A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
« Tanto rumore per (quasi) nulla | Le macchine e io » |
Post n°219 pubblicato il 05 Luglio 2007 da lilith_0404
La mia bambina con la palla in mano, . Questi versi si affacciano alla memoria leggendo nel post n. 163 di Odio_via_col_vento, la descrizione delle sue passeggiate domenicali con il babbo, in una Firenze in bianco e nero in cui il ricordo ha l’atmosfera di un sogno. Tutt’altro ritmo hanno i ricordi delle domeniche della mia infanzia: non capitava che in via del tutto eccezionale che si uscisse con i genitori, e mi chiedo se fosse il diverso ambiente sociale o il fatto di vivere in campagna anziché in città a fare la differenza. Solo nel giorno della mia prima comunione ricordo di essere andata in chiesa con i miei genitori, e dopo la cerimonia ricordo una delle rare uscite con mio padre: io e lui soli, perché la mamma restò a casa con i piccoli. Ricordo che andammo a fare una gita al lago e di quel giorno mi é rimasto nella memoria il riverbero del sole sull’acqua osservata dalla terrazza di un locale sulla riva, l’azzurro intenso del cielo d'aprile, e lo zucchero filato che mi comprò. C’era però un’altra occasione in cui a papà ‘toccava’ di portarci fuori, ed era in occasione della festa dei ‘morti in campo’. Era la ricorrenza di non so più quale antica battaglia che era stata combattuta in un paese vicino e che veniva ricordata con bancarelle e giostre allestite in un campo in cui si raccontava che la battaglia fosse avvenuta. Tutto questo lo scoprii molto tempo dopo, sui libri di storia locale. A quel tempo, i 'mort dei camp' era solo un giorno in cui papà ci caricava tutti quanti, non solo noi fratelli, ma anche i cugini che abitavano in parte a casa nostra, e si partiva alla volta di questo posto mitico, dove l’idea della morte evocata dal nome della festa era del tutto cancellata dalla allegria di uno sciame di ragazzini in uscita straordinaria. La festa del patrono era invece l’unica occasione in cui si uscisse con tutta la famiglia al completo, tutti tirati a lucido con i vestiti della domenica. In piazza veniva allestito un vero luna park, con musica a tutto volume, stand per il tiro al bersaglio in cui si vincevano pesciolini rossi, autoscontro per i grandi e giostre per i più piccoli. Papà acquistava alcuni biglietti per ciascuno, ma ricordo che si potevano vincere dei biglietti omaggio riuscendo ad afferrare e staccare una coda di pelo, che l’operatore della giostra ci vaceva penzolare davanti al naso. Ma quando capitava a me di poterla prendere anzichè stringere forte la mano per staccarla e vincere il mio premio, mi spaventavo e lasciavo regolarmente scappare quella cosa morbida e pelosa che mi faceva l’effetto di un vero animale vivo. |
https://blog.libero.it/lilith0404/trackback.php?msg=2944856
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: MARIONeDAMIEL
il 24/04/2021 alle 22:24
Inviato da: cassetta2
il 27/07/2020 alle 15:44
Inviato da: occhiodivolpe2
il 03/04/2020 alle 08:30
Inviato da: occhiodivolpe2
il 28/04/2017 alle 11:18
Inviato da: occhiodivolpe2
il 21/04/2014 alle 08:49
LINK
- vento
- Marion
- la scatola di latta
- thanksgodisfriday
- nonsmettodisognare
- elastigirl
- Vi Di
- scatti
- Fajr
- Cloud
- Ossimora
- carpediem56
- ufo
- Scalza
- lorenza
- capitano
- nitida-mente
- Michela
- sorelle
- Voglioscendere
- diversamente occupati
Condivido il commento prima del mio: si vive quello che racconti. Bello.
Io uscivo spesso con mio padre. Quando usciva ci chiedeva sempre se volevamo andare con lui. A volte, d’estate, la mattina presto facevamo anche delle bellissime gite in bicicletta. I miei ricordi, perciò, sono innumerevoli … e ora che mio padre non c’è più mi fanno molta compagnia …