Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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"Dio é morto, e l'uomo é solo nell'abisso" ?

Post n°29 pubblicato il 25 Aprile 2005 da lilith_0404

Vorrei provare a tirare le somme della discussione sviluppata nel post precedente, e lo faccio partendo dal commento di Occhiodivolpe,  approfittando del fatto che almeno per il momento non mi ha proibito di citarlo, sebbene io già in più occasioni mi sia permessa di esporre idee diverse dalle sue: di questo lo ringrazio pubblicamente, poiché discutere con persone che la pensano esattamente come me non é solo poco stimolante, ma proprio impossibile, mancando il motivo stesso della discussione, mentre il fatto di avere idee diverse nulla toglie alla stima e al rispetto che comunque riconosco alle persone.

 Mi scrive dunque Occhiodivolpe:

”essere laico significa porre le ragioni della propria vita, ...delle proprie azioni non su verità trascendenti , e sulla fedeltà a una promessa di ricompense, ma sulla ricerca di un’etica fondata sulla ragione e sulle responsabilità conseguenti,in cui l’amore, la solidarietà, la pietà, la tolleranza, la giustizia sono doveri e responsabilità civili e umane, senza scappatoie, e senza penitenze, e vere per se medesime, piuttosto che per rivelazione, e appaganti per se stesse e non tanto per un paradiso.”

Alla mia obiezione che “ si può accettare la responsabilità etica dell' essere e dell’ agire prescindendo da una trascendenza, come infatti la accetto, e tuttavia essere consapevoli che c'é un confine oltre il quale la mente finora non é riuscita a spingersi e ...ancora non c'è la risposta fondamentale, cosa c'é all'inizio di tutto?”  risponde dicendo:

”E quando ultimo fosse il mistero, e coinvolgesse noi e gli animali insieme, e tanto estremo da non condizionare la responsabilità dei comportamenti individuali e collettivi, a che pro' trovarne una rappresentazione ?  se non solo x consolazione ,esorcismo e fuga dalla nostra morte ?”

In altre parole, come dice Lupopezzato “ la fede... è voler dare un continuo alla nostra vita terrena. è voler dire che, a differenza di tutto il resto, l'uomo non finisce... serve a farci accettare il dolore, le disgrazie, i drammi, le paure, la morte. la fede serve a darci una speranza e, laddove anche la speranza finisce, serve a darci una ragione”.

A questa visione delle cose sembra fornire una conferma Isabella, che nel suo commento scrive: “...tutte le volte che passeggio lungo l'argine del fiume vicino casa mia, mi sento parte di un qualcosa di grande, sono natura, come l'erba che calpesto ...Quando torno a casa, guardo gl'occhi di mia figlia, li vedo la mia immortalità, qualcosa che rimarrà anche dopo di me”.

Personalmente condivido l’intuizione di Isabella, e alla domanda di Occhiodivolpe: “a che pro' trovarne una rappresentazione (del mistero che é all’origine dell’esistenza dell’uomo ) ?” rispondo dicendo che dalla capacità di immaginare una realtà diversa da quella già percepibile con i sensi e spiegabile con le conoscenze tecniche e scientifiche già disponibili sta la molla che ha permesso all’uomo di raggiungere tutta la somma di conoscenze e di conquiste scientifiche, tecniche e intellettuali fino ad ora raggiunte.

Secondo il mio parere rinunciare a immaginare l’esistenza di qualcosa al di fuori del percepibile dalla ragione umana, non rende un buon servigio alla causa dell’umanità.

 

