Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

« Autunno Il ricordo »

La buona morte

Post n°139 pubblicato il 01 Ottobre 2006 da lilith_0404

immagineCredo di essere una persona fondamentalmente fortunata: fino ad oggi, mi é capitato solo una volta di veder morire una persona.

Non che siano mancati i lutti, nel corso degli anni, per parenti e amici che se ne sono andati. Ma li ho sempre visti morti, mai veduti morire. Perché veder morire una persona, é una cosa ben diversa dal vederla morta. Vederla morire é vederne la sofferenza dell’agonia.

Non ricordo chi sia stato a dire che non aveva paura della morte, perché quando ci fosse stata la morte non ci sarebbe più stato lui. Ed é proprio questo il punto: la morte é assenza di vita. Quando c’é la morte, non c’é più vita, non c’é più coscienza, non c’é più dolore.

Nel dibattito di questi giorni, sul blog di Ariel63, per esempio, o su quello di SandaliAlSole e di VegaLyrae,si parla di buona morte, ma a parer mio ciò di cui ci si deve preoccupare é di avere una buona vita, non una buona morte 

Fondamentalmente, non é tanto la morte, a spaventare, quanto il dolore e la sofferenza nel momento del passaggio dalla vita alla morte. Perciò credo insensato l’accanimento terapeutico, che tale sofferenza e dolore prolungano indefinitamente quando non ci sia più la possibilità di recupero da parte del paziente.

Di fronte a queste scelte, il problema non é per chi se ne va, credo,  ma per chi resta, che deve fare i conti con il dubbio di aver fatto davvero tutto quello che avrebbe potuto, di non aver lasciato nulla di intentato.

Dicevo che solo una volta mi é accaduto di veder morire una persona. Quella persona era mio padre.

Al momento in cui si é reso conto che non ce l’avrebbe fatta a uscirne, ha pregato il dottore che gli praticava l’ultima flebo che lo aiutasse a morire.

Io credo che quando dovesse toccare a me, vorrei poter scegliere. 

immagine

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/lilith0404/trackback.php?msg=1701389

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
VegaLyrae
VegaLyrae il 01/10/06 alle 16:00 via WEB
Il tema che proponi è difficilissimo sia emotivamente e giuridicamente. Anch'io ho visto morire mia madre; sono rimasta lì fino alla fine, finchè ho sentito la sua mano, disperatamente aggrappata alla mia con le sue ultime forze, allentarsi a poco a poco... E io, disperatamente, avrei fatto qualsiasi cosa perchè potesse salvarsi, a qualsiasi costo. E non ci sono riuscita. Però una cosa sapevo per certo: che mia madre mai e poi mai avrebbe voluto rimanere invalida o paralizzata, o attaccata ad una macchina. "Meglio prima, che dopo, se devo essere un vegetale o di peso a qualcuno" mi ha sempre detto. Ma sono d'accordo con te: quando ci si trova in certe situazioni il problema è per chi resta, non per chi se ne va. Perchè in termini di coscienza ed emotività comporta fare delle scelte difficili e non si sa in assoluto quale sia la cosa più giusta, se accanirsi o rassegnarsi al fato. Ecco perchè forse sarebbe auspicabile un testamento biologico, perchè risolleverebbe chi resta da sensi di colpa, rimorsi e decisioni più grandi di loro. E questo vale non solo relativamente allo staccare una spina, ma anche alla decisione sull'espianto degli organi, perchè io mi sono trovata in difficoltà anche di fronte a questa decisione, non avendo mia madre compilato quel modulo.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 02/10/06 alle 14:08 via WEB
Penso che "eutanasia ed espianto degli organi" siano due problematiche molto diverse. Mentre, così come ampiamente detto in altri blog, per l’eutanasia è sicuramente necessaria e urgente una legge che non c'è, per l’espianto degli organi sarebbe altrettanto urgente modificare la legge che già c'è. Quando si parla di eutanasia si dice, erroneamente secondo me, che la nostra vita ci appartiene così come quando si parla di espianto si afferma, sempre erroneamente secondo me, che il nostro corpo ci appartiene. Vita e corpo sono due diritti di proprietà che invece, in una società cosiddetta civile, non dovrebbero esistere. Facciamo spesso "buonismo ipocrita da pezzenti mentali" e, malgrado sappiamo qual è la necessità di organi per il trapianto, spesso unica speranza di sopravvivenza per centinaia di migliaia di persone in attesa di un donatore, siamo vincolati all’espianto non obbligatorio degli organi ma su gentile concessione. Ritengo vergognoso ed inammissibile sotto l’aspetto etico e civile che organi che potrebbero salvare e continuare una vita, per esclusivo "egoismo", finiscano in vermi.
 
