Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Simboli 

Post n°134 pubblicato il 14 Settembre 2006 da lilith_0404

Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa,
e il cuore di simboli pieno.

Stamattina mi sono svegliata con questi versi della canzone di Guccini, in testa.

So cos’é, sono i programmi ascoltati, e gli articoli e i post letti sull’ 11 settembre. Sono le fotografie e i filmati delle Torri che cadono. Sono le immagini di macerie di case distrutte dalle bombe, che ogni servizio dai luoghi di guerra, sia Libano, Iraq o Afghanistan, ci rimanda come una litania che ormai non ascoltiamo più.

Alla domanda che SandaliAlSole fa nel suo post 799: "Ma voi, non avete mai sognato di costruire qualcosa. Qualcosa con le vostre mani. Qualcosa che resti e che sia davvero vostro?", non mi sarebbe mai venuto in mente di rispondere “...una barca”.

Perché mio papà era muratore. Un giorno, passando in macchina davanti ad un palazzo nella cittadina dove andavo a scuola, mi disse, con una punta di orgoglio nella voce: “questo l’ho costruito io, con i miei fratelli” e da allora ci ripenso, ogni volta che passo per quella strada.

Quando é morto, la sua eredità sono state le case che aveva costruito: perché durante la settimana lavorava in cantiere a costruire case per gli altri, e nel fine settimana lavorava a costruire la sua casa. A rimettere in sesto la casa della nonna. A costruire la casa per i figli.

E casa, per me, é stato sempre il simbolo di ciò che non passa, che rimane. Il simbolo della continuità famigliare.

Bombe permettendo.

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Commenti al Post:
wolf_72dc
wolf_72dc il 14/09/06 alle 12:54 via WEB
"E pensavo dondolato dal vagone, cara amica, il tempo passa il tempo và".......... incontro .... gran bella canzone ....ciao
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 15/09/06 alle 00:14 via WEB
"... noi corriamo sempre in una direzione / ma quale sia, che senso abbia, chi lo sa..." :) si, bella canzone, soffusa di malinconia, come sono spesso quelle di Guccini :)
 
VegaLyrae
VegaLyrae il 14/09/06 alle 15:01 via WEB
Condivido pienamente il tuo post. E credo che questo modo di pensare e vedere la vita sia molto italiano. Noi sentiamo molto di più il legame con con la casa, con la famiglia e con le origini dove abbiamo passato l'infanzia, rispetto ad esempio ai popoli anglosassoni. Penso sia l'aspetto più bello e positivo del cosiddetto "mammismo" italico, che in questo caso non si estende solo al legame materno, ma coinvolge tutto il contesto familiare di origine, compresa la casa. Però, per quanto mi riguarda, questi edifici restano "casa" finchè sono abitati dalle persone che amiamo e che fanno parte del nostro nucleo di origine. Può capitare di continuare a possedere l'edificio, ma di non sentire più quel senso di "casa" che una volta ti scaldava il cuore, quando vengono a mancare le persone che davano un senso a tutto questo.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 15/09/06 alle 00:19 via WEB
Mia mamma da ragazza abitava in un paese qui vicino. Ne é venuta via quando si é sposata, esattamente cinquant'anni fa, ma a volte quando ci passiamo mi chiede di portarla dove c'é la casa in cui ha abitato e che ormai da 35 anni non appartiene più alla sua famiglia... La casa é ancora là, e là rimane la sua memoria...
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 14/09/06 alle 15:57 via WEB
Grazie Lilith. Anche mio padre ha costruito casa nostra (ora ci vive mia mamma) e anche molte altre, ed era anche un bravissimo falegname. Inoltre c'è un ponte, anche se piccolo, nel mio paesino, su cui passano a piedi migliaia di persone all'anno e io so che l'ha fatto lui. Ed è bello. A me piace fare qualcosa con le mani, anche se sono negata per la tecnologia. Centrini e ricami basteranno, visto che non ho nemmeno una figlia femmina? :))
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 15/09/06 alle 00:30 via WEB
:))io confeziono coperte di lana all'uncinetto,e saranno l'unica cosa che resterà di me, visto che di figli non ne ho, né maschi né femmine, e che il mio lavoro si prescrive in cinque anni al massimo.. a far case mio papà l'ha insegnato ai miei fratelli, ma quando lui é morto loro han cambiato lavoro... :)
 
