Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Un contributo di Nef29

Post n°79 pubblicato il 15 Febbraio 2006 da lilith_0404

Il commento che Nef29 ha lasciato al post.77 vale la pena di essere letto, a parer mio, e lo riporto qui di seguito, con il permesso dell'autrice. Eccolo: 

"Mi hai fatto pensare a un libro che ho letto. Una delle cose che ho studiato e che mi ha maggiormente stravolto è un esperimento socio-psicologico piuttosto famoso (che qui citerò per forza di cose molto brevemente e superficialmente) in cui si ricreava artificialmente una situazione in cui uno scienziato ordinava a una persona di inviare una serie di scosse elettriche consecutive e di intensità crescente ad un'altra persona, che si trovava in un'altra stanza.

La presenza di alcuni fattori come: un'autorità che dà un ordine (lo scienziato), il senso di deresponsabilizzazione, la non visibilità del dolore arrecato, la ripetizione del gesto ecc ecc, facevano sì che la maggioranza delle persone coinvolte nell'esperimento (persone normalissime come me e voi) spingesse quel bottone, più volte, pur sapendo di infliggere un dolore molto forte a qualcuno.

Un altro esperimento che ricordo, invece, rinchiuse un gruppo di persone in un laboratorio, suddividendole di fatto in kapò e vittime, al fine di studiarne il comportamento.

L'esperimento stesso venne sospeso poichè molti degli individui messi nella condizione di poter fare qualsiasi cosa ad un'altra persona, dopo un po' di tempo, perdevano il senso del limite e iniziavano a dare letteralmente di matto... insomma: secondo le ricerche sperimentali (pochissime e molto discusse, sia chiaro) siamo (quasi)tutti potenziali kapò...

Cosa voglio dire? quello che è accaduto non è stato un momento di follia collettiva, un evento lontano, estemporaneo, inspiegabile... quello che è accaduto mette a nudo una parte di noi.

Ci sono circostanze particolari che possono indurre persone normalissime a fare cose ignobili, quindi. E questo di fatto accadde ai tempi del genocidio degli ebrei, dentro e fuori dai lager.

Io però vorrei, di queste esperienze, guardare anche a quegli individui, pochissimi, che si ribellavano alla logica dell'esperimento... quei, pochissimi, che si rifiutavano di premere il bottone.

Se il contesto e una serie di fattori posso spingere a liberare il lato oscuro dell'uomo, sono però anche queste le condizioni in cui si evidenzia chi è veramente capace di resistere, di ribellarsi, di difendere i suoi fratelli... penso a chi diede la vita per nascondere Anna Frank, per esempio.

La frase di Guccini dice questo, infondo: da che parte ci saremmo schierati noi?... e questo è l'aspetto più difficile da digerire, quello su cui riflettere... quello che ci mette in discussione tutti quanti."

             

Commenti al Post:
romantes
romantes il 16/02/06 alle 15:37 via WEB
l'odio genera l'odio... e nessuno può definirsi puro da colpe di genocidio..la colpa è insita nel peccato originale..o nei nostri geni..
 
 
nef29
nef29 il 18/02/06 alle 10:15 via WEB
Infatti, puro non condividendo l'idea di un peccato originale (ma qui entrerei in un altro ambito), credo non serva a nulla condannare, senza fermarsi a riflettere su noi stessi... relegare il fatto in un tempo lontano e separato ce lo fa pensare come un evento unico. Ma non è così. Quando avrò un po' più tempo, proverò a spiegarmi meglio.
 
morphamind
morphamind il 19/02/06 alle 14:38 via WEB
solo davanti al rischio di essere vittima o kapò il carattere di una persona crolla...lì sceglie se sopravvivere sulle spalle altrui o non cedere alla "tentazione" di essere kapò...tutti noi potremmo definirci in grado di resistere ma nessuno di noi ne avrà mai la certezza se nn lo proverà realmente (speriamo di nn doverlo fare!)
 
 
nef29
nef29 il 25/02/06 alle 14:49 via WEB
Infatti, proprio così. I veri "eroi" erano quello persone, normalissime, che resistevano. Nella realtà come nella finzione dell'esperimento.
 
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