A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°233 pubblicato il 25 Agosto 2007 da lilith_0404
Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957 Lo studiai a scuola, ricordo che il professore di Italiano ci aveva diviso in gruppetti, ogni gruppo un autore, al mio gruppo era toccato Saba. Ci trovavamo a casa di una compagna di classe, per studiare, ma in realtà sarebbe meglio dire per stare insieme, chiacchierare, mangiare dolci, perché poi il lavoro vero ciascuno di noi se lo faceva a casa, e quello era solo il pretesto per darci un tono da ‘studenti’. A turno poi si doveva esporre il lavoro alla classe, e ricordo i risolini ironici di alcuni ragazzi, quando in una poesia paragonava la moglie a diversi animali, e poi ancora di fronte alla poesia che riporto qui sotto. Allora ricordo che rimasi un po’ mortificata dalle battutine che mi arrivavano. Eppure, questi versi mi hanno accompagnato in questi trent’anni, e mi son tornati in mente ogni volta che mi son trovata a vedere la sofferenza, fosse di esseri umani o di animali : “perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia”.
Ho parlato a una capra. Quell'uguale belato era fraterno In una capra dal viso semita
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ma divago, certamente.
resta la consapevolezza, sempre, del fatto che il dolore di chi non ha voce è sempre ancora più drammatico, se possibile. ci colpisce come se fossimo chiamati in causa anche da questo silenzio che non fa eco.