Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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La lingua madre

Post n°202 pubblicato il 26 Aprile 2007 da lilith_0404

immagineEbbene, si, lo ammetto, faccio parte di quel 54,5 % di italiani che secondo le indagini dell’Istat citate da SandaliAlSole nel suo post 1444,  in famiglia si esprimono in dialetto. 

In effetti, come ho scritto qualche settimana fa in risposta ad un  commento  in cui venivano sottolineate le mie lacune in fatto di lingua italiana, la mia lingua madre è il dialetto bresciano: me ne accorgo specialmente quando sono arrabbiata, che mi vengono parole ed espressioni dialettali che solo in seconda battuta traduco in italiano, con risultati non sempre del tutto efficaci. 

Non che di questo io pensi di dover essere particolarmente orgogliosa. Ci sono anzi stati dei momenti in cui mi sono sentita in imbarazzo per il mio accento, come quando al primo esame in università la professoressa che mi interrogava lo notò e me lo fece notare. Ma quando io ero piccola, nell’ambiente sociale in cui vivevo parlare in Italiano era considerato uno snobismo, una cosa di cui poi farsi beffa.

Chiaro, alla maestra, al dottore, in genere alle persone ‘istruite’ che venivano da fuori ci si rivolgeva in italiano, ma tra di noi, con i genitori, con la gente del paese, finanche con il prete e con il sindaco,  parlare in italiano sarebbe stato considerato un volersi dare delle arie.

Non ricordo con esattezza quando le cose han cominciato a cambiare, ricordo però molto bene che fu con i bambini. La cosa avvenne in modo del tutto spontaneo, niente di simile a quello che racconta Pelino55 nel suo commento al post di SandaliAlSole citato. Da un certo momento in poi, si cominciò a usare l'italiano quando ci si rivolgeva ai bambini piccoli, come se così facendo fosse più semplice farsi capire, anche se poi per parlare con la mamma e con il resto della famiglia si tornava tranquillamente al dialetto.

Sicuramente il processo era già  ben avviato quando a metà degli anni settanta nacque l’ultima delle mie sorelle. Benché tutti parlassimo abitualmente dialetto tra di noi, perfino mio papà quando parlava con lei usava l’italiano.

Non saprei dire se questo sia stato un bene o un male per la sua generazione, non sono del tutto sicura che il dialetto sia effettivamente un patrimonio linguistico inestimabile la cui perdita sia da considerare un danno. Però questo è il motivo  per  cui mia sorella, al pari degli altri giovani della sua generazione, pur comprendendolo perfettamente, quando vuol parlare dialetto sembri stonata, e si può tranquillamente includerla tra quel  45,5% di popolazione che in famiglia parla in Italiano.

       

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Commenti al Post:
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 26/04/07 alle 17:29 via WEB
la mia è una situazione un po' particoalre e certo difficile da rapportarsi al resto dell'Italia. qui il dialetto non esiste, fatte salve certe espressioni vernacoalri, che però adoro e che quindi, per assimilazione, mi portano a dire che sì, considererei la perdita del dialetto una perdita a tutti i livelli gravissima.
e includo in questo, come primaria, la perdita di significati e portati culturali che con le parole e le espressioni sono inscindibilmente legati.
anche perché difficilmente (e solo in minima parte) il dialetto ha prodotto letteratura. e quindi, certi valori, non potrebbero nemmeno affidarsi a quelle tracce scritte per tentare di sopravvivere.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 26/04/07 alle 19:30 via WEB
il dialetto é una lingua in qualche modo 'rudimentale'. Io che lo parlo abitualmente, posso dirti che ne so i limiti:va bene per la gestione della comunicazione spicciola, quotidiana, ma se si devono esprimere concetti appena un po' più elaborati e complessi, ti mancano le parole e i moduli espressivi. Come hai detto tu, non ha prodotto letteratura, e questo ha impedito di sviluppare le forme espressive per formulare tanti concetti per esprimere i quali, quando devi farlo, passi necessariamente all'italiano. Perciò non mi sento di 'idealizzarlo' troppo :-)
 