Commenti al Post:
lupopezzato
lupopezzato il 25/04/05 alle 12:11 via WEB
Ciao Lilith, è molto bello quello che ha detto Isabella “...Quando torno a casa, guardo gl'occhi di mia figlia, li vedo la mia immortalità, qualcosa che rimarrà anche dopo di me”. Mio padre e mio fratello sono un ricordo per me ma lo sono di sicuro anche per tanti che non conosco nemmeno. In fondo loro due non appartenevano solo a me. E così di sicuro è anche per Isabella e per tutti. Non immaginiamo nemmeno noi a quante persone apparteniamo. Nei pensieri, in qualche foto dimenticata, in qualche episodio che abbiamo cancellato. In qualche post o in qualche commento ho scritto che non si muore mai. Lasciamo in giro sempre qualche traccia di noi. Nel ricordo delle persone a cui eravamo cari. Nel ricordo delle persone a cui stavamo sulle palle. Nel ricordo dei compagni di banco, dei colleghi, dei ragazzi che ci hanno conosciuto. Nelle foto o nelle figurine Panini. Nei post che scriviamo. Siamo immortali a prescindere dall'aldilà. Nemmeno un barbone riesce a morire veramente perchè nessuno di noi riesce a non lasciare un fotogramma nel ricordo di qualcuno. Sicuramente è più facile nascere che morire. Sì sì, siamo immortali e lo resteremo anche nell'aldiquà. Ciao :o).
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 25/04/05 alle 15:01 via WEB
Non credo che l'immortalità a cui si riferiva Isabella fosse solo quella derivante dal sopravvivere nel ricordo delle persone,e comunque non é quella a cui intendevo riferirmi io: sarebbe una ben corta immortalità, se ci pensi: io mi ricordo di mio nonno, ho qualche piccolissimo ricordo del bisnonno, ma oltre non c'é nulla. No, quello che intendo é che quando un uomo, o un animale, o una pianta, o qualunque essere vivente nasce, esso é il risultato della separazione da un corpo principale di una parte, che di quel corpo conserva tutto il corredo genetico: esso é un nuovo essere, ma al tempo stesso é anche il vecchio essere, che in questo modo perpetua se stesso. L'esempio é più facilmente comprensibile se lo riferisci agli organismi più semplici, che si riproducono per scissione: erano uno, dopo la scissione sono due: e così é per tutta la vita. Quando un essere muore, lui non c'é più, ma ciò che da lui si é staccato, e ha cominciato a vivere separatamente da lui continua ad esserci, e così il corredo genetico del primo essere in realtà non é perso, ha solo cambiato forma. La vita non sappiamo da cosa ha avuto origine, ma di sicuro c'é una forma di "immortalità" che non é in un fantomatico "aldilà" ma in un ben concreto "aldiquà" ...
 
   
lupopezzato
lupopezzato il 25/04/05 alle 16:47 via WEB
«sarebbe una ben corta immortalità, se ci pensi: io mi ricordo di mio nonno, ho qualche piccolissimo ricordo del bisnonno, ma oltre non c'é nulla».. sì, ciai ragione. però sarebbe sempre un bel sopravvivere per altri 50/100 anni. e, come dicevo io, restiamo "immortali" finchè siamo presenti nel ricordo di qualcuno. quando nessuno ci ricorda più a che serve continuare ad esserlo? ed è sempre il mio concetto di morte. quando non esistiamo più nel pensiero o nel ricordo di nessuno più, è solo allora che siamo veramente morti e mi riferisco all'aldiqua.. nell'aldilà secondo me è lo stesso. non servirebbe a nulla ritrovare il proprio passato remoto. non lo riconosceremmo nemmeno. l'immortalità di cui parlavi tu è quella genetica invece? quella che ritieni fosse anche quella a cui allude isabella. sì penso che tu abbia ragione. quella che ti fa capire la grandezza di avere dei figli e, forse, anche la grande tristezza nel non poterne avere oppure la differenza intima fra il naturale e l'adottivo. mi chiedo "e chi fa voto di castità"? certo che è una rinuncia immensa.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 25/04/05 alle 18:22 via WEB
é una questione sempre di prospettiva: se mi limito a guardare me stessa, a mettere me stessa al centro del mondo, il mondo finirà con me quando morirò, se metto la vita al centro del mondo e metto me stessa come manifestazione della vita, essa continuerà dopo di me; quando un albero perde le foglie, le foglie muoiono, ma l'albero continua a vivere. Ogni giorno migliaia di cellule del mio corpo muoiono, cellule epiteliali e non so che altro: : se guardo la cosa dal punto di vista della singola cellula, essa è sicuramente morta, ma io sono ben viva: e non ha neppure importanza che abbia io personalmente figli, la vita che c'é in me é la stessa che c'é in ogni uomo e donna: credo sia a questo che si riferisce il famoso brano di John Donne che dice: "Ogni morte di uomo mi diminuisce perchè io partecipo dell'Umanità, per questo non chiedere per chi suona la campana essa suona per te" ; ma se partecipo di ogni morte, allora é vero anche il contrario, che partecipo di ogni vita....come dicevo, per come la vedo io, é una questione di prospettiva ....
 
