A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°214 pubblicato il 11 Giugno 2007 da lilith_0404
Si é parlato molto di maestre ultimamente, qui nei blog, e non sempre in modo lusinghiero. Sarà per questo che tutto sommato mi ha fatto piacere trovare il post di Unlumedaunnume , che mi ha fatto ripensare a tanti anni fa, alle maestre che ho avuto... Le mie maestre avevano dei nomi particolari, speciali, che sono stati solo loro perché nessun’altra delle persone che conoscevo si chiamava allo stesso modo. Quella che ho avuto in prima e seconda elementare si chiamava Enedina. La maestra Enedina credo che fosse giovane, anche se non ho di lei una immagine precisa, solo il nome è rimasto indelebile, e il fatto che portasse un cappottino come usavano negli anni ’60, a sette ottavi, e un cappellino che fissava ai capelli con un grosso spillone. Nel triennio invece la maestra si chiamava Ivonne. Non era una maestra qualsiasi: era ‘la maestra’, per antonomasia, e le mamme facevano carte false perché i loro bambini fossero assegnati alla sua classe. Era di famiglia benestante, sposata con un avvocato, e già questo sarebbe bastato a darle autorevolezza. Inoltre non aveva figli e aveva fatto dell’insegnamento la sua ragione di vita. Abitava in una delle case più vecchie del paese, e ricordo che un giorno, probabilmente dopo aver fatto ordine in qualche vecchio armadio, mise tutta una serie di oggetti di cui voleva disfarsi sulla cattedra, e ciascuno di noi bambini poteva scegliere, a turno e fino ad esaurimento, quello che gli piacesse da portarsi a casa. La mia prima scelta ricordo che fu un libro, ma quando mi avvicinai alla cattedra per prenderlo, un altro oggetto attirò la mia attenzione: una gondola di cartone, tutta rivestita di conchiglie, souvenir sicuramente di qualche gita a Venezia. Mi sembrò una cosa bellissima, e rimasi col fiato sospeso, pregando che nessun altro bambino la prendesse prima che tornasse il mio turno di scegliere. Ricordo l’esultanza quando finalmente potei ritornare alla cattedra e prendere il mio tesoro. Qualche giorno fa mi è capitato di incontrarla, la mia vecchia maestra, dopo alcuni anni che non la vedevo. Le ho promesso che le porterò una copia della tesi. E’ un po’ anche grazie a lei se l’ho potuta ottenere. |
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Mi sembra giusto mantenere parola alla tua promessa.
Non ho ricordi particolari: per me quello è stato un periodo molto sereno e lei, con me, è stata sempre molto affettuosa.
Di una cosa sono certa: se ci fossero stati problemi in classe i miei genitori avrebbero rincarato la dose ed io temevo più la loro punizione che quella della maestra.
L’ultima volta l’ho vista circa nove mesi fa, ai funerali di mia madre. Non me l’aspettavo perché sapevo che, per gli acciacchi della vecchiaia, usciva raramente; perciò mi ha fatto molto piacere rivederla.