   
VegaLyrae
VegaLyrae il 02/10/06 alle 15:20 via WEB
Non credo di aver fatto del bonismo ipocrita. Ho solo detto che per chi resta è difficile prendere certe decisioni a caldo, perchè in quel momento non sei lucido nè razionale, e già soffri per un imminente distacco che spesso non sei in grado di mantenere la necessaria freddezza per fare delle scelte. Hai ragione a dire che eutanasia ed espianto degli organi sono due problemi completamente differenti, e probabilmente è vero anche che se l'espianto, laddove possibile, fosse una procedura di default, sarebbe vissuto da tutti con più serenità. Condivido con te anche che l'eutanasia, una volta concordato che esistono le situazioni in cui è giusto praticarla, costituisce un grosso problema giuridico per definire il "chi", il "come" e il "quando". E che, come tutte le leggi che hanno un'implicazione bioetica, sono difficili da formulare in modo da tutelare tutte le parti in causa. Però già il fatto che si cominci a parlarne e a condividerne la necessita, rappresenta un primo passo avanti, secondo me.
 
     
lupopezzato
lupopezzato il 02/10/06 alle 16:04 via WEB
Il "buonismo ipocrita da pezzenti mentali" è riferito ad una società che dovendo costruire un’autostrada o una ferrovia ricorre giustamente, laddove ce ne sia necessità, all’esproprio di terreni e case; una società che si mobilita con la sua stupenda generosità ed umanità, con elicotteri e aerei, per trasportare un cuore da trapiantare da una parte all’altra del paese ma, anche, una società che non ricorre all’esproprio di organi necessari alla sopravvivenza di persone malate che sono in lista da anni in attesa di un organo che invece si lascerà che marcisca in vermi per esclusivo "egoismo". Anche questo, ritornando al tema, è dolore e sofferenza e penso che per una migliore qualità della vita ci voglia meno "generosità" e più "dovere". Diciamo meno "chiesa" e più "Stato".
 
     
VegaLyrae
VegaLyrae il 02/10/06 alle 22:08 via WEB
Certo: meno chiesa e più Stato; lo sai che la penso anch'io così. Il problema però secondo me è anche di tipo culturale; per introdurre l'espianto "coatto" ci vuole tempo e forse non siamo ancora pronti. Per poter espiantare gli organi infatti, deve verificarsi una condizione fondamentale, ovvero che ci sia un encefalogramma piatto ma che il cuore continui a pulsare in modo che i vari organi siano ancora irrorati e non vadano in necrosi. Per secoli invece l'uomo è stato abituato a pensare alla morte di una persona colla cessazione del suo battito cardiaco. Ecco che allora culturalmente persiste in noi quel dubbio, quel tarlo che forse quella persona in fondo non è ancora veramente morta; in fondo respira e il cuore continua a battere. Secondo me è stato pensato di cominciare ad "educare" la gente proprio con la compilazione di quel modulo, prima di far diventare l'espianto degli organi un'operazione di routine.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 04/10/06 alle 08:10 via WEB
quando ero ragazzina, ricordo che i parenti di chi stava per morire in ospedale si affannavano per portare il loro congiunto a casa un attimo prima che spirasse:lasciarlo morire in ospedale era considerata una disgrazia nella disgrazia, ed essere sottoposto ad autopsia, e magari all'espianto di qualche organo una specie di onta da cui cercare in ogni modo di proteggere il defunto. Ora le cose sono un po' diverse, l'espianto degli organi é visto sotto una luce diversa, specialmente quando a morire son ragazzi giovani, spesso i genitori lo vedono come un modo di far continuare a vivere il loro figlio. é un cammino che si sta facendo, una evoluzione culturale che, in quanto tale, ha i suoi tempi per realizzarsi.
 
cinico_nick
cinico_nick il 02/10/06 alle 12:11 via WEB
... anch'io ritengo che ognuno di noi abbia diritto di scegliere della SUA vita. E' la cosa piu' sacra che abbiamo, abbiamo il diritto di scegliere se vivere o meno, è un diritto esclusivamente personale...
 