     
amoildeserto
amoildeserto il 29/04/05 alle 08:31 via WEB
Non entro nella discussione...ma solo per dire..che ci sono persone che hanno scelto di non avere figli e sono "tenute" nella mente...nel ricordo...nel futuro che verrà dopo di loro...in quell' aldiqua in cui io credo. E' quello che sei e come ti poni a permetterti di esserci anche dopo.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 30/04/05 alle 17:26 via WEB
Foscolo avrebbe detto:"e tu onore di pianti Ettore avrai, finché fia santo e lacrimato il sangue per la patria versato..." Magari oggi daremmo importanza e riconoscimento ad azioni diverse, ma credo che il concetto sia quello :))
 
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 26/04/05 alle 17:52 via WEB
il progresso scientifico e filosofico derivano dall aver immaginato sempre di porre domande e risposte in un livello non percepibile,sì ,'ma nn trascendente''...la fede si è opposta SEMPRE ad ogni mutamento,nella storia umana e del pensiero.solo la storia del pensiero laico ha posto istanze,ipotesi,rivolgimenti dei punti di osservazioni,falsificabilità dei concetti...mia cara,nn parlare in astratto,fa' un elenco e verifica...stiamo vedendo solo ora la chiesa parlare dei crocifissi,dopo 2000 anni...speriamo bene !un abbraccio,e.
 
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 26/04/05 alle 21:58 via WEB
p.s. e x tenerci al concreto e nn alle proiezioni personali,cara lil...ogni volta che la visione del trascendente è entrata nella storia,essa ha legittimato solo ingiustizie,guerre,massacri...libri alla mano,lil...ed ogni volta che si è lottato contro l oppressione,la schiavitù,l ingiustizia ,l odio ,è stato da parte di chi trovava nelle aspirazioni e nel diritto umano la ragione del progresso e dell eguaglianza...libri alla mano,lil . un bacio a te e isabella,e.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 27/04/05 alle 08:05 via WEB
Io parlo di fede intesa come percezione che esiste una realtà che la ragione non sa (ancora) spiegarsi, e di trascendenza come percezione che la vita mia personale é parte di una vita più grande che va oltre la mia morte. Tu parli non di fede, ma di manifestazione storica della religione, di Chiesa come struttura di potere, di oppressione, schiavitù e ingiustizia: sono discorsi che stanno su due piani diversi: sociale e storico il tuo, personale e intimo il mio. Ora, io non ho nessuna difficoltà a riconoscere che la Chiesa istituzione ha storicamente colpa di essere stata un supporto delle strutture di potere costituite, e che in determinati periodi della storia la Religione é servita da pretesto per compiere massacri e legittimare ingiustizie. Aborrisco quanto te ogni forma di integralismo, e sono assolutamente determinata nel sostenere che le regole su cui impostare il vivere civile devono essere rigorosamente laiche. Ma questo non mi impedisce di “sentire” che c’é dell’altro, che ridurre tutto al “qui, e ora” sarebbe una dimostrazione di miopia esistenziale :)
 
   
occhiodivolpe
occhiodivolpe il 28/04/05 alle 17:34 via WEB
lil,nn parlo solo della Chiesa,parlo di chi ha fede,dei cristiani,dei cattolici...tutti nelle file dei sanfedisti,dei vandeani,degli schiavisti,dei fascisti...sempre della reazione,di quelle persone che sn sempre stati contro la libertà e l uguaglianza ,durante il risorgimento e dopo,sempre cn tanta fede...parlo delle persone,quelli che definivano se stessi credenti e andavano a messa le domeniche e si comunicavano,che credono all al di là e sn sicuri di andarci...e mi dirai k nn sn cristiani...e allora dimmi,chi dice a me chi ha la fede e chi no ? cm distingui tu ? io mi chiedo : xk chi ha la fede è sempre stato contro l uomo,contro la giustizia,contro il diritto ? le persone,lil....le persone...x secoli ...
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 29/04/05 alle 19:11 via WEB
E cosa mi dici di Albert Shweitzer, di Madre Teresa di Calcutta, di Don Bosco, per citare solo i primi nomi che mi vengono in mente: erano contro l’uomo, contro la giustizia, con gli schiavisti e contro la libertà? Tu riduci insistentemente tutto il ragionamento al binomio laici = buoni e cattolici = cattivi ... :-)) io credo che puoi fare di meglio : devo essere io a insegnarti che la realtà é molto più complessa di questa manicheistica e banale contrapposizione? la tua arte non ti ha insegnato che tra il bianco e il nero esiste una infinità gamma di grigi e che una stessa scena puo’ essere ripresa in svariate inquadrature?
 
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