A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°263 pubblicato il 18 Novembre 2007 da lilith_0404
I tuoi antenati si rivolteranno nella tomba, mi dice a volte scherzando un amico, di fronte a qualche manifestazione di ignoranza in fatto di giardinaggio e orticultura. Infatti i miei nonni, sia paterni che materni, erano contadini, ma benché nata in un paese di campagna dove ogni casa aveva l’orto, e molte anche il pollaio, io non mi dovevo occupare né dell’uno né dell’altro: quando ero bambina erano i miei genitori a farlo, ma già anche per loro non era più un lavoro ma quasi un hobby. Papà in effetti ci si dedicava con passione, e finché lui è vissuto buona parte della verdura consumata in casa veniva dall’orto che lui coltivava. L’anno in cui morì fu l’ultimo anno in cui quell’orto diede frutti: aveva lasciato il terreno già concimato, e in primavera, quasi un modo per tener vivo il suo ricordo, vi piantai ogni sorta di semi, dai classici pomodori, fino alla zucca, e poi zucchine, cornetti, piselli, carote, e non ricordo più cos’altro, che crebbero rigogliosi come non mai. Al mattino andavo a vederlo prima di andare in ufficio, la sero andavo a bagnarlo e a raccogliere la verdura che man mano era pronta. Ricordo che i cornetti, mentre le piantine erano ancora piccole vennero tutte mangiate da qualche insetto, con mio grande disappunto. Ma sebbene mia mamma dicesse che ormai era troppo tardi per ripiantarli, non mi detti per vinta, tolsi le piantine rovinate e misi in terra dei nuovi semi, e quell'anno riuscimmo comunque a mangiare cornetti. Un esperimento che mi sarebbe piaciuto continuare, ma mio fratello spianò il terreno e al posto dell’orto ricavò un cortile lastricato di porfido e un giardino con il prato in cui l’erba viene periodicamente tagliata dai giardinieri. Da allora tutta la verdura consumata in casa viene dal paese delle buste di plastica di cui parla il post n.32 sul blog di Elioliquido
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anche io non butto via le piante che sembrano morte e per un pezzo continuo ad innaffiarle; sono più resistenti di quanto ci immaginiamo, e in questo mi scontro spesso con mia mamma che invece appena le vede un po' sofferenti le butta via:più volte mi é capitato che oltre ogni ragionevole aspettativa abbiano ripreso a germogliare...
Non ho mai amato quell’orto vicino casa che mio padre, ad un certo punto, decise di far fare. Non l’ho mai amato per due motivi. Il primo era perché era troppo grande e richiedeva una quantità enorme di acqua per cui bisognava stare sempre attentissimi al consumo dell’acqua (all’epoca la nostra sorgente serviva anche per gli usi domestici in quanto l’acqua del paese non era ancora arrivata da noi) … ed era dura, d’estate (quando la casa si affollava di noi figli, nipoti e parenti vari), fare i turni per fare il bagno e dover rinunciare al piacere di una doccia all’aperto. Il secondo motivo è che si fermarono (per sempre) i lavori per la costruzione di una piscina perché d’estate l’acqua serviva per l’orto. E poi c’era l’ortolano che mi guardava come si può guardare un marziano perché per lui era inconcepibile mangiare i pomodori verdi: l’insalata doveva essere fatta rigorosamente con pomodori maturi, per cui spesso e volentieri faceva finta di dimenticarsi di raccogliere “i miei pomodori verdi”. Alcuni anni più tardi abbiamo, perciò, tutti accolto, con un grande sospiro di sollievo, la decisione dei miei genitori di non far fare più l’orto.
D’altra parte, per nessuno di noi l’orto è mai stato un hobby. Mio padre dedicava il proprio tempo libero al giardino e non ha mai messo piede nell’orto. Fiori ed alberi sono anche la mia passione.
La decisione di tuo fratello, invece, mi ricorda un episodio avvenuto dopo la morte di mio padre. Poco dopo la sua morte, infatti, ho fatto risistemare il viale che dalla strada conduce alla casa: camionate a camionate di un composto particolare di terra per evitare che si formi il fango quando piove e che le macchine slittino lungo la salita o si impantanino. Negli ultimi anni era stato un po’ abbandonato e ne è venuto fuori un buon lavoro. Il commento di mio fratello è stato: “sì, è bello, ma io l’avrei fatto tutto in cemento … è più comodo per le macchine … magari la prossima volta …”. Non gli ho risposto. L’ho solo guardato per un attimo: il tempo necessario per fulminarlo con lo sguardo. Quella ferita di cemento era impossibile da sopportare … certamente anche mio padre si sarebbe rivoltato nella tomba. Da allora non ha osato più parlare di cemento.
( i pomodori anche a me piacciono non troppo maturi... i pomodori verdi però mi fanno pensare a quel film''Pomodori verdi fritti alla fermata del treno', ricordi che bello era?... :-)