Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Saba

Post n°233 pubblicato il 25 Agosto 2007 da lilith_0404

Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957

Lo studiai a scuola, ricordo che il professore di Italiano ci aveva diviso in gruppetti, ogni gruppo un autore, al mio gruppo era toccato Saba.

Ci trovavamo a casa di una compagna di classe, per studiare, ma in realtà  sarebbe meglio dire per stare insieme, chiacchierare, mangiare dolci, perché poi il lavoro vero ciascuno di noi se lo faceva a casa, e quello era solo il pretesto per darci un tono da ‘studenti’.

A turno poi si doveva esporre il lavoro alla classe, e ricordo i risolini ironici di alcuni ragazzi, quando in una poesia paragonava la moglie a diversi animali, e poi ancora di fronte alla poesia che riporto qui sotto.

Allora ricordo che rimasi un po’ mortificata dalle battutine che mi arrivavano.

Eppure, questi versi mi hanno accompagnato in questi trent’anni, e mi son tornati in mente ogni volta che mi son trovata a vedere la sofferenza, fosse di esseri umani o di animali : “perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia”.

  

Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.

  

  

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Commenti al Post:
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 25/08/07 alle 11:54 via WEB
se non sbaglio c'era anche una equazione, qui, una similitudine, tra il dolore innocente dell'animale e la shoà. capra come capro espiatorio (simbolo del popolo ebraico mandato al macello).
ma divago, certamente.
resta la consapevolezza, sempre, del fatto che il dolore di chi non ha voce è sempre ancora più drammatico, se possibile. ci colpisce come se fossimo chiamati in causa anche da questo silenzio che non fa eco.
 
 
lilith_0404
lilith_0404 il 25/08/07 alle 13:22 via WEB
per quanto ho letto la raccolta di poesie in cui anche questa era compresa é stata pubblicata nel 1910, molto prima quindi dell'ecatombe della shoà. D'altra parte Saba era ebreo per parte di madre e questa ascendenza gli ha certo fornito immagini e spunti di ispirazione.
 
   
MacRaiser
MacRaiser il 25/08/07 alle 13:41 via WEB
Il popolo ebraico, di cui Saba faceva parte, e' da sempre un popolo di sopravvissuti, da molto prima della Shoa'. Per questo risulta cosi' efficace la metafora: muso di capra>viso semita>dolore universale.
 
     
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 30/08/07 alle 16:33 via WEB
infatti: olocausto da sempre per il popolo ebraico.
 
principessa630
principessa630 il 01/09/07 alle 14:19 via WEB
C'è qualcosa che stride ni tempi preposti allo studio di queste poesie. Ci obbligano a farlo nel periodo meno poetico della nostra esistenza. E chi mai nell'età dell'adolescenza ha la capacità di apprezzare i poemi scritti da menti adulte. Solo più avanti negli anni, quando i periodi delle leggerezze son finite, si possono capire certi stati d'animo che hanno accompagnato il poeta mentre scriveva. Ma i programmi scolastici impongono di farlo, e per questo noi ( alunni) le subiamo senza nulla assimilare.
 
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