Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

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I giovani e i vecchi

Post n°109 pubblicato il 22 Giugno 2006 da lilith_0404

Le ragazze di Tokyo hanno una speranza di vita di 85 anni. Le italiane, seconde in classifica, possono sperare di arrivare  a 84.

La notizia é riportata nel titolo di un articolo che mi é capitato di leggere in questi giorni. Largo ai nonni, ho pensato, sorridendo: alla mia età queste sono buone notizie. Anche se mi rendo conto che vivere a lungo, quando non fosse accompagnato da una adeguata qualità della vita potrebbe non essere così desiderabile.

Sulla scia di queste considerazioni mi sono trovata a pensare che i vecchi, come i giovani, vengono spesso percepiti come categoria, fortemente stereotipata, all’interno della quale sfumano e quasi spariscono le caratteristiche individuali della persona.

Si va dall’approccio macchiettistico, come quello che compare nel post n. 765 di Holden,  e che viene ribadito nei commenti , allo sguardo invece affettuosamente reverente di Odio_via_col_vento nel suo post n.58. 

Ma in realtà un vecchio é solo un giovane che ha avuto la possibilità di vivere qualche anno in più: l’età può accentuare o smussare qualità o difetti, ma non cambia radicalmente un carattere, che resterà buono o cattivo, secondo come si é andato formando fin dalla prima infanzia.

Rileggo  il racconto  di Parole Maddalene, che ricordando la nonna nel letto d’ospedale, ricorda: “Avevi i capelli sciolti in malo modo, tu che odiavi il disordine, fiera di averli ancora neri,mossi, li legavi a treccia, e in sommità li appuntavi con un piccolo pettine di madreperla”. Parole che  mi richiamano alla memoria il post n.360 che Queenfrancy ha dedicato al ricordo di sua nonna: “al mattino si alzava per prima... si lavava e si vestiva di tutto punto (‘chè non si sa mai, se suonano alla porta...’), un velo di cipria, gli orecchini, e un po’ di profumo charlie sui polsi...e poi si metteva a fare i lavori di casa...”.

Due nonne che agli occhi delle nipoti appaiono per quel che sono, persone che hanno il proprio carattere, le proprie abitudini e perfino i propri vezzi,  solo con qualche anno in più alle spalle.

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Commenti al Post:
pelino55
pelino55 il 22/06/06 alle 01:06 via WEB
Ma già non capita anche a noi? Parlo per me che ne ho 50. Secondo alcuni dovrei farmi già da parte, lasciare libero il passo. Vagli a spiegare che io mi sento ancora, mentalmente, non fisicamente, quello di 20 anni fa. Il mio pensiero è quello di un trentenne e tale rimarrà. Quando parlo con qualcuno più giovane che vanta esperienze che io ho già fatto, già vissuto, mi verrebbe da dire: ragazzi, sono uno di voi, conosco le cazzate che state facendo, le ho già fatte, conosco le sostanze che vi vantate di assumere, le ho già assunte. Ma perchè poi? Se lo dicessi non mi crederebbero, e in quel momento diventerei veramente vecchio. Il segreto per rimanere giovani è far finta di essere vecchi.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 23/06/06 alle 03:24 via WEB
Qualche settimana fa ci siamo ritrovati, dopo quasi trent'anni, con i compagni di classe del liceo, in occasione del funerale di cui ho parlato qualche post più sotto. Non avevo più frequentato nessuno, dopo il diploma, e ritrovarmeli davanti credevo sarebbe stato penoso, invece é stato come se ci fossimo visti solo il giorno prima. Anche fisicamente, a parte qualche capello grigio ( nei maschi soltanto, perché le 'ragazze' hanno il modo di ovviare anche a questo inconveniente) non eravamo affatto diversi da come eravamo... Eppure hanno quasi tutti figli già grandi,perfino già laureati, ed effettivamente gli anni passati sono tanti...ma eravamo sempre noi, nei modi di essere, di porci, di reagire,sempre gli stessi compagni del liceo di un tempo...
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 23/06/06 alle 06:47 via WEB
grazie della citazione. non so se davvero invecchiare non cambi il carattere. si cambia (e tanto) durante tutta la vita: percbhé in vecchiaia, ulteriormente, no?
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 24/06/06 alle 08:15 via WEB
Sono d'accordo che nella vita c'é un continuo processo di adattamento alle situazioni e alle circostanze in cui di volta in volta ci veniamo a trovare, e il carattere si adatta, smussando qualche spigolo, accentuandone qualche altro. E so anche che, da un certo punto in poi,subentra una specie di 'fragilità' che caratterizza l'essere "vecchi" .Quello che sostengo nel post é che però pur invecchiando, si continua ad essere 'una persona',con caratteristiche individuali ben precise, a cui quelle tipiche della vecchiaia si aggiungono, non si sostituiscono. :) In un certo senso questo emerge anche nel tuo post che ho citato: la figura di donna che tu presenti é pur sempre un carattere forte, e il suo modo di 'essere vecchia' é un suo modo particolare ed unico di esserlo, perché é il risultato di tutta la sua vita precedente. :)
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 23/06/06 alle 06:47 via WEB
Se guardo i miei genitori, ora che sono nonni, e penso ai miei nonni, c'è qualcosa che mi lascia perplessa. Della nonna, con la quale ho trascorso moltissimo tempo durante la mia infanza, mi ricordo il suo essere "vecchia". Fisicamente, intendo dire. Piccola, esile, tante rughe, i capelli bianchi. E' l'immagine che mi è rimasta: la mia nonna-cartavelina. Forte nel carattere, ma uno scricciolo di donna. I miei genitori, oggi che li guardo, hanno una vitalità che non ricordo ai miei nonni. L'energia, gli interessi, l'apertura mentale. E vedo le mie figlie ricorrere spesso a loro, senza quel distacco dell'età che io con i nonni un po' percepivo. Quando ai miei compagni di liceo, hai ragione tu, sai? Complici i figli, spesso ci si ritrova a scuola in questo nuovo ruolo di genitori, ma in fondo restiamo quelli che facevano le versioni di latino e greco al telefono, tanti anni fa. Grazie Lilith, bello spunto. Mi sa che mi ci crogiolerò per un po'.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 24/06/06 alle 08:41 via WEB
credo che sia perché essendo tanto aumentata la speranza di vita, anche l'età in cui ci si considera vecchi si é spostata in avanti. I trentenni di centocinquant'anni fa erano più vecchi dei cinquantenni di oggi, per quanto riguarda il modo di valutare il proprio ruolo nella famiglia e nella società...D'altra parte, oggi non é insolito imbattersi nel 'pensionato' che passa il tempo viaggiando e coltivando interessi culturali: mi é capitato di incontrarne due proprio qualche giorno fa: giravano in camper a visitare la Franciacorta...
 