archeowall
archeowall il 15/09/06 alle 01:39 via WEB
grazie per questo post ... che pensieri mi risvegli a quest'ora della notte! E quante le cose in comune con te. Guccini, l'amore per le cose fatte con le mani ed il lavoro senza posa dei babbi! Anche il mio lavorava in fabbrica e nel tempo libero lavorava alla nostra casa... che per me, che abito un pò qua e un pò là, rimane sempre la Mia CASA. Anche se ho una mia famiglia, la casa è quella della mia infanzia, della memoria che non si cancellerà più. Mio padre mi ha insegnato il valore della fatica e il senso della gratificazione nel far qualcosa. Non potendo fare il muratore o simili, ho studiato architettura ma non ho mai fatto l'architetto per motivi troppo lunghi da spiegare. In compenso per tanti anni ho studiato le tecniche costruttive, come vedi l'imprinting c'è stato e sempre di muri vado avanti! Ti saluto Lilith e grazie per essere passata da me. Buon tutto!! PS: pure io amo, davvero, l'uninetto!
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 16/09/06 alle 01:54 via WEB
La casa dove sono nata l'aveva costruita mio padre. E quando é morto stava costruendo quella in cui abito attualmente... non ho mai abitato da nessuna parte, che non fosse fatta da lui. Per questo, immagino, casa é tanto carica di significato per me...
 
lupopezzato
lupopezzato il 17/09/06 alle 13:22 via WEB
La casa o i simboli? Mi scelgo i simboli e dico che molti di essi sono come i motivetti di fondo di alcune pubblicità che, alla fine, senza accorgercene ma essendone stati bombardati, diventano colonna sonora della nostra esistenza. Cosa ci ricorda infatti l’11 settembre? Ogni anno arriva l’11 settembre e porta legato al collo un bel campanaccio per il gregge umano che gli deve andare dietro. «Ognuno ll'adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu pensiero» scriveva Totò e l’11 settembre ognuno tiene questo pensiero. Partono le commemorazioni, i ricordi, la gente s’interroga, si affannano a spiegarci che "quello!" è l’11 settembre e che "quello!" è l’orrore. Simboli pret-a-porter. Erano le 14:15 di un 11 settembre iniziato verso le 4 del mattino quando "... Lavoratori della mia patria: ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio ed amaro, nel quale il tradimento pretende d'imporsi. Proseguite voi, sapendo che, non tardi ma molto presto, si apriranno i grandi viali alberati dai quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori!..." con queste parole Allende finì il suo discorso ed il suo ultimo appello al Paese e si uccise con l’ultima pallottola rimasta nel suo Aka mentre gli aerei colpivano la Moneda. Un 11 settembre in cui in quel paese la democrazia venne stuprata ed espropriata. Quell’11 settembre, però, nella simbologia del campanaccio è un 11 settembre qualunque. E tutti zitti! Allora come adesso, zitti. Ssssssssst. Simboli? Sì, simboli che la gente pensa di essersi scelti. Come quel gregge nel quale ogni pecora, non avendo nessuna catena o legaccio, è convinta che sta andando dove vuole e, invece, sta solo seguendo il rumore del campanaccio. Beee beee.
 
 
pennadifalcorosso
pennadifalcorosso il 17/09/06 alle 16:01 via WEB
Non è il caso di fare classifiche perchè ognuno vive la sua tragedia anche difronte ad un incidente stradale. Io l'11 settembre a NY l'ho vissuto forse in diretta come tanti di noi, ma il golpe in Cile è stato molto più grave dove ad un popolo si prospettava un'oppressione e gli Stati Uniti non hanno ritenuto di intervenire in quanto ne erano gli artefici, mentre quello successo a NY era un popolo che rimaneva si scosso e segnato ma sempre libero, se vogliamo fare un confronto non ho dubbi che quello in Cile era ben più grave dal punto di vista umano. Molto toccante il tuo richiamo al gregge di pecore, purtroppo gli organi di informazione non conservano i simboli di libertà violata e dimenticata. Nel prossimo appuntamento con la memoria cerchiamo di risvegliarla qualche giorno prima. Ciao.
 
   
lilith_0404
lilith_0404 il 18/09/06 alle 07:18 via WEB
Falcorosso, io credo che sia anche una questione di 'visibilità': il crollo delle torri tutto il mondo l'ha visto in diretta tv, e tutti, credo, hanno avuto vedendolo la percezione che fosse una 'dichiarazione di guerra' che avrebbe portato lutti e devastazioni... questa per lo meno é stata la mia percezione, in quei giorni. La tragedia del Cile é stata molto meno visibile, la portata di sofferenze che l'ha accompagnata é emersa solo a posteriori.. comunque troppo tardi :)
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 18/09/06 alle 07:02 via WEB
Gigi, credo che il valore simbolico dell'11 settembre sia amplificato dal fatto che ancora non ne siamo fuori: ciò che é iniziato allora lo stiamo ancora vivendo, e questo condiziona, secondo me non solo la nostra percezione, ma anche l'uso che i mass media ne fanno. E' un simbolo, certo, ma solo il tempo dirà quanto sarà significativo. I simboli di cui parlo nel post, invece, sono simboli diversi, sono simboli 'personali' che valgono per me, e non necessariamente per altri. Un simbolo, quello della casa, che viene evocato dalle immagini delle macerie, per i motivi che ho detto nel post, ma molto più dalle immagini del Libano e dell'Iraq, in questi giorni, che dalle immagini delle torri dell'11 settembre, dalle immagini di donne e famiglie che guardano la propria casa distrutta dalle bombe, e che con la casa vedono distrutta un pezzo della propria vita e della propria storia... :)
 