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 02/10/06 alle 17:14 via WEB
dal momento che viviamo in una società, di veramente personale c'è poco e poco ci può essere. tutto ciò che facciamo ha ripercussioni sugli altri. il darsi una legislazione anche su materie così forti e così credute "personali", non è altro che prendere coscienza che il problema esiste, che gli abusi vanno prevenuti. ed è anche difendere i più deboli: o almeno quelli che la società, in quel momento, identifica come tali.
vorrei infatti distinguere tra legislazione e morale. uno stato ha il dovere di legiferare. da qui a identificare come un valore assolutamente etico, e per tutti, quello che lo stato fa oggetto di legge, ne corre!!!.
distinguere tra legge e intendimenti etici, forse aiuterebbe a chiarire.
 
   
cinico_nick
cinico_nick il 03/10/06 alle 08:05 via WEB
... non è facile, certo, fare una legge che determina la possibilità dell'eutanasia; ed è vero che viviamo in una società, in una collettività, che facciamo parte di un sistema, ma rimango convinto che della MIA vita possa e debba deciderne solo IO...
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 04/10/06 alle 08:31 via WEB
che la vita sia un diritto personale, fa parte di quei principi che la storia civile ha affermato a fatica, e solo in tempi recenti: la vita dello schiavo apparteneva al padrone, fino in tempi non molto lontani, e la vita del suddito al signore: arrivare ad avere il riconoscimento della vita come diritto personale, é stata una conquista per cui si é lottato e che solo a fatica si é potuta affermare. Tuttavia, in merito all'espianto degli organi, affermare che siccome la vita é mia, sono io a poter decidere, mi sembra che cozzi contro una evidenza: nel momento in cui l'espianto si compie, il 'donatore' é morto, e in quanto tale giuridicamente 'inacapace di intendere e di volere', e di conseguenza sono altri, cioé i parenti, o la legge, a decidere. Anche nel caso di un 'testamento' biologico, é solo una convenzione legale a stabilire che abbia o meno validità, così come é una convenzione che ad ereditare siano certe persone e non altre; convenzioni che sono il risultato di una storia e di una evoluzione culturale, che perciò non sono immutabili, ma al contrario sono in continua evoluzione.
 
cinico_nick
cinico_nick il 03/10/06 alle 08:06 via WEB
...p.s. sono iscritto all' A.I.D.O. da una vita; gli organi sono miei ed io decido che fine faranno... (e non saranno mangiati dai vermi...)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

ULTIME VISITE AL BLOG

Fajrliberantemiki23redlilith_0404campcassetta2MARIONeDAMIELsabrina.santafedeLess.is.moreHaashimocchiodivolpe2ossimoratheothersideofthebedmariomancino.m
 

ULTIMI COMMENTI

.
Inviato da: MARIONeDAMIEL
il 24/04/2021 alle 22:24
 
La vita è un male immaginario con effetti collaterali...
Inviato da: cassetta2
il 27/07/2020 alle 15:44
 
:)
Inviato da: occhiodivolpe2
il 03/04/2020 alle 08:30
 
.
Inviato da: occhiodivolpe2
il 28/04/2017 alle 11:18
 
.
Inviato da: occhiodivolpe2
il 21/04/2014 alle 08:49
 
 
ARCHIVIO DEI POST
'05'06'07'08'09
gen-xxx-
febxxxx-
marxxxx-
aprxxxx-
magxxxx-
giuxxx--
lugxxx--
agoxxx--
setxxx--
ottxxx--
novxxx--
dicxxx--
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 
 website counter
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963