Haashim
Haashim il 23/06/06 alle 17:30 via WEB
A me fanno rabbrividire quegli individui che non riconoscono alle persone con qualche anno in più e qualche fastidioso acciacco la loro individualità. Si tratta di situazioni estreme, nelle quali i figli dimostrano una cattiveria inaudita e un'insensibilità riprovevole, ignorando che gli anni e gli acciacchi non mutano affatto i sentimenti, le pulsioni di un essere umano; anzi li rendono ancora più intensi. Chiaramente, alludo a situazioni particolari, nelle quali i rapporti sono deteriorati ed i figli si sentono in diritto di ritenere e trattare gli anziani genitori come cose... certo, oggi si invecchia bene e la società riconosce agli anziani un ruolo importante; tanto è vero che anche a livello istituzionale nel nostro Paese le maggiori cariche sono ricoperte da persone di una certa età, le quali, oltre ad avere un notevole bagaglio di esperienze, dimostrano una lucidità, un'umanità ed una passione che nulla ha da invidiare a quella di certi giovani. Ho un ricordo molto dolce degli ultimi anni di vita di mio nonno, che non ho più e potrei descrivere in parte con le parole di Natalia Ginzburg, tratte da Lessico famigliare, laddove rievoca la nonna: "era la persona più attaccata alla vita che abbia mai conosciuto" :-)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 24/06/06 alle 08:57 via WEB
credo che pochi potrebbero definire persone come Rita Levi Montalcini, o Pertini, o Montanelli, dei 'vecchi': in queste persone la presenza intellettuale si impone e sovrasta qualunque impressione fisica. Il problema, lo sappiamo tutti, é che oltre una certa soglia di età,che per altro viene raggiunta da una fascia di popolazione in continuo aumento, il decadimento fisico si accompagna spesso ad un decadimento mentale, che rende penosa la vita a chi é'vecchio' e a chi di queste situazioni si deve far carico. Questo non toglie che il malato 'vecchio' sia una persona con lo stesso diritto di essere considerato come tale di un malato 'giovane' o 'medio' (non mi viene una parola più adatta per indicare l'adulto di mezza età) :)
 
pelino55
pelino55 il 24/06/06 alle 19:16 via WEB
mi sono riletto il post di holden che tu citi e mi è venuto un pensiero: quei pensionati, al loro tempo, avrebbero fatto un lavoro sicuramente migliore. Basta guardare alle case e ai manufatti odierni. L'approccio etico al lavoro era diverso, mediamente, e quei pensionati, non so quanto consciamente, proprio a questo ci richiamano, ad un senso etico più spiccato.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 25/06/06 alle 22:32 via WEB
le tue parole mi hanno fatto ripensare a mio papà: era muratore, molto bravo nel suo lavoro e con l'orgoglio di esserlo..
 
   
pelino55
pelino55 il 26/06/06 alle 00:34 via WEB
appunto.
 
ParoleMaddalene
ParoleMaddalene il 25/06/06 alle 14:51 via WEB
:-)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 25/06/06 alle 22:33 via WEB
:) bentornata :)
 
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