   
lupopezzato
lupopezzato il 18/09/06 alle 21:36 via WEB
Anch’io penso che le bombe o il terremoto o l’alluvione, portandoci via la casa, si portano via un pezzo di noi ed anche un pezzo importante. Non solo il nostro pavimento, il nostro tetto e la nostra finestra preferita e poco importa se affacciava sul mare, sulla montagna o sulla strada. Portandosi via la nostra casa si porta via quegli spazi e quelle robe che ci arredavano la vita. Nulla da dire. Sull’11 settembre invece non sono d’accordo. La questione "visibilità" come dici tu può, inevitabilmente, averne amplificato le emozioni ma non avrebbe dovuto, nelle coscienze degli individui, far passare nel silenzio più totale quell’11 settembre 1973 e non è vero che la tragedia del Cile è stata molto meno visibile. Dipende da cosa guardavamo o da cosa ci ha fatto chiudere gli occhi. Dipende dal campanaccio che guida la "libertà" del gregge. Hai notato cos’hai scritto? "e tutti, credo, hanno avuto vedendolo la percezione che fosse una 'dichiarazione di guerra' che avrebbe portato lutti e devastazioni". Quell’11 settembre invece lo sappiamo tutti che non è stata una dichiarazione di guerra ma un "atto terroristico". Il copione vuole però, a tutti i costi, trasformare quell’atto terroristico in dichiarazione di guerra proprio per giustificare le "nostre" reazioni – Afghanistan ed Iraq – che in realtà sono aggressioni altrettanto vili. Ecco perchè il campanaccio ci porta a dire che sono stati "loro" che ci hanno dichiarato guerra. Ma "loro" chi? ©iao :o)
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 19/09/06 alle 08:18 via WEB
E' vero, vedendo quelle torri cadere, non ho pensato proprio a una guerra,ma ho pensato subito che la cosa non sarebbe finita lì, che la reazione non sarebbe mancata e che non sarebbe stata una reazione 'pacifica'. E' stato solo un atto di terrorismo, dici tu, ma ammetterai che é stato su una scala che fino ad allora non si era mai vista, che probabilmente neppure gli stessi autori si aspettavano, e che nessun governo potrebbe permettersi di lasciar passare come se niente fosse. Sull'opportunità della reazione adottata, sono d'accordo con te: non é quella che avrei adottato io. Men che meno mi sento di condividere, nella forma e nella sostanza, l'aggressione all'Iraq, che é stata giustificata con motivazioni palesemente pretestuose e palesemente in malafede... Per quanto riguarda i fatti del Cile, e sulla loro visibilità, posso dirti questo: io oggi ho quarantasette anni, e nel '73 ne avevo 14. Non ricordo cosa stessi guardando, quell'11 settembre, ma so che l'11 settembre di cinque anni fa stavo guardando un programma in televisione e che é stato interrotto per dare la notizia dell'attentato. Nel '73 la maggior parte delle persone che conosco e con cui parlo abitualmente non era ancora nata, o era comunque troppo giovane per capire quello che stava succedendo dall'altra parte del mondo, mentre tutte credo,hanno visto almeno una volta il filmato delle torri che cadono. Credo che come me, siano in molti ad aver appreso dei fatti che sono successi nel '73 dai libri: io credo di averne letto per la prima volta qualcosa su un libro della Fallaci, quando ero al liceo, e poi sui libri della Allende... e anche se non é minimamente paragonabile il battage mediatico tra i due avvenimenti, posso dirti che quest'anno l'11 settembre ho seguito in televisione una trasmissione sui fatti del Cile (non sui canali Mediaset, of course), così come anche qui, sui blog, mi é capitato di leggerne, sul blog di Snoopy68, per esempio (http://blog.libero.it/snoopy68/commenti.php?msgid=1600483&id=23553#comments)... e vuoi sapere una mia impressione? proprio la concomitanza delle date fra i due avvenimenti, ha contribuito a ridare 'visibilità' all'avvenimento più lontano nel tempo: quando si parla dell'11 settembre per le torri, ecco che ritorna alla mente anche l'atra tragedia, e che si torna a parlarne: e forse, allora, non tutto il male vien per nuocere...
 
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