURANTI: il Governo stabilisce

un lungo elenco di lavori usuranti che allarga i precedenti decreti. MA: prima di tutto i soldi sono

contingentati e devono garantire l’uscita dal lavoro di SOLO 5000 persone all’anno, per cui vi

saranno le graduatorie tra gli aventi diritto. In secondo luogo gli aventi diritto avranno

un’esenzione di 3 anni rispetto al progressivo aumento dell’età pensionabile per cui dal 1 gennaio

2011 dovranno avere almeno 57 anni di età e 36 di contributi e dal 2013 58 anni di età e 36 di

contributi: ANCHE PER QUEI POCHI LAVORATRICI E LAVORATORI A CUI VERRA’ RICONOSCIUTA

L’ESENZIONE DAGLI SCALINI ALLA FINE VIENE ALZATA L’ETA’ PENSIONABILE.

FINTO ANNULLAMENTO DEL TAGLIO DEI COEFFICIENTI DI CALCOLO DELLE PENSIONI

FUTURE: viene istituita una commissione che entro il 31 dicembre 2008 dovrà proporre modifiche

al regime pensionistico contributivo. MA: dal 1 gennaio 2010 scatta comunque la nuova tabella sui

coefficienti che prevede un taglio del 6-8% delle pensioni. La commissione decide come distribuire

tra i lavoratori questi tagli, ma non se farli. Dal 2013 scatta la revisione automatica dei coefficienti

che avverrà ogni 3 anni (anziché ogni 10), con decreto del Governo: E’ UNA SCALA MOBILE AL

ROVESCIO SULLE PENSIONI. Infine la promessa, e non l’impegno, di garantire il 60% della

retribuzione per chi fa lavori precari e discontinui, significa in concreto garantire pensioni di 400 o

500 euro mensili ai precari. Poco più dell’attuale pensione sociale minima.

FINTA ABOLIZIONE DELLE FINESTRE PER CHI MATURA 40 ANNI DI CONTRIBUTI: chi

matura 40 anni di contributi potrà andare in pensione con 4 finestre, anziché con le 2 previste

dalla riforma Maroni, se a pagare saranno coloro che andranno con la pensione di vecchiaia. Chi

va in pensione di vecchiaia (le donne per ora a 60 anni e gli uomini per ora a 65) d’ora in poi

dovrà aspettare le finestre e si vedrà così aumentata di fatto l’età pensionabile. L’inserimento delle

finestre nella pensione di vecchiaia servirà anche a pagare la salvaguardia della pensione per 5000

lavoratori posti in mobilità: LO SCANDALO E’ CHE LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI PIU’

POVERI PAGANO LA TUTELA DEI DIRITTI DI ALTRI LAVORATORI E LAVORATRICI.

LA RIFORMA A COSTO ZERO, AUMENTANO I CONTRIBUTI: il Governo calcola in 10 miliardi

di euro dal 2008 al 2017, i costi della revisione dello scalone e del fondo per i lavori usuranti. Tutti

questi costi, ammesso che siano reali, sono integralmente pagati dai lavoratori con: l’aumento

delle aliquote contributive per i parasubordinati e con la cosiddetta revisione degli enti

previdenziali che però è GARANTITA DALL’AUMENTO DI QUASI 1 PUNTO (0,09%) DEI

CONTRIBUTI SULLA BUSTA PAGA. Questo aumento si aggiunge a quello precedente di 3 punti

(0,3%), che non è servito minimamente a pagare il miglioramento delle pensioni ma invece ha

fatto cassa per il bilancio dello Stato. I lavoratori parasubordinati continuano a vedersi aumentati i

contributi senza avere reali contropartite né nella busta paga né nei diritti. La legge 30 continua a

restare in vigore.

CON QUESTO ACCORDO SONO ACCETTATI TUTTI I TAGLI ALLA SPESA SOCIALE,

ALLE PENSIONI E AI DIRITTI DECISI DAL GOVERNO BERLUSCONI.

CON QUESTO ACCORDO PASSA IL PRINCIPIO INIQUO PER CUI SE UN

LAVORATORE VUOLE CONSERVARE QUALCHE DIRITTO, UN ATRO LO DEVE

PERDERE, PERCHE’ PER IL GOVERNO OGNI INTERVENTO SULLE PENSIONI E LO

STATO SOCIALE DEVE ESSERE A COSTO ZERO, CIOE’ PAGATO DALLE LAVORATRICI

E DAI LAVORATORI.