   
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/04/07 alle 06:56 via WEB
No, idealizzarlo no. Tuttavia trovo sarebbe un peccato perdere alcune ricchezze nella comunicazione spicciola. A me spiace di non essere mai riuscita a imparare poco più che qualche battuta nel dialetto di mio padre. Soprattutto non so trascriverlo. Ho chiesto a lui, soprattutto per una frase che utilizza spesso quando vuole esprimere una sorta di scontenta rassegnazione, ma dice di non saperlo fare. Peccato.
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 28/04/07 alle 22:29 via WEB
anche io ho tutta una serie di proverbi e modi di dire, che spesso cerco, maldestramente, di riprodurre per iscritto anche qui, nei post, o nei commenti. Vengono spontaneamente alla memoria e alle labbra, anche se poi in forma dialettale quasi nessuno é in grado di capirli, e devo comunque aggiungere la traduzione. Devo dire che ho l'impressione che siano molto più quelli che non lo parlano a subirne il fascino, forse proprio perché appare intrinsecamente legato a una mitica età passata e che non é più...
 
cinico_nick
cinico_nick il 27/04/07 alle 08:44 via WEB
... io parlo quotidianamente il dialetto, e devo dire che, PURTROPPO, le nuove generazioni stanno perdendo questa consuetudine; è un legame con la propria terra e le proprie origini, spero che non si perda del tutto...
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 28/04/07 alle 22:36 via WEB
é più che altro un modo di comunicare familiare, usato in una cerchia ristretta di parenti e amici. Non si userebbe mai, oggi come oggi, per comunicare con un estraneo. Certo, qundo in televisione sento qualcuno con un certo accento, lo riconduco immediatamente all'una o all'altra regione, ma ti dirò che quando queste inflessioni sono molto accentuate, le trovo piuttosto fastidiose. :-)
 
   
cinico_nick
cinico_nick il 02/05/07 alle 09:41 via WEB
...d'accordo sul fatto di usarlo solo come tono familiare; anche a me danno fastidio i dialetti in tv o alla radio...
 
vergine_e_martire
vergine_e_martire il 27/04/07 alle 15:19 via WEB
un po' di letteratura c'è: Trilussa, Belli, De Filippo, Dario Fo, Pascarella, Di Giacomo, Totò, Camilleri. e anche Gadda non sarebbe possibile senza i dialetti.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 28/04/07 alle 22:48 via WEB
Autori che dal dialetto sono venuti, e che ne han portato gli echi nell'italiano che hanno usato. Se avessero usato un dialetto stretto, non avrebbero avuto pubblico. Anche i musicisti, come De Andrè, i Tazenda, che hanno composto canzoni in dialetto, hanno potuto farlo perché era veicolato dalla musica, che vale per sè stessa, indipendentemente dalle parole. Ma sono comunque casi limitati, e non certo paragonabili alla tradizione letterario della lingua italiana. Ma quando parlo di moduli esppressivi, non mi riferisco solo alla letteratura: la lingua serve per formulare i pensieri, oltre che per comunicarli: e quindi anche pensieri filosofici, e scientifici. E in questi campi, il dialetto é del tutto assente.
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 27/04/07 alle 22:33 via WEB
Noi abbiamo sempre parlato italiano coi nostri figli, semplicemente perchè mio marito non parla il mio dialetto. Con mia mamma e le persone delle sua età, e con tutti i friuliani si parla dialetto, perfino in ufficio. Sarebbe difficile far capire le cose alle persone anziane parlando italiano. Il friulano è stata dichiarata lingua, e ci sono molti progetti per diffonderla e divulgarla nelle nuove generazioni, assieme a usi e tradizioni. Tuttavia i bambini (sempre meno) che a casa parlano dialetto incontrano non poche difficoltà con l'italiano, all'inizio. Ho sempre usato molte espressioni dialettali coi miei figli, perchè mi viene a volte, tipo espressioni di tenerezza o di arrabbiatura; e direi che non lo sanno ancora parlare (anzi sono ridicoli se ci provano), ma capiscono tutto.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 27/04/07 alle 23:39 via WEB
Sai Marion, ne avevo parlato una volta con Giant. Di OpenOffice esiste anche la localizzazione in friulano :)
 
