Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

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Quale famiglia

Post n°14 pubblicato il 15 Marzo 2005 da lilith_0404

I commenti al post n.12  hanno messo a fuoco un argomento di discussione sul quale vorrei soffermarmi.

Quale  definizione di “famiglia” adottare come destinataria degli interventi e dei servizi costituisce  un terreno di scontro culturale ed un elemento caratterizzante e distintivo di diverse leggi sia statali che regionali .

Il caso della regione Lazio in questo senso é emblematico: nel 2001 viene approvata  una nuova legge di “Interventi a sostegno della famiglia”,  a soli 3 anni dalla precedente, a dimostrazione degli scontri ideologici che l’argomento “famiglia” può ancora scatenare.   

La prima delle due leggi che si sono succedute, la n.34 del 1999 sanciva in modo esplicito una totale equiparazione delle famiglie di fatto, fondate sulla semplice convivenza, alle famiglie legalmente costituite fondate sul matrimonio, adottando una definizione di nucleo familiare mutuata dalla normativa dell’ISE, per la quale il nucleo familiare é costituito dal richiedente le prestazioni, dai soggetti con i quali convive, e da quelli considerati a suo carico ai fini Irpef. 

Al contrario la legge attualmente in vigore ( l.r.7/12/2001) all’art.1 dichiara: << La regione... riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio e istituzione privilegiata per la nascita, la cura e l’educazione dei figli, per l’assistenza ai suoi componenti e per la solidarietà tra le generazioni>>.

Il caso della regione Marche é invece di segno opposto a quello del Lazio. Ad una prima legge in cui la famiglia era definita con riferimento all’art.29 della costituzione ( art.29: la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio), ne segue un’altra in cui i confini della famiglia sono lasciati volutamente indefiniti, in una alternanza determinata dai passaggi di maggioranza politica.

Le leggi di altre regioni, della Lombardia, del Friuli Venezia Giulia, della Liguria, degli Abruzzi,  sono esplicite nel riferirsi alla famiglia legalmente costituita, escludendo quindi altri tipi di famiglie di fatto.

Queste scelte preliminari influiscono poi anche sulle politiche che vengono attuate, poiché solo quelle regioni che adottano una definizione rigorosa di famiglia legalmente costituita sono poi in grado di prevedere sostegni di vario tipo a favore delle famiglie di nuova costituzione, dalle agevolazioni per l’acquisto della casa alla riserva di quote di alloggi dell’edilizia popolare.

Al di là dei conflitti ideologici, può  in effetti risultare difficile stabilire in modo oggettivo quando una coppia non sposata si possa considerare una coppia “di nuova costituzione”.

Commenti al Post:
72rosalux72
72rosalux72 il 15/03/05 alle 08:11 via WEB
Buongiorno...ho letto tutti i commenti al post sotto stamattina, ci ho messo mezz'ora, ma ne è valsa la pena. Che dire Lilith, di me che rientro nella locuzione "donna sola CON figlio"?! E se dicessi che invece io e Ettore siamo una famiglia?...Se anche fosse possibile, mi rifiuterei di votare in nome di mio figlio, oltre che assolutamente antidemocratico ( una testa, un voto) è discriminatorio verso le altre donne che scelgono di non avere figli.Sono d'accordo con Nef, preferisco di gran lunga assegni familiari cospicui, e non i novanta euro di adesso, doposcuola per tutti e non solo per chi ha due stipendi e se li può permettere. Io tre volte la settimana lascio mio figlio dalla nonna, è gratis....devo interrompere, è ora di andare a scuola.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 15/03/05 alle 10:50 via WEB
Ok, se vogliamo affrontare l'argomento discutendo sulle parole io lascio. Anche in questo blog siamo tutti "una famiglia". A me piace discutere concretamente sulle cose e non sulle definizioni. Punto 1, quando io parlo di famiglia o di coppia faccio solo una distinzione giuridica e non etica. Punto 2, sul votare in nome e per conto dei figli minori tu lo ritieni discriminatorio nei confronti di chi non ha figli io invece potrei ritenere discriminatorio il fatto che i figli non abbiano questo diritto. Dipende da quale parte tu guardi. Tu guardi dalla parte dell'adulto, io guardo del minore. Antidemocratico? Una testa, un voto? Quindi, fino alla maggiore età la testa di tuo figlio (intesa come cittadino) non esiste? Però se rompe una vetrina con una pallonata, paghi tu. Però, dopo i 14 anni, se ammazza qualcuno sarà lui ad andare in carcere. I minorenni esistono solo nei doveri e non in tutti i diritti? Si tratterebbe solo di dare al genitore, oltre a tutte le altre deleghe che già hanno, anche la delega al voto. Dici che sarebbe discriminatorio ed evidenzi poi la discriminazione che viene fatta regolarmente nei confronti della famiglia - con la mancanza di strutture (asili nido sufficienti in quantità, qualità e prezzi - doposcuola - scuole a tempo pieno) e dimmi (e torniamo all'inizio di tutti questi discorsi), non trovi che questa società è proprio costruita a misura dei maschietti ed è sempre più a misura delle famiglie bireddito ed è sempre di più a misura delle famiglie con massimo un figlio? Quella che tu chiami discriminazione non esiste già? E non pensi invece che ci sia molto più bisogno di una maggiore rappresentatività istituzionale sia per la femminuccia che per la famiglia ovvero dare una voce concreta alle necessità dei genitori e dei figli? E non ti fa rabbia che spenderemo 14000 miliarducci di euro per costruire un ponte che, in termini di priorità, non serve a nulla ed il nostro paese non ha asili nido e strutture per l'infanzia? E non ti viene da pensare che chi non ha figli potrebbe sentirli e viverli molto meno questi problemi? ©iao e buona lezione.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 15/03/05 alle 14:32 via WEB
Sono del tutto d’accordo che tu e tuo figlio siete una famiglia, chi mai si é sognato di metterlo in dubbio? quanto al fatto che vorresti assegni famigliari di importo adeguato e strutture di cura per i bambini di costo accessibile, non vedi che é proprio quello che si vuole perseguire con questa proposta? Quando mai i bisogni dei bambini, che sono bisogni di avere strutture adeguate, asili, doposcuola, e sostegni economici per la famiglia ( anche quella monogenitore, anzi, specialmente quella) potranno trovare una risposta adeguata finchè non avranno un peso in termini di voti? Sono assolutamente d’accordo con Lupopezzato quando dice che é diversa l’urgenza con cui questi bisogni vengono percepiti da chi figli ne ha rispetto a chi di figli non ne ha. E non é una questione di discriminazione nei confronti delle donne che figli non ne hanno, ma una presa di coscienza di quanto un figlio sia importante per la società oltre che per la famiglia. Rendiamoci conto che una famiglia che cresce un figlio e se ne sobbarca i costi rende un servizio alla società intera, anche a quella parte della società che per scelta o per necessità di figli non ne ha.
 
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