CON QUESTO ACCORDO SI INDEBOLISCE ANCORA DI PIU’ IL SISTEMA

PENSIONISTICO PUBBLICO. L’ETA’ PENSIONABILE EFFETTIVA VIENE ELEVATA A

62 ANNI PER GLI UOMINI E LE DONNE CON DANNI ENORMI PER LA SALUTE E LA

SICUREZZA DEL LAVORO E PER L’OCCUPPAZIONE. CON QUESTO ACCORDO LE

FUTURE PENSIONI SARANNO CALCOLATE SECONDO INDICI FINANZIARI E

PERCIO’ SEMPRE PIU’ BASSE.

E’ NECESSARIO DIRE DI NO A QUESTO ACCORDO

PER RIAPRIRE LA VERTENZA CON IL GOVERNO

PER OTTENERE L’ABOLIZIONE DELLA CONTRORIFORMA MARONI

PER DIFENDERE LE PENSIONI DEI GIOVANI COME QUELLE DEGLI ANZIANI

CHIEDIAMO IL REFERENDUM SULL’ACCORDO

Pubblico anche il comunicato dei COBAS

CONTRO L’ACCORDO SULLE PENSIONI 

CONTRO L’ATTACCO AI SALARI

SCIOPERO GENERALE A SETTEMBRE

Cigl-Cisl-Uil prima e Ugl poi, senza alcun mandato da parte dei lavoratori, hanno sottoscritto l’accordo sulle pensioni che sarà "perfezionato" lunedì 23/7/2007. Al di là di tutte le polemiche di questi giorni, governo e opposizione sono concordi sulla necessità di tagliare ulteriormente le pensioni, di allungare la vita lavorativa altrui e di comprimere i salari, usando così le disponibilità economiche risultanti per coprire i conti pubblici.

Per sostenere questa necessità entrambi si sono appellati alla necessità di un sistema pensionistico "più giusto" (ma per chi?) e sulla difesa delle nuove generazioni e così garantire loro una pensione in vecchiaia.

Ma le nuove generazioni avranno il sistema di calcolo pensionistico contributivo, per cui la loro pensione sarà calcolata in base ai contributi versati e non col sistema a ripartizione attuale. Questo significa che risparmiando sulle pensioni oggi non ci sarà alcun contributo per le pensioni di domani. I "risparmi" sulle nostre pensioni saranno utilizzati per altri sgravi fiscali ai padroni, l’assistenza e le ristrutturazioni.

I lavoratori, in modo particolare i giovani, pagheranno due volte: la prima con una riduzione delle pensioni e l’aumento della vita lavorativa, la seconda finanziando il padronato che li sfrutta e li precarizza .

L’ammorbidimento dello scalone è uno specchietto per le allodole, che nasconde l’obiettivo di modificare i coefficienti per ridurre le pensioni, demandato ad un’apposita commissione.

I tre anni di riduzione dell’età pensionabile per i lavori usuranti sono nuovamente demandati ad una futura analisi, come avviene da anni, mentre nei posti di lavoro la produttività aumenta logorando i fisici e la salute dei lavoratori e mietendo sempre più vittime del lavoro.

Quest’accordo è un altro passo verso il tentativo di privatizzare definitivamente le pensioni, nonostante il flop del versamento del TFR nei fondi pensione, cui hanno aderito solo 4 lavoratori su 100, pur con un’impressionante campagna a seno unico, finanziata con milioni di euro (risparmiati dalle pensioni?).

 

Di fronte a questo accordo, come sempre a luglio, va registrato il fallimento dell’intera sinistra governativa e "radicale", che avanza dubbi e perplessità da presentare in parlamento. La sua illusione di una "gestione più equa e sociale" del capitalismo italiano si infrange sui risultati che Montezemolo e la Confindustria portano a casa, incassando così l’appoggio dato al centro sinistra alle elezioni politiche.

La polemica politica su quest’accordo, in cui il centro sinistra vorrà far credere che ha reso più "eque le pensioni" e il centro destra che si sono persi i vantaggi acquisiti e peggiorati i conti pubblici, non nasconde il fatto che quest’accordo peggiora il sistema pensionistico più di quanto abbia fatto la controriforma Maroni.

Lo Slai Cobas si schiera risolutamente contro questo accordo e appoggerà tutte le mobilitazioni contro di esso che si svilupperanno nei posti di lavoro. Si impegna fin d’ora per preparare una forte mobilitazione unitaria e nazionale da costruire alla ripresa del lavoro, dopo le ferie, per contrastare la controriforma pensionistica e rilanciare l’iniziativa sul salario e contro la precarietà.

E VOTIAMO NO

Roma, 21 luglio 2007

 

 
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