   
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 30/04/07 alle 18:59 via WEB
ormai è fatta! siamo pure nell'informatica! in milanese c'è? :)))
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 28/04/07 alle 23:06 via WEB
Mi sentirei ridicola a parlare a mia mamma (o a mia nonna, se ancora fosse in vita) in italiano. Anche quando mi chiama in ufficio, al telefono, é impossibile non passare al dialetto. E chiaramente se mi capita di parlare con qualcuno che so essere bresciano, magari non tutto il discorso, ma qualche frase in dialetto posso anche infilarla. Ma per quanto posso constatare io, già da alcuni decenni con i bambini si comincia con l'italiano, e credo che la cosa non sia sbagliata: come dici giustamente tu, i bambini che hanno come lingua principale il dialetto hanno maggiori difficoltà poi a passare all'italiano. Io poi vedo non solo mia sorella, ma anche le mie nipoti: il dialetto lo capiscono e se vogliono lo sanno parlare: l'unica cosa é che lo parlano con l'accento italiano :-)
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 29/04/07 alle 19:51 via WEB
Il dialetto, se non usato come arma "contro" gli altri, è una cosa bellissima...ci sono espressioni che solo in dialetto hanno tutte le sfumature che vuoi dare ad una frase, che sono lapidarie nella loro sinteticità, che riescono ad essere eleganti pur se volgari se tradotte...Recentemente ho avuto modo di risentire un vecchissio... "A sà binirica!" forma di saluto che i figli rivolgevano ai genitori e che significava "Voglia lei (ai tempi si dava del lei ai genitori) benedirmi!"...e mi è parsa bella e poetica...i genitori rispondevano "Che Dio, ti benedica!"
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 12/05/07 alle 00:32 via WEB
:-) mi fai tornare in mente che mio papà dava del voi a sua mamma...che in dialetto diventa vo , senza la i...
 
mara2003
mara2003 il 01/05/07 alle 11:01 via WEB
siciliana di nascita e calabrese di adozione mi ritrovo spesso a far confusione tra due dialetti che seppur vicini chilometricamente a volte sono distanti per origine del termine; ricordo ancora alla scuola elementare quando i miei compagni parlavano di portualli e io non li capivo per poi scoprire che si riferivano alle arance così chiamate perchè originariamente importate dal Portogallo mentre in sicilia non ricordo nemmeno più quale fosse il nome dialettale... Eppure il dialetto è radice della nostra esistenza... Ci sono termini che secondo me riescono a tradurre il significato di una qualche cosa meglio e più specificamente del corrispondente italiano... Fari u sceccu 'nto linzolu, cioè far finta di non capire, non è la stessa cosa resa nella lingua ufficiale poi però si corre il rischio di non essere capiti e non solo da chi appartiene ad altre realtà locali ma dai nostri stessi conterranei; a volte quando uso una espressione dialettale e non vengo capita nè dalle figlie nè dalgi alunni cerco di spiegarmi e poi sorrido perchè mi sembra di essere una nonna di qualche secolo fa che raccontava a nipoti e bisnipoti le usanze ormai scomparse dei suoi tempi...ai tempi che berta filava insomma... un caro saluto, Mara
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 12/05/07 alle 00:28 via WEB
:-) anche nel dialetto di casa mia, l' arancia si dice 'portogal', e pur senza averlo mai saputo in modo ufficiale, avevo sempre pensato che c'entrasse qualcosa il Portogallo... e sulle differenze tra dialetti vicini, posso dirti che anche solo dal dialetto del paese a quello della città, ci sono differenze significative: stando ai colleghi cittadini il dialetto 'della bassa' che parlo io, secondo loro é più duro e più ostico... non ti dico poi quello della Valtrompia... :-